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Volume póstumo que recolhe os contos inéditos mais sombrios da autora de A Maldição de Hill House e de Sempre Vivemos no Castelo. Algo de podre se esconde nos subúrbios da América. Uma senhora idosa vigilante dos bons costumes é a autora de cartas anónimas que semeiam a suspeita entre os vizinhos, um regresso a casa depois de um dia de trabalho transforma-se numa paranóica perseguição, uma jovem comete uma série de roubos sem que ninguém dela desconfie, um cidadão exemplar revela ser um assassino em série. Seja na comunidade, no seio familiar ou na intimidade do «eu», nada é o que parece, e nenhum lugar é seguro… Volume póstumo, Contos Sombrios reúne as dezassete histórias mais perturbadoras de Shirley Jackson, incluindo «A Possibilidade do Mal», a que foi atribuído o Edgar Allan Poe Award em 1966. Considerada mestre do gótico literário e do suspense psicológico, a autora norte-americana inspirou gerações de escritores na forma exímia com que retrata a crueldade do quotidiano e a ambiguidade humana, num mundo onde a loucura e o terror estão à espreita. Os elogios da crítica: «Shirley Jackson permanece uma das grandes intérpretes dos impulsos mais obscuros em Literatura.» The New York Times «Tudo o que escreveu tem a dignidade e a verosimilhança dos mitos.» The New York Times Book Review «Shirley Jackson é uma escritora inimitável cujas palavras permanecem connosco durante muito tempo.» Joyce Carol Oates

«La loteria», un conte inquietant i duríssim, es va publicar per primera vegada a la revista americana The New Yorker l'any 1948 i va provocar un escàndol majúscul, Shirley Jackson va rebre una allau de cartes de lectors indignats i la revista va perdre un nombre considerable de subscriptors ofesos per la crítica cruel i esfereïdora a la mentalitat tancada, conservadora i hipòcrita de l'Amèrica profunda. Aquest és un dels temes centrals de l'obra de l'autora i el fil que vertebra aquest conjunt de relats, que exploren també la bogeria, l'alienació i l'horror que s'amaga a dins de cada casa, al centre de cada família, al cor de nosaltres mateixos. Jackson és absolutament genial mostrant l'alegria amarga, la crueltat banal, el desassossec de les vides malgastades i l'horror que batega en la calma quotidiana: cada un dels relats que teniu a les mans posen els pèls de punta.

«Vivo in una vecchia casa umida con un fantasma che cammina rumorosamente in quella stanza in soffitta dove noi non siamo mai entrati (“credo” che sia murata), e la prima cosa che ho fatto quando ci siamo trasferiti qui è stato disegnare simboli magici a carboncino sulle soglie e sui davanzali delle finestre per tenere fuori i demoni, e in generale ha funzionato. In cantina crescono i funghi, e le mensole di marmo dei caminetti hanno l'inspiegabile abitudine di cadere in testa ai figli dei vicini. «Nelle notti di plenilunio mi si può trovare in giardino a raccogliere la mandragora, che coltiviamo in piccole quantità insieme al rabarbaro e alle more. Di solito non vado pazza per quelle ricette con le erbe o le ali di pipistrello, perché non si può mai essere certi della loro riuscita; mi affido quasi completamente alla magia delle immagini e dei numeri. La mia esperienza più interessante è stata con una ragazza che mi ha offesa e in seguito è caduta nella tromba dell'ascensore e si è rotta tutte le ossa che aveva in corpo, tranne uno di cui ignoravo l'esistenza».

È una tipica strada dei sobborghi americani Pepper Street, abitata ancora – siamo nel 1936 – da una maggioranza Wasp che non si arrende all'arrivo degli invasori: cattolici, ebrei, cinesi. Gli uomini sono altrove, nella vicina San Francisco, assorbiti dal loro lavoro. Tocca dunque soprattutto alle donne puntellare le barricate del conformismo: «Per quanto desideriamo trovare nuovi amici degni di stima, persone che ci entusiasmino per le loro idee nuove, o perché sono “diverse”, dobbiamo fare ciò che ci si aspetta da noi» afferma una di loro con infernale candore – e quando la figlia le chiede ottusamente «che cosa» ci si aspetta da lei, risponde: «obbedire». Di queste donne, murate vive nell'ostilità, impettite nella difesa del loro piccolo mondo, Shirley Jackson penetra, come solo lei sa fare, i pensieri e le abitudini; e penetra le case, decifrando il codice dell'arredamento e della cura del giardino. La facciata radiosa vela infatti l'orrore quotidiano e i cupi segreti che lo sorreggono: infedeltà, pregiudizi, malignità morbose, tensioni pronte a esplodere – e che puntualmente esploderanno. Con questo primo, fatidico passo narrativo Shirley Jackson si presenta già armata dei suoi strumenti più affilati: un'ironia leggera e corrosiva, uno humour sbarazzino e irridente, un occhio cui non sfugge nulla, una lingua che non perdona. Strumenti con cui ritrae nitidamente il clima avvelenato – preludio alla catastrofe – che avvolge e impregna tutti i personaggi di questo romanzo, in particolare i bambini: stupidi, vanesi, ipocriti, imbroglioni, crudeli, adulti in miniatura, criminali in nuce.