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I ricercatori che si sono cimentati con il tema dell’imprenditoria cinese hanno teso a mettere in evidenza l’esistenza di una cosiddetta ‘imprenditoria etnica’. Anche in questo caso, il mio tentativo è di offrire un approccio diverso poiché ritengo che il concetto di imprenditoria etnica vada sostituito con un’attenzione a condizioni di lavoro – e relazioni sociali - etnicizzate. In questo scritto affronto quindi la questione dell’etnicità prendendo le distanze dalle analisi che la considerano in modo deterritorializzato e riferita a legami primordiali di ‘madrepatria’ . La mia ipotesi contrasta con quanti danno per scontato che il fattore etnico possa spiegare la maggior parte dei comportamenti di un singolo gruppo che si suppone condivida tratti culturali ed esibisca legami di fiducia. Vale infatti la pena chiedersi in che modo i fattori etnico, nazionale, linguistico e culturale siano messi al lavoro e sfruttati, e da chi siano sfruttati nell’industria della moda italiana. L’ipotesi non è nuova poiché in altri contesti è stato messo in evidenza il ricorso sistematico e lo sfruttamento di caratteristiche specifiche dei lavoratori, tra cui il fattore etnico . Il tema dell’etnicizzazione del lavoro tra i migranti cinesi in Italia ha forti implicazioni politiche, sociali e simboliche. Capire i processi di etnicizzazione in atto, dunque, permette di guardare con occhi diversi ai laboratori cinesi, all’organizzazione del lavoro nelle aree distrettuali, e all’intera industria della moda italiana.

The vast majority of Chinese migrants in Italy hail from the southern part of 浙江Zhèjiāng Province. Zhejianese migrants were the first to reach Italy via France since the 1920s; in the 1980s they made up more than 90 percent of all Chinese migrants in Italy, and at least 80 percent of the total in the 2000s. It is estimated that in the 2010s they still make up between 70 and 80 percent of the Chinese population in the country. Chinese from 福建Fújiàn province – mainly originating from三明 Sānmíng and 福州Fúzhōu (counties of 福清Fúqīng and 長了 Chánglè) - started arriving in Italy in the early 1990s and they now amount to 10 to 15 percent of the total. Italy, England, and Hungary are the countries in Europe where most Fujianese have settled.

This paper provides new evidence and offers a new theoretical framework for the analysis of the mode of emplacement of Chinese migrants in the Italian fashion industry. My research brings to light two conditions as keys to understanding the role played by the migrants in the generation of profit: (1) the compression of workforce diversity through a process of ethnicization, and (2) the restructuring of social reproduction. In order to shed light on these processes, this paper engages with the scholarly debate on immigrant entrepreneurship. It questions the conceptualization of workshops owned by Chinese migrants as “ethnic entrepreneurship” and suggests analyzing the workforce sharing the same national origin as a process of ethnicization of the workforce. It suggests that the mode of inclusion of the Chinese migrants should be viewed in the framework of globally fostered politics of production—especially fast fashion strategies—and as part of the diversification of labor. Using previously untapped data on labor market dynamics and based on extensive fieldwork, I show that the previously existing balance of power between employers and workers is now shifting as a result of the scarcity of skilled workers and migrants’ mobility outside of manufacturing activities.

This paper presents some central word-formation strategies in Chinese by mainly focusing on compound words and word-formation patterns emerging as a result of the central role played by compounding in Chinese. In fact, while in some languages compounding is a peripheral word-formation strategy, in Chinese it is the most productive means of word-formation. This emerges clearly from the corpus of neologisms developed over the last thirty years included in The Contemporary Chinese Dictionary (CCD) (2002) where out of 709 new words (those with no more than two syllables) almost 95 percent (672) are compounds, while only a little more than two percent (16) are derived words.The formation of compound words in Chinese has been discussed recently by Huang (1998), Packard (2000), Ceccagno and Scalise (2006, 2007), Ceccagno (2007), Ceccagno and Basciano (2007, 2009a, 2009b). The word-formation processes in Chinese discussed in this paper are (1) metacompounding, or compound words whose constituents are truncated forms of underlying compounds; (2) neologisms coined from previous constituents of metacompounds; (3) re-analysis of syllables from polysyllabic words, loanwords, calques and hybrids as morphemes, and the resulting new morphemes; (4) monosyllabic neologisms coined as loanwords; (5) neologisms formed through the re-analysis of the semantics of the constituents of existing compound words, and (6) neologisms coined on the internet that intentionally aim at breaking the prevailing word-formation strategies.

