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In Spain, the country's history has weighed decisively on the process of democratisation and on the country's institutional orientations. After the fall of the dictatorship, the judiciary fully played its role in the process of national reconciliation, and during that transitional phase, the mobilisation centred on the Jueces para la démocracia group and the Asociation profesional de la magistratura enabled the judiciary to put forward a convergent package of professional demands, in spite of the fragmented trade union landscape., En Espagne, le poids de l'histoire a joué un rôle déterminant sur le processus de démocratisation et sur les orientations institutionnelles du pays. Après la chute de la dictature, la magistrature a pris toute sa part à l'oeuvre de réconciliation nationale, et dans cette phase de transition, la mobilisation autour du groupe Jueces para la démocracia autour de l'Asociation profesional de la magistratura a permis de faire valoir un répertoire de revendications convergentes au plan professionnel, en dépit d'un paysage syndical morcelé.

Prática é um dos principais conceitos do nosso tempo. Ao longo dos últimos 30 anos, os estudos baseados em prática têm se expandido pelo mundo. A “redescoberta” da prática tem inspirado várias reflexões e estudos empíricos, contribuindo para o desenvolvimento recente dos estudos organizacionais e de gestão. O objetivo deste artigo é, por um lado, de reconstruir o debate sobre o conceito de prática e, por outro, discutir o seu significado como definido nos estudos baseados em prática. Neste artigo, vai ser defendido que prática de ser concebida como um “conceito radial”. Esta ideia, vinda da ciência política, é chave para explore novos universos de significado e para ler e comparar as atividades dos praticantes, o funcionamento das organizações e o processo de aprendizagem coletiva. O artigo vai introduzir o fenômeno do então chamado Observatórios de Justiça Civil. Estas comunidades inter-profissionais representam uma janela única do sistema de justiça italiano. Este caso possibilita analisar criticamente o conceito de prática e destacar seus subtipos: prática experimental, prática solipicista, prática difusa, prática combinada, prática fixada e prática institucionalizada., Practice is one of the key concepts of our time. During the last 30 years, the Practice-Based Studies have spread all over the world. The “rediscovery” of practice has inspired many reflections and empirical researches, contributing to the recent development of the organizational and management studies. This article aims, on the one hand, to reconstruct the debate around the concept of practice and, on the other hand, discuss its meaning, as defined within the PBS. In this paper, it will be argued that practice should be conceived as a “radial concept”. This idea, coming from the political science, is the key to explore new universes of meaning and to read and compare the practitioners' activities, the functioning of organizations and the collective learning processes. The paper will introduce the phenomenon of the so-called Observatories of Civil Justice. These interprofessional communities represent a unique window on the Italian judicial system. This case study enables to critically analyse the concept of practice and to highlight its subtypes: experimental practice, solipsistic practice, diffused practice, concerted practice, fixed practice, institutionalized practice.

Gli avvocati sono utenti o protagonisti del servizio giustizia? In che misura il comportamento dei legali concorre a determinare il buon andamento degli apparati giudiziari? E soprattutto, in che modo l’avvocatura contribuisce e potrebbe contribuire, in ottica futura, al miglioramento di efficienza ed efficacia della giustizia civile? Il volume, frutto di un periodo decennale di ricerca empirica, fornisce un contributo originale e innovativo allo studio di una delle professioni più importanti e, al contempo, più discusse e criticate della nostra società. Il libro indaga il complesso e inesplorato tema dei rapporti fra avvocati e uffici giudiziari, allargando il focus a una pluralità di dimensioni, fra cui: l’organizzazione degli studi legali, l’uso delle tecnologie informatiche, il rapporto con i clienti, l’interazione con i colleghi, il comportamento in udienza, il dialogo con la magistratura e il ruolo degli Ordini forensi nei percorsi d’innovazione giudiziaria. Questa ricerca si offre come uno specchio attraverso il quale gli “addetti ai lavori” – in primis gli avvocati – possano riconoscersi e ripensare in senso critico alla loro professione. Il libro si rivolge altresì a tutti i cittadini interessati a comprendere le logiche d’azione che guidano il funzionamento delle corti di giustizia.

Where are the legal professions heading? What are they trying to do to overcome the difficulties of the judicial systems and, at the same time, to reaffirm their role in society and improve the citizens’ confidence in the legal system? This article will focus on the Italian case presenting the phenomenon of the “Observatories of civil justice”: inter-professional groups that have spontaneously developed in various Italian judicial offices, in order to define some shared interpretative and behavioural practices. The article bases its arguments on the results of a long period of empirical research, conducted with qualitative methods. This case, one of a kind, will give grounds to analyse many of the issues currently under discussion in the broad debate of the emergent socio-legal studies.

