Search

As is the case with many deltas in the world, the Po Delta (Italy) and its barrier systems have experienced severe modifications over the last century as a consequence of anthropogenic subsidence and river input decrease. The interruption of subsurface fluid withdrawals in the early 1960s created an opportunity to evaluate the effects of the subsequent subsidence decrease along the 11 km of beaches and 45 km of barrier islands of the Po Delta, and improve the understanding of coastal system response to relative sea level rise. To this aim, shoreline and bathymetric multi-decadal dataset were coupled with the local rate of subsidence and classified with a geomorphic - response approach. From 1954-78, a mean shoreline variation of −224 m (−9.34 m y−1) occurred under high rates of subsidence (14–43 mm y−1) with a diffuse process of landward barrier rollover (up to 1124 m), frequently associated with break-up. This phase is evidenced by the diffuse sinking of the shoreface (up to 4 m), the negative upper shoreface sediment budget and the parallel drowning of the cross-shore profiles highlighted by the 1968–2008 bathymetric dataset. Despite the loss of altimetry and shoreline retreat being almost irrecoverable, during the period from 1978 to 1996 and 1996 to 2014 barrier islands experienced a stabilisation in response to a decrease in the subsidence rates down to 6 mm y−1. The mean rates of shoreline changes (−0.25 and + 1.51 m y−1 respectively) are the results of different local behaviour with progressively dominant longshore processes and progradation at the most active fluvial branches. The most recent bathymetric data (2008–2014) confirm this reversal trend, both in the altimetry differences and in the upper shoreface sediment budget. This trend is at odds with signals from many of the world's deltas and represents an important issue for the present and future coastal management and adaptation plans.

Most studies on gender and psychosis have focused on gender differences at illness onset or on the long-term outcome, whereas little is known about the impact of gender on the first years after psychosis onset. A total of 185 first episode psychosis (FEP) patients were followed for 5 years after psychosis onset, and gender differences were explored in psychopathology (PANSS), needs for care (CAN), and insight (SAI-E). Male patients showed more negative symptoms than females over time, whereas female patients showed higher levels of depressive symptoms than males throughout the study period. In addition, female patients presented more functioning unmet needs for care, but higher levels of insight into illness than males. Therapy and rehabilitative programs for FEP patients should be gender-targeted, as gender has proved to impact on psychopathology, needs for care, and insight in the very first years following psychosis onset.

The human brain is a complex system consisting of interconnections between different neurons and regions creating networks, known as Brain Networks. Of particular relevance in this context are Resting State Networks (RSNs), which are synchronous fluctuations between spatially distinct regions, occurring in the absence of a task or stimulus. Neuroscientists have identified alterations in RSNs in many neurodegenerative diseases, thus a long-term analysis of them is fundamental to monitor alterations in brain functional connectivity. However, the statistical tools in charge of analyzing RSNs currently fail in reaching significant levels of throughput, due to the huge amount of data to process. For this reason, this paper presents a hardware acceleration on FPGA design of the Independent Component Analysis (ICA), a state-of-the-art statistical method for RSNs recognition, in order to accelerate the data analysis process. We evaluated and deployed our implementation on Amazon F1 instances. The experimental evaluation shows that our hardware implementation is able to outperform GIFT, one of the most commonly used tools to identify RSNs, by a factor of 5x.

La Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia (RAFVG) vanta una lunga tradizione tecnico-scientifica nel campo della difesa delle coste. Risalgono infatti al 1979 i primi dettagliati lavori commissionati dall’amministrazione stessa, a cura del prof. Antonio Brambati su “studi dell’assetto Fluviale e Costiero della regione Friuli Venezia Giulia”. Lo “studio sedimentologico e marittimo costiero dei litorali del Friuli Venezia Giulia”, realizzato dal prof. Antonio Brambati nel 1987 per il Servizio idraulica della RAFVG, rappresenta una tappa fondamentale nella conoscenza delle dinamiche costiere regionali. Con DGR 580 del 28 marzo 2014 la regione ha aderito alla “Carta delle regioni europee per la promozione di un quadro comune di azioni strategiche dirette alla protezione e sviluppo sostenibile delle aree costiere del Mediterraneo, denominata Carta di Bologna 2012. Questa azione è una chiara impronta verso la definizione ed implementazione di politiche relative a: - gestione integrata delle zone costiere e dello spazio marittimo; - adeguamento delle zone costiere ai cambiamenti climatici; - mitigazione dei rischi costieri da alluvione, - ingressione marina ed erosione. Queste tematiche sono il cardine del Capitolo 17 del Programma di Azione "Agenda 21" (approvato dalla comunità internazionale nella Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo, tenutasi a Rio de Janeiro nel 1992), relativo alla protezione degli oceani e dei mari. Anche nelle zone costiere, ai fini dell'utilizzazione razionale e della valorizzazione delle loro risorse viventi, è necessario indirizzarsi verso nuovi approcci integrati alla gestione delle aree costiere attraverso metodi e strumenti interdisciplinari, partecipativi, e responsabilizzanti. La Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo sulla Gestione Integrata delle Zone Costiere indica che la Gestione Integrata delle Zone Costiere (GIZC) è espressamente considerata una delle principali componenti del concetto di sviluppo sostenibile, come strumento in grado di accrescere il benessere delle comunità costiere e mantenere l'integrità ecologica e le diversità biologiche dei luoghi. E’ un processo dinamico, interdisciplinare e interattivo inteso a promuovere l’assetto sostenibile delle zone costiere. Essa copre l’intero ciclo di raccolta di informazioni, pianificazione (nel suo significato più ampio), assunzione di decisioni, gestione e monitoraggio dell’attuazione. La gestione integrata delle zone costiere si avvale della collaborazione e della partecipazione informata di tutte le parti interessate al fine di valutare gli obiettivi della società in una determinata zona costiera, nonché le azioni necessarie a perseguire tali obiettivi. La gestione integrata delle zone costiere intende equilibrare, sul lungo periodo, gli obiettivi di carattere ambientale, economico, sociale, culturale e ricreativo nei limiti imposti dalle dinamiche naturali. Il termine 'integrato' fa riferimento sia all’integrazione degli obiettivi, sia a quella dei molteplici strumenti necessari per raggiungerli. Esso implica l’integrazione di tutte le politiche collegate dei diversi settori coinvolti e dell’amministrazione a tutti i suoi livelli, nonché l'integrazione nel tempo e nello spazio delle componenti terrestri e marine del territorio interessato". A livello nazionale, i risultati del gruppo di lavoro TNEC (Tavolo Nazionale Erosione Costiera) promosso dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare nel 2015, in cui la Regione ha avuto parte attiva, forniscono le linee guida nazionali per la difesa delle coste dall’e rosione e dagli effetti dei cambiamenti climatici. Le linee guida sviluppano le possibili soluzioni di riequilibrio, protezione o adattamento per le coste. Particolare attenzione è posta alle azioni di gestione degli effetti dell’erosione costiera che riguardano prevalentemente interventi di controllo della linea di costa, di protezione e di adattamento in stretta correlazione con il contesto fisiografico e con il loro grado di efficacia e durabilità. Considerando che la fascia costiera regionale è caratterizzata da paesaggi di eccezionale valore naturalistico e da un elevato numero di habitat particolarmente rilevanti in termini di biodiversità e complessità funzionale, è fondamentale che vi siano specifici approfondimenti dedicati alla valutazione degli effetti indotti sull’ambiente dalla realizzazione di opere di difesa in presenza di habitat e/o specie protette. E’ con queste premesse che la Direzione regionale dell’ambiente ed energia ha promosso un accordo attuativo di collaborazione con l’Università degli Studi di Trieste – Dipartimento di Matematica e Geoscienze per lo studio delle evoluzioni della zona costiera adiacente al Comune di Grado con particolare riferimento alla zona delle spiagge e all’antistante Banco della Mula di Muggia, denominato “Studio di assetto morfologico e ambientale del Banco della Mula di Muggia”. La sintesi morfo-evolutiva dell’area del banco della Mula di Muggia può essere rappresentata dal bilancio sedimentario dell’Unità Fisiografica compresa tra la foce dell’Isonzo e la bocca di Grado. L’analisi presuppone che tutto il litorale sia influenzato dagli apporti solidi del fiume Isonzo, la cui dinamica interferisce direttamente sugli stili evolutivi del Banco della Mula di Muggia. Le uniche informazioni topografiche sufficientemente estese e precise ai fini di un’analisi sull’evoluzione topo-batimetrica recente dell’area, si riferiscono a rilievi svolti nel 1968, nel 1985 e nel 2007. La sintesi è un netto accumulo occidentale e traslazione del banco causata da transito di materiale sedimentario, solo in parte proveniente da erosioni parziali del banco stesso. Il quadro di sintesi del periodo 1968-2007, evidenzia i due settori principali in cui si è avuto un bilancio positivo: il settore orientale, adiacente alla sorgente sedimentaria del fiume Isonzo, e il settore occidentale della Mula di Muggia, in parte alimentato dall’erosione dei fondali antistanti al banco nel tratto compreso tra Primero e Punta Barbacale. Ciò che si nota è la presenza di una fascia di transito sedimentario tra -2 m e -5 m circa, nettamente alimentato dagli apporti del fiume Isonzo, che veicola i sedimenti nell’area di trappola, posta al limite occidentale del banco della Mula di Muggia. In 39 anni il bilancio sedimentario del banco è nettamente positivo, pari a oltre 3 milioni di metri cubi di sabbia, di cui 800.000 derivanti dall’erosione parziale della porzione orientale. L’ipotesi più plausibile di questo flusso positivo di sedimenti intrappolati dal Banco, da appurare attraverso indagini specifiche, è che all’incremento del livello marino che causa la traslazione verso terra del banco, si associ una sensibile modificazione del regime idrologico del fiume Isonzo. La percezione è che il fiume abbia modificato il potenziale di carico solido nel corso degli ultimi due-tre decenni, incrementando gli apporti di sedimento alla foce a causa del cambio di regime meteo-climatico. Il maggior potenziale erosivo e quindi il maggior accumulo di sedimenti potrebbe, infatti, essere determinato da una maggiore “siccità” estiva e successiva maggiore intensità delle precipitazioni tardo-autunnali/invernali. Una piovosità di fatto più efficace in termini erosivi poiché le precipitazioni sono concentrate nel tempo, e intervengono dopo fasi secche che predispongono i terreni a una maggiore vulnerabilità.

