Search

Depuis 2018, un collectif de praticiens et de chercheurs issus des écoles de paysage et/ou d’architecture, constatant la rareté de la critique des projets d’espaces publics, et particulièrement des projets de paysage qui les portent, cherche à définir les conditions épistémologiques d’une telle critique. À travers cette entreprise, il interroge la dimension politique du projet d’espace public. L’article présente quatre expériences collectives de critiques de projets de paysage réalisées par ce collectif entre 2018 et 2020 : la Forêt linéaire (Paris), le Cœur de Maine (Angers), la place des Artisans (Lille) et la place Jean-Jaurès (Marseille). L’article tire de ces analyses critiques deux axes, la dialectique du programme et du lieu, et celle de l’étendue et des usages, pour construire une évaluation de la potentialité des projets de paysage, en faisant espace public, à assumer leur visée politique. Since 2018, a group of practitioners and researchers from schools of architecture and/or landscape architecture noting the scarcity of criticism of the landscape architecture of public spaces, and particularly of the landscape projects at the inception of these spaces, has been seeking to define the epistemological conditions for such a critique and has thus investigated the political dimension of the designing of the public space. The article presents four critiques carried out by the group between 2018 and 2020 of landscape projects: the Linear Forest (Paris), the Coeur de Maine (Angers), the Place des Artisans (Lille) and the Place Jean-Jaurès (Marseille). Based on these critiques, the article identifies two guidelines to assess the potentiality of landscape projects in assuming their political objective in the creation of the public space: the dialectic of the programme and the place, and the dialectic of its extension and the uses made of it.

Cet article propose une démarche en trois temps. Dans un premier temps, une réflexion théorique et spatialisée sur l’acceptation sociale permet de clarifier l’usage du terme et de le distinguer notamment de l’acceptabilité. L’acceptation sociale est le contexte dans lequel s’effectuent les mises en tension des acteurs : elle s’élabore à partir du moment où ces derniers ont défini et énoncé des conditions d’acceptabilité. Médiocre, elle explique la réticence de certains d’entre eux à entrer dans des processus contractuels supposés vertueux. Dans une deuxième partie, le texte se focalise sur les résultats de l’adhésion des communes aux chartes des trois parcs nationaux alpins français. En se focalisant davantage sur le Parc national de la Vanoise, un troisième moment permet d’interpréter les résultats des votes des conseils municipaux sur ce document de cadrage, valable quinze ans et dont la construction a été particulièrement lourde et longue. Au final, la charte visant à gagner l’acceptation sociale de parcs nationaux nés et grandis dans l’opposition n’a fait que raviver celle-ci dans le cas de la Vanoise, alors que les Ecrins et le Mercantour ont réussi en deux temps à gagner l’adhésion. En analysant les postures des élus locaux et les arrangements qui ont cours pour mener à bien ce document autour duquel les négociations (et les formes de participation) sont censées améliorer l’acceptation sociale, l’article dessine une scène de débats dans laquelle ces acteurs s’arrangent avec l’espace et spatialisent leurs compromis., This paper proposes an approach in three times. At first, a theoretical and spatialised reflection on social acceptance makes it possible to clarify the use of the term and to distinguish it in particular from acceptability. Social acceptance is the context in which the tensions of actors take place: it is developed from the moment the actors have defined and stated the conditions of acceptability. Mediocre, it explains the reluctance of some of them to enter into the so-called virtuous contractual processes. In a second part, the paper focuses on the results of the municipalities’ membership to the charters of the three French alpine national parks. By focusing more on the Vanoise National Park, a third moment allows to interpret the results of the votes of the municipal councils on this scoping document, 15 years of particularly heavy and long construction. In the end, the charter to gain the social acceptance of national parks born and raised in the opposition only revived the latter in the case of the Vanoise, while the Ecrins and the Mercantour managed in two steps to obtain membership. Analyzing the postures of local politicians and the arrangements under way to carry out this document around which negotiations (and forms of participation) are supposed to improve social acceptance, the article draws a scene of debates in which these actors arrange themselves with space and spatialize their compromises.

