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The current globalization realty is characterized by the constant coming up of new identities, that are appearing at any scale, almost as a side-effect of parallel phenomena signifying increasingly cultural indeterminateness. This paper argues that this phenomenon is connected to a condition of periphericity, namely to a sense of vulnerability that arise outside the umbrella once provided by modern state; furthermore this paper argues that this phenomenon is indifferently affecting any culture, not considering ethnic and linguistic derivation. Such situation figures out a sort of paradox of the globalization, which, while extending the hegemony of a uniform code, would induce per reaction the flourishing of local cultures, sometimes evidencing a self-referential character, other times configuring the main stain for a new territorial consciousness.

This strategic research agenda is the product of an enthusiastic year-long collaboration between researchers based in centres of excellence, across many different disciplines and countries. Our primary goal is to highlight the importance of mountains in providing insights and solutions to many of Europe’s pressing challenges. To this end, we call for the inclusion of specific call topics on mountain research within the 2018 – 20 Work Programmes of Horizon 2020.

La proliferazione di micro-identità è caratteristica della fase della tarda modernità – o del passaggio alla post modernità - e costituisce un interessante e attuale caso di studio per la geografia politica: rientra in una tendenza caratteristica dell’epoca attuale, di riproposizione «dal basso» di identità innovative, senza alcun precedente, a volte in modo presumibilmente arbitrario. Un fenomeno che inverte la tendenza che caratterizza l’epoca della modernità, il consolidamento delle identità nazionali e la strutturazione statuale-industriale, che rompe il monopolio che lo Stato-nazione aveva esercitato per lungo tempo sui processi che generano organizzazione sociale, che avevano rappresentato la base sulla quale si erano formati gli stessi stati nel corso dei secoli.

The transition to post modernity, with the overcome of a genre de vie crudely productivist, means the re-discover of a strata of landscapes, environments, ecosystems, signs’ systems, technologies, values, and simply objects, which belong to diverse epochs – the tradition – and which were sometimes obliterated by a layer of modernist ideology. The paper reports the case of the project Zbor-zbirk, collection of collections, in the frame of the natural and cultural preservation projects in the Julian Alps (Udine).

The article, analyzing the experiences of visitors of WWI museums of Gorizia and Kobarid, considers the potentially arguments the touristic operators have to deal with the WWI remnants tourism marketing. The standardization of war remnants tourism offers risks to provoke a parallel lost in solemnity and in significance, making this object something artificial. The slow and the experiential approach to the tourism together with the new technologies could help operators to develop an offer that improve the quality, enhance the specificity of places and involve in a multi-sensory experience where enthusiasm and playing are important elements for the learning and the creation of unforgettable moments.

L’istanza dell’integrazione europea emerge in epoca di secondo Dopoguerra sia come ipotesi geo-strategica, come risposta alla formazione della frattura bipolare, che come risultato di una proposta ideale, di respiro più ampio, che dà continuità alla tradizione europeista (elaborata da autori come Altiero Spinelli, e che ha lontani precursori in Mazzini, Kant e altri pensatori dei secoli precedenti): una visione che vuole superare la situazione di frammentazione che porta spesso nella storia gli stati del continente a farsi la guerra tra di loro.

The tourist economy is assuming a growing relevance in the actual reality, possibly becoming the most important and even the driving factor for cultural and territorial systems. The opening of markets at a global scale would possibly accelerate such scenario, since the greater is the market, presumably, the stronger it is expected to be the standardization pressure on the local scale. The Mediterranean space, in its different articulations, shows a possible counter/tendency in this process, evidencing a resistance to standardization (which the macro data describe as something more than a culturalist “common place”); it continues to represent the culture of the “slow”, of the uniqueness, of authenticity, based upon traditions and communitarian belonging, with typical natural and agricultural resources, style of life and social-cultural habits, in contrast with massification and industrialization of tourist activities. A circumstance in which it is possible to observe a contradiction, since the attention for the “small” and for the “slow” could be in contrast with the necessities of corporate and global business, which at the contrary relies on scale economics; a contradiction which needs to find, at least in part, a solution in order to assure to Mediterranean systems the necessary efficiency, at the same time preserving the authenticity of traditional cultures. In order to focus to such question – which is possibly one of the structural causes of the stagnation affecting several Mediterranean economies -, we did a test on the tourist place of Lignano, region Friuli Venezia Giulia (FVG), on the Upper Adriatic coast.