Nonostante il dibattito italiano si concentri prevalentemente sulla politicizzazione della magistratura, è innegabile che il settore giudiziario soffra di una grave crisi in termini di qualità dei servizi resi, soprattutto in relazione ai tempi del processo civile. Il contributo si propone di dimostrare che le riforme processuali non solo non hanno inciso sul miglioramento dei tempi ma, paradossalmente, hanno contribuito a un loro peggioramento. Un’analisi delle criticità intrinseche alle caratteristiche organizzative del settore giustizia consente di offrire delle indicazioni di prospettiva su possibili ambiti di intervento: introduzione di politiche di valutazione delle performance, coinvolgimento di tutti gli attori, incremento della qualità del ruolo dirigenziale, sfruttamento delle potenzialità delle tecnologie informatiche.

L’Autore pone l’attenzione sul principio dell’obbligatorietà dell’azione penale, almeno come conosciuto fino a oggi, avallando l’idea di una sua necessaria modifica. Infatti, lo scritto si incentra sull’evidente, soprattutto nella situazione di difficoltà in cui versa il sistema italiano, bisogno di riforma di ampio respiro, capace di tenere conto delle esperienze degli altri Paesi di tradizione democratica. Qualsiasi intervento in materia di criteri di priorità dovrebbe, secondo l’Autore, coniugare l’esigenza di salvaguardare l’indipendenza della magistratura con la necessità di appianare possibili differenze territoriali nel modo di concepire ed esercitare l’azione penale, garantendo in tal modo, a tutti gli effetti, l’eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge.

Il libro nasce da un’esperienza di dialogo che si è sviluppata fra uffici giudiziari, istituzioni locali e università. Al centro si trova un tema di fondamentale importanza per cittadino e imprese: il buon funzionamento dell’amministrazione della giustizia. Al lettore si offre una fotografia chiara e documentata da fatti, dati di ricerca e analisi comparate, delle modalità con cui i territori e gli uffici giudiziari si sono fatti di recente promotori d’innovazione, miglioramento delle performance, trasparenza e affidabilità dell’amministrazione giudiziaria. Gli autori propongono inoltre chiavi di lettura capaci di gettare luce sulle debolezze di un sistema ad alta imprenditorialità organizzativa, per il quale è di essenziale importanza un centro capace di valorizzare le esperienze di successo, garantendo l’uniformità di servizio necessaria al cittadino e al buon funzionamento di un Paese democratico.

Interpretation of the written law, far from being a cognitive activity, is a concrete and material practice, which is created, recreated and reinforced through experience and through continuous individual and collective learning occasions. This article tries to reflect on the activities of the Italian judges, on the basis of the data drawn from several periods of ethnographic research conducted over two years in four Italian courts specialized in legal arguments at first instance related to Labour relationships, Assistance and Welfare. The conclusion of the paper is that interpretation of the written law, while remaining a prerogative of the single Italian magistrate, is linked to the organizational context in which each judge operates and to the occasions for comparison with the colleagues of court., La interpretación del derecho escrito, lejos de ser una actividad cognitiva, es una práctica concreta y material que es creada, recreada y reforzada por medio de la experiencia y de continuas oportunidades individuales y colectivas de aprendizaje. Este artículo trata de reflexionar sobre las actividades de los jueces italianos, basándose en los datos obtenidos durante diversos períodos de investigación etnográfica a lo largo de más de dos años en cuatro tribunales italianos especializados en la tramitación y resolución en primera instancia de procedimientos en materia de relaciones laborales y seguridad social. El autor concluye que la interpretación del derecho escrito, pese a tratarse de una prerrogativa de cada magistrado italiano individualmente considerado, está vinculada al contexto organizativo en el que opera cada juez y a las oportunidades para el debate con los compañeros de tribunal.