La genesi de «L’Astrolabio» La genesi de «L’Astrolabio» affonda le sue radici nel violento scontro che segnò la fine del primo partito radicale di Ernesto Rossi e Mario Pannunzio, scontro che è ricordato come “caso Piccardi”. Nel conflitto che oppose il gruppo di Pannunzio e degli ex liberali a Leopoldo Piccardi, Rossi prese decisamente le difese di quest’ultimo, ruppe i rapporti con il fondatore del «Mondo» e cessò bruscamente la sua collaborazione al settimanale. L’esperienza, tuttavia, dov...

In un articolo del 1959, Guido Calogero, prendendo spunto dalla formula della «coesistenza competitiva», con cui si era soliti designare il clima di distensione che in quegli anni si affermava nelle relazioni tra i due blocchi, esamina il significato e il valore dei due termini nella loro accezione più vasta e osserva come ogni tentativo di comprendere entro quali forme la competizione possa contribuire al miglioramento della coesistenza finiscano per incorrere nelle medesime difficoltà. Nell...

1. Ancora il Sessantotto? Ancora il Sessantotto? O finalmente, il Sessantotto? Rivoluzione o meno? In ogni caso, si trattò di un forte scossone della società italiana, all’interno di un generale sommovimento delle società euroamericane, dagli Stati Uniti alla Francia, da Città del Messico a Praga; ma una scossa che veniva di lontano, sicuramente avendo attraversato l’intero decennio, il sesto del secolo, ma che possiamo ritenere partisse ancor prima, negli anni Cinquanta. E il discorso, sull’...

Era stata la “scoperta di Gramsci” (Chiarotto 2011), come è noto, a rendere possibile l’incontro tra il “partito nuovo”, prospettato da Togliatti dal 1943 e il ceto intellettuale, sia inteso nelle persone, sia nelle strutture (case editrici, soprattutto). Decisivo fu il ruolo svolto dalle riviste, tanto le testate del versante letterario e artistico, quanto quelle delle scienze umane e sociali. Non era la prima volta nella storia italiana, né sarebbe stata l’ultima; ma certo si trattò di uno ...

«Le idee vanno trattate con la stessa acribia filologica dei fatti, perché le idee sono fatti». Quando uscì il primo numero della rivista «Quaderni rossi», nel settembre-ottobre del 1961, Raniero Panzieri aveva quarant’anni di età (era nato il 14 febbraio del 1921, a Roma) ed era un personaggio piuttosto noto sul piano politico e culturale. Aveva alle spalle una carriera politica di alto livello, interamente condotta nelle file del Partito socialista italiano, al quale si era iscritto nel 194...

Il 1956 (con il XX Congresso del PCUS, la pubblicazione del rapporto segreto di Chruščëv e la successiva invasione dell’Ungheria, che portarono a un mutamento nei rapporti tra PCI e PSI) rappresentò anche per Foa una svolta epocale sebbene, per i temi sindacali a lui più cari, il 1955 (e cioè la clamorosa sconfitta della CGIL nelle elezioni per le commissioni interne alla FIAT) avesse avuto un impatto forse maggiore nella definizione della sua strategia in quella fase storica. Non bisogna inf...

Nato nel 1962 dall’intesa tra la Democrazia cristiana, i suoi tradizionali alleati socialdemocratici e repubblicani e il Partito socialista, all’opposizione dal 1948, il centro-sinistra esprime, tra alterne vicende, pressoché tutti i governi italiani almeno sino al 1972 ed è visto quasi unanimemente come uno snodo centrale nella storia della “prima repubblica”. La maggior parte degli studiosi ha sottolineato la contraddizione tra il lungo dibattito che ha preceduto il varo di questa formula p...