Due to the growing importance of people-to-people diplomacy in China’s global strategies, this is a momentous time for China’s international development volunteering. Drawing from underexploited Chinese sources, the paper shows that international volunteering has the potential for enhancing China’s public appeal globally and giving a ‘softer’ connotation to China’s aid to Africa. In this paper the policy, practices, and discourses about China’s voluntary service are examined and framed within the context of China’s soft power strategies. Moreover, the recent domestic debate on shortcomings of the ‘China Foreign Aid Youth Volunteers Program’ in Africa and the new directions suggested to the country’s leadership by influential Chinese academics are critically analysed. The focus is on the tailoring of a new political and ideological ‘space’ for the Chinese NGOs as implementers of future international volunteering programs. In spite of considerable debates and evolutions, Chinese international volunteering programs seems to remain under tight state control and to be best understood as social engineering efforts, with China’s soft power as their main objective.

Negli ultimi quindici anni la Cina ha accresciuto notevolmente la propria presenza in Africa in termini di investimenti, aiuti, e attivismo diplomatico e culturale. Oggi è il principale partner commerciale e investitore in Africa, e uno dei principali donatori internazionali. Questa presenza si è concretizzata con la cosiddetta ‘going out strategy’ (zouchuqu) che a partire dai primi anni 2000 ha spinto numeri crescenti di imprese cinesi, e soprattutto quelle impegnate nell’estrazione di risorse naturali, a investire all’estero. Contemporaneamente, nuovi progetti di cooperazione tra la Cina e l’Africa venivano siglati. Dal 2000, la Cina e la maggior parte dei paesi africani si riuniscono infatti periodicamente nel Forum on China–Africa Cooperation (FOCAC) che costituisce la cartina di tornasole sull’evoluzione dei rapporti di cooperazione tra la Cina e i paesi africani, ma anche la principale vetrina diplomatica dove vengono messe in mostra le ideologie che accompagnano questa cooperazione. Negli ultimi anni cresce il numero di studi che mettono in luce il ruolo di governi e altri attori politico-economico-sociali in Africa nelle relazioni tra Africa e Cina.

L'articolo si propone di spiegare come e perché è a Prato -e non negli altri distretti italiani dove pure i cinesi sono presenti - che ha preso forma una contestazione serrata e di lunga durata dell’imprenditoria cinese; e come e perché è a Prato che è stato sviluppato il concetto di ‘doppia sfida cinese’ proveniente dalla Cina e dai suoi migranti. La peculiarità dell’approccio pratese ai migranti cinesi viene spiegata sullo sfondo del prevalere di dinamiche diverse – si potrebbe dire quasi contrapposte- nel distretto pratese e negli altri distretti produttivi italiani, benché l’uno e gli altri si siano trovati a reagire a pressioni globali molto simili. Questo approccio permette di vedere come l’attacco contro l’imprenditoria cinese e la narrazione degli imprenditori cinesi come un problema di ordine pubblico siano legati alla drammatica crisi dell’ industria cruciale del distretto pratese – il tessile - e alle conseguenze che questa lunga crisi comporta: il rischio di perdita del controllo sulla produzione di ricchezza nel distretto a favore di un gruppo di immigranti che non sono stati cooptati nelle istituzioni del distretto, e il rischio di perdita della legittimazione politica (in senso ampio), in passato garantita dal successo dell’industria tessile locale e da benessere diffuso e coesione sociale.

