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Il contributo introduce il volume, oggetto di una ricerca interdisciplinare finanziata coi fondi di ateneo per la ricerca sul tema Diritti umani e violenza all'incrocio tra storia e diritto. il progetto Diritti umani e violenza è stato declinato secondo un approccio pluridisciplinare in quanto riguarda la fenomenologia della violenza nella ex Jugoslavia, che, come ben noto, è un problema di ampia portata e di rilevanza attuale, riproponendosi anche oggi, alla luce delle rivendicazioni nazionalistiche esplicitate in maniera più e meno evidente.

This is an interview to Iraqi human rights activist Faisal Al Mutar, founder of the non-profit organization Ideas Beyond Borders, whose aim is to promote the free exchange of ideas in the Middle East and North Africa by translating books and Wikipedia articles into Arabic, Persian, and Kurdish, thereby countering extremist narratives and authoritarian institutions.

The authors consider the inter-American system of human rights, its birth and development, as well as its receptivity by the Brazilian society, while linking it to the development of the subject in a Latin American context of underdevelopment. They believe that in Brazil, despite the presence of a wide regulatory framework on human rights, the observance of these norms is insufficient and requires the articulation of different social actors for its fullest implementation. Las autoras consideran el sistema interamericano de derechos humanos, su nacimiento y desarrollo, así como su receptividad por parte de la sociedad brasileña, vinculándolo al desarrollo del tema en un contexto latinoamericano de subdesarrollo. Consideran que en Brasil, si bien existe un amplio marco normativo en materia de derechos humanos, la observancia de estas normas es insuficiente y requiere la articulación de diferentes actores sociales para su plena implementación. Le autrici considerano il sistema interamericano dei diritti umani, la sua nascita e sviluppo, oltre alla sua ricettività da parte della società brasiliana, collegandolo allo sviluppo della materia in un contesto latinoamericano di sottosviluppo. Ritengono che in Brasile, sebbene esista un ampio apparato normativo sui diritti umani, l’osservanza di tali norme sia insufficiente e richieda l’articolazione di diversi attori sociali per la sua più piena attuazione.

Le narrazioni sui diritti umani sono molteplici, non solo nella forma di storie diverse che come rivoli procedenti da molteplici sorgenti convergono verso il mare della pratica della loro tutela, ma anche come svariate interpretazioni e implementazioni che si propongono di proteggere i diritti delle persone. Ma la storia dei diritti non coincide di certo con quella dei diritti umani. Questo libro si propone di rivisitare alcuni percorsi emblematici dei diritti in generale, non di rado ritenuti precedenti storici dei diritti umani, e di esaminare alcune linee evolutive di questi ultimi per mettere in luce la peculiarità dell’evoluzione della cultura dei diritti umani attivata dalla Dichiarazione universale del 1948, nella convinzione che la riflessività della narrazione sia un elemento essenziale interno a questa impresa giuridica.

Il genocidio culturale (o almeno certi atti a esso riconducibili) potrebbe talvolta essere considerato come una fattispecie a sé stante o presentare finanche dei tratti sovrapponibili al tentativo di assimilazione forzata di certi gruppi minoritari o non dominanti nel gruppo maggioritario o dominante (o meglio, detentore del controllo dell’apparato di governo dello Stato), senza che vi sia alcuna dichiarata intenzione di annientare fisicamente e/o biologicamente i suddetti gruppi. In una situazione del genere, il genocidio culturale e la violazione grave e sistematica dei diritti umani degli appartenenti ai gruppi minoritari o non dominanti rappresenterebbero in ultima analisi le due facce della stessa medaglia. In questo contributo si intende allora evidenziare come un’ottica idonea in cui inquadrare il genocidio culturale nel diritto internazionale contemporaneo possa essere quella della tutela internazionale dei diritti umani.

Il 7 febbraio 2020 Patrick George Zaki, studente di un master internazionale in studi di genere e diritti umani presso l’Alma Mater Studiorum di Bologna nonché attivista presso la ong Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR), è arrestato all’aeroporto del Cairo, dove era atterrato per una breve vacanza in Egitto, e viene sottoposto a detenzione preventiva su richiesta dei pubblici ministeri del tribunale di Mansoura, sua città natale. L’accusa è di istigazione a proteste e propaganda di terrorismo attraverso la pubblicazione sui social network di notizie false finalizzate a turbare la pace sociale e a rovesciare il regime egiziano. Anche l’ultima udienza per decidere sulla scarcerazione dello studente bolognese, il 28 febbraio scorso, ha dato esito negativo, nonostante l’attesa e le pressioni del mondo occidentale e, in primo luogo, dell’Italia. Il caso Zaki ci interroga più su noi stessi che sull’Egitto. Possiamo ancora dire che la cultura dei diritti umani – per usare l’espressione del filosofo argentino Eduardo Rabossi – sia ancora egemone nel nostro mondo? Rispondere a questa domanda non è semplice. In ogni caso, bisogna partire da una breve presentazione della cultura dei diritti che si è sviluppata nel mondo dopo il secondo dopoguerra.

The paper offers a conceptualization of the subjective right to climate, taking in considerations the European Climate Change Litigation (the Urgenda Climate Case) and the International Climate Law. The paper considers human and/or fundamental rights as claims and briefly describes the bottomup trajectory of the rights, highlighting the role of social activists, lawyers and courts. Then the paper analysis the reasons supporting the claim aimed at recognizing a specific right to climate. Finally, the paper proposes a first general definition of the subjective right to climate.