Il socialismo italiano in età repubblicana risulta innervato da una pluralità di culture politiche, fin dalla rifondazione del Partito nel corso dell’esperienza resistenziale. Non può del resto sorprendere che l’8 settembre abbia colto impreparate un po’ tutte le grandi organizzazioni politiche dal punto di vista dell’elaborazione strategica di lungo periodo. Questo è vero sia per i gruppi dirigenti dell’esilio che per quelli operanti nella clandestinità; ed il carattere plurale cui si faceva...

La costruzione della memoria A partire dalla pubblicazione nel 1960 degli Scritti di don Giulio Facibeni, la chiesa fiorentina del secondo dopoguerra è stata oggetto di un lavoro di costruzione della memoria proseguito a più voci fin dentro gli anni Ottanta e impegnato non solo a proseguire il ricordo, ma anche a fornire chiavi di lettura di una vicenda segnata da più lacerazioni negli anni Cinquanta, poi da fratture gravi e irreparabili nella percezione di molti, negli anni Sessanta. Con que...

Nei mesi scorsi, anche per via prima del giubileo in occasione dei suoi cento anni e poi della sua scomparsa, si è accentuata l’attenzione sulla figura di Pietro Ingrao e su quello che egli ha rappresentato nella storia del movimento operaio italiano. Molte sono le definizioni attraverso le quali si è cercato di racchiudere il senso e le peculiarità di una traiettoria politica e intellettuale sviluppatasi nel corso di una vita lunga e a suo modo straordinaria. «Eretico disciplinatissimo», «et...

I fatti di Genova del luglio 1960 ovvero «che il vento non si risolva in una ventata» Le convulsioni della formula centrista portarono, tra il febbraio e il marzo 1960 alla caduta del secondo governo Segni. Dopo un nuovo tentativo fallito del presidente del consiglio dimissionario, fu incaricato della formazione di un nuovo governo l’esponente democristiano Fernando Tambroni il quale riuscì ad ottenere per il suo monocolore DC la fiducia della Camera con i voti determinanti dei deputati missi...

La cultura politica del Partito comunista italiano, così come la intendo in questo intervento, è un insieme di pratiche derivanti da valori condivisi, che si esercitano all’interno di una comunità alla quale si appartiene per scelta e non per nascita. Questa comunità si fonda su un orizzonte politico al quale tutti gli appartenenti aderiscono sulla base di una comune lettura della realtà e della storia e su una stessa visione del mondo e del futuro. Una comunità che ha un «noi» e un «loro», n...

È cosa nota che per tutto il secondo dopoguerra l’Azione Cattolica rappresentò la principale, se non, fino al Concilio Vaticano II, quasi l’unica organizzazione ecclesiale del laicato cattolico nel nostro Paese. Proprio per questo, essa può indubbiamente essere considerata espressione paradigmatica della Chiesa di Pio XII. Il sostanziale ruolo di monopolio, per così dire, che essa esercitò sulla formazione religiosa, morale, ma anche culturale, civile e per certi versi persino professionale d...

Per area della sinistra democratica laica si intende l’insieme di culture, di atteggiamenti, di posizioni, di sguardi dei democratici di derivazione risorgimentale, degli eredi del radicalismo e del liberalismo di sinistra, e delle componenti della stagione del Partito d’Azione non confluite nelle formazioni del movimento operaio. La galassia eterogenea appariva sospesa tra impulsi individualistici ed elitari della politica, ricerca di un rapporto più sereno e meno totalizzante tra politica ...

La diffusa convinzione della sostanziale inesistenza di una politica culturale socialista autonoma e rilevante ha mantenuto a lungo inesplorato il carattere specifico del rapporto tra intellettuali e PSI nel secondo dopoguerra, se si esclude qualche cenno in alcune delle poche sintesi di storia del partito nell’Italia repubblicana (cfr. Degl’Innocenti 1993; Mattera 2004; Scroccu 2011), pochissime ricerche di lungo periodo sulla cultura socialista e una serie, nutrita in verità, di saggi dedic...

