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In un mondo supercomplesso (Ceruti, 2018) ormai post-globalizzato e costretto a confrontarsi con la crisi (Fabbri, 2018), l'insicurezza e l'imprevedibilità - dalla pandemia alla guerra alla crisi climatica all'aumento delle disuguaglianze e della violenza - emerge sempre più forte il bisogno di confrontarsi con figure di accompagnamento, che aiutino a fare chiarezza sulle fatiche lavorative ed esistenziali e che sappiano sostenere le persone nell'acquisizione della 'capacità negativa' di bioniana memoria, permettendo loro di misurarsi con le ansie insorgenti. La consulenza pedagogica può rappresentare un possibile strumento di accompagnamento nelle diverse fasi dell'esistenza, del percorso formativo e di quello professionale attraverso un lavoro di secondo livello competente, complesso, sensibile e sapiente.

Si parla del nostro tempo come di un’epoca post-familiare, per intendere il declino o – per alcuni – il tramonto della famiglia nelle società occidentali della tarda modernità. Il fenomeno, a ben vedere, appare molto complesso e il «grande trambusto» non riguarda solo la vita familiare, porta anche a parlare di «sensibile mutamento» della relazione di coppia e di «evaporazione» dei rapporti genitoriali, in particolare della figura del padre. Per poter interpretare adeguatamente il cambiamento e la complessità, qualche autore ha proposto di cercarne la radice in una «sostanziale trasformazione dell’intimità»: una vera e propria «metamorfosi» del modo di sentire e di vivere l’affettività; aspetto qualificante nella vita delle persone, dal momento che proprio essa fonda i simboli della coppia, della famiglia e della genitorialità. Rifletto in questo saggio sul senso di questi cambiamenti, tutto visualizzando nella prospettiva dell’educazione; mettendo al primo posto l’analisi del fenomeno delle coppie eterosessuali: con l’interesse principale di evidenziare, proprio a partire dalla «sostanziale trasformazione», gli aspetti di novità emergenti nell’intendere e nel vivere la relazione di coppia. La frequentazione della storia dell’educazione e della storia della pedagogia mi ha reso attento a vedere nei momenti di crisi e di messa in questione, l’emergere di novità, sia possibilità aperte sia fenomeni inediti di tipo inaugurale. Lo stile di riflessione è quello della pedagogia fondamentale di stile fenomenologico ed ermeneutico: la quale assume l’esperienza come si presenta, nei limiti in cui si presenta; traguardando però un orizzonte di senso cui i dati di fatto rinviano; essa trova dunque nell’esperienza la base per intendere l’autentico poter essere dei fenomeni che nell’esperienza si presentano: nell’esperienza infatti si manifesta il fondamento del poter esse.

The paper explores the link between human becoming and biographical narrative, within the empathy-centred existential dialogue. The existential dialogue should not be assimilated to a psychotherapeutic method: it is, rather, a special care relationship within an educational perspective. In a semiological analysis, the existential dialogue is an interaction shaped according to an empathetic code and giving rise to a peculiar relational regulation system based on: 1. demandingness (or control), linked to authority and competence; 2. emotional responsiveness (or empathetic contact), linked to socio-affective interaction; 3. authenticity (or congruence), linked to transparency in speaking. In an existential dialogue, control is low, empathetic contact is high, and authenticity helps a congruent interaction by enabling an authoritative and cooperative educating style.

il saggio affronta il meno studiato e più complesso dei romanzi di Anna Maria Ortese, Alonso e i visionari, soffermandosi sulla struttura e sui motivi ispiratori presenti fin dall'esordio nell'epifania del puma, e sulla fitta rete dei richiami allusivi e simbolici. Emerge così una particolare e nuova interferenza con l'opera di W. Blake utile per meglio illuminare il concetto di visione/visionarietà, il rapporto tra male e bene, tra colpa e innocenza, specie nella dialettica tra i due protagonisti maschili Jmmy Opfering e Antonio Decimo e tra le loro opposte filosofie

Il saggio esplora il rapporto tra un'educazione orientata da una pedagogia razionale e progressista e un'educazione infiammata da una guida profetica, attraverso la lettura del romanzo di Flannery O'Connor Il cielo è dei violenti. Le immagini della natura, degli spazi, dei linguaggi, delle discipline, delle figure e degli elementi, verranno a inquadrarsi in uno schema simbolico preciso e complesso, che mostrerà il romanzo di formazione di un giovane nella cornice di un percorso iniziatico, non sorretto da alcuna morale, ma sommerso dall'acqua e infiammato da incendi, come elementi simbolici e materiali che cercano il sacro in una serie di atti violenti.