Buzzwords are fashionable words or phrases. Often, as technical words or phrases, buzzwords are coined and used by an inside community. However, when used in larger contexts they may have implications for the larger community of outsiders, even when the outsiders cannot fully grasp the precise meaning of the word. In the framework of the ongoing debate on the interactions between vocabulary and social practices, this paper undertakes to analyze Chinese neologisms in their twofold role of mirroring new trends in society and contributing to the conceptualization of the social reality. Neoliberal practices and state rhetoric together with values emerging from the civil society all concur, often in contradictory ways, to the coining of neologisms that, in turn, contribute to orient today’s Chinese dominant discourses and practices.

Il focus di questo articolo è la tendenza del cinese a formare neologismi attraverso la rianalisi di elementi esistenti. Vengono presentate tre specifiche modalità di formazione di parola. La prima consiste nella reinterpretazione dei singoli costituenti di parole composte esistenti, sfruttando l’ambiguità lessicale dei morfemi. La seconda tendenza consiste nella rianalisi di sillabe di prestiti e ibridi in morfemi, utilizzati poi per la formazione di neologismi. La terza tendenza è quella di formazione di parola con il metodo della meta composizione. Queste modalità di formazione di parola in cinese sono state evidenziate solo recentemente . I fenomeni discussi in questo articolo appaiono legati alla tendenza largamente prevalente in cinese alla formazione di neologismi composti . I composti analizzati in questo articolo sono tutti neologismi. Negli ultimi anni infatti sta prevalendo la tendenza a usare i neologismi come dati fondamentali negli studi sulla formazione di parola.

This encyclopaedia presents a systematic overview of the existing scholarship regarding migration within and into Europe. The first section contains survey studies of the various regions and countries in Europe covering the last centuries. The second section presents information on about 220 individual groups of migrants from the Sephardic Jews emigration from Spain and Portugal in the sixteenth and seventeenth centuries to the present-day migration of old-age pensioners to the holiday villages in the sun. The first resource of its kind, The Encyclopaedia of Migration and Minorities in Europe is a comprehensive and authoritative research tool. A unique resource for scholars and researchers - there are no other publications with a comparable scope Argues that migration has been an integral part of the history of Europe, providing detailed analysis of immigration in a wide variety of European countries Reveals the variety of patterns of integration exhibited by various groups after migration

Il volume si apre con la presentazione della nascita dell'animazione in Cina e della tensione tra imitazione del genere importato e uso del mezzo per la rappresentazione della cultura tradizionale cinese - dalla pittura alla letteratura, dal folklore al teatro delle ombre fino alla calligrafia e alla tecnica del paper cut. Presenta la trascrizione integrale in cinese di un gruppo di animazioni prodotte tra gli anni '50 e '60 e negli anni '80, i cui protagonisti, in molti casi, sono famosissimi personaggi della letteratura cinese, come San Mao e Sun Wukong. Ogni animazione è seguita da un glossario e da note linguistico-culturali che permettono di meglio comprendere i testi.

Chinese migration is now global in scale and is reaching an increasing range of destination countries. It is a complex and diverse process. This book is the first serious research in Europe that examines both the human trafficking and smuggling that occur alongside the Chinese migration. The research shows the increase and diversification of Chinese irregular migration and the existence of an 'ethnic business' that has become an integral part of the national economy in destination countries. In chapter three we explore legal and illegal aspects of Chinese irregular migration in Italy with detailed reference to individual case studies, academic writing, official statistics and data, interviews with police and labour inspectors, the findings of police investigations and court proceedings. The methodology used in explained in great detail. Using a combination of data, we show the implications of national immigration policies. Some of of the policies adopted in the monitoring of migration flows are having the unintended effect of worsening the situation fo migrant workers: criminal networks have emerged, managed predominantly by Italians, which specialize in providing illegal services and false papers for regularization.

Il capitolo descrive i successi delle imprese gestite da migranti cinesi in Italia, con un focus sul più importante centro produttivo italiano, il distretto industriale di Prato. Nel capitolo viene descritta in modo dettagliato l'organizzazione interna dei pronto moda cinesi e i loro rapporti con fornitori italiani e terzisti cinesi, nel contesto di una moda sempre più globalizzata.