Nell’arco di tempo preso in considerazione in questa sede, dal 1956 al 1968, è difficile contenere e fissare, in modo complessivo o specifico, le trasformazioni che in poco più di un decennio segnano i vari sviluppi e intrecci delle “culture cattoliche”: cioè, di quelle culture impegnate sia a orientare che a contestare la Democrazia Cristiana nel governo dei profondi processi di modernizzazione politica in atto (Giovagnoli 1996), sia a interpretare con varia intensità la grandiosa vicenda, n...

Mario Boneschi, uno dei fondatori del Partito radicale, ha scritto che «Il Mondo» è stato forse «l’unico esempio di un foglio culturale stilato da poche penne di tale potenza morale e intellettuale da generare un partito politico». Nato nel febbraio 1949, «Il Mondo» era sbocciato dall’intuito generoso di Mario Pannunzio, che aveva raccolto intorno al progetto di un settimanale laico di cultura e politica i compagni con i quali aveva attraversato il ventennio e la Resistenza: radicali e libera...

1. Premessa «Nessuno può ignorare, oggi, come […] il processo decisivo […] in atto […] sia quello di una grandiosa rivoluzione scientifico-culturale», nella quale «persino certi aspetti [del] rapporto dialettico tra sviluppo delle forze produttive e rapporti di produzione tendono a presentarsi in forme nuove, inerenti alla novità stessa della funzione che […] la scienza viene ad assumere». Si assiste cioè alla «trasformazione della scienza in una forza immediatamente produttiva» e dunque a «u...

I testi di Mazzolari sui rapporti tra politica e religione si prestano a letture diverse, e in qualche caso ambigue. Non sono pochi coloro che pensano che Mazzolari fosse del tutto incompetente in ambito politico: ma in questo caso bisognerebbe dare alla parola politica un significato molto ristretto; di fatto, furono piuttosto numerosi i personaggi politici del tempo che si resero conto che gli interventi di Mazzolari provocavano dibattiti proprio in ambito politico; e in fondo già Farinacci...

La storiografia più recente sul Sessantotto, ha ritenuto opportuno inserirlo nella prospettiva di uno svolgimento più ampio, di maggiore “durata”. Molti dei processi di crisi e di «riorientamento» delle forze di sinistra, ad esempio, avevano già preso avvio da un altro anno “simbolicamente fondamentale”: il 1956. Anche il Sessantotto, insomma – come il ’48 dell’Ottocento – «appare sempre di più […] come l’anno simbolo di un periodo notevolmente più lungo». In questo intervento mi soffermerò s...

«Tempo Presente», la rivista fondata da Nicola Chiaromonte e Ignazio Silone, visse per appena un dodicennio, dal 1956 al 1968. Iniziò le pubblicazioni nell’aprile del 1956, a poche settimane di distanza dal XX Congresso del PCUS, in tempo per registrare la rivoluzione ungherese, la sua repressione ad opera dei carri armati sovietici e l’ultima avventura coloniale europea (l’intervento anglo-francese a Suez), e chiuse i battenti alla fine del Sessantotto, nei mesi della contestazione studentes...