Per tutta la modernità l’Africa (così come gran parte di ciò che una volta si definiva Terzo Mondo) subisce la geografia politica dell’Europa Occidentale (EO), svolgendo un ruolo che è stato definito, a seconda delle interpretazioni, di “subalternità” o di “sudditanza”, di dipendenza strutturale o ideologica. Una condizione che finisce per essere oggetto di stereotipi, prodotti da una politica e anche da un immaginario sempre alla ricerca di giustificazioni e di mitologie, tutti comunque “prodotti” della cultura occidentale di questi secoli. Verso la fine di quell’epoca, a partire dalla seconda metà del ‘900 e dalla decolonizzazione, si afferma una nuova fase che significa per l’Africa la maturazione di una consapevolezza, e per l’Occidente un altrettanto faticoso – e contraddittorio - processo di critica e auto-critica. In questo periodo i nuovi stati africani cominciano a elaborare un’idea di riscatto che finisce sempre per coincidere con un progetto di sviluppo: un concetto e anche una serie di esperienze che finiscono per connotare il continente, che resterà spesso quasi ostaggio di teorie, esperimenti e ideologie che caratterizzano la questione dello sviluppo a qualsiasi scala.

L’istanza dell’integrazione europea emerge in epoca di secondo Dopoguerra sia come ipotesi geo-strategica, come risposta alla formazione della frattura bipolare, che come risultato di una proposta ideale, di respiro più ampio, che dà continuità alla tradizione europeista (elaborata da autori come Altiero Spinelli, e che ha lontani precursori in Mazzini, Kant e altri pensatori dei secoli precedenti): una visione che vuole superare la situazione di frammentazione che porta spesso nella storia gli stati del continente a farsi la guerra tra di loro.

L’istanza dell’integrazione europea emerge in epoca di secondo Dopoguerra sia come ipotesi geo-strategica, come risposta alla formazione della frattura bipolare, che come risultato di una proposta ideale, di respiro più ampio, che dà continuità alla tradizione europeista (elaborata da autori come Altiero Spinelli, e che ha lontani precursori in Mazzini, Kant e altri pensatori dei secoli precedenti): una visione che vuole superare la situazione di frammentazione che porta spesso nella storia gli stati del continente a farsi la guerra tra di loro.

La ricerca intende analizzare gli effetti dell’evoluzione demografica in modo comparativo nelle regioni alpine al confine tra Italia e Slovenia, con l’obiettivo di individuare implicazioni, nonché origini e motivazioni del fenomeno dei “newcomers”, ovvero dei “nuovi immigrati”, in genere immigrati “per scelta”, definiti anche di “amenity”, provenienti dalle aree urbane di pianura, contigue alle aree montane. Lo studio vuole quindi studiare le implicazioni socio-economiche di tale movimento, così come gli impatti di tale fenomeno sulle prassi e sugli usi del suolo, sul paesaggio culturale e sull’organizzazione territoriale locale in genere.

Da nessuna parte in Europa occidentale il quadro etnolinguistico è così variegato come sull’arco alpino, e questo in particolare in Italia: un fatto che significa ricchezza culturale ma anche corrispondenti responsabilità nell’amministrazione e nella conservazione. Un fatto confermato dalla promulgazione nel 1999 della legge statale Nr. 482 (Gazzetta Ufficiale n. 297, 20.12.1999), nonché di altri provvedimenti regionali e locali, con cui vengono riconosciute, tra le altre cose, tutte le sette “minoranze linguistiche storiche” autoctone dell’area alpina; con la stessa legge inoltre vengono predisposte delle misure finanziarie a livello comunale, oltre che regionale, necessarie per la conservazione della diversità etnica.

Né analizzando la carta geografica, né studiando le fonti, né storia e sociologia, si riesce a capire bene perché la guerra in Bosnia si ripresenti così spesso e a intervalli quasi regolari – circa ogni seconda generazione -, come se dopo una generazione la gente si dimenticasse che cosa la guerra significhi. Forse perché la regione tra i fiumi Una, Neretva e Drava rappresenta la classica area cuscinetto senza importanza (o con troppa importanza), o al contrario perché è una frontiera strategica (ma per chi?); forse perché è una periferia remota – seppure al centro dell’Europa! - in cui non c’è nulla di così importante, che non si possa distruggere senza scrupoli; o forse perché è la frontiera in cui le potenze si fanno una guerra che altrove sarebbe troppo costosa – in termini di distruzioni, rischio di perdere risorse ecc.

