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Il lavoro ha l'obiettivo di mostrare il caso del rilancio della destination Barcellona che da sempre rappresenta un fenomeno di rilevante interesse scientifico e manageriale nel settore turistico.

Il presente lavoro di ricerca si focalizza sull’analisi empirica di alcune destinazioni al fi- ne di comprendere le modalità con cui è avvenuta la costruzione della «brand identity». A tal proposito, sono confrontate le esperienze di New York e Sydney nell’àmbito del destination branding. In particolare, la prima destinazione è il classico esempio di «city branding» mentre la seconda, proprio per emulare il successo di New York, ha istituito la Greater Sydney Partnership per la gestione del progetto «Brand Sydney». L’analisi segue un approccio sistemico e, in modo particolare, il filone della «Resource-based Theory». Inoltre, il confronto tra questi «case study» avviene ad un doppio livello. Infatti, l’analisi delle strategie di promozione delle destinazioni distingue le politiche di marketing volte ad attirare il potenziale turista (livello indotto) da quelle attuate nella fase di erogazione del servizio (livello organico), che devono favorire i processi di «customer loyalty» (Della Corte, 2009). Infine, a tale analisi è affiancata l’identifi- cazione della «Destination Management Organization» (DMO) e del ruolo che essa ricopre nella costruzione della «brand identity». A tal proposito, la struttura del lavoro di ricerca risulta essere la seguente: in primo luogo, un focus sulla letteratura del brand management permette di comprendere il recente interesse verso questo specifico tema; in secondo luogo, l’approfondimento dei casi studio offre la possibilità di stabilire in che modo avviene la promozione del territorio sia a livello indotto che a livello organico.

Il contributo mette in collegamento l'approccio resource-based di strategic management con alcune delle idee chiave del market-driven management, in particolare in riferimento al ruolo delle risorse e capacità relazionali

Contributions on competitive strategy and advantage have been long concentrated on the single firm. In Europe small and medium enterprises still prevail, business districts are widespread and rivals are called to cooperate, in order to face the global context. Inter-firm collaboration seems to be the main path to survive and compete. Literature has more concentrated on the reasons for success of strategic alliances and networks even if many of them fail or do not take off. In the light of relational view and the absorptive capacity approach, the paper tries to verify whether coopetiton, can be, through the relations that generates, source of competitive advantage or rather of disadvantage. Theoretical hints are tested empirically on a sample of firms in Italy operating in tourism industry.

Il contributo propone l'applicazione di un modello interpretativo che deriva dall'integrazione dell'approccio resource-based al Market-Driven Management per interpretare il ruolo delle risorse relazionali nella creazione di vantaggio competitivo

Il paper è stato sviluppato nell’àmbito degli studi applicativi della Resource-based theory (RBT – Rumelt, 1981; Dierickx, Cool, 1989; Wernefelt, 1984; Barney, 1986; 1991; 2002; Della Corte Sciarelli, 1998; Barney, 2006; Barney, Della Corte, Sciarelli, 2008; etc.) ed è un risultato di un progetto di ricerca condotto sui sistemi turistici locali e, in particolare, sulle destination. Nell'analisi due concetti risultano centrali: il ruolo della coopetition (Nalebuff, Brabderburger, 1996), legata alla possibilità di avviare relazioni collaborative tra competitor, e le forme di governance più appropriate. Come si conclude nel lavoro, non esistono risposte univoche ma soluzioni differenziate in funzione del tipo id territorio e del contesto di attori, pubblici e privati, in essi operanti. In ogni caso, se sono gestite nella piena consapevolezza che l’aggregazione inter-imprenditoriale consente di raggiungere livelli di competitività non immaginabili dalle singole componenti del sistema a livello individuale e se adeguatamente valorizzate nel sistema di risorse e competenze complessivo, tali forme di coopetition possono generare vantaggio competitivo sostenibile.