Since the 1990s, the widening of Internet access capacities and the development of devices rendering possible the circulation of information and the coordination of user activities have fostered numerous experiments and new practices in a wide range of domains. The Internet is harnessed by individuals or groups mobilizing for the design and experiment of methods and tools. These methods and tools are aimed to politically configure some of these initiatives. The Internet indeed opens arenas in which problems may get public and discussed, and from which propositions for the treatment of these problems may be crafted and debated. Groups able to be vocally involved in these experiments are not necessarily limited to the intermediaries and specialists who are traditionally in charge of the management of public problems. One can identify as netroots the groups that are concerned by a specific stake, and organize themselves through the Network in the same time as they are shaped by its technical modalities. How are these networks composed and how do they organize? What does their politics look like? How does it get settle down? How is it articulated with existing modes of political management? What concepts and categories emerge from it? This work proposes to consider the politics of netroots through such questions. It focuses on the politics of netroots through the angle of the machinery required for its functioning, as well as through the problematization of democracy it enacts.; Depuis les années 1990, l'élargissement de l'accès à internet et la multiplication des dispositifs qui y permettent la publication, l'échange d'informations et la coordination de l'action des internautes a suscité de multiples expériences et de nouvelles pratiques dans une large gamme de domaines d'activité. Le Web est investi par des individus ou des groupes qui se mobilisent pour concevoir et expérimenter des méthodes et des outils qui cherchent à configurer politiquement certaines de ces initiatives : il ouvre en effet des scènes et des arènes au sein desquelles des problèmes peuvent être rendus publics et discutés, et à partir desquelles des propositions de traitement de ces problèmes peuvent être élaborées et débattues. Les groupes qui peuvent s'y impliquer et prendre la parole ne se résument pas nécessairement aux intermédiaires et aux spécialistes qui prennent traditionnellement en charge la gestion des problèmes publics. Ces groupes concernés par un enjeu particulier, qui s'organisent et qui sont mis en forme par le Réseau, peuvent être qualifiés de netroots. Commet se composent et s'organisent les netroots ? A quoi ressemble leur politique ? Comment se met-elle en place ? Comment s'articule t-elle aux modes de gestion politique existants ? Quels concepts, quelles catégories, quelles figures fait-elle émerger ? Cette recherche propose d'envisager la politique des netroots à travers de telles questions, en l'abordant aussi bien du point de vue de l'ingénierie qui est nécessaire à son fonctionnement que de celui de la problématisation de la démocratie à laquelle elle donne lieu.

publication en ligne: http://umr6576.cesr.univ-tours.fr/publications/Theta9/; Collection, co-edited by Richard Hillman and André Lascombes, derived from the XIth Round Table on Tudor Theatre (Tours), comprising 14 articles by French and foreign scholars.; Recueil, co-dirigé par Richard Hillman et André Lascombes, issu de la XIe Table Ronde sur le Théâtre Tudor (Tours), réunissant 14 articles par des spécialistes français et étrangers.

A comparative study of the function of political debate and political thought within English and French early modern drama., Etude comparatiste de la fonction du débat politique et de la pensée politique dans les théâtres anglais et français pré-moderne.

Collection, co-edited by Richard Hillman and André Lascombes, derived from the XIth Round Table on Tudor Theatre (Tours), comprising 14 articles by French and foreign scholars., Recueil, co-dirigé par Richard Hillman et André Lascombes, issu de la XIe Table Ronde sur le Théâtre Tudor (Tours), réunissant 14 articles par des spécialistes français et étrangers.

URL : http://umr6576.cesr.univ-tours.fr/publications/Theta9/articles/article.php?auteur=hillman; International audience; A comparative study of the function of political debate and political thought within English and French early modern drama.; Etude comparatiste de la fonction du débat politique et de la pensée politique dans les théâtres anglais et français pré-moderne.