Jean Anouilh nella sua riscrittura di Antigone parla della voglia di vivere di chi si alza per primo e di chi dorme per ultimo, “per vivere ancora un po’ della notte”. Ma i confini del giorno sono anche soglie in cui trattenersi, mondi da rispettare, pur nella spinta affamata di impadronirsi del cielo o di affondare nella terra. L’intervento vuole condurre il conflitto tra le aspirazioni verticali e gli istinti orizzontali verso quegli interstizi di mondo in cui la progettualità di sé prende le mosse insieme del coraggio e della rinuncia, ripercorrendo i passi di tre donne ed un uomo del mito e della tragedia antica. Antigone, Elettra, Persefone e Orfeo sono tormentate figure di guida entro gli inquieti confini interiori di chi è chiamato alla necessità di infrangere ed infrangersi ora nel divieto, ora nella vendetta, ora nella rinuncia e nella trasformazione che strappa. Resistere, opporsi e lottare saranno visti come gesti che non scelgono polemos come noto o facile maestro, ma assumono la responsabilità del contravvenire per inaugurare il varco e attraversare il mattino nel segno di un’appartenenza lontana ma anche di una speranza incarnata.

Il saggio propone una riflessione sui modelli culturali e antropologici che soggiacciono, per lo più inconsapevolmente, all’agire educativo individuale, contribuendo a determinarne le forme, le modalità, i limiti e le possibilità. A partire da una sorta di mappatura di tali modelli, il saggio mostra come essi siano diffusi nei contesti educativi e interiorizzati dai singoli educatori, influenzando gli effetti (più o meno emancipativi) delle stesse esperienze educative. La consapevolezza della presenza di tali modelli impliciti, e quindi lo sviluppo della riflessività, sono indicate come competenze essenziali per la professionalità educativa. Lo sviluppo di tali competenze è particolarmente importante oggi, in uno scenario sociale che necessita di elaborare paradigmi culturali e quindi modelli antropologici e pedagogici all’altezza della complessità e delle contraddizioni della contemporaneità. The paper focuses on the cultural and anthropological models that are implicit in the educators’ actions, defining their structures, processes, limits and possibilities. Starting from a map of these models, it shows their diffusion in educational and social contexts, and their presence in the educators’ actions and thoughts. Moreover, it highlights how they can affect the educational experience in an emancipatory way or not. Awareness of these implicit models and reflexivity on their effects are indicated as essential competences for the development of the educators’ professionalism. Enhancing these competences is important nowadays, in a social scenario that needs to generate cultural paradigms and anthropological and pedagogical models that are capable to take into account the complexity and the contradictions of our contemporaneity.

Il breve contributo si configura come scheda di approfondimento su S. T. Kuhn, sottolineando le ragioni che hanno fatto di questo filosofo una delle voci più interessanti e rivoluzionarie del dibattito epistemologico del novecento. il contributo si sofferma in particolare sui concetti principali (in particolare quello di paradigma) della sua opera più famosa e dibattuta, The structure of Scientific Revolution.

La progettazione educativa è una pratica professionale complessa, che richiede di essere collocata non solo all’interno dei servizi in cui si esercita, ma anche nel contesto storico-sociale ed epistemologico cui i servizi appartengono e in cui gli educatori hanno sviluppato la loro professionalità. Il saggio evidenzia i modelli di progettazione presenti nei servizi e nelle attività educative, sottolineando l’esigenza di ridefinire pedagogicamente gli oggetti e il senso della progettazione educativa in particolare in uno scenario come quello attuale, che presenta una profonda crisi del milieu educativo. Quindi, il saggio propone di pensare la progettazione come “agire progettuale”, mostrandone le dimensioni metodologiche e l’articolazione pragmatica Educational planning is a complex professional practice that needs to be situated in both the working contexts and the broader historical, social and epistemological background to which services belong and where educators have developed their professionalism. The paper points out the common models of educational planning, highlighting the necessity to redefine from a pedagogical point of view the objects and the sense of it, within a scenario that is currently affected by a deep crisis of the “educational milieu”. Therefore, the paper suggests thinking the educational planning as “planning action”, and it shows its methodological dimensions and its pragmatic articulation.

In the framework of lifelong and lifewide learning, training for teachers should be aimed to foster their positive attitude towards learning and learning to learn. A systemic, constructivist and auto/biographical approach was used in a course for teachers in mathematics and physics. To propitiate lifelong and lifewide learning, they were invited to taka an active and reflexive position towards their experience at school, teacher/student relationships, and concept of learning. The general aim was to develop a reflexive attitude and explicit ideas about knowledge, learning and the subject matter. Auto/biographical participatory inquiry was used as a method to learn through research, where learners were invited to develop an individual and collective satisfying theory about their choice to become a teacher, their struggles for identity, and the challenges of a difficult social and professional situation.

