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Il capitolo adotta la tecnica dell’analisi critica della letteratura che viene applicata alla rendicontazione di sostenibilità nel comparto pubblico, effettuando un confronto secondo una prospettiva internazionale, finalizzata a identificare le peculiarità che negli approcci teorici nazionali possono aver informato gli interventi dei gruppi di studio, la normazione e le pratiche italiane. In questa logica, il capitolo introduce il tema della rendicontazione di sostenibilità nel contesto pubblico, indagandone le ragioni e le caratteristiche differenziali rispetto al settore lucrativo, il tutto nel quadro della più complessiva riforma mossa dall’approccio del New Public Management e delle sue recenti evoluzioni (Public Governance). Da tale concettualizzazione di base si passa successivamente ad un’analisi dettagliata delle linee guida emesse per la rendicontazione di sostenibilità riferite al settore pubblico locale, comparto della pubblica amministrazione che in Italia è stato interessato per primo, in ordine cronologico, da tali forme di rendicontazione. L’ultima parte del capitolo effettua l’analisi delle linee guida emesse in riferimento a enti locali, aziende di servizi alla persona, settore sanitario locale.

Il capitolo propone un’indagine empirica condotta con la tecnica dello studio di casi multipli, indagati secondo un approccio cross-case, la quale esamina una serie di esperienze di rendicontazione di sostenibilità appartenenti ai comparti profit, pubblico e non profit. Attraverso tale studio si è cercato, da un lato, di estrapolare le tendenze evolutive che il fenomeno della rendicontazione di sostenibilità sta assumendo nelle diverse realtà aziendali e, dall’altro, di far emergere le criticità ancora presenti nella sua applicazione pratica. Il protocollo d’analisi utilizzato per lo studio dei casi è stato tratto da Hinna, Monteduro (2005). L’analisi dei casi è stata sviluppata secondo una “prospettiva interna” in cui all'esposizione dei singoli casi segue un’analisi critica di tipo verticale ed una di tipo orizzontale. La prima è tesa ad evidenziare in termini comparativi il posizionamento delle singole variabili (o categorie di variabile) esaminate nelle diverse esperienze, al fine di cogliere le uniformità/differenze con cui essa si presenta nel gruppo di casi esaminati. La seconda è invece volta a comparare le diverse variabili oggetto di osservazione all’interno di ogni singolo caso, allo scopo di aiutare a spiegare “perché” gli strumenti di rendicontazione di sostenibilità abbiano assunto una particolare fisionomia (e non altre) in quella specifica organizzazione.

Il contributo rappresenta la postfazione del volume curato dagli autori. Esso sviluppa una serie di riflessioni consuntive sul tema della responsabilità sociale come si è sviluppata negli studi economico-aziendali italiani e all'estero, focalizzandosi in particolare sul tema della rendicontazione degli effetti dell'agire delle organizzazioni (siano esse private, pubbliche e non profit). Da tali riflessioni che partono dalla revisione della letteratura esistente e dai risultati di una serie di indagini empiriche effettuate dai curator del volume, vengono sviluppate alcune proposte di sviluppo di ricerche future che si propongono per una evoluzione dei temi in oggetto.

Il capitolo adottando la tecnica di analisi critica della letteratura, del panorama nazionale ed internazionale, investiga l'evoluzione storica e i tratti salienti della corporate social responsibility e della rendicontazione di sostenibilità nelle imprese, nel settore pubblico e nelle aziende non profit.