Sindbad - Actes Sud, coll. La Bibliothèque arabe (ISBN 978-2-7427-9780-6). Codirigé par Vincent Battesti & François Ireton. Son titre provisoire était jusqu'au dépôt chez l'éditeur "L'Égypte contemporaine".; International audience; A social sciences' work presents a broad and complete view of contemporary Egypt. The "people's revolution" in Egypt - Thawrat al-Sha'b - erupted Jan. 25, 2011 while our editor was laying out this work. The inventory of the Egyptian society that this book is offering therefore is published timely when Egypt lives a turning point in its history. Many connoisseurs of this country envisioned that large movements of political and social challenges can happen and lead to profound changes, however, no one would venture to forecast the timing, modalities and scope. Number of chapters in this book shed light on socio-economic and political issues that became intolerable in the eyes of many Egyptians, and shed light also on various social groups that became leading forces of this movement. This Egypte au présent (Egypt of today) gives a "full-size" image of the multiplicity and extent of the problems, that will have to face as challenges, the democratic system which, hopefully, will be the outcome of the process.; La “révolution du 25 Janvier” ébranle un régime despotique qui domine depuis plusieurs décennies l’Egypte et annonce sûrement une nouvelle ère pour tous les peuples de la région. Il n’existait cependant en France aucun ouvrage de référence examinant à la fois les transformations profondes de la société égyptienne et les blocages institutionnels et politiques propres au régime de l’exprésident Moubarak.Pour combler cette lacune, quarante chercheurs et universitaires, qui comptent parmi les meilleurs spécialistes de l’Egypte, se proposent dans la présente somme d’analyser tous les aspects de la vie économique, sociale, politique et culturelle du pays et de tracer des pistes de réfl exion permettant d’aborder les derniers événements dans leur véritable contexte, au-delà des préjugés et des clichés.On trouvera ainsi des chapitres substantiels sur les tensions démographiques et leur impact sur l’aménagement du territoire et l’environnement ; la situation politique et les mécanismes qui permirent le maintien, durant trente ans, du régime de Moubarak ; les “réformes” économiques néolibérales qui ont contribué, entre autres effets, à l’institutionnalisation de la corruption et à l’exacerbation des inégalités sociales ; la vie sociale au quotidien (la santé, l’éducation, l’emploi, les modes de consommation, les conditions des femmes et de la jeunesse, la justice) ; la place de la religion dans la société ; les médias, anciens et nouveaux ; enfin, la culture dans ses diverses expressions ainsi que la vie et les débats intellectuels.Sommaire :Vincent Battesti & Safa Dahab, Prélude : conversation dans un taxi du Caire Vincent Battesti & François Ireton, Présentation Chap. I - Un espace habité étroit et dense : le rural en question, l'urbain en expansion Philippe Fargues, Croissance et mutations démographiques au XXe siècle Éric Denis, Transformations du territoire, urbanisation et libéralisme autoritaire Marion Séjourné, La " banalité " d'une urbanisation illégale Bénédicte Florin, Des cités nassériennes aux villes nouvelles du désert : la fin du logement social ? Vincent Battesti & Nicolas Puig, Comment peut-on être urbain ? Villes et vies urbaines Nicolas Hopkins, Les crises environnementales : pollution, conservation, et " mitigation " Habib Ayeb, L'irrigation et la disparition de la saqqia : exclusion sociale et patrimonialisation Dominique Harre, Métamorphoses des campagnes et des modes de vies ruraux Chap. II - Permanence de l'État et éclosion de la société civile Sophie Pommier, Quarante années de politique extérieure Tewfik Aclimandos, De Nasser à Moubarak : une brève histoire politique Jean-Noël Ferrié, Les ressorts de l'équilibre politique durant la présidence d'Hosni Moubarak Sarah Ben Néfissa, La vie politique locale : les mahalliyyât et le refus du politique Élisabeth Longuenesse & Didier Monciaud, Les syndicalismes : lutte nationale, corporatisme et contestations Milad Yacoub, Association, ONG et développement Chap. III - Les vicissitudes et contradictions d'une libéralisation économique Kamel el Sayyed, Économie politique de la croissance : du capitalisme d'État à la libéralisation François Ireton, Économie politique de l'agriculture : de l'encadrement étatique à la déréglementation Hélène Djoufelkit-Cottenet, L'industrie depuis le début des années soixante-dix : histoire d'un développement contrarié Naoual Bentahar, Des réformes financières... au ralenti Dominique Harre, Les batailles du commerce Olivier Sanmartin, La " révolution " touristique Françoise Clément, Le nouveau marché du travail et les conflits sociaux François Ireton, Production, consommation et sécurité alimentaires: un bilan en demi-teintes Chap. IV - Les structures du quotidien : soigner, éduquer, travailler et s'ajuster aux normes Anne Marie Moulin, Comment se portent les Égyptiens ? Un diagnostic Linda Herrera, Éduquer la nation : les dilemmes d'un système éducatif à l'ère de la mondialisation Nicolas de Lavergne, De l'école coranique à l'université al-Azhar Assia Boutaleb, La jeunesse : une réalité massive, une catégorie émergente Mona Amer, Les transitions incertaines de l'école à l'emploi Elena Ambrosetti, Les inégalités de genres et le travail au féminin Baudouin Dupret & Nathalie Maugiron, Les paysages du droit, de la vie quotidienne aux tribunaux Chap. V - Les dynamiques confessionnelles : un islam clivé, un christianisme inquiet Clément Steuer, L'islam " officiel " et ses relations avec l'État Vincent Battesti, Pratiques et vécus d'un islam populaire Patrick Haenni & Hussam Tammam, Islamisme et islamisation : courants et tendances Christian Cannuyer, Les coptes : renouveau spirituel et repli communautaire Chap. VI - L'explosion des médias et le foisonnement des productions culturelles Tourya Guaaybess, Les médias égyptiens et l'internationalisation des flux Enrique Klaus, La presse à l'épreuve des weblogs Madiha Doss, Les pratiques linguistiques et leurs contextes sociaux Viola Shafik, Le cinéma égyptien et la question des classes sociales Nicolas Puig, Musiques et usages sociaux de la culture Richard Jacquemond, La république des lettres, de Nasser à Moubarak Mustapha al-Ahnaf, Débats intellectuels et intellectuels en débat

