2011/2012 Obiettivi dello studio: Gli obiettivi della presente ricerca sono stati la valutazione dell'efficacia di un intervento basato sulla sensibilizzazione all'ascolto di musica e al canto realizzato nell’ultimo trimestre di gravidanza (in particolar modo dalla 24 settimana quando l’apparato uditivo è completamente formato) sulla relazione madre bambino pre e post natale. Esito primario dello studio è stata la valutazione dell'attaccamento madre-figlio valutato ad 1 anno dalla nascita con il test AQS. Esito secondario è stata la valutazione dell'attaccamento prenatale realizzato con il test PAI. L’ipotesi è che un certo tipo di comunicazione sonora gestante-feto nel periodo della gestazione possa esser correlato ad un’altrettanta valida interazione tra mamma e bambino contribuendo ad un tipo di attaccamento sicuro nel bambino nel primo anno d’età. Procedura: E’stata essenziale la collaborazione dei Distretti dei servizi sanitari dell’ASL n°1 “Triestina” in particolar modo del Distretto 3, per chiedere ai loro utenti la partecipazione a questo studio. Il campione è composto da donne che hanno partecipato ai corsi di accompagnamento alla nascita. La partecipazione dei soggetti è stata volontaria e in doppio cieco. Le donne hanno completato in forma anonima la versione italiana del PAI al 1° incontro al corso di accompagnamento alla nascita. Lo studio è stato presentato il primo giorno del suddetto corso in presenza dell’ostetrica, senza troppi approfondimenti, in modo che le risposte non potessero essere influenzate dai contenuti trasmessi durante i futuri incontri e per non creare disillusioni o aspettative nelle mamme che avrebbero o non avrebbero partecipato attivamente alla ricerca. Le donne, che hanno dato il loro accordo a partecipare alla ricerca firmando il consenso informato, hanno compilato i questionari ai corsi di accompagnamento alla nascita alla presenza di una psicologa e di un’ostetrica. Il periodo di raccolta dati è stato di sei mesi. Successivamente tramite procedura informatica, le donne sono state randomizzate in due gruppi: “attivo”, con l’invito a partecipare a delle sedute di musica psico-pedagogica e a compilare dei tests in forma anonima e “di controllo”, con il solo invito a essere ricontattate 3 mesi dopo per compilare nuovamente il test e ad un anno dalla nascita per rivedersi con il bambino. Metodo: Due gruppi randomizzati (1 di intervento, 2 di controllo) di 71 soggetti ciascuno per un tot di 142 mamme (la scelta è ricaduta su soggetti psicologicamente ritenuti sani e con gravidanza non a rischio, con un’età compresa tra i 18 e i 47 anni, di cittadinanza italiana). Gruppo “attivo”: mamme dalla 24° settimana di gravidanza che hanno seguito il programma musicale. Sono stati proposti incontri settimanali (10 mamme max per volta) della durata di 1h e 30 per un massimo di 5 incontri in consultorio in cui erano presenti uno stereo, alcuni strumenti base dei più semplici adatti anche a chi è privo di nozioni musicali (xilofono, metallofono, tamburi, piatti, qualsiasi strumento a percussione preferito dal paziente che potrà portare a piacere, musiche registrate e, fondamentale, il corpo per la voce e il battere delle mani e dei piedi). Sono stati proposti tendenzialmente 10 brani di musica di diversi stili (dalla musica elementare Orffiana a forme più complesse tratte dalla musica classica, leggera, pop, popolare, rilassante…o di altro genere concordata con le mamme secondo le loro comuni preferenze; tra i preferiti dalle mamme autori come “Allevi ed Enja”). Tali mamme sono state invitate a partecipare settimanalmente agli incontri compatibilmente con i propri impegni (dove difficilmente hanno disertato!) e a dedicarsi giornalmente una decina di minuti ad ascoltare della musica a casa. Si sono analizzati assieme, ad ogni incontro, le sensazioni della madre, ciò che sentiva nell’utero (scalci o riposo o altro) e inaspettatamente le mamme hanno imparato a percepire lo stato attivo e fermo del bambino (di “tensione” e non rilassato, sonno