Interpretation of the written law, far from being a cognitive activity, it's a concrete and material practice, which is created, recreated and reinforced through experience and through continuous individual and collective learning occasions. This process isn't based on perennial and immutable axioms, but is an activity built in practice, through subsequent "translations" of formal and abstract rules into "concrete" lawsuits. Being a magistrate doesn't mean acquiring a body of abstract knowledge on how to interpret the written laws; rather it signifies an ability to practice as a judge in a court of justice. In order to study the logics that characterize the " fabrique du droit", it is necessary to go "behind the judges' desk"so as to investigate the "real doings" of the practitioners. In light of these reflections, this article tries to reflect on the activities of the Italian judges. The data presented were drawn from several periods of ethnographic research conducted over two years in four Italian courts specialized in legal arguments at first instance related to Labor relationships, Assistance and Welfare. Tribunals were chosen on the basis of two criteria: dimension and geographical location. The research has considered 16 judges (novices, experienced and presidents of section). The conclusion of this paper is that interpretation of the written law, while remaining a prerogative of the single Italian magistrate, is linked to the organizational context in which each judge operates and to the occasions for comparison with the colleagues of section. Some Italian tribunals look like "condominiums", where magistrates appear as "monads" andother, instead, can be described as "communities of practitioners", in which judges discuss common "translations" of the written law and put the results of this dialogue into practice.

In the last 20 years we have witnessed a return of the practice concept in studies of organizing, learning and knowing. Practice has been used as a lens for the reinterpretation of many organizational phenomena, and it seems that a bandwagon of practice-based studies has been set in motion by the coining of labels, which comprise the term ‘practice’. A bandwagon can serve to institutionalize a field of studies by progressive labelling and a collective appropriation of the general label.We wonder if this has been the case for practice-based studies? The article presents seven labels and discusses their similarities and differences in order to demonstrate that, while the institutionalization of practice-based studies may be considered an achieved goal, the collective appropriation of the label has not been achieved, and therefore, the bandwagon is heading for a partition.

A fronte di un'unica legge processuale, certa e uguale per tutti, i giudici specializzati nella trattazione dei procedimenti di lavoro, assistenza e previdenza, traducono in pratica le medesime disposizioni normative in maniera spesso profondamente differente.

L’articolo presenta e commenta l’esperienza della comunità dei giudici delle procedure esecutive e concorsuali. La ricerca ambisce ad illustrare la nascita, l’allargamento e l’istituzionalizzazione di questo tentativo volontaristico “dal basso” di incidere sul malfunzionamento degli apparati giudiziari. La comunità si caratterizza come un’esperienza unica nel panorama della giustizia italiana. L’evidenza empirica dimostra che questo gruppo con il tempo ha assunto i connotati di una vera e propria “comunità professionale”. Nelle occasioni reiterate di confronto virtuale o faccia-a-faccia i magistrati sperimentano e diffondono un repertorio di prassi interpretative comuni. La presentazione dei connotati distintivi della comunità, supportata da un confronto con il fenomeno degli osservatori per la giustizia civile, rappresenterà la base per delineare una più ampia riflessione teorica sul processo di definizione di standard tecnici condivisi.

The repeated recalls at international level and the continuous mistrust of foreign investors have marked Italy as “the Country with infinite judicial processes”. According to the data of European Court of Human Rights, Italy, in the last few years, suffered about two thousands verdicts of guilty by the court for the infringement of the article 6 of the Roma’s Convention about the respect of a reasonable term for judicial cases resolution. The continuous stream of legislative innovations has already largely shown the substantial impotence to modify in a meaningful way the performances and the Italian justice’s productivity. On the bases of an ethnographic research developed in four Italian courts, this paper wants to reflect about the functioning of the Italian justice. The main objective of this research is on one side to describe the concrete operation of a court of justice, and on the other side to signal the discrepancies between “formal” organization, institutionally sanctioned, and “real” organization, constructed through everyday practices of the actors inserted in the context of interaction of a judicial office. The courts of justice are institutions impenetrable from “outside”. Beside the formal announcements, that establish the institutional context, it is fundamental to study how a court concretely works in the everyday reality. This paper intends to trace the functioning of the Italian courts of justice. These reflections want to represent an “humus” for discuss about the processes of creation and sharing of knowledge in legal context and an occasion for debate about the distance between "formal law" and practices of actors interacting in a court of justice.

Un tribunale è un insieme di pratiche e saperi professionali che configurano una complessa action net di attori umani e non umani.

L’articolo presenta e commenta il fenomeno degli osservatori e dei protocolli d’udienza, che si sono diffusi negli ultimi anni in molti tribunali del Paese. La ricerca, che si basa sull’analisi di 19 realtà, si propone di dipingere in modo comparato la genesi, l’evoluzione e le principali caratteristiche organizzative che contraddistinguono il funzionamento degli osservatori. Gli osservatori per la giustizia civile rappresentano una forma, per lo più spontanea, di incontro fra professionalità interagenti all’interno di un contesto locale, volta allo scambio reciproco di conoscenze pratiche ed alla definizione di soluzioni condivise per risolvere i problemi organizzativi ed interpretativi che incidono sul funzionamento delle strutture locali dell’apparato giudiziario. Un protocollo d’udienza è un documento che raccoglie un insieme di prassi convenzionali concordate fra diversi soggetti. Ogni protocollo sedimenta le prassi interpretative ed organizzative che gli attori hanno definito come il “modo socialmente accettabile” di operare nella propria realtà. La presentazione delle caratteristiche distintive di questi fenomeni rappresenterà la base per una più ampia riflessione teorica sul ruolo delle prassi e sul rapporto fra comunità di pratica e comunità professionali.

