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Negli anni Settanta Enzo Collotti si spese come storico, collaborando con la magistratura, affinché fosse avviata l'istruttoria per il processo della Risiera di S. Sabba di Trieste. Successivamente, egli intervenne in più sedi per esprimere la delusione provata dagli storici per la sentenza del 1976. Collotti infatti definì il processo come "dimezzato", in quanto a suo avviso la magistratura locale non aveva voluto fare un processo politico, e quindi affrontare le responsabilità del fascismo e del collaborazionismo per i fatti del 1943-1945. During the 1970s, Enzo Collotti's work as a historian was characterized by various forms of collaboration with the judiciary, aimed at opening an investigation on the crimes committed at the Risiera di S. Sabba in Trieste. After that, Collotti expressed historians' disappointment for the 1976 verdict. According to him, the judiciary had refused to carry out a political trial and thus face the responsibilities of the Fascist regime and the forms of collaborationism that had characterized the years 1943-1945

Cette contribution examine l’usage politique que trois générations de juifs de Trieste firent de la notion de « fraternité », de la seconde moitié du XVIIIe siècle à la Première Guerre mondiale. Dans une ville de frontière, carrefour entre l’Est et l’Ouest, le concept de fraternité a connu, au cours des décennies examinées ici, de profondes transformations liées au contexte mais aussi aux événements qui virent de jeunes juifs combattre à des niveaux différents pour l’affirmation de l’identité nationale italienne. L’article évoque la « fraternité franc-maçonne » de nature politique qui a soudé, et poussé à l’action, de nombreux protagonistes de l’irrédentiste triestin, mais s’arrête également sur les ruptures radicales qui, durant le conflit mondial, mirent à mal certaines familles et la communauté juive elle-même, en raison du choix de certains de leurs membres, rompant ainsi le lien traditionnel entre « fraternité dans la foi » et « fraternité de sang ».

Le XIXe siècle des nationalités s’est pensé comme le siècle de la fraternité, entre les peuples et les hommes. Et la nation moderne s’est souvent présentée comme fondée sur une extension de la famille, unie par le sang, les valeurs, la culture. Cette vision a entraîné des formes de mobilisation politique originales comme le volontariat, les sociétés de secours mutuel, les fraternités. Plus spécifiquement (mais non exclusivement) consacré à l’Italie du Risorgimento, ce volume prend acte de deux points qui apparaissent clairement : l’utilisation massive du mot frère (fratelli), fraternité (fratellanza) durant les guerres d’indépendance, et aussi de la mobilisation massive de frères de sang, d’une même famille, qui ont pu combattre ensemble : les frères Bandiera, Fabrizi, Cairoli… en sont quelques exemples. Or, si la fraternité est un concept, c’est aussi un état et un sentiment. Un état, car être frère relève d’un statut familial, encadré par des normes, des lois qui n’instaurent pas l’amour fraternel, qui lui, est un sentiment. À l’intersection de ces acceptions de la fraternité, le volume aborde donc la dimension biographique et met en évidence que la fraternité « de sang » est en fait, souvent, le cadre d’un affrontement politique régulé par les intérêts familiaux. Entre les concepts et la pratique, les idées et les acteurs, la polysémie de la fraternité s’avère être un formidable outil de mobilisation négociée.

Il saggio prende in esame le varie ondate migratorie degli ebrei a Trieste fra Settecento e Prima guerra mondiale. Esso si concentra soprattutto sulle provenienze degli emigranti e sulla loro appartenenza al mondo askenazita e sefardita. Distingue diverse ondate, con motivazioni diverse fra di loro: dal desiderio di implementare le fortune familiari, alla fuga dai pogrom dell'Europa Orientale a fine Ottocento; agli spostamenti per legami matrimoniali.

Alla fine della seconda guerra mondiale gli ebrei italiani, duramente colpiti dalle leggi razziste del 1938 e dalla persecuzione nazi-fascista del 1943-1945, dovettero misurarsi con un lungo e articolato processo di reintegro nella società italiana e al tempo stesso con le grandi scelte istituzionali che coinvolgevanto tutto il paese, delle quali il referendum del 2 giugno 1946 rappresentò il momento cruciale di svolta. Il saggio analizza, attraverso le discussioni, le decisioni e le azioni dell’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane –organo ufficiale di rappresentanza dell’ebraismo italiano- come la leadership ebraica si pose rispetto alla scelta fra Monarchia e Repubblica al Referendum, ricostruendone il dibattito interno e il dialogo instaurato con i correligionari attraverso la stampa ebraica dell’epoca. Particolare attenzione inoltre è riservata alla cruciale fase successiva alla proclamazione della Repubblica, quando i vertici dell’Unione cercarono di instaurare nel corso del’estate del 1946 rapporti con i deputati costituenti di origine ebraica, con l’obiettivo di trovare un appoggio alle richieste di parificazione dei culti e di uguaglianza nella nuova carta costituzionale. Richieste che avanzarono sin dall’inizio al Governo provvisorio italiano di concerto con le Chiese evangeliche. L’uscita della progetto di Costituzione agli inizi del 1947 non fu tuttavia accolto con favore dalle minoranze religiose italiane: soprattutto l’inclusione dei Patti del Laterano nell’articolo 5, poi 7, sollevarono anche fra gli ebrei italiani grande preoccupazione e sconcerto per le conseguenze che tale decisione aveva per la libertà religiosa, la parificazione dei culti e per il sogno di vivere in uno stato laico. L’Unione delle Comunità Israelitiche Italiane nel marzo del 1947 inviò pertanto una serie di rilievi ai deputati della Costituente e assieme ai rappresentanti delle Chiese evangeliche italiane incontrò i massimi vertici dello stato, sperando in una apertura alle loro richieste, che però furono in gran parte disattese.

