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1968: lo spazio pubblico e il suo libero uso sono posti al centro della dimensione, politica e ludica a un tempo, della socialità. 2018: il D.A.SPO. urbano trasforma, in nome del 'decoro' e di un preteso bisogno di sicurezza, i luoghi pubblici in spazi di potenziale esclusione. Una riflessione sul rapporto tra autorità, diritto, politica e spazi pubblici nell'incontro del punto di vista di una storica del diritto e due architetti.

L’oggetto principale del saggio è rappresentato da un caso giuridico, sottoposto ad un giureconsulto romano classico, il cui studio offre l’occasione di intrecciare le prospettive della dottrina civilistica e pubblicistica, dell'approccio linguistico e della visione storica del diritto, in relazione all’interpretazione del negozio giuridico. Attraverso la lente dell’analisi storica del responso antico, si prende infatti inizialmente in considerazione un problema molto attuale quanto spinoso per la dottrina civilistica contemporanea, ossia quello delle cosiddette “sopravvenienze contrattuali”, cercando di ricostruire, per exemplum, alcuni tratti di una storia delle idee in proposito. Il testo in esame presenta tuttavia una notevole complessità di piani di lettura e suggerisce da un lato, in una prospettiva ermeneutica saldamente ancorata al linguaggio contrattuale, interessanti spunti per una comprensione del pensiero giuridico antico in tema di sopravvenienze, attraverso l’esame di una fattispecie contrattuale per molti aspetti peculiare. Il tema, difficile, delle sopravvenienze, che pone il diritto a confronto con l’umanamente imprevedibile, sfidandolo proprio sul piano dell’esigenza di un contemperamento equo della sopportazione delle conseguenze negative di un evento che esula dal normale flusso delle cose impedendo l’adempiersi previsto del contratto, viene qui affrontato dal giurista antico, e con lui dall’autrice, verosimilmente in relazione ad un contesto negoziale che rappresenta il terreno tipico ove il tema delle sopravvenienze dispiega appieno, ancor oggi, tutta la sua problematicità, ossia quello dei rapporti di durata.L’approfondimento dello studio del caso, tuttavia, rivela anche interessanti elementi di natura pubblicistica relativi al regime delle concessioni pubbliche ed al regime delle sopravvenienze nell’ambito delle stesse.

Il saggio ha ad oggetto la nozione di ‘beni giuridici’, in funzione della ricostruzione di una storia delle idee e della percezione di tale concetto, specie nella connotazione che gli viene conferita dalle attribuzioni ‘pubblico e ‘comune’. L’obiettivo dello studio è quello di rendere conto del portato che il concetto di ‘beni’ e la scelta di tale nozione in luogo di altre, come ad esempio ‘cose’, riversa anche oggi nell’adozione di categorie giuridiche fondamentali del diritto pubblico e privato; tale analisi viene perseguita attraverso la ricostruzione della storia del concetto stesso dal diritto romano alle codificazioni contemporanee. Gl strumenti utilizzati sono quelli propri della ricerca storica e storico-comparatistica, ma con un’attenzione specifica anche al dato etimologico e linguistico

The essay discusses the thorny issue of the role of the administrator of lying estate in a historical and comparative perspective. Building on the problems that this institution highlights in the current Italian civil law, above all in relation to connections between powers of administration of the called heir and of the curator, the author analyses the historical origins of the institute itself in Roman law and its development in the following centuries, suggesting possible paths of reflection to contemporary interpreters

Nell’ambito del convegno del Network Mirabilia, rete che unisce tredici camere di commercio di siti considerati patrimonio UNESCO, il contributo, partendo dal dato della Carta di Milano, mira a fare il punto sulla legacy di Expo in relazione alla valorizzazione del cibo quale elemento culturale e identitario, in particolare in relazione a piccole realtà locali dalla specifica caratterizzazione qualitativa, anche sotto il profilo alimentare.Vi si evidenziano, dunque, le dinamiche possibili e necessarie tra operatori del diritto, enti locali, individui ed imprese, nonché gli aspetti tanto di diritto pubblico, quanto di diritto privato che vengono chiamati in causa dalla Carta di Milano e che possono essere rilevanti per le realtà locali rappresentate da Mirabilia Network. In particolar modo ci si sofferma da ultimo sulla responsabilità sociale delle imprese che hanno a che fare con le filiere alimentari, sulla funzione educativa delle stesse rispetto al consumatore e sul ruolo proattivo che, specie imprese medio-piccole legate a territori di particolare rilevanza culturale, potrebbero e dovrebbero avere in relazione alla promozione di una nuova dinamica economico-giuridica che favorisca appunto una crescita sostenibile di tali realtà

The article moves from a sensational case with a responsum of the early classic jurist Proculus, concerning the sale of the Lago di Bracciano to Rutilia Polla, who also bought 10 feet of shoreland around the lake itself. The implementation of the contract caused problems, because of the rise of the water surface, which covered all the 10 feet from the shore, and Rutilia asked for 10 more feet of shoreland. The answer of Proculus is correct as well as impractical: he just recognizes to the woman the right to have those 10 feet by the lake as it was at the time of the conclusion of the contract, practically denying her right and possibility to accede to the lake she had bought in order to run a fishing business. The author compares the juridical point of view on the case with the archaeological evidences and the literary accounts, getting to the reasonable persuasion that it was a real case, supposing a specific dating for it and retracing the social and economic background of it, as well as the juridical point of view.