La responsabilità sociale, i suoi tratti caratterizzanti, le logiche di attuazione e gli strumenti a tal fine sviluppati, sono argomenti che si trovano al centro del dibattito degli ultimi anni, sia in ambito accademico che regolamentare. In termini di diffusione, questa attenzione sembra tuttavia aver toccato solo “tangenzialmente” il movimento cooperativo, la cui natura risulta invece ampiamente riconducibile ad aspetti di responsabilità sociale. Il fenomeno della responsabilità sociale nel comparto cooperativo prende avvio tra la metà degli anni ‘80 e gli anni ’90, quando, sotto l’impulso di spinte e motivazioni differenti, emerge l’esigenza di misurare e rappresentare anche la dimensione politica e sociale delle scelte e delle strategie adottate; necessità sostenuta peraltro da interventi ad hoc posti in atto dalle principali associazioni di cooperative italiane. La responsabilità sociale si pone quindi nel movimento cooperativo come l’evoluzione di un percorso in essere già da alcuni decenni, che ha portato in letteratura, da un lato, a indicare le cooperative come i “precursori” delle pratiche adottate nelle altre forme aziendali e, dall’altro, ad identificare la specifica denominazione di “responsabilità sociale cooperativa”. Un tratto peculiare della responsabilità sociale cooperativa riguarda la centralità attribuita al fattore umano, in particolare alla figura del Socio. Le cooperative nascono, infatti, con una volontà di differenziarsi rispetto all’impresa tradizionale, che le porta ad adottare modelli di governance democratici e obiettivi finalizzati alla soddisfazione dei bisogni degli associati, anziché al perseguimento del profitto. In questa logica, le ricerche hanno evidenziato da tempo, come le cooperative riportino la loro morale scritta nei rispettivi statuti; ne consegue che, per tali organizzazioni l’orientamento di responsabilità sociale già esiste, non deve essere appositamente costruito e dichiarato come avviene per il mondo for profit.

Obiettivo del presente lavoro è fornire le chiavi di lettura ed interpretazione del fenomeno della rendicontazione sociale nel sistema universitario italiano alla luce del rinnovato contesto politico-istituzionale di riferimento e degli studi teorici ed empirici finora pubblicati sul tema. Il tema del bilancio sociale è affrontato alla luce dell'analisi della letteratura e dei principali dati emersi dalle ricerche, da cui emergono alcuni spunti di riflessione per alimentare il dibattito sull'evoluzione del fenomeno della rendicontazione sociale negli atenei italiani.

L'articolo descrive il modello di bilancio sociale che la Regione Emilia-Romagna ha adottato quale allegato obbligatorio al bilancio di esercizio delle Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona - ASP - operanti sul territorio regionale. Nel lavoro, dopo aver brevemente richiamato il quadro normativo di riferimento, si illustrano le linee guida adottate e le caratteritiche tecniche dello strumento. L'articolo si chiude con un commento volto ad evidenziare le potenzialità e le criticità derivanti dalle scelte operate, con particolare riferimento al ruolo che il bilancio sociale può svolgere sia nel permettere un effettivo dialogo con gli stakeholders, sia nell'integrare i processi e gli strumenti di programmazione e controllo dell'attività aziendale.

Nell’’istruzione

La professione del dirigente scolastico, a maggior ragione nel nuovo scenario dell'autonomia, assume un ruolo decisivo per il buon funzionamento della scuola. Si richiede ai nuovi dirigenti un profilo di alto spessore culturale, in cui competenze giuridiche, organizzative, relazionali e gestionali si integrano in una prospettiva attenta all'innovazione, ma anche all'operatività quotidiana. Il volume, avvalendosi del contributo di qualificati studiosi ed esperti del settore, delinea una figura dirigenziale che si muove nella dimensione del management e della leadership, senza dimenticare che il capo di istituto è un dirigente della pubblica amministrazione e che è preposto ad un.organizzazione che ha compiti di istruzione e formazione.