Quella che può sembrare solo una facile battuta, deriva dall’osservazione di una realtà di crisi, ovvero la Montagna Friulana che - così come tante altre “montagne” in Italia e nel mondo - da tempo ormai soffre di una crisi profonda e devastante, da qualsiasi punto di vista: “in nessun territorio della zona alpina il processo di spopolamento è così incessante e così fortemente radicato come nelle Alpi friulane, dove accanto ad appezzamenti abbandonati si sono configurati luoghi completamente disabitati (ghost towns); luoghi questi, dove dunque, sono fallite anche le tradizionali strategie di sviluppo economico e territoriale atte ad arginare lo spopolamento“ (Steinicke et. al., 2007).

Residui di modernità o prodromi della civiltà globale? Le minoranze nazionali sul confine nord-orientale dell’Italia in un’epoca di trasformazioni (parte 1)

Residui di modernità o prodromi della civiltà globale? Le minoranze nazionali sul confine nord-orientale dell’Italia in un’epoca di trasformazioni (parte 2)

Mentre, fino ad un certo punto, soltanto gli apparati strutturati erano in grado di utilizzare armi con una certa potenza di fuoco, oggi chiunque – o quasi - può dotarsi di armi con le quali poter svolgere un effetto distruttivo a vasta scala.

Il crollo del sistema sovietico e il raggiungimento dell'indipendenza significano per i vari stati dell'Asia Centrale la necessità di un cambiamento, sia in termini di organizzazione territoriale e che di base di legittimazione, non necessariamente invece in termini di strumentazione di governo. Un fatto che significa - quasi senza eccezione - un tentativo di mantenere e di dare continuità alle forme del potere, e cioè alle élite preesistenti, con le quali le stesse élite cercano di rigenerare se stesse. Una manovra che nondimeno si scontra con una serie di tensioni, che in parte derivano dalla diffusione di un nuovo ordine sovranazionale, che coincide con gli stessi processi della globalizzazione, e che significa la necessità di mantenere certi standard sia per la società che l'economia e la politica. Un fatto che rende necessarie per le élite locali l'elaborazione di un modello politico accettabile e in grado di comunicare; in epoca di ICT è impensabile il mantenimento di forme politiche basate sull’isolazionalismo. In caso contrario le stesse elite rischierebbero di essere escluse dai vantaggi che la partecipazione al mercato "aperto", alla comunità internazionale e alla cultura globale induce a qualsiasi scala..

recensione a: Heller Alfred (Hrgs.), Identitaeten und Imaginationen der Bevoelkerung in Grenzraeumen. Ostmittel- und Suedosteuropa im Spannungsfeld von Regionalismus, Zentralismus, europaeischem Integrationsprozess und Globalisierung, Berlin LIT Verlag

Un approccio sistemico per lo sviluppo del turismo

Gli ecomusei come strumento di studio del territorio. Il caso del Friuli montano

Turismo globalizzato e culture locali: un’apparente contraddizione

Appunti di geografia politica ed economica

L'articolo si propone di analizzare in modo comparativo la situazione economica e culturale di alcune comunità della montagna friulana poste al confine tra Italia, Slovenia e Austria, sviluppando una descrizione del genere di vita, dello schema di uso del suolo, della regolazione sociale e delle evoluzioni della storia recente delle stesse comunità. In particolare il lavoro si propone di analizzare i differenziali di sviluppo e gli schemi sociali che determinano una diversa evoluzione della realtà dei vari insediamenti a varie dimensioni, nell’economia, nei modi della politica, nel calendario dei flussi e degli eventi sociali, con l’intento di predisporre a politiche di gestione coerenti in ambito trans confinario, per evitare che tali differenziali possano manifestarsi nel lungo termine in forma di tensioni. Il lavoro si riferisce alla tradizione di studi sulla geografia del borderland che assume proprio l’area dei tre confini, tra Friuli, Carinzia e Carniola, come oggetto di studio

L'articolo si propone di analizzare in modo comparativo la situazione economica e culturale di alcune comunità della montagna friulana poste al confine tra Italia, Slovenia e Austria, sviluppando una descrizione del genere di vita, dello schema di uso del suolo, della regolazione sociale e delle evoluzioni della storia recente delle stesse comunità. In particolare il lavoro si propone di analizzare i differenziali di sviluppo e gli schemi sociali che determinano una diversa evoluzione della realtà dei vari insediamenti a varie dimensioni, nell’economia, nei modi della politica, nel calendario dei flussi e degli eventi sociali, con l’intento di predisporre a politiche di gestione coerenti in ambito trans confinario, per evitare che tali differenziali possano manifestarsi nel lungo termine in forma di tensioni. Il lavoro si riferisce alla tradizione di studi sulla geografia del borderland che assume proprio l’area dei tre confini, tra Friuli, Carinzia e Carniola, come oggetto di studio