si tratta di un contributo che sviluppa un modello interpretativo che mette in relazione il filone di ricerca del market-driven management, con la resource-based theory, per approfondire in particolare il ruolo delle relazioni con il cliente, com elemento chiave per il sccesso competitivo. Il Market-Driven Management, pone la questione del rapporto tra mercati e comportamenti competitivi. L’impresa market driven dimostra una superiore abilità a creare e sostenere nel tempo un'offerta di prodotti/servizi di maggior valore per il cliente rispetto ai propri competitor. La Resource-Based Theory origina dall’idea di impresa della Penrose (1959), come insieme coordinato di risorse (inside out), di cui l’impresa può disporre, di valore, rare ed inimitabili. Il Market-Driven Management spinge verso processi di innovazione continua che permettono all’impresa di sottrarsi alla potenziale pressione della concorrenza ricercando sempre nuovi bisogni del cliente da soddisfare (outside in). L’impresa market-driven non è solo orientata al mercato, ma tende ad orientare il mercato. Presenta quindi una consistente capacità di influenza ed un conseguente potere di mercato.

il saggio contiene un approfondimento sul cambiamento nei processi di outsourcing strategico con particolare riferimento i servizi di Facility Management al'interno del settore dei servizi di real estate.

Il testo affronta il problema dei sistemi turistici locali (STL), altrimenti definiti sistemi locali di offerta turitica (SLOT). Questa configurazione amministrativa, inserita nella legge quadro sul turismo del 2001, è stata recepita da talune regioni ma senza un'impostazione omogenea e condivisa. In tale direzione, attraverso l'approfondimento di diversi casi aziendali, si è giunti ad un confronto rispetto al quale si è potuti pervenire a delle conclusioni di indirizzo su di una metodologia manageriale che consenta l'individuazione dei sistemi turistici, l'esame e l'applicazione dei modelli di gestione e di governo più appropriati. Nell'àmbito del volume, il contributo presenta proprio lo stato dell'arte sulla materia, alla luce dei risultati dell'analisi dei casi aziendali e tentando una sistematizzazione delle situazioni e delle ipotesi. L'approccio consente di pervenire a delle proposte operative circa el modalità di gestione e governod egli STL.

Il capitolo è volto ad approfondire il tema dei possibili percorsi evolutivi per le piccole e medie imprese, con particolare attenzione allo sviluppo di relazioni inter-imprenditoriali, sino a giungere al sistema. Il contributo rappresenta un avanzamento rispetto al testo complessivo, in quanto applica la resource-based-theory non solo all'impresa ma anche ai sistemi interaziendali. Si dimostra come, per le PMI, il networking e l'aggregazione consentano alle imprese di acquisire elevati livelli di competitività, pur mantenendo la propria flessibilità strategica ed operativa.

The volume is the outcome of international scholars researc on the theme of strategic capabilities and knoledge transfer, at both intra and iner-organizational levels. The specific contribution deals wth the issue of digital econmy and the extent to which this can favour firms' competitiveness. In particular, the main research questions are: can digital economy be a source of sustainable competitive advantage? and can this logic be applied to tourism indutry? The main conclusions are that firms need to seek and exploit specific strategic resources and capabilities that must be rare and costly to imitate in order to catch technology opportunities and gain competitive advantage. The work concentrates on these resources and capabilities, with particular attention to firms operating in tourism industry and to inter-firm collaboration processes.

In this article, we analyze the evolution of distribution in tourism sector, with particular reference to processes of networking and inter-firm collaboration. There is theoretical part, with the main research hypotheses, and a second part, in which the results of a survey conducted in Italy explain differences in performance according to different networks governance choices.