attivo/passivo; veglia attiva/passiva) e a capire se il bambino ascoltasse musiche preferite o meno interpretandone i movimenti: se armoniosi o agitati (anche se di preferenza diversa dalla madre stessa, trovandoci di fronte ad una mamma quindi che non si lascia influenzare dalle proprie impressioni) e sono state considerate anche altri tipi di emozioni (che risultavano essere anche non del momento ma evocazioni del passato, ricordi, che sono stati discussi assieme), postura della stessa e coinvolgimento nel lavoro. Le mamme inoltre tenevano un diario per il percorso in cui hanno annotato sensazioni provate durante le giornate (non di incontro) in cui autonomamente e/o all’occorrenza hanno annotato varie situazioni: ad esempio se hanno saputo stimolare o tranquillizzare il feto con le musiche o il semplice cantare ed eventuali abitudini prese durante questo periodo. Il Gruppo di controllo ha continuato la sua vita normale senza frequentare alcun tipo di corso musicale o musicoterapico. Strumenti: E’ stata somministrata ai 2 gruppi la scheda sociodemografica-anamnestica e musicale. Tale questionario indaga l’età, la nazionalità, il livello di istruzione,l’occupazione lavorativa, lo stato civile, gli anni di matrimonio/ relazione, l’età gestazionale,se si tratta di gravidanza desiderata e pianificata, se a rischio, se ci sono stati precedenti aborti spontanei, morte perinatale e interruzione volontaria di gravidanza ed indaga in merito anche alla sua storia sonoro musicale e sociale; ciò permetteva da subito di verificare eventuali sensazioni, rumori graditi o meno per pilotare il percorso di quell’incontro. Al primo e ultimo incontro (ovvero alla presentazione del corso di accompagnamento alla nascita e a pochi giorni dalla scadenza) è stata somministrata in cieco la versione italiana del test PAI (Prenatal Attachment Inventary) di Müller (1993) tradotto e validato da Della Vedova 2007(scala di self report di tipo Likert con modalità ordinate da 1 “quasi mai”a 4 “quasi sempre” dove alti punteggi indicano un livello elevato di attaccamento prenatale. Il punteggio totale può variare da 21 a 84. Lo strumento nella versione italiana ha mostrato una buona coerenza interna (α di Cronbach =.869). A 12 mesi dalla nascita è stato somministrato su 142 bambini il test AQS, l’Attachment Questions Sort (di Everett Waters 1985 tradotto e validato in Italia dalla dott.ssa Cassibba ed utilizzato per la prima volta nel 2008 all’Università di Bari): strumento basato su 90 items osservativi che consente di rilevare la presenza di alcuni semplici comportamenti del bambino in ambiente naturale (a casa), mettendo in risalto le prime relazioni genitore-bambino e che caratterizza la relazione di attaccamento tra madre e bambino in “sicuro” o “dipendente”. Con una media di 4 h per caso nel domicilio abituale dei bambini (2 incontri nella stessa settimana di circa 2 h ciascuna) al fine di osservare il comportamento abituale del bambino in un contesto a lui familiare. Al termine delle due sessioni di osservazione, l’osservatore ha descritto il tipo di bambino, ordinando i 90 cartoncini degli altrettanti items dell’AQS (è uno strumento di osservazione, sulla base della Q-sort tecnica. Il compito del ricercatore è quello di osservare il bambino con dei cartoncini dove sono descritti dei comportamenti che descrivono chiaramente la situazione al fine di descrivere il comportamento osservato (Q-descrizione). In questa tipologia di test l’osservatore divide i cartoncini in nove sezioni dove alla n 1 vengono raccolti tutti i 10 comportamenti che non corrispondono affatto al bambino e alla sezione 9 i 10 comportamenti che lo descrivono alla perfezione, nelle rimanenti sezioni ovviamente il resto dal meno simile al più simile. Il punteggio viene calcolato correlando la Q-descrizione dell’osservatore con il criterio di ordinamento di sicurezza effettuate con la versione 1.1 2000 del programma AQS dove >1,00 corrisponde a “bambino perfettamente sicuro” e 1,00 corrisponde a “bambino perfettamente sicuro” e