Il lavoro propone i contenuti di un possibile processo di programmazione e di rendicontazione per l'ente locale, che si uniformi al quadro di fondo della sostenibilità dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Tale processo si basa sulla realizzazione di un percorso partecipato e condiviso tra l’ente locale e i molteplici portatori di interesse che intervengono nella formulazione e nella realizzazione delle politiche e delle strategie di cui esso si fa promotore. Risultato del percorso di coinvolgimento descritto è l’elaborazione di due fondamentali documenti: il Piano strategico della città e il Bilancio sociale che, in termini preventivi e consuntivi, contengono gli impegni e la valutazione dei risultati in termini di sostenibilità, esplicitando così un comportamento accountable dell’ente. La prima parte del lavoro (par. 3.1 e 3.2) analizza le motivazioni ed i caratteri del progressivo mutamento del concetto di accountability accolto negli enti locali ed i suoi rapporti con la normativa attuale, mettendo in evidenza come tale concetto sia, in realtà, già ampiamente presente nelle disposizioni dei principi contabili. Successivamente, prosegue introducendo il processo di pianificazione e di rendicontazione di tipo inclusivo che viene sviluppato nei successivi paragrafi. La seconda parte (par. 3.3) propone le modalità con cui può essere costruita la nuova filosofia gestionale improntata all’accountability della sostenibilità, in termini di programmazione. In particolare, il capitolo si focalizza sul processo di costruzione condiviso del Piano strategico, che viene illustrato prima in termini teorici e poi studiato in un caso concreto, che può essere considerato una delle best practice attualmente realizzate in Italia. La terza parte (par. 3.4) presenta la conclusione del processo di programmazione e rendicontazione proposto. Esso si concentra sulla strumentazione e sulle logiche che presiedono alla rendicontazione sociale, orientata a dar conto della dimensione economica, sociale ed ambientale della performance dell’ente. Anche qui, l’analisi si concentra sul percorso di rilevazione dei risultati dell’ente, condiviso con gli stakeholders, proseguendo con l’analisi del caso iniziato nel capitolo precedente.

Negli ultimi venti anni un radicale processo di riforma ha modificato il quadro di riferimento generale dell’attività delle amministrazioni pubbliche (Me-le, Sicca, 1995; Anselmi, 2001; Matacena, 2002) e ha innescato importanti processi di cambiamento. Lo sviluppo del principio di accountability (Olson, Humphrey, Guthrie, 2001) e i suoi riflessi sui meccanismi economico-manageriali hanno influenzato fortemente il processo di modernizzazione del-le amministrazioni pubbliche. In tal senso, particolare rilevanza assume ormai da anni l’adozione di iniziati-ve e strumenti di trasparenza, relazione, comunicazione e informazione volti a costruire un rapporto aperto e proficuo con cittadini e utenti. Numerose disposizioni si ispirano a questo concetto e hanno introdotto istituti giuridici, principi operativi e strutture organizzative a tale scopo. Tra le iniziative che le amministrazioni, proprio in questa logica, hanno iniziato ad adottare e che si stanno sempre più diffondendo, quella dell’utilizzo di tecniche di rendicontazione sociale ha particolare rilevanza e specifiche potenzialità. L’obiettivo del presente contributo è fornire alcuni spunti di riflessione riguardo: • il collocamento del bilancio sociale all’interno del sistema di accountability (responsabilità informativa) degli enti locali; • il ruolo che il bilancio sociale può svolgere nella governance degli enti lo-cali e all’interno del processo di programmazione e controllo; • il processo di implementazione di un modello di bilancio sociale da parte del Comune di Rimini.

Il lavoro analizza le ragioni che hanno portato alla diffusione della rendicontazione sociale negli enti locali italiani e presenta alcuni primi risultati di una indagine svolta dalla scrivente per rilevarne il grado di diffusione e le caratteristiche.

Nel corso degli ultimi anni si e` assistito ad un crescente interesse accademico, operativo e regolamentare sulla rendicontazione sociale negli enti locali. Cio` che ancora manca e` la stima dell’effettiva ricaduta che questo interesse ha prodotto sui comportamenti degli enti. L’articolo presenta i risultati piu` significativi emersi da un’indagine sulla diffusione del reporting sociale negli enti locali e le caratteristiche con cui esso si manifesta.

Il capitolo investiga l'ampiezza e l'articolazione dell'accountability legale dell'impresa sociale quale si presenta alla luce dei caratteri generali assegnati dal legislatore alla nuova categoria aziendale e delle disposizioni in materia di rendicontazione annua contenute nel d.lgs. 155/2006.

Nella prospettiva dell'autonomia scolastica sono analizzati due modelli di governance, il quasi mercato e la rete, e i relativi meccanismi di accountability, entrambi contrapposti al paradigma tradizionale di tipo burocratico (gerarchia). Il bilancio sociale assume differenti connotazioni se accogliamo come framework di riferimento il quasi mercato o la rete.