La diffusione dell’outsourcing si inquadra in una più diffusa tendenza alla terziarizzazione dei servizi, che viene considerata un’evoluzione naturale della dinamica di sviluppo delle economie moderne per la progressiva specializzazione delle attività. I servizi, caratterizzati da un contenuto di immaterialità che ne accresce la complessità, richiedono livelli di specializzazione crescenti, investimenti in capitale umano ed in nuove tecnologie dell’informazione, formule organizzative innovative. Il costo di questa specializzazione di servizi che non rientrano nel core business, spesso non ne giustifica una forma di governo gerarchico all’interno dei confini organizzativi, ed alimenta il processo di esternalizzazione verso fornitori con cui intrecciare rapporti duraturi ed in qualche modo esclusivi, che consentano cioè non solo di migliorare l’efficienza, ma anche di beneficiare del potenziale innovativo di tale specializzazione di competenze. Tra i settori del terziario cosiddetto "avanzato", quello relativo alla gestione dei servizi per gli immobili ed i patrimoni immobiliari risulta di particolare interesse proprio per le opportunità che il processo di terziarizzazione "qualificata" sta generando per gli operatori, e per gli effetti indotti sulla dinamica evolutiva e competitiva del comparto. Il settore dei servizi di Facility Management (manutenzione, conduzione impianti tecnologici, pulizia ed igiene ambientale, etc.) si presenta, in questo contesto, particolarmente interessante sia per la crescita rilevante della domanda proveniente dal settore delle imprese e dal settore della Pubblica Amministrazione, sia per le problematiche di integrazione e coordinamento dei servizi, e quindi degli apporti di competenze e risorse, e delle relative forme e modalità di governo, che sono influenzate dall’orientamento della domanda. Le nuove - almeno per il nostro Paese – tendenze di un mercato ancora difficile da definire e circoscrivere favoriscono il diffondersi di relazioni di fornitura sempre più orientate alla partnership e, dall’altro lato, la crescita o l’ingresso nel settore di nuovi operatori, in grado di operare come Global Provider, e di governare in modo integrato un sistema complesso di risorse e competenze interne ed esterne, per garantire la copertura di servizi estremamente variegati e differenziati secondo le aspettative di risultato dei Clienti e/o Committenti. In questo lavoro si combinano diverse prospettive di analisi: il profilo decisionale del processo di formulazione e di prima implementazione della scelta di esternalizzazione per l’outsourcee, che tocca le motivazioni, i confini organizzativi e gli aspetti manageriali (obiettivi e strumenti di controllo e comunicazione), viene legato a quello relazionale, che si concentra sui problemi organizzativi ed operativi della relazione vista come oggetto di analisi a sé, indipendentemente dalle singole prospettive dei partner. Ci si concentra, poi, sulla ricaduta strategica ed organizzativa dell’outsourcing per le scelte dell’outsourcer, con particolare riguardo a contesti caratterizzati da maggiore incertezza e complessità e, perciò, da un più consistente bisogno di scelte innovative. La ricerca è stata condotta partendo da un approfondimento teorico dei temi dell’outsourcing e del Facility Management, per osservarne poi gli aspetti manageriali ed organizzativi nell’ambito dello specifico settore, confrontandosi con operatori ed esperti ed, in particolare, con il management di una realtà imprenditoriale di primo piano nel settore, la Romeo Gestioni S.p.A. Una parte di tale esperienza trova una collocazione nella parte finale del lavoro, dedicata all’analisi degli elementi di fondo del processo di outsourcing di Global Service e del modello gestionale di offerta. L’analisi è stata costruita sulle basi di un lungo lavoro di ricerca bibliografica e di documentazione di fonte varia (convegni, articoli, etc.) relativa al settore e più in generale al tema dell’outsourcing.

The article mainly focusses on flexible development paths for small and medium enterprises, with particular attention to the travel sector and in particular to travel agencies. The topic is dealt both from a theoretical perspective, analyzing the main configurations in the process of selling and distributing tourism products and from a practical perspective, studying different forms of networks and partnerships carried out by a sample of Italian firms.

Obiettivo del paper è quello di valutare le trasformazioni nel marketing delle imprese e dei sistemi della filiera turistica, generate sia dall’evoluzione della domanda, che dalla dinamica dell’offerta, con particolare riferimento al ruolo dell’information & communication technology (ICT). La domanda turistica sta conoscendo, infatti, negli ultimi anni, un processo evolutivo particolare, che vede l’aumento del grado di varietà (sempre più marcati processi di segmentazione) e di variabilità della stessa, nel tempo e nello spazio. Le imprese ed i sistemi turistici, infatti, devono orientare le proprie scelte strategiche e di marketing verso soluzioni sempre più differenziate e personalizzate, pur rispettando i criteri di economicità ed efficienza delle scelte gestionali. L’offerta, caratterizzata da una marcata complementarità dei servizi offerti dalle diverse tipologie di impresa, sta conoscendo profonde trasformazioni anche in riferimento all’innovazione tecnologica.

