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L'articolo esamina criticamente alcune recenti pubblicazioni sul tema del rapporto tra donne e risorse familiari in età medievale e moderna, riflettendo sulla storiografia consolidata su questo argomento e sulla sua evoluzione

L'articolo si propone di ritornare sulla questione delle riforme economiche di Solone dal punto di vista della tesi della crisi agraria e di verificare, alla luce di alcuni contributi recenti, spesso molto diversi fra loro per metodo, impostazione e prospettiva, quali siano gli argomenti ancora validi e gli elementi nuovi portati a sostegno della sua validità.

L’antichistica ha sviluppato un interesse poliedrico alla dimensione del lavoro, che tocca cioè sia le strutture dell'economia, della produzione e l’organizzazione delle società, sia le rappresentazioni culturali e simboliche. La dimensione del lavoro nell’antichità ha ricevuto una specifica attenzione come un luogo della rappresentazione simbolica e della espressione dei valori delle società greca e romana, sia nella sfera individuale e privata che in quella pubblica e politica. La natura stessa delle fonti antiche, più che gli sviluppi interni alla disciplina nelle varie storiografie nazionali e più del dibattito internazionale sulla centralità del lavoro, sulla crisi del movimento dei lavoratori nella società contemporanea, sulla destabilizzazione delle professioni ha infatti determinato gran parte degli indirizzi di ricerca e dei paradigmi interpretativi. In questo contributo mi propongo di analizzare come nella storiografia recente sul mondo romano, con particolare riferimento alla tradizione storiografica italiana, sia stato affrontato il tema del lavoro e della professionalizzazione come ambito utile alla comprensione dei processi di definizione dell’identità personale e collettiva nelle società antiche.