Il volume presenta un ritratto tipologico della lingua cinese dal punto di vista della sintassi, della morfologia e della fonologia. Inoltre presenta i risultati della più recente ricerca sui composti del cinese e su alcune caratteristiche del cinese come ad esempio la reinterpretazione dei costituenti nelle parole composte, il fenomeno delle abbreviazioni e la metacomposizione. Viene inoltre discussa la formazione di neologismi con sillabe rianalizzate come morfemi nei prestiti e nelle forme ibride. Infine vengono presentati gli affissi e le semiparole del cinese.

Il cinese è generalmente ritenuto una lingua con bassissima complessità morfologica. L’articolo contesta questo luogo comune Il nostro lavoro di ricerca evidenzia come il cinese mostri invece un alto grado di complessità morfologica che si estrinseca in particolare nel fenomeno morfologico più macroscopico e di gran lunga più produttivo del cinese: la composizione. Vengono presi in esame alcuni aspetti di complessità all’interno della morfologia del cinese e in particolare: 1) l’alto grado di polisemia/omonimia dei morfemi; 2) l’ambivalenza categoriale; 3) la ricorsività; 4) l’abbreviazione; 5) un fenomeno che definiamo ‘metacomposizione’. L’articolo mostra come fattori di complessità siano l’alta presenza di polisemia, omonimia e di ambiguità categoriale nelle parole del cinese, soprattutto per quanto riguarda le parole monosillabiche. Viene evidenziato come la composizione da una parte disambigui significati e categorie lessicali, stemperando quindi la complessità; e come dall’altra continui a presentare casi per cui l’analisi non è facile, dove permane opacità. Il cinese riduce la complessità della ricorsività attraverso le abbreviazioni (che in parte coincidono con quelle che nelle lingue alfabetiche sono definite ‘sigle’ e ‘parole macedonia’) e con la ‘metacomposizione’. Abbiamo chiamato ‘metacomposizione’ quel fenomeno per cui è necessario considerare i composti soggiacenti alle forme troncate di superficie per chiarire la categoria lessicale, la testa o la semantica di un composto. Il fenomeno della ‘metacomposizione’ evidenzia una duplice peculiarità della lingua cinese: accanto alla ricorsività e alla tendenza all’espansione, avviene il processo inverso di abbreviazione. Da questo punto di vista, la lingua cinese sembra ricercare un equilibrio, costituito dal bisillabismo.

While in some languages compounding can be considered peripheral, in Chinese compounding is the most productive means of word formation. It has been shown that approximately 80% of Chinese words are compound words (Xing, 2006). In the corpus of neologisms proposed in The Contemporary Chinese Dictionary (2002) more than 90% of all new words are compounds . Therefore analyzing Chinese compounds means analyzing the most significant morphological phenomenon of that language. Over time different theoretical approaches have been adopted in the analysis of Chinese compounds. In this article, starting from the classification of compounds argued for by Bisetto and Scalise (2005), we put forth a more detailed description of macro-types in order to be able to undertake an in-depth analysis of Chinese compounding. One much debated theoretical issue is the morphological head position in the languages of the world. This article discusses the headedness in Chinese compounds and proposes a new Head Position Principle for Chinese compounds, which challenges some widespread assumptions and could well be of interest for the analysis of headedness in other languages. In the attempt to identify head in Chinese compounds, we have identified a phenomenon never analyzed before, i.e. the formation of new compounds from underlying compounds, that we name ‘metacompounding’.

Nel leggere le modalità di insediamento dei migranti cinesi nel contesto italiano o locale non possiamo esimerci dal collocare queste modalità nel più ampio contesto delle migrazioni cinesi in Europa e nel mondo, tenendo conto delle reti di interessi, affari, emulazione, scambio di informazioni e ricerca di nuove opportunità che legano i migranti cinesi insediati in Italia o in una particolare area del nostro paese alla diaspora cinese nel mondo.