Nel saggio si prende in esame l'iter parlamentare dell'istituzione della Giornata della memoria in Italia, analizzandone poi nel corso del decennio studiato le modalità di celebrazione sul territorio nazionale, alla luce delle varie amministrazioni politiche. Particolare attenzione è stata data sia ai discorsi del Presidente della Repubblica, che alle celebrazioni nelle periferie, con un focus sul caso Risiera di San Sabba.

Il saggio prende in esame nell'arco di più generazioni le tipologie di conversioni dall'ebraismo al cattolicesimo e le abiure che si registrarono nella Trieste asburgica fra Ottocento e primo Novecento

Il saggio affronta il tema della trasformazione del concetto di fratellanza politica nell'ebraismo italiano dalla seconda metà dell'Ottocento alla Grande guerra. Il taglio metodologico è quello dell'analisi delle generazioni.

Il saggio prende in esame le politiche e le pratiche attuate dalle grandi associazioni filantropiche ebraiche occidentali nei riguardi degli Ebrei dell'Europa dell'Est, con attenzione anche ai rapporti intecorsi fra di esse.

si tratta della recensione breve del volume di Roberto Curci riguardante il collaborazionismo a Trieste durante l'occupazione nazista.

L'introduzione illustra il progetto di ricerca (PRIN 2009) che sta alla base di questo volume.

Il saggio prende in esame le modalità attraverso le quali nell'ambito dell'irredentismo adriatico si diede vita al discorso antislavo, anche attraverso la letteratura. Una riflessione viene fatta sull'influenza che ebbe nella formazione del discorso antislavo il modello antisemita- Sono indagate nel testo le figure di Carolina Luzzatto, Giuseppe Marcotti, Virfginio Gayda, Fauro Timeus.

L'introduzione illustra il metodo interdisciplinare adottato per affrontare il tema della narrazione e della sterotipizzazione del nemico alla vigilia e durante la Grande Guerra in Italia, Austria e Germania.

Nella mia parte di articolo affronto la motivazione del perché abbiamo scelto il genere biografico per offrire un quadro generale della vita dell'ebraismo italiano fra Ottocento e Novecento

Il saggio tratta delle tipologie di percorsi individuali adottati dagli ebrei italiani durante il Risorgimento nel percorso di acquisizione di un'identità nazionale italiana.

le politiche in campo assistenziale adottate a Trieste durante il Governo Militare Alleato: il ruolo di americani e inglesi

Il saggio analizza sulla base di documentazione inedita ( Foreign Office UK- National Archives London). la condizione dei profughi DP a Trieste durante il Governo Militare Alleato, con particolare attenzione alle politiche messe in atto dagli alleati in campo assistenziale e con uno sguardo costante ai rapporti da essi intrattenuti con il governo italiano. Lo studio esamina le due fasi: la gestione britannica, dal 1945-1949, quando vennero affrontate le emergenze della guerra con gli strumenti e le risorse a disposizione, e la seconda dal 1949 al 1954 durante la quale gli alleati attuarono fondamentali riforme nell'organizzazione dell'assistenza in generale e dei profugi in particolare, ascrivendo allo stato italiano il sostentamento dei profughi giuliano-dalmati e gestendo invece quella dei DP.

Analisi della figura di Amelia Rosselli con particolare riferimento alla sua appartenenza all'ebraismo, seguita da Brani scelti dagli epistolari e dalle memorie, con commento e introduzione.

Il saggio si incentra sul periodo passato da Eugenio Colorni e dalla moglie Ursula Hierschmann a Trieste alla fine degli anni Trenta, con particolare riferimento alle loro reti di relazioni italiane e internazionali con altri correligionari, Il saggio prende in esame la sua appartenenza all'ebraismo come nuova prospettiva di lettura di una militanza antifascista. Attraverso Colorni viene analizzato anche l'ambiente antifascista triestino di origine ebraica, con particolare riferimento alle figure di Bruno Pincherle e dii Eugenio Curiel.

Il saggio prende in esame le tappe rilevanti del processo di emancipazione e di successiva integrazione degli ebrei italiani nel nuovo stato unitario durante l'età liberale, con attenzione alla coeva situazione europea. Al centro del lavoro vi è la questione delle modalità e dei tempi di acquisizione dell'identità nazionale italiana.

Il testo ripercorre le tappe fondamentali del percorso di emancipazione fatto dalle donne italiane in età liberale.

Figure di benefattori e benefattrici della borghesia triestina ottocentesca

Il saggio, basato su documentazione in parte ancora inedita, prende in esame le modalità con le quali gli ebrei del Lombardo Veneto, alla vigilia del 1848, e durante la Rivoluzione, rivendicarono in più modi e attraverso varie strategie presso la corte di Vienna i loro diritti all'emancipazione civile e politica.

Storia della famiglia Stock- Wagner di Trieste dalla fine dell'Ottocento agli anni Settanta del Novecento

Il rapporto con l'ebraismo di Ernesto e Laura Weiss, ebrei e comunisti triestini, fra primo Novecento e anni Ottanta.

Quadro generale sulla condizione dell'ebraismo italiano in età liberale

Il saggio, avvalendosi di materiali in parte inediti, è incentrato sui membri del partiito liberal-nazionale triestino, di origine ebrica e vicini al Grande Oriente d'Italia. In esso si sono prese in considerazione le loro strategie politiche, i networks con altri correligionari italiani favorevoli all'irredentismo e l'azione politica svolta da Felice Venezian, all'epoca leader del movimento, alla luce dei suoi costanti rapporti con la massoneria italiana.

lo studio si incentra, grazie a documentazione in parte inedita, sulle caratteristiche salienti che nel corso dell'Ottocento e del primo Novecento hanno caratterizzato la componente femminille dell'ebraismo triestino.