Da alcuni mesi giro in tondo intorno ad un passo di Ulpiano (D.44.2.11 pr.), le cui numerose difficoltà ho affrontato in un primo tempo solo sotto il profilo del problema della motivazione delle sentenze. Il testo, però, è peculiare e continua a richiamarmi a sé, evocando riflessioni molto più ampie, che vanno diritte ai fondamenti stessi del diritto, alle definizioni del medesimo (a partire da quella, più nota, di Celso) ed al senso del ‘fare diritto’. Il giurista severiano, affrontando un caso di diritto successorio di cui è protagonista una donna, dopo avere affermato di non dubitare della correttezza di un precedente parere di Nerazio, strettamente conforme al ius, va poi con forza in direzione contraria, minando un principio processuale fondamentale come il divieto di “ne bis in idem agere”. Nel dare (sommariamente, invero) conto delle ragioni della posizione assunta, Ulpiano, con una sola pennellata, dipinge l’intero suo universo giuridico, fatto di soluzioni ‘giuste’ sul piano sostanziale, dove il caso particolare può suggerire che si debba, nelle sue parole, ‘andare in aiuto’. Si rivendica così l’idea di un diritto ‘umano’, non inesorabile ingranaggio chapliniano, ma strumento al servizio del benessere dell’uomo. Il pensiero ulpianeo, dunque, sembra qui concorrere a collocare una tessera in più nel puzzle della definizione celsina del diritto come ars boni et aequi e, forse, anche a suggerire qualche riflessione circa l’idea contemporanea del medesimo, contribuendo all’archiviazione definitiva di certe pericolose concettualizzazioni del diritto stesso, che, lungi, dall’essere semplicemente “a symbol for an idea” (Glanville Williams), ha e deve avere invece ‘fisicamente’ a che fare con la storia individuale e la personalità di ciascuno di noi

Introduzione degli atti del convegno sulle interpretazioni. Brevi riflessioni sul rapporto bidirezionale tra fatto e norma, sul ruolo dell'interpretazione nel processo immaginativo del diritto e sulle possibili funzioni dell'interprete in una visione reticolare del diritto stesso

Il tema del valore giuridico della parola viene affrontato ricercandone testimonianza nel teatro romano e verificando l'originaria valenza magico-sacrale anche in esso attribuitale. Si prendono in particolare in considerazione il verbo 'occentare', attraverso tre testi tratti dal teatro plautino, e 'nuncupare', per il quale vengono in rilievo testimonianze tratte da tragedie di Pacuvio. La pur breve disamina vale ad evidenziare come i brani teatrali, voce vivente della cultura popolare e, conseguentemente, anche della 'law in action', che intride la vita quotidiana, costituiscano una fonte interessante al fine di delineare il milieu culturale nell'ambito del quale termini tecnici giuridici, specialmente molto antichi come quelli qui considerati, trovano origine e sviluppo.

Il processo, per un lato, si svolge all’interno di un universo linguistico; per l’altro, l’enunciato costituente il referente “storico” della domanda deve essere confrontato dal giudice con quello rappresentato dalla ricostruzione fattuale conseguita in sede giudiziale. Nel processo, pertanto, si esige unicamente un controllo di proposizioni eseguito con altre proposizioni, rispetto al quale non è necessario professare alcuna credenza relativamente al problema del superamento dello iato tra le parole e gli oggetti su cui vertono. La teoria semantica della verità è dunque quella ritenuta più idonea a soddisfare adeguatamente l’esigenza di conseguire una verità giudiziale accoglibile da chiunque.

Ricordo della figura umana e giuridica di Aldo Cenderelli

In this article the subject of fraud by a debtor leads to some reflections on the concept of fraud, with the focus on the difficult problem of distinguishing civil from criminal fraud. This article discusses the roots of the idea of fraud in the writings of the Roman jurists, pointing out that its two aspects, damage and the will to cause it through trickery, which are at the core of the concept itself, only represent the final stage of a process of confusion between fraud and malice. An examination of ancient sources, legal as well as literary, shows that the original idea of “fraus” was concerned with only objective damage, the “eventus damni”. Perhaps this article will lead others to new insights on the “grey zone” between civil and criminal fraud.