The Cansiglio-Cavallo plateau is a limestone massif shared between the Italian regions of Veneto and Friuli-Venezia Giulia (northeastern Italy). The area is characterized by a high density of dolines and groundwater circulation is known to occur through very deep karst conduits. Three main springs (Molinetto, Santissima and Gorgazzo) located along a 4 km front on the southeastern margin of the massif are the main outlets of this karst aquifer, discharging a global mean annual flow rate of 11 m3/s and giving origin to the Livenza river. These are the second most important springs of the Alps in terms of flow rate and represent a valuable and easily accessible resource for drinkable water and other economic activities (e.g. fish farming). The hydrogeology of this karst area is still poorly known, also due to the common lack of groundwater flow rates suitable for dye tracer injection inside the many cave systems of the area. A dye tracing experiment in 2008 showed a connection between one of the major cave systems named Abisso del Col de la Rizza with the springs Santissima and Molinetto. Instead, the tracer injection in the other major cave system (Bus della Genziana) did not give positive results in any of the springs. In order to enhance our knowledge on the recharging areas of the springs and their hydrogeological connections with the main local caves, a cave-to-spring multitracer test was carried out in late spring 2016, by using three different fluorescent tracers. This was preceded by preparatory geological, hydrodynamic and hydrochemical investigations carried out in the area since spring 2015, which allowed collecting useful information for the setup of the tracer test. One of the underground rivers in the Bus della Genziana cave, the Abisso del Col de la Rizza cave and Fessura della Tosca cave were used as tracer injection points. Prior to injection, charcoal detectors were emplaced in the main monitoring points (caves and springs), while the three main springs were equipped with GGUN-FL fluorimeters. The hydrogeological study gave the following results: 1) new detailed information was collected on the geological and tectonic structure of the plateau; 2) the discharge rates of the three main springs were monitored and reliable h/Q rating curves were reconstructed; 3) a water budget for the entire karst area was calculated based on all available hydrological data; 4) groundwater geochemistry and the trends of physico-chemical parameters allowed understanding the discharging behavior of the system with respect to different recharge conditions; 5) the multitracer test allowed to better define the recharge areas of the three springs and the effective groundwater flow velocities in different sectors of the massif.

Geographical analysis, with digital camera and thermal camera, for the study of L’Aquila and the seismic crater In this paper, we provide a framework of the situation in L’Aquila town centre and other localities in March 2012 regarding the damages to the houses and historical heritage; we also provide some geographical considerations regarding new houses and the work produced to re-establish normal conditions. Particularly, for these purposes, we analyse some aerial photograph in visible light and thermal light which derives from the collaboration between the Geography Unit (Dipartimento di Scienze documentarie, linguistico-filologiche e geografiche) of Sapienza University of Rome and the Geographic Research and Application Laboratory (GREAL) of the European University of Rome, showing the added values of these kinds of images in the geographical and interdisciplinary researches. Keywords L’Aquila, aerial photographs in visible light, damages, new houses, thermal infrared. Analyses géographiques, avec appareil photo et thermo caméra, pour l’étude de L’Aquila et du cratère sismique Dans cet article, nous fournissons un aperçu de la situation dans l’ancienne ville de L’Aquila et dans d’autres localités à mars 2012, en ce qui concerne les dommages aux habitations et au patrimoine historique; de plus nous fournissons quelques considérations géographiques sur les nouvelles habitations et sur les travaux effectués dans le but de rétablir des conditions de normalité. En particulier, pour atteindre des tels objectifs, nous analysons des photos aériennes et des photos thermiques qui dérivent de la collaboration entre l’Unité de Géographie (Département de Sciences documentaires, linguistique-philologiques et géographiques) de Sapienza Université de Rome et le Geographic Research and Application Laboratory (GREAL) de l’Université Européenne de Rome, en montrant l’utilité de ce type d’images dans les recherches géographiques effectuées en une perspective interdisciplinaire. Mots-clés L’Aquila, dommages sismiques, frame thermographique, nouveaux logements, photos aériennes en lumière visible., Semestrale di studi e ricerche di geografia, N. 1 (2012): L'Aquila e il cratere sismico a cura di Cristiano Pesaresi