Si tratta di un capitolo inserito nel manuale di management della distribuzione commerciale, che ha l'obiettivo di approfondire i principi e gli strumenti tecnici del controllo direzionale applicati nelle imprese distributive.

marzo - aprile

PurposeThis research focuses on the relationship between Top Management Team heterogeneity (TMT) and University Spin-Offs (USOs) economic performance according to a micro-foundational perspective. The purpose consists in exploring whether a high academic representation in TMTs may improve USOs’ performance and how their competencies and backgrounds affect USOs’ economic success.Design/methodology/approachThe authors employed data from the Italian platform Netval to identify the entire population of USOs in southern Italy. They selected both pure and hybrid spin-offs that had at least one academic member on the TMT. Applying these conditions to our sample selection, the authors came to a population of 136 firms. They applied a hierarchical regression analysis to test the hypotheses.FindingsOur main findings reveal that the USOs’ economic performance improves with more academicians in the TMT and even in the same scientific field. Our data also shows that CEO duality has a negative impact on economic performance.Originality/valueThis work takes for the first time a micro-foundational perspective to analyze individual-level factors that affect USOs’ performance. The authors tried to bridge a research gap in the USO literature, shedding light on the relationship between TMT composition and new venture performance, considering some significant interactions between team members. Our expected findings also contribute to the general literature on entrepreneurial teams in new ventures and suggest a means to reconcile some inconsistent literature results on TMT heterogeneity and USO performance.

PurposeThe paper aims to advance knowledge by investigating the main factors that impact on innovation through the co-development process between researchers and firms at the very early stage of proof of concept.Design/methodology/approachThe authors developed an empirical analysis on the proof of concept network project, through a mixed empirical analysis. They explored the main factors that affect the enactment of the co-development process and tested the impact of such factors on the probability for partners to enact a co-development project and generate innovation.FindingsFrom the quantitative analysis comes out that the trust of the research team into the potentiality of the technology, the commitment of researchers concerning the scalability of technology and the IP value issued by external experts have a positive impact on the probability to create a match among partners and generate innovation.Research limitations/implicationsEven if all the population of technologies (108) considered in the project implementation are analyzed, the development of the empirical analysis on a specific project within a single country represents a limitation. Future analysis will concentrate on a larger panel of proof of concept experience across Europe.Practical implicationsThe success of a co-development process between researchers and companies at the embryonic phase of the technology considers the opportunity to exploit the technologies into real products for the market.Originality/valueThis is an empirical analysis of the first Italian proof of concept implementation that deeply investigates which critical factors can enable innovation by enacting a co-development process between researchers and small and medium-sized enterprises (SMEs).

This work fits into a stream of research dealing with the role of the Internet and social networks as effective disclosure tools. We argue that the asset management company's (AMC) self‐presentation, its product disclosure, and how it communicates in the social media can be positively associated to its performance. In this paper we have studied these relationships on 21 Italian and UK AMCs in the EUROSIF Panel by adopting an experimental study asking business ethics course university students to evaluate the AMCs' ethical commitment. Our research shows that a high corporate social performance (CSP) disclosure through Web and social media is positively associated to AMCs' economic performance. Even a high perceived coherency between AMCs' self‐presentation and ethical financial product communication can enhance AMCs' financial success. In reverse, a high perceived coherency between financial products and corporate social responsibility communication through Web and social media networks does not seem to improve AMCs' economic performance.