Paesaggi di tutela come spazi di opportunità per un turismo verde

Diario del sodato americano Robert McCall agosto 1945-46 in servizio sul confine tra Italia e Jugoslavia

L'articolo si propone di presentare la geografia urbana dello spazio asiatico di influenza russa, come la stessa manifesta nelle varie epoche, nelle forme della conquista, della colonizzazione zarista, della pianificazione di epoca sovietica e come si manifesta ora in epoca di indipendenza. Questo in particolare considerando la sovrapposizione e la combinazione tra i vari stili e i vari modi della politica urbanistica, come si sono affermati in tempo di modernità, sovrapponendosi a stili e modi di insediamento caratteristici di epoche precedenti e di contesti diversi, tra oasi, deserti e steppe, presso civiltà fluviali, aree di insediamento nomadico, presso aree di antico insediamento dell’Asia centrale musulmana e in aree della periferia siberiana.

The Alps are the cultural and natural heart of Europe, and in recent decades they have faced many changes. These changes have often entailed negative consequences because they affect the very essence of the Alps: their population, preservation of the natural environment, maintenance of the cultural landscape, and traditional economic activities that have respected the sensitivity of this ecological and cultural system. This article defines the significance and role of culture in the regional development of the Alps as part of sustainable future development. The analysis focuses on the conditions in the Slovenian Alps and draws parallels with the entire Alpine range. The article is based on the findings of the DIAMONT project. Alpe so kulturno in naravno srce Evrope, ki pa se v zadnjih desetletjih soočajo s številnimi spremembami. Njihove posledice so pogosto negativne, saj zadevajo samo bistvo Alp: njihovo prebivalstvo, ohranjeno naravno okolje, vzdrževano kulturno pokrajino in tradicionalne gospodarske dejavnosti, ki so upoštevale občutljivost ekološkega in kulturnega sistema. V članku opredeljujemo pomen in vlogo kulture pri regionalnem razvoju v Alpah v kontekstu trajnostnega razvoja. Pri tem se osredotočamo na razmere v slovenskih Alpah in vlečemo vzporednice s celotnim alpskim lokom. Članek temelji na ugotovitvah projekta DIAMONT.

Asia centrale: fattori e attori di potere in un contesto di transizione

appunti di viaggio in Vietnam

Working papers from the international summer school in political and economic geography, 3rd edition, Tarvisio, August 28th - September 2nd

presentazione degli scritti geografici di Ivan Trinko

I cambiamenti che interessano l’Asia centrale e in particolare il Kazakistan negli ultimi tempi mettono in evidenza la carenza di una teoria collaudata che possa orientare le narrative del potere e l’evoluzione della società; è il caso in particolare della crisi dell’ideologia della civilizzazione moderna e occidentale che in un contesto post sovietico, di crescita molto rapida e di persistenza di modi sociali tradizionali, dimostra di non poter svolgere un ruolo effettivo per società ed economia. Una carenza di teoria sociale, in quanto tale riconoscibile dalle moltitudini, che si traduce in un impatto potenzialmente negativo sulle prospettive di crescita della nuova società del Kazakistan, sia in ambito rurale che urbano, che necessiterebbe invece di un insieme di riferimenti per orientare il cambiamento in un periodo di forte incertezza, con l’obiettivo di rappresentare l’itinerario verso una società nel contempo prospera e stabile

La valle dei tre confini. Una comunità ai margini di storia e geografia, tra Carnia, Carniola e Carinzia

geopolitica del Kazakistan

Geografie di rischio – Tensioni, ideologie e politiche tra locale e globale

International scientific conference - Mountanis without borders - Borders3, 1. Edition - working papers, Tarvisio - Villach - Kranjska Gora, May 3rd - 5th, 2004

Globalizzazione, Europa, Mediterraneo: nuovi spazi e nuove scale per la geografia politica

La trasformazione delle strutture statuali nel contesto della transizione postsovietica

Società e stato nell'Asia Centrale post sovietica: la difficile transizione

L’Asia centrale dopo l’11 settembre. Prospettive geopolitiche

Paesaggio immateriale e paesaggio dell'abbandono nel Friuli di confine

Paesaggio immateriale e paesaggio dell'abbandono nel Friuli di confine

ricostruzione genere di vita di un villaggio del Kirgizstan

Terra di nessuno