This article discusses the different analyses of Chinese compounds put forth in recent years and presents both the new classification for Chinese compounding and the headedness principle proposed by Ceccagno & Basciano (2007). Abbreviation in Chinese is the result of the interface of two opposing tendencies in Chinese: recursion and condensation. The resulting new words are often disyllabic compounds. For many compounds formed through abbreviation the analysis of the surface forms is somehow problematic, since at least one of the constituents is a truncated form of an underlying compound. Therefore, Ceccagno & Basciano (2007, 2009a, 2009b) propose to consider the features of the underlying compounds. This process of analysis is called ‘metacompounding’ and the compounds analyzed in this way are called ‘metacompounds’. The main focus of this article is precisely metacompounding, which proves to be an effective tool to analyzing these compounds because it prevents a misinterpretation of the meaning, the lexical category, and/or the position of the head of the surface compound.

Le nuove migrazioni dalla Cina si differenziano sotto molti aspetti dalle esperienze migratorie che avevano avuto luogo prima del 1949: in primo luogo, come per le migrazioni da altri paesi, oggi i cinesi emigrano all’interno di un sistema migratorio interconnesso a livello mondiale; inoltre, l’esperienza migratoria cinese è diventata sempre più strettamente modellata dalla globalizzazione, dal capitalismo mondiale e dal crescente ruolo della Cina a livello internazionale; infine, origine, destinazioni e caratteristiche dei migranti differiscono da quelli del passato.

This chapter presents an overview of Chinese migrants’ businesses in Italy, showing the constant growth of individually-owned businesses and the dramatic increase in commercial activities. This chapter describes how Chinese subcontracting workshops are operated and how for a long span of time they have enabled Italian final firms to remain competitive, notwithstanding the stiff competition from countries with low labor costs. It also describes a major change taking place within the ethnic workshops where by now different occupations within the ethnic niche tend to coincide with different regional origins of Chinese migrants. Chinese manufacturing businesses are concentrated mainly in the Italian industrial districts. The place in Italy with the highest concentration of Chinese is Prato, a mid-sized city in Tuscany, well known in the literature on industrial districts worldwide. In Prato, Chinese migrants previously active mainly as suppliers in recent years have been upscaling in large numbers and becoming final firms in the pronto moda (ready fashion) business, occupying the entire low and medium-to-low garment production. This move, started some years ago, is now realizing its full potential. This chapter uses interviews conducted in 2006 in Prato as well as a wealth of information collected during the last five years at the Prato municipality among social workers, lawyers and language and cultural facilitators active in providing services to migrants. It, for the first time, undertakes an in-depth description of the internal organization of Chinese-operated pronto modas and of their relationships with Italian suppliers and co-ethnic contractors in the context of a global fashion business. Finally this chapter argues that Chinese migrants’ production organization has followed a pattern strikingly similar to the one existing in Italian industrial districts at the times of their economic success (among the vast literature on industrial districts see Becattini, 2000, Dei Ottati, 2003), exacerbated by the new Chinese ideology of the successful migrant and by constraints of local contexts striving for survival in a globalized economy. While a systematic comparison of models of organization in the traditional Italian industrial districts over the years of greatest expansion, and the characteristics of Chinese migrant settlements in those districts over recent years, still waits to be outlined, this chapter provides a preliminary analysis of the main points of contact and macro-level differences.