PurposeRecently, socially and responsible investments (SRI) have constantly grown becoming a highly discussed issue. Therefore, the main purpose of this paper is to better understand if environmental social governance (ESG) criteria integration in investment strategies can support the transition of finance toward a more sustainable growth.Design/methodology/approachAn explorative analysis based on a multiple case study has been conducted and addressed by a content analysis on the Key Investors Information Documents (KIIDs) that the sample companies published for 2020.FindingsThe achieved results demonstrated that the case companies differently integrated ESG into their SRI; thus, if some of them are quite near to a full integration, the others demonstrated less than a full commitment with ESG. This seems to be mainly due to the different approach that asset management companies (AMCs) and/or managers have adopted for integrating ESG criteria.Research limitations/implicationsEven though the achieved results offered some interesting insights for asset managers, the explorative and qualitative nature of this study and the small sample investigated somewhat limits it.Practical implicationsAMCs, consultants and managers in developing and implementing their SRI strategy could be much more focused on the importance of ESG integration for the transition toward a more responsible and sustainable finance (micro-level) as well as a more sustainable development (macro-level).Originality/valueThe paper provides new insights into the essence of SRI strategies and their potential to contribute to sustainable development. Thus, it tries to shed new lights on the role that ESG can have to stimulate and support investment decisions and, in so doing, contributing to make finance grow more sustainable.

Obiettivo – Nel corso degli ultimi decenni, i cosiddetti Socially and Responsible Investments (SRI) hanno catalizzato l’attenzione non solo di studiosi ed operatori di settore, ma anche di un numero crescente di cittadini. A fronte di tale considerazione, obiettivo principale del presente lavoro è contribuire ad una migliore comprensione di se e come gli SRI (anche attraverso l’integrazione dei criteri di Environmental Social Governance o ESG nelle strategie d’investimento) contribuisca alla transizione del settore finanziario verso la sostenibilità. Metodologia – Al fine di comprendere il possible contributo degli SRI alla transizione verso la sostenibilità, è stata condotta un’analisi di natura esplorativa, basata sull’analisi comparativa di due case study, condotta svolgendo una content analysis dei cosiddetti Key Investors Information Documents (KIIDs) che le società campione hanno pubblicato nell’anno 2020. Risultati – I risultati ottenuti hanno evidenziato che le società analizzate hanno integrato diversi criteri ESG nelle proprie strategie di SRI. Ciò ha evidenziato un diverso livello di non solo di integrazione e comunicazione dei criteri e delle attività di ESG, ma anche di aderenza ai relativi principi. Implicazioni pratiche – Società di gestione, consulenti e maneger nell’approcciare, sviluppare e implementare le strategie di SRI dovrebbero prestare maggiore attenzione all’integrazione e alla comunicazione delle attività e del’impegni in termini di ESG, nonché dell’importanza che l’integrazione dei realtivi critivi riveste per la transizione verso la sostenibilità del settore in oggetto. Originalità e limiti – Il presente lavoro offre nuovi spunti di riflessioni in merito al contributo delle strategie di SRI e dell’integrazione dei criteri di ESG nelle stesse ai fini della transizione del settore finanziario verso la sostenibilità. Infine, sebbene i risultati ottenuti offrano interessanti spunti di riflessione, azione e cambiamento per i manager il numero estremamente ridotto delle società analizzate limita i risultati ottenuti.

PurposeThis study aims to empirically investigate the effects of both soft and hard quality management (QM) on innovation and organizational performance. It also examines the mediating role of hard QM, administrative innovation and technical innovation on the relationship between soft QM and organizational performance in higher education (HE).Design/methodology/approachThe approach of this study is quantitative. The data used to test the hypotheses were obtained through online questionnaire sent to the academic staff of public universities in Naples (Italy). The hypothesized relationships are tested with data collected from 356 respondents by using the partial least squares structural equation modeling technique (PLS-SEM).FindingsThe results show that quality practices improve innovation and organizational performance, while innovation positively impacts organizational performance. The findings also indicate that soft QM affects organizational performance directly and indirectly through hard QM. Hard QM and innovation show a partial sequential mediating effect on soft QM-performance relationshipPractical implicationsIn order to implement quality management properly in HE, directors need to recognize the different roles that soft and hard QM can have on innovation and organizational performance. It is important that higher education institutions (HEIs) allocate resources to establish both types of QM practices to achieve the effectiveness of the whole QM system.Originality/valueDespite the existence of numerous studies on the relationship between QM, innovation and organizational performance in manufacturing and services, studies conducted in higher education are still few. This is one of the earliest studies that adopt the multidimensional approach of QM in HE which could help directors understand the interdependencies and different roles of soft and hard quality practices.

