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Se lo stadio-video è l'epoca della morte dell'immagine, come è possibile produrre un'immagine che non sia un cliché?

Una riflessione critica sulla dimensione umanistica del contributo di McLuhan alla cultura della comunicazione mediale

Questa raccolta di saggi cerca di mostrare la complessità concettuale dell'estetica e dell'arte contemporanea, a partire dai temi più dibattuti e controversi che l'arte degli ultimi trent'anni suggerisce. Il testo propone un percorso di riflessione che si articola a partire da singole coordinate estetologiche: gusto, bello, brutto, percezione, mimesi, forma, tecnica, media, immaginazione, tempo. Coordinate che vengono arricchite mettendo in evidenza la linea di continuità tra passato e presente, e le problematicità all'interno di una lunga e complessa storia del pensiero artistico filosofico.

Questa raccolta di saggi cerca di mostrare la complessità concettuale dell'estetica e dell'arte contemporanea, a partire dai temi più dibattuti e controversi che l'arte degli ultimi trent'anni suggerisce. Il testo propone un percorso di riflessione che si articola a partire da singole coordinate estetologiche: gusto, bello, brutto, percezione, mimesi, forma, tecnica, media, immaginazione, tempo. Coordinate che vengono arricchite mettendo in evidenza la linea di continuità tra passato e presente, e le problematicità all'interno di una lunga e complessa storia del pensiero artistico filosofico.

Il gusto è il senso che fa emergere l’implicazione del conoscere nell’immanenza del piacere. È quasi una formula a esprimerne il nodo: sapere che, pur non sapendo sé, gode e piacere sensoriale che invece sa e conosce. Oltre a piacere/conoscere, una serie di concetti frontalmente opposti s’è contesa la semantica del gusto disciplinandola di volta in volta con determinazioni predicative unilaterali: soggetto/oggetto, singolarità/socialità, sentimento/giudizio, natura/cultura, particolare/universale. Ma la chimica del gusto insegna che la sua significazione si produce diversificando, nel ritmo di uno scomporre e ricomporre. Il gusto è l’evento e il senso della differenziazione per approcci multipli, successivi, con godimento e dispendio . Non soltanto interagisce percettivamente con sostanze fuori da qualsiasi intenzione rappresentazionale, ma si trova incorniciato nell’irrappresentabile. L’irrappresentabile è precisamente il disgusto (il quale non ha nulla a che fare con il cattivo gusto). Disgustoso è ciò che impedisce, dopo il contatto, tanto l’intenzione idealizzante e il giudizio sul contenuto quanto la successione di accoppiamenti con le sostanze del mondo-ambiente da cui emergono sia l’organismo sia il suo intorno. Il disgustoso impedisce l’interiorizzazione e la percettualizzazione. “Presentandosi” in un tocco o flusso, cancella lo spazio della rappresentabilità. Plasma il gusto negando in esso il piacere di chi vi si espone e ciò che vi è esposto. Il senso del gusto è un evento che esercita una critica di qualsiasi disgustosa negazione della differenza anche in sfere sociali e politiche

Questa raccolta di saggi cerca di mostrare la complessità concettuale dell'estetica e dell'arte contemporanea, a partire dai temi più dibattuti e controversi che l'arte degli ultimi trent'anni suggerisce. Il testo propone un percorso di riflessione che si articola a partire da singole coordinate estetologiche: gusto, bello, brutto, percezione, mimesi, forma, tecnica, media, immaginazione, tempo. Coordinate che vengono arricchite mettendo in evidenza la linea di continuità tra passato e presente, e le problematicità all'interno di una lunga e complessa storia del pensiero artistico filosofico.

Il saggio individua due categorie per pensare il sé nel percorso foucaultiano: la “relazione” e la “forma”. Nell’indagine che sviluppa su questi due aspetti emerge una seconda domanda cruciale: è davvero possibile la parresia, il dire-il-vero, su se stessi? Quale esposizione del sé appare in questo modo? La conclusione sembra aporetica: il sé scomparirebbe in Foucault proprio nel posto da lui stesso occupato e segnato nel linguaggio. Infatti, se il linguaggio è il solo luogo in cui “il sé accade”, allora perché ci siano veridizione e parresia deve scomparire la presenza o parousia. Il soggetto scompare dietro il ceci, il “questo” di cui Foucault illustrava i paradossi parlando del celebre quadro di Magritte, e il discorso che dice la verità sul sé non può che occultare il soggetto nel momento stesso in cui si propone di esibirlo

This paper presents a study on factors that may increase the risks of personal information leakage, owing to the possibility of connecting user profiles that are not explicitly linked together. First, we introduce a technique for user identification based on cross-site checking and linking of user attributes. Then, we describe the experimental evaluation of the identification technique both in a real setting and on an online sample, showing its accuracy to discover unknown personal data. Finally, we combine the results on the accuracy of identification with the results of a questionnaire completed by the same subjects who performed the test in the real setting. The aim of the study was to discover possible factors that make users vulnerable to this kind of technique. We found that the number of social networks used, their features and especially the amount of profiles abandoned and forgotten by the user are factors that increase the likelihood of identification and the privacy risks. © The Author(s) 2013.