Cet article se propose d’étudier la pétition lancée le 18 février contre la Loi Travail. Son nombre de signataires de même que les réseaux et initiatives numériques qui l’ont entourée semblent en effet avoir constitué un évènement politique, dans le sens où ils ont paru rompre avec les cadrages en cours sur le fonctionnement de la politique française. C’est à la fois ce mouvement politique en ligne, initié par la pétition, et par extension ses relais, les réseaux d’interaction en ligne qu’il a pu provoquer et sa réappropriation par ses signataires que nous nous proposons d’interroger dans cet article. Notre objectif est de déterminer les logiques de mobilisation ainsi que leurs représentations. Pour cela nous avons effectué une analyse de la configuration politique ayant présidé à la mobilisation, une étude lexicométrique des commen­taires postés par les signataires de la pétition et un travail sur les réseaux d’interaction à l’œuvre sur Twitter autour de ce mouvement. This article proposes to study the petition launched on February 18 against the Labor Law. Its number of signatories as well as the digital networks and initiatives that surrounded it seem to have constituted a political event, in the sense that they seemed to break with the current frameworks on the functioning of French policy. It is, at the same time, this online political movement, initiated by the petition, and by extension its relays, the networks of online interaction that it was able to provoke and its reappropriation by its signatories, that we propose to question in this article. Our objective is to determine the logics of mobilization and their representations. For this purpose, we conducted an analysis of the political configuration that led to the mobilization, a lexicometric study of the comments posted by the signatories of the petition and a work on the interaction networks at work on Twitter around this movement. Este articulo propone estudiar la peticion lanzada el 18 de febrero contra la Ley del Trabajo. Su numero de signatarios, asi como las redes e iniciativas digitales que lo rodean, parecen haber sido un acontecimiento politico, en el sentido de que parecen romper con los marcos actuales de funcionamiento de la politica francesa. Es tanto este movimiento politico en linea, iniciado por la peticion, como por extension sus relés, las redes de interaction en linea que ha sido capaz de provocar y su reapropiacion por sus firmantes lo que proponemos cuestionar en este articulo. Nuestro objetivo es determinar la logica de la movilizacion y sus representacio- nes. Para ello, realizamos un analisis de la configuration politica que goberno la movilizacion, un estudio lexicométrico de los comentarios de los peticionarios y un trabajo sobre las redes de interaccion que trabajan en Twitter en torno a este movimiento.