Gli enti locali sono stati cronologicamente le prime amministrazioni del settore pubblico a sviluppare volontariamente dei processi di rendicontazione sociale, nella logica di incrementare il loro profilo di accountability e di migliorare il processo di controllo strategico. I risultati dell’indagine presentata nel volume mostrano che l’attuale diffusione della rendicontazione sociale in questi enti è ben più elevata di quanto ipotizzato nella prassi e studiato in letteratura, e si presenta in costante crescita. Tuttavia, la mancanza di un modello specifico di rendicontazione sociale per gli enti locali ha determinato un’evoluzione confusa del fenomeno, che si è sviluppato con forme varie e contenuti spesso autoreferenziali. La mancanza di uno standard ha compromesso da un lato l’uniformità dei documenti prodotti, dunque la confrontabilità dei risultati raggiunti dalle amministrazioni, e dall’altro la possibilità di effettuare dei controlli sulla veridicità dei dati esposti. Un’altra forte limitazione presente in queste esperienze è la pressoché generale concezione della rendicontazione sociale come “documento”, anziché come “processo” collegato e integrato al sistema di programmazione e controllo. La rendicontazione sociale, nella sua corretta concezione, dovrebbe nascere invece dalla riflessione interna su quanto è stato realizzato rispetto agli obiettivi e successivamente, grazie anche al coinvolgimento dei portatori di interesse, comportare la valutazione dei propri risultati e l’esame delle ulteriori istanze da considerare per la programmazione futura. Per tutti questi motivi risulta indispensabile l’intervento di un soggetto qualificato che regoli il fenomeno. In particolare si ritiene che le Linee guida recentemente emanate dall’Osservatorio per la finanza e la contabilità degli enti locali, possano rappresentare un punto di riferimento che consenta di fornire alla rendicontazione sociale uno sviluppo comune, completo e credibile.

L'impresa sociale è stata recentemente disciplinata dal d.lgs. 155/2006. Il nuovo modello di azienda non profit ha una complessa accountability legale, il cui contenuto è qui analizzato in comparazione con il suo assetto ideale. Le caratteristiche e gli scopi del bilancio sociale richiesto dal decreto costituiscono il principale oggetto dello studio. ------------------------------------------------------------------------------------ L'articolo è la rielaborazione di un più ampio working paper AICCON del dicembre 2006. L'articolo è stato accettato dalla rivista nel febbraio 2007.

Il contributo si propone, nell'ambito del capitolo dedicato a "La misurazione per migliorare le politiche pubbliche e le strategie", di sviluppare un case-history sull'utilizzo degli indicatori nella gestione delle strategie e per l'accountability esterna.

L’anno che si chiude ha visto l’attesa approvazione del decreto legislativo 155/2006 in materia di impresa sociale. Muovendosi in una prospettiva economico-aziendale, l’autore analizza l’accountability dell’impresa sociale sulla base dello schema interpretativo mission-governance-accountability e, in particolare, l’accountability legale quale si rivela dalla lettura delle disposizioni del testo di legge. Si chiariscono così le funzioni assegnate ai singoli strumenti informativi richiesti dal legislatore delegato e la portata innovativa del provvedimento alla luce delle vigenti prassi di financial e social reporting delle aziende non profit.

Una recente direttiva della Funzione pubblica invita le pubbliche amministrazioni ad adottare strumenti di rendicontazione sociale per colmare il «deficit di comprensibilita`» dei sistemi di rendicontazione. Nell’intento di uniformare le attuali esperienze di rendicontazione sociale, la direttiva definisce alcuni principi guida e procedure da seguire per la progettazione e la realizzazione del bilancio sociale. Tali indicazioni, poiche´in larga parte richiamano disposizioni gia`presenti nei principi contabili per gli enti locali, sembrano pertanto rispondere ad una piena applicazione dell’attuale normativa riferita al comparto considerato. In questa logica la prima parte dell'articolo propone una comparazione dei contenuti della direttiva rispetto alle disposizioni dei principi contabili per gli enti locali. La seconda parte dell'articolo propone il confronto tra le disposizioni sul bilancio sociale presenti nella direttiva della Funzione pubblica, nei principi contabili per gli enti locali, nello standard del GBS sul settore pubblico e in un modello di bilancio sociale proposto dagli autori.