Every organized working context is based on a system of practices-in-action. Practicing the actors produce everyday knowledge. These processes of creation and sharing of knowledge live and grow in a composite repertory of “habitual way” to do things. The crucial point of all the debate about practice is located in the search of a possible interpretation of the elements that push the actors to practice in a potentially stable way in time. To give a possible interpretation of the process of “knowing-in-action”, the concept of harmonizing could represent a perspective of meditation and debate. Every job is made by passages and subdivisions of charges of duties. To work means also to subdivide in the personal agenda the charges of work. This subdivision is not taken for granted but it is the result of a complex mechanism composed by practice valuations. Similarly to the music, in working life people follow a rhythm, a way. The job flows on the score, the agenda of the worker completes itself through the division of tasks. The harmonization makes the work not too unpleasant, it subdivides and scans in the time the incumbencies. The grave sonorities harmonize themselves with the high ones, hard works harmonize themselves with less difficult tasks. A job takes life in the harmonization of different practices of a practitioner. Harmonizing the working day develops itself in the synthesis of different situated practices and in the continuous production of knowledge. The term “harmony” derives directly from the Greek and indicates a concordant link among elements. To harmonize means to synthesize the different parts in proportion and to make them pleasant in their apposition. The harmony is an accordance among different “voices”. This harmonization is not something individual, but it is built in the sociality. In the organizational working contexts to harmonize means to accord your own job with the others ones. Like an orchestra that plays a waltz, every practitioner harmoniz

The organizational complexity is articulated in a “patchwork” of material, social, mental and cultural elements situated in time and space of a context. An organization is not like something taken for granted, but it is an articulated fusion of interacting elements. In order to understand and to study an organization, it is impossible to consider only the decision makers, the resources and the tasks of the actors; in order to inquire the real nature of the organizing process, we have to trace the process of construction of knowledge: knowing-in-action inside the context. According to this idea, knowledge is not a separated data, it is not an organization variable that can be found in workers minds, in databases or in the organizational manuals; knowledge is a mediated process that constructs itself in practice and in situated action. A Court, like every human organization, appears as an interconnected complex field of situated knowledge. On the bases of ethnographic research developed at the Labour Court of Bologna, this paper means to reflect about the process of creation and sharing of knowledge in the legal context. The process of “knowing” in a Court is based on the contextual fusion of communities of practices, technologies, professions, bodies, written text, context, infrastructures (as law and civil procedure), discursive practices, experiences, know-how, situated actions and theoretical acquaintances. Knowledge is everyday constructed in an action net of human and non-human interacting actors. Finally the main aim of this paper is to analyse, from an organizational point of view, the role of knowledge in legal context. This research would like to represent an “humus” for debate about the role of knowledge in an high-professional context like a Court of Justice.

Negli ultimi anni i temi della misurazione e del monitoraggio dei flussi giudiziari hanno attratto attenzione crescente da parte dei professionisti del Diritto, e portato alla creazione di un ampio dibattito specialistico- come testimoniato anche dall’esistenza di spazi virtuali di discussione su tali argomenti. La Sezione denominata “Dibattito” esamina tali temi attraverso la proposizione di: (a) una sintesi delle tematiche discusse nella mailing list summentovata (http://it.groups.yahoo.com/group/flussi_stat/); (b) il report relativo all’incontro svolto a Roma, il 4 Febbraio 2006, proprio sul tema dei flussi giudiziari; (c) tre interviste sull’argomento rispettivamente ad un giudice, un dirigente amministrativo, un avvocato., In recent years the issues associated to the tracking and monitoring of judicial data flows have attracted increasing attention by Law Professionals, and brought to the creation of ad hoc virtual forums of discussion about the topic. In this section of the Journal, such themes are examined through the proposition of: (a) an outline of the issues discussed in the mentioned mailing list (http://it.groups.yahoo.com/group/flussi_stat/); (b) a transcript of the meeting held in Rome, February 4th 2006, by the most important Interest Group on the Topic; a set of three interviews concerning Judicial Data Flows to, respectively, a judge, an administrative manager, a lawyer.