Over the last decades, Benefit Corporations arouse as a new corporate structure, alternative to traditional ones and pointing to offer a new approach to the management of business and sustainability issues. These companies' activities are statutory aimed at bridging for-profit and no-profit activities; thus, they intentionally and statutory pursue economic purposes together with social and environmental ones, to create a positive impact on economy, society and environment. Even though, Italian and other national laws set some specific disclosure duties for Benefit Corporations, especially in terms of Environmental, Social and Governance (ESG) issues, the literature still calls for further research on the topic. Therefore, this paper is aimed at contributing to bridge this gap, investigating the way Italian Benefit Corporations approach ESG disclosure. To this end, an exploratory analysis has been conducted, implementing a qualitative method, based on a multiple case study strategy. Even though the descriptive nature of the study, the achieved findings pointed out that the Benefit Corporation structure not necessarily implies a better approach to ESG.

PurposeThis paper aims to investigate the effects of quality management practices (QMPs) on innovation in higher education (HE), and how organizational innovation (OI) may influence technical innovation.Design/methodology/approachThe hypotheses were tested with partial least squares structural equation modeling on a sample of 449 valid responses by faculty members in Naples (Italy) public universities.FindingsThe findings support the interdependent relationships between QMPs and their positive impact on innovation. It was found that some QMPs impact on innovation through people and process management, and that OI predicts the technical one.Practical implicationsDirectors should recognize the differences between QMPs to implement effective quality management (QM) strategy. Furthermore, they should combine technical and OIs.Originality/valueDespite the existence of several studies on QM and innovation in manufacturing and services, there are only a few in HE. Based on a multi-dimensional QM approach, this paper investigates the different effects each QMP has on both the other QMPs and innovation in HE.

Companies are today often seen as one actor in a complex system linking all the actors with several, different ties, and binding them by a social contract asking each of them to meet the expectations of the other social actors in the same context, in order to get the legitimacy they need. Corporations can adopt social disclosure to increase their legitimacy towards all stakeholders, influencing their behavior and leading to the creation of a positive Corporate Association (Brown and Dacin, 1997). In this paper we investigate the relationship between Social Responsibility Disclosure practices and Corporate Performance. We develop a framework to study this topic through several perspectives: External evaluation (Ethical Ratings), utilization of specific behaviors (Ethical Labels), Principle (Code of Ethics) and Behaviors (Social Reports) disclosure. In order to get a first understanding of these relationships we have selected a sample of Italian Companies listed on the italian stock exchange.

Purpose This paper fits in a research field dealing with the impact of Corporate Ethics Assessment on Financial Performance. The authors argue how environmental, social and governance (ESG) paradigm, meant to measure corporate social performance by rating issuance, can impact on abnormal returns of Italian firms listed on Financial Times Stock Exchange Milano Indice di Borsa (FTSE MIB) Index, developing a panel data analysis which runs from 2007 to 2015. Design/methodology/approach This study aims at exploring whether socially responsible investors outperform an excess market return on Italian Stock Exchange because of their investment behavior, testing statistically the relationship between the yearly ESG assessment issued by Standard Ethics Agency on FTSE MIB’s companies and their abnormal returns. To verify the impact of an ESG Rating on a company’s abnormal return, the authors developed a panel data analysis through a Fixed Effects Model. They measured abnormal returns via Fama–French approach, running a yearly Jensen’s Performance Index for each company under investigation. Findings The empirical results denote in Italy both a growing interest to corporate social responsibility (CSR) and sustainability by managers over the past decade, as well as an improving quality in ESG assessments because of a reliable corporate disclosure. Thus, despite investors have been applying ESG criteria in their stock – picking operations, the authors found a not positive and statistically significant impact in terms of market premium, when they have been undertaking a socially responsible investment (SRI). Practical implications The findings described above show that ethics is not yet a reliable fundraising tool for Italian-listed companies, despite SRIs having a positive growth rate over past decade. Investors seem to be not pricing CSR on Stock Exchange Market; therefore, listed companies cannot be rewarded with a premium price because of their highly stakeholder oriented behavior. Originality/value This paper explores, for the first time in Italy, when market extra-returns (if any) are related to corporate social performance and how managers leverage ethics to build capital added value.