La prima parte del contributo analizza le ragioni che, nel corso dell'ultimo decennio, hanno portato gli enti locali ad aumentare il loro livello di accountability esterna: necessità di rilegittimarsi, rafforzamento dell'autonomia impositiva e regolamentare, maggiore sensibilità sociale sui temi dello sviluppo sostenibile. Successivamente vengono esaminate le finalità ed i principali contenuti degli strumenti di rendicontazione sociale adottati dagli enti locali: bilancio sociale (annuale e di mandato), bilancio ambientale, bilancio di genere e bilancio partecipato.

La responsabilità sociale negli ultimi anni si sta estendendo dal mondo delle imprese a quello delle pubbliche amministrazioni, in particolare negli enti locali dove assume la particolare valenza di accountability. In questa logica si inserisce la realizzazione del Bilancio sociale, strumento oggi sempre più frequentemente utilizzato negli enti locali per rendicontare le azioni realizzate durante l’anno a favore dei propri stakeholder. A questo documento si lega anche una valenza interna di controllo strategico: da qui nasce il valore della sua elaborazione in modo concertato attraverso un fattivo coinvolgimento degli stakeholder capace di contribuire alla successiva fase di programmazione dell’ente. Il contributo propone una riflessione sulle funzioni assunte dal bilancio sociale negli enti locali e, in particolare, esamina il ruolo assunto dal coinvolgimento degli stakeholders nel processo di rendicontazione sociale.

In questo saggio si espongono alcune ragioni giustificative dell'adozione, da parte di organizzazioni non profit (d'ora in poi, ONP), di uno strumento di rendicontazione sociale come il bilancio di missione. La tesi di fondo che intendiamo sviluppare e' sintetizzabile nei termini seguenti: e' quanto mai auspicabile che, per un soggetto mission-oriented quale e' un ente non lucrativo, il bilancio di missione si configuri, prima ancora che come uno strumento di comunicazione in senso stretto, come una efficace leva di governance organizzativa, funzionale al monitoraggio e al rafforzamento nel tempo delle relazioni tra l'ONP e i propri stakeholder di riferimento, sia interni che esterni. Se concepito in questo modo, tale strumento di accountability sociale e' in grado di produrre effetti benefici potenzialmente molto rilevanti per l'organizzazione in termini di tutela e valorizzazione del suo profilo identitario nel tempo, fornendo un contributo specifico alla prevenzione di pericolose e tutt'altro che improbabili derive isomorfiche(paragrafo 1). In particolare, sosteniamo che l'obiettivo di preservare e consolidare la propria identita' organizzativa potra' essere perseguito in maniera tanto piu' efficace quanto piu' l'ONP riuscira' (i) a dotarsi stabilmente di un assetto di governance di tipo multistakeholder (paragrafo 2); chiariremo inoltre che, per evitare che la compresenza di una molteplicita' di interessi degeneri assumendo caratteri conflittuali, e' essenziale che (ii) i diversi stakeholder mantengano un elevato livello di identificazione nella mission istituzionale; cio' presuppone che l'ONP sia in grado di procedere all'accumulazione di uno stock significativo di "capitale sociale che apre" (bridging social capital; paragrafo 3). All'interno di questo quadro concettuale, che assegna alla rendicontazione sociale un ruolo di primaria importanza in chiave gestionale, il bilancio di missione e' chiamato ad assolvere ad una essenziale funzione complementare a quella del vincolo formale alla non distribuzione degli utili, consentendo all'ONP di non disperdere uno dei principali fattori di vantaggio comparato di tale forma organizzativa- la presenza di forti motivazioni intrinseche nei propri stakeholder chiave (paragrafo 4)- e quindi di agire coerentemente con i propri fini istituzionali.

Il contributo nella prima parte confronta le ragioni che hanno portato alla diffusione degli strumenti di rendicontazione sociale negli enti locali, rispetto a quanto avvenuto nelle imprese. Successivamente viene fornita una sistematizzazione dei contenuti dei contenuti dei principali documenti di reporting sociale redatti negli enti locali: bilancio sociale, bilancio di mandato e bilancio partecipato o partecipativo.