In the social web, people use social systems for sharing content and opinions, for communicating with friends, for tagging, etc. People usually have different accounts and different profiles on all of these systems. Several tools for user data aggregation and people search have been developed and protocols and standards for data portability have been defined. This paper presents an approach and an algorithm, named Cross-System User Data Discovery (CS-UDD), to retrieve and aggregate user data distributed on social websites. It is designed to crawl websites, retrieve profiles that may belong to the searched user, correlate them, aggregate the discovered data and return them to the searcher which may, for example, be an adaptive system. The user attributes retrieved, namely attribute-value pairs, are associated with a certainty factor that expresses the confidence that they are true for the searched user. To test the algorithm, we ran it on two popular social networks, MySpace and Flickr. The evaluation has demonstrated the ability of the CS-UDD algorithm to discover unknown user attributes and has revealed high precision of the discovered attributes. © 2014 Elsevier Inc. All rights reserved.

Breve biografia intellettuale di Jean Baudrillard alla luce di alcune parole chiave del suo lessico concettuale

Il saggio delinea le coordinate essenziali di una concezione pragmatista del soggetto, collocata all'interno di una più ampia strategia di detrascendentalizzazione. L'ipotesi è che "soggetto" non sia il nome di una categoria metafisica o naturale ma di una struttura normativa socialmente istituita.

Un contributo che inscrive l'opera di Michel Foucault nel campo epistemologico di ordine pedagogico. E considera il rapporto tra il destino e la tradizione filosofica occidentale intrecciato ma distinto da quella pedagogica.

In this chapter, the authors analyze the risks for privacy coming from the distribution of user data over several social networks. Specifically, they focus on risks concerning the possibility to aggregate user data discovered on different sources into a single more complete profile, which makes possible to infer other data, likely set as private by the user. In order to show how it is possible to human users as well as to software agents crawling social networks, identifying users, linking their profiles and aggregating their data, the authors describe the prototype of a search engine they developed. The authors also present a simulation analysis to show the retrievability of user data by using a combination of people search engines and they provide statistics on the user perception on this issue.

This paper presents an approach to uniquely identify users and to retrieve their data distributed in profiles stored in different systems. The objective is exploiting the public user data available in the Web and especially in social networks. The approach does not require the implementation of specific protocols and the provision of authentication data. The evaluation provides good results that encourage us in carrying on the extension of the project. The extension we are working on is aimed at aggregating, using heuristic techniques, the data stored in the retrieved profiles and at inferring new data about the user.

In the Social Web, users typically interact with different Social network systems and can have different accounts and different identities. Identifying the users across the Web, independently of the protocols supported by each social system and independently of the authentication data supplied by the user, is, so far, a challenge. This paper presents an approach to perform uniquely user identification by using the public user data distributed across the systems in the Social Web.

This paper is a philosophical reflection around the concept of a cultural trait. A trait is any perceptible or intangible characteristic aspect. In addition, to be cultural, a trait must not be intentional or part of a plan, and its diffusion and repetition - even when initially intentional - must elude control. Traits are inseparable from a cultural space and power relations that are the source of their value, and that govern their spread. Consequently, cultural traits - like “the style of a period” - can only be recognized a posteriori and at distance. Traits can be mapped in different ways, but a map is no simple object. Maps can vary along two dimensions: dynamic-static and conceptual - perceptual. Some maps are schemas or diagrams. Classifying the maps used by Zenni to illustrate the history of jazz, and comparing them with analog maps from the 1970s, I show how maps depend from the observer’s (cultural) ideas. Some maps evidently express a search for hierarchy and origins. But, in contemporary philosophy, the question of the origins constitutes a problem. For Michel Foucault, history is not a search for the origin, on the contrary, it must “dispel the chimera of the origin”, because passion for the origin is functional to reassurance or self-reassurance, and there are no single origins.

Every discipline poses its research questions in specific ways and thus uses concepts that are suited to find answers in its well defined disciplinary frameworks. Accordingly, the idea of cultural trait has been used and developed in several disciplines, often without any reference to each other. The result has often been non-communicability across different fields. We first show, by means of two examples, that the lack of deep interdisciplinary dialogue and reciprocal understanding has generated some harsh controversies. We argue that our book Understanding Cultural Traits: A Multidisciplinary Perspective on Cultural Diversity tries to overcome not only the gap between cultural traits specialists and other scientists, but also the barriers among the researchers who are not specialists on cultural traits but that nevertheless directly or indirectly use cultural traits in their different disciplines.