La tesi di dottorato intende fornire una serie di spunti e riflessioni critiche a proposito della tutela della sicurezza viaria e urbana nel diritto romano. In particolare il tema centrale della tesi è costituito dallo studio delle peculiari forme di responsabilità in cui incorrevano i soggetti chiamati a rispondere del danno a cose o persone, della morte o del ferimento di persone libere, in seguito alla caduta di oggetti o allo spargimento di liquidi nei luoghi pubblici, effusum vel deiectum, e di quanti avessero tenuto posti degli oggetti in suggrunda protectove con il pericolo che potessero cadere, positum aut suspensum. Questa materia è pressoché interamente trattata nel titolo terzo del nono libro del Digesto, ‘de his, qui effuderint vel deiecerint’. La dissertazione scritta si apre con un breve capitolo introduttivo sullo stato dell’arte a proposito del suddetto argomento; per molto tempo, infatti, le due fattispecie dell’effusum vel deiectum e del positum aut suspensum sono state sempre analizzate all’interno del più generale tema dei quasi delitti vista e delle fonti di obbligazioni e ciò ha impedito, in alcuni casi, di coglierne le specifiche peculiarità e di affrancarle dalle tendenze sistematiche delle principali fasi ermeneutiche dello studio del diritto romano. Non potendo ovviamente rendere conto di tute le posizioni assunte in dottrina su questo tema generale, vengono selezionate le principali tesi di quegli autori che, in un modo o nell’altro si sono profusi nell’esegesi dei frammenti che compongono D.9.3. Sostanzialmente le varie posizioni propendono per la valorizzazione della natura pretoria di queste fattispecie illecite, oppure sulla rilevanza dell’elemento soggettivo della culpa, o ancora della natura oggettiva della responsabilità in senso stretto oppure nella sua variante di responsabilità per fatto altrui. Il primo capitolo della tesi è dedicato ad un preliminare approccio alla fattispecie edittale della ‘deiectio vel effusio’ ed

The safeguarding of credit represents one of the most important economic and juridical challenges for every complex society. Just by reading the news we can realize how current this topic is for us. By thinking back over the history of ideas and the social, economic, and political reasons that got Law makers to legislate on this subject, we can better understand what's happening today and in which direction our societies are going. An analysis of the Italian juridical system's development on bankruptcy proceedings, starting from the attitude of ancient Roman law on over-indebtedness, can effectively shine light on the current regulation, reformed in 2006. This new bankruptcy law transforms the previous public nature of bankruptcy proceedings into a prevailingly private management of enterprises' financial problems, completely changing the course of credit policy. The "Italian way" is just one result of an international trend, the guiding lines of which can be seen throughout the whole EU and also in the regulation of the USA. This historical-comparative perspective, in all its positive and negative potentiality, is an important paradigm. The final hope is that historians can perhaps give their contribution to more conscious reflections on important topics like this one, offering to other scholars the possibility to have a wider view on this juridical phenomenon.

La figura del curator bonorum all'interno della procedura esecutiva concorsuale è tuttora una delle più discusse del diritto romano ed i suoi confini sono così incerti che ne viene persino messa in dubbio la reale esistenza. Tuttavia attraverso un'attenta analisi delle fonti non solo il ruolo del curatore della bonorum venditio si evidenzia in tutta la sua importanza, ma esso si viene definendo anche rispetto a figure contigue, come il curatore dell'eredità e del ventre. Appare, così, la trama di un edificio concettuale più vasto, che pone le sue basi nell'idea generica dell'opportunità di tutelare le aspettative dei creditori nei confronti di un patrimonio il cui titolare sia, per qualsivoglia motivo, 'assente' rispetto all'adempimento dei suoi debiti. Lo studio del concetto di 'curare bona' getta così luce sulle vicende evolutive del rapporto creditori/debitori nelle diverse epoche del diritto romano e rappresenta, in particolare, un valido strumento per la ricognizione del processo evolutivo delle procedure esecutive concorsuali.

Attraverso una fine applicazione degli strumenti esegetici, si propone un’innovativa interpretazione di un controverso ed enigmatico passo del giurista Paolo (D.3.5.12), in tema di eredità giacente, negotiorum gestio, curatore dell’eredità e curatore nella procedura esecutiva concorsuale della bonorum venditio.

Il volume prende in esame gli schemi produttivi del diritto nell'antica Roma ed in particolare le logiche della giurisprudenza romana attraverso le diverse epoche, proponendole come paradigmi tuttora validi dai quali muovere anche per differenti e più contemporanee elaborazioni concettuali del diritto

Nell’articolo, muovendo dalla disamina esegetica di due passi del giurista Paolo, contenuti nel Digesto giustinianeo (D.2.9.2.1 e D.9.4.26.6), si compiono alcune riflessioni sul tema del duplex dominium e, più in generale, sull’apporto che la riflessione storica può dare all’interpretazione del diritto contemporaneo in genere ed in particolare, in questo caso, del concetto di propietà come diritto assoluto su cose.