Il contributo approfondisce la dimensione della cura, con particolare riguardo alla cura nei contesti educativi e alla cura come dimensione essenziale dell'esperienza educativa, a partire dal concetto heideggeriano di Cura. Ne sottolinea quindi la problematicità, riprendendo e approfondendo il concetto dell'aver cura degli altri, nella sua possibilità di essere "cura autentica" e "cura inautentica". Declinando questi concetti in relazione all'esperienza educativa, il contributo tematizza l'esigenza di porre alla base della cura educativa, e quindi dell'"aver cura delle persone", l'"aver cura dell'esperienza educativa", in quanto attenzione che può orientare al raggiungimento di una cura educativa autentica.

The chapter presents the epistemological presuppositions and some limits of using narrative methods in adult education research, within a systemic and constructivist perspective. Research is understood itself as a learning process, and a process of communication, where knowledge and identity are built in the meeting of subjects and their frameworks. Personal engagement of the participants - both researchers and subjects of learning - is thematized here using the notion of a pact and mutual crossing of sights, entailed in all narrative settings. There is an embodied and enacted epistemology in research practices, so the researcher is invited to take responsibility for the practices and the theories he/she refers to, as well as to choose an explicit position toward the relationship he/she intends to create with the participants. In the end, a collaborative method of research, using stories in a dialogical frame, is presented and analyzed, as a way out of the shortcomings and paradoxes of narrative research.

Il saggio richiama le linee di tendenza nello sviluppo dell’istituzione ‘scuola’ e nella definizione del ruolo dell’insegnante, per come si è modificato nel corso dei secoli. Particolare attenzione viene data all’analisi della professionalità dell’insegnante nella società contemporanea, particolarmente sollecitata dalla legge sull’autonomia scolastica alla fine degli anni novanta del secolo scorso. Il docente deve superare le vecchie concezioni burocratiche della scuola e del suo ruolo in essa, per accedere a una professionalità alta e complessa, in linea con le richieste della società attuale, diventando ‘produttore di formazione’ e dunque un vero e proprio ‘professionista dell’educazione e della formazione’. Nel saggio, infatti, si analizzano le competenze trasversali necessarie allo sviluppo della professionalità docente, che devono essere considerate costitutive al pari delle conoscenze e competenze nello specifico disciplinare. Il docente, attraverso lo specifico insegnamento disciplinare, e proprio durante le pratiche di insegnamento quotidiano è, di fatto e nel bene o nel male, protagonista del processo formativo, insieme ai suoi allievi, al Consiglio di classe, al Collegio docenti, al Consiglio di Istituto e al Dirigente, alla comunità di professionisti di cui fa parte. Infatti, sempre di più si evidenzia l’importanza di costruzione di comunità di professionisti che si costituiscano come ‘comunità di pratiche’, in grado di migliorare il proprio stile educativo e il proprio metodo didattico in seguito agli scambi di riflessioni, opinioni, ricerca di significati attuati con i colleghi. Utilizzando gli stimoli offerti da Schon, si discutono le modalità di gestire e di confrontarsi con la propria conoscenza e pratica professionale. L’insegnante è però professionista di una pratica molto complessa, in quanto i processi educativi e formativi, come quelli dell’apprendimento, non sono facilmente controllabili, perchè in essi rientrano variabili difficilmente misurabili quali gli aspetti motivazionali profondi, le dinamiche emotive e relazionali, il peso delle proprie autobiografie, le dinamiche di gruppo presenti sia nel gruppo-classe sia nel gruppo dei docenti - cioè nello staff adulto responsabile del processo educativo -, le specificità dei dispositivi latenti di strutturazione del contesto formativo, come ben evidenziato da Riccardo Massa. Occorre superare la cultura della scissione che da decenni divide la dimensione dell’istruzione e della didattica da quella della relazione, degli affetti, dell’educazione, per proporre invece una cultura dell’integrazione e della consapevolezza della molteplicità delle dimensioni in gioco, accettando anche la compresenza di livelli molto diversi. Occorre diffondere questa cultura e sensibilizzare i diversi attori in gioco nel sistema-scuola, mediante la formazione e la promozione di una professionalità alta, complessa, relazionale e ‘clinica’, capace di sospendere la propensione al giudizio immediato per disporsi in un’ottica di distanza riflessiva, di ricerca, di analisi e di decostruzione, di ascolto, sulla cui base poter rifondare una nuova consapevolezza critica e avveduta della complessità dei processi educativi e formativi in atto nel sistema-scuola.