For a long time literary theorists have been concerned with the question “What is literature?". This issue does not raise the same interest in our days. After all, what really matters is what we do with literature, whatever it is. Time has come for a comparison between literary and evolutionary studies. The question we should ask is: “Why is literature?" Where do poetic uses of language rise from? For what reason or reasons, in a remote era of our history, did our ancestors start to spend (or lavish) both time and mental energies in seemingly free and relaxed verbal activities which were unrelated to immediate needs? What are the features of human behaviour that literature tends to foster and strengthen? This article argues that, after all, the aim of literature - as in any other human activity - is nothing but survival.

The chapter explains why evolutionary genetics - a mathematical body of theory developed since the 1910s - eventually got to deal with culture: the frequency dynamics of genes like “the lactase gene” in populations cannot be modeled correctly without including social transmission. The body of theory requires specific justifications, for example meticulous legitimations of describing culture in terms of traits. It is an immensely valuable scientific instrument, not only for its modeling power but also for the amount of work that has been necessary to build, maintain, and expand it. To demonstrate such patrimony, and to emphasize the importance and accumulation of statistical knowledge therein, this paper tells a brief history of evolutionary genetics, explaining also the probabilistic nature of genotypes, phenogenotypes and population phenomena. Although evolutionary genetics is actually composed by distinct and partially independent traditions, the most important mathematical object of evolutionary genetics is the Mendelian space, and evolutionary genetics is mostly the daring study of trajectories of alleles in a population that explores that space. The ‘body’ is scientific wealth that can be invested in studying every situation that happens to turn out suitable to be modeled as a Mendelian population, or as a modified Mendelian population, or as a population of continuously varying individuals with an underlying Mendelian basis. Mathematical tinkering and justification are two halves of the mutual adjustment between the body of theory and the domain of culture. Some works in the current scientific literature overstate justification, misrepresenting the relationship between body of theory and domain, and hindering interdisciplinary dialogue.

This paper is a philosophical reflection around the concept of a cultural trait. A trait is any perceptible or intangible characteristic aspect. In addition, to be cultural, a trait must not be intentional or part of a plan, and its diffusion and repetition - even when initially intentional - must elude control. Traits are inseparable from a cultural space and power relations that are the source of their value, and that govern their spread. Consequently, cultural traits - like “the style of a period” - can only be recognized a posteriori and at distance. Traits can be mapped in different ways, but a map is no simple object. Maps can vary along two dimensions: dynamic-static and conceptual - perceptual. Some maps are schemas or diagrams. Classifying the maps used by Zenni to illustrate the history of jazz, and comparing them with analog maps from the 1970s, I show how maps depend from the observer’s (cultural) ideas. Some maps evidently express a search for hierarchy and origins. But, in contemporary philosophy, the question of the origins constitutes a problem. For Michel Foucault, history is not a search for the origin, on the contrary, it must “dispel the chimera of the origin”, because passion for the origin is functional to reassurance or self-reassurance, and there are no single origins.

This paper concludes a book on ‘cultural traits’ which features 20 contributions from the most diverse disciplines, from cultural anthropology to archaeology, from psychology to history, from economics to musicology. The paper dodges the attempt to make a conceptual synthesis, arguing positively for such avoidance. Borrowing a term from the U.S. National Evolutionary Synthesis Center, the paper likens the book, Understanding Cultural Traits, to a catalysis meeting, i.e., a lowering of disciplinary barriers that influences the disciplines’ culture of data, broadens the scientific vision, and generates scientific collaborations. Catalysis is not alternative to synthesis. It is a different phase of scientific progress, one that can be hindered by an obsession for concepts and by an urge to close the discourse.

La parola desiderio in Deleuze risuona con la parola jouissance in Lacan. C'è in Deleuze una ontologia del desiderio che ha a che vedere con la tesi dell'univocità dell'essere

un'analisi dello stato "frammentario" di lagra parte delle "opere" nelal contemporaneità, in rapporto con la nozione lacaniana di resto e di reale

Una ricognizione del contributo di Deleuze alla riflessione stetica contemporanea

La storia di un'amicizia filosofica che è anche la storia di un dissenso e dell'evoluzione di un pensiero oltre la logica dell'umanesimo

Commento agli sviluppi politici recenti (primavera 2012): la maniera in cui la Lega ha reagito agli scandali che l'hanno investita conferma i caratteri dell'immaginario leghista messi in luce dai contributi raccolti nel volume.

La carta geografica non serve solo a rappresentare un territorio, ma anche ad immaginarlo. Il discorso leghista/padanista ha spesso utilizzato la mappa come strumento di persuasione, come strumento per la progettazione politica e per la costruzione di un'identità. In particolare il contributo analizza le carte pubblicate sul bimestrale "Quaderni Padani" tra il 1995 e il 2008.

Analisi delle letture di cinque filosofi contemporanei su cinque scrittori del Novecento