Decentralization of collective bargaining is considered a key element to introduce innovations and changes work’s organization. Since 2011, European institutions too have promoted the dissemination of collective agreements more sensitive to corporate market conditions.What is the role of employer’s associations in this context?The article intends to provide an analysis in this regard, using data from the INAPP-RIL survey conducted on a sample of about 26,000 Italian firms. After studying the trend of membership rates and membership density over time, as well as the determinants that influence membership, the article focuses on the latter's influence on the dissemination and coverage of collective cross-sector bargaining.On the basis of the main evidence contained in the descriptive analyses, it may seemingly be stated that the barycentre of the Italian collective bargaining system - the «National Collective Labour Agreement» - has not been affected by the European, legislative and social partners “multilevel” drive in favour of its decentralisation.Indeed the multi-employer bargaining has continued to be applied outside of an association membership logic: there has been an increase in the share of firms that state to apply a sectoral agreement spontaneously, without joining an Employers’ Association. The Employers’ Association fragmentation is a context which conceals the proliferation of the so called Pirate Agreements, that is a system characterised by a self-opting out of the collective agreement.At the same time, and perhaps for the same reasons, second-level bargaining is at a standstill. In fact, traditional motivations related to competitiveness continue to make it preferable for small and medium sized firms to maintain the centrality of the national sectoral collective agreement., Il decentramento della contrattazione collettiva, nel dibattito scientifico-sindacale, viene considerato un elemento chiave per introdurre innovazioni e cambiamenti nell'organizzazione del lavoro. Dal 2011, anche le istituzioni europee promuovono la diffusione di accordi collettivi maggiormente sensibili alle condizioni di mercato aziendali. Quale è il ruolo dell’associazionismo datoriale in questo contesto?L'articolo intende fornire un'analisi in proposito, utilizzando i dati dell'indagine INAPP-RIL condotta su un campione di circa 26.000 aziende italiane. Dopo lo studio dell’andamento nel tempo dei tassi di adesione e della densità associativa, nonché delle determinanti che influenzano la membership, nell’articolo ci si concentra sull’influsso di quest’ultima sulla diffusione e sulla copertura della contrattazione collettiva settoriale.L’esame delle evidenze empiriche mostra che il tradizionale assetto centralizzato del sistema di contrattazione collettiva italiano non è stato intaccato dalla spinta multilivello – europea, legislativa nazionale e dell’ordinamento intersindacale – a favore di un suo decentramento. Tuttavia, la tenuta del contratto collettivo nazionale è avvenuta al di fuori di una logica associativa, in quanto nel tempo è aumentata la quota di imprese che dichiarano di applicare spontaneamente un Ccnl, senza aderire ad associazione imprenditoriale. In questo contesto di frammentazione della membership associativa delle imprese si annida il proliferare dei c.d. contratti pirata.Allo stesso tempo, e forse per le stesse ragioni, non deve sorprendere il ristagnare del secondo livello di contrattazione. Infatti, tradizionali motivazioni di ordine competitivo continuano a rendere preferibile, in particolare per le piccole e medie imprese, mantenere la centralità della contrattazione collettiva nazionale.