Ombre cinesi? Dinamiche migratorie della diaspora cinese in Italia è frutto di una ricerca e del relativo lavoro sul campo tra i migranti cinesi durati più di un decennio. Gli autori hanno indagato la realtà della diaspora cinese in Italia focalizzando la loro attenzione da un lato sugli insediamenti economici dei migranti cinesi e sui cambiamenti dinamici che la loro presenza induce nelle aree di insediamento, e dall’altro sulle forme che la devianza assume in seno alla comunità diasporica. Nel corso degli anni gli autori hanno sviluppato una riflessione metodologica sui nessi tra immigrazione, illegalità e criminalità per capire – evitando semplificazioni e stereotipi – come e fino a che punto devianza, illegalità e crimine influenzino la vita e il lavoro dei migranti e, di converso, se e come la complessità del fenomeno migratorio possa essa stessa favorire lo sviluppo dell’illegalità. Questo volume nasce dalla collaborazione con l’ILO (International Labour Organization) che ha avviato una ricerca a livello europeo per capire se nelle migrazioni dalla Cina verso l’Europa che hanno avuto luogo a partire dai primi anni Ottanta lo spostamento di esseri umani abbia preso la forma di trafficking o di smuggling, se cioè chi lasciava e lascia la Cina sia da considerarsi vittima di trafficanti che trasportano i migranti contro la loro volontà e per avviarli al lavoro coatto all’interno dei laboratori etnici in Europa oppure se il viaggio sia organizzato e percepito dai migranti come un servizio – pur con tutte le incertezze, le violenze e talvolta addirittura i drammi e i rischi per la vita dei migranti che questi servizi possono comportare. La riflessione su questioni vitali come il trafficking/smuggling, e l’esistenza o meno di una cupola mafiosa o di associazioni onnipotenti in grado di controllare tutta la comunità diasporica in Italia viene sviluppata utilizzando le operazioni di polizia, gli atti di procedimenti giudiziari, le riflessioni di giudici e forze dell’ordine, il ricco materiale costituito dal lavoro sociale con i migranti per conto di istituzioni pubbliche, oltre che la letteratura scientifica sulla diaspora. L’altra vexata questio sollevata dall’ILO che il volume intende approfondire è quella dell’esistenza o meno del lavoro coatto all’interno dei laboratori etnici in cui sia datori di lavoro che addetti sono cinesi. L’argomento è spinoso e richiede quindi un approccio che rifugga da semplificazioni. Per dipanare questa matassa complicata da convenienze, interessi economici, retaggi culturali e complessità anche a livello legislativo, Antonella Ceccagno e Renzo Rastrelli hanno esplorato il mondo dell’economia etnica, le sue dinamiche, e gli assunti impliciti ed espliciti che regolano i rapporti tra datori di lavoro e operai che condividono la nazionalità cinese. Hanno inoltre cercato di mettere in luce i condizionamenti che provengono anche dal contesto, sia sotto forma di esigenze delle ditte finali (prevalentemente italiane) che commissionano le lavorazioni ai cinesi, sia sotto forma di spinte verso una flessibilità esasperata provenienti dalla competizione internazionale e dalla globalizzazione dei mercati. Ne emerge un’inquietante e inaspettata circolarità degli elementi che compongono il puzzle. Reti etniche, ambizioni a fulminee ascese socio-economiche, nuovo ruolo della madrepatria da una parte e committenti esigenti e tolleranza per il lavoro sommerso dall’altra possono spiegare, a diversi livelli, modalità di rapporto lavorativo sicuramente non rispettose della legalità all’interno della nicchia etnica. Questo volume però mette - per la prima volta - in risalto anche il ruolo perverso giocato dalle sanatorie in Italia. Mette in evidenza la vulnerabilità e la ricattabilità dei migranti in occasione delle sanatorie; mostra quanto le sanatorie siano occasione di sopraffazione, illegalità, truffa e addirittura criminalità. Attraverso studi di caso e i risultati di una serie di operazioni dell...

La peculiarità delle nuove migrazioni dalla Cina - quelle riavviate a partire dagli anni 1980 - sta nel fatto che si tratta di esperienze che vengono forgiate in buona parte e in modi molteplici dal capitalismo globale, dalla globalizzazione e dalla spettacolare affermazione della Cina sulla scena internazionale degli ultimi due decenni. Se non si coglie l’intersecarsi delle dinamiche nazionali e locali italiane con gli avvenimenti globali che hanno modificato il mondo e la Cina in particolare, si rischia una lettura solo parziale della presenza cinese in Italia. Gli effetti della globalizzazione dell’economia e del ruolo centrale della Cina nella produzione e nel commercio internazionale si colgono in particolare nell’evoluzione delle attività lavorative della diaspora cinese in Italia.