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This paper focuses on the points of Dante Alighieri’s works where Venice is evoked, or where Dante uses terms of Venetian origin or pertinence. A short inventory of these occurrences is provided, and the most interesting words (they are in particular nautical terms like ‘arsenal’, ‘artemon’, ‘burchio’, ‘impegolar’, ‘palmizar’, ‘pegola scaula’, ‘terzariol’) are presented through their respective articles written in the frame of the lexicographical project VEV – Vocabolario storico-etimologico del veneziano.

The paper presents the general structure of the research project Vocabolario storico-etimologico del veneziano (VEV), funded by the Swiss National Fund, and in particular the entry magazén, a word of Arabic origin, whose etymology and history are described in order to explain its widespread diffusion in the European languages and its peculiar semantic trajectory (from ‘storage’ to ‘wineshop’, in Venetian, and through the French word magasin, probably borrowed from Italian, to English and Global magazine ‘newspaper’).

L’un des critères suivis pour la répartition des territoires de langue romane consiste à reconnaître des macro-régions en les distinguant selon la période d’émergence des langues néolatines qui y sont parlées. Ainsi, la Romania antiqua correspond aux territoires sur lesquels elles se sont développées par continuité ininterrompue avec l’Antiquité; la Romania nova correspond aux territoires où les langues romanes ont été exportées durant l’Age moderne (l’Amérique ou l’Afrique hispanophone et francophone). Ainsi, la Romania submersa comprend les terres où la latinisation ancienne a été éradiquée pendant le Moyen Age (comme dans l’Afrique septentrionale), ou plus récemment, mais après une très longue permanence (p. ex. la Dalmatie).

In this paper, we sift the evidence for overdifferentiated gender marking on lower numerals in Medieval Italo-Romance. While the dialects of most of Northern Italy still preserve a masculine vs feminine contrast on ‘two’ and ‘three’ to this day, their ancestors in the Middle Ages, as reflected in early Italo-Romance texts, featured in addition a third form of each (doa, trea), which was selected by just a few nouns ending in -a (e.g. Old Venetan doa para ‘two pairs’). These forms, it is argued, are not innovations – unlike claimed by some – but rather the legitimate outcome of previously regular neuter agreeing forms, to be traced back to (late) Latin in a straight line. By the time the earliest extant documentation of Northern Italo-Romance emerged, these neuter forms of the numerals were quite isolated in the respective systems, as neuter agreement had long been obliterated on other agreement targets (residual persistence of a-agreement on adjectives – it is also shown – is much more sporadic in Medieval Northern Italy than in the South). Such isolation made the occurrence of doa (alongside masc. doi and fem. doe) a case of overdifferentiated gender marking.

This essay offers an overview of vernacular textual cultures in Padova during the reign of the Carrarese family (1318–1405), especially during the second half of the fourteenth century, a period when diverse types of vernacular texts—literary, legal and commercial—emerge from official and semi-official cultural mechanisms of production, from the court and the chancery to scientific studies. This rapidly diversified production in the vernacular is so abundant that it allows us to study closely not only the development of old Paduan dialect but also its noteworthy variety of linguistic registers which utilize essentially two incumbant models: written Latin and a Tuscan-based literary vernacular. These rich textual resources offer us key data in reconstructing both the linguistic and cultural histories of this important northern Italian center of textual production.

Il Dizionario dell’antico lombardo (DAL) intende mettere a disposizione una documentazione e uno studio della tradizione linguistica lombarda, nell’ambito del lessico e in parte della grammatica, per un arco cronologico che si estende dai primi documenti vernacolari fino alla metà del Cinquecento. Di fronte alla notoria difficoltà che riscontra il lettore moderno quando avvicina i testi della Lombardia medievale – difficoltà che sarà pure una delle cause del ruolo marginale che rivestono i testi lombardi nel canone letterario italiano – e di fronte alla dispersione dei dati già disponibili – depositati in glossari per singoli testi, per singoli autori o per corpora limitati e in studi non sempre facilmente accessibili – pare innegabile l’utilità pratica di un tale strumento, che sarà accessibile in forma elettronica, man mano che i materiali saranno elaborati.

La comunicazione informerà sullo stato dei lavori del progetto Etimologie del Romanesco Contemporaneo (ERC), che in sinergia con il gruppo di ricerca del Vocabolario del romanesco contemporaneo (Roma Tre) e grazie al sostegno scientifico-logistico offerto dal Lessico etimologico italiano ha per obiettivo il trattamento etimologico sistematico delle voci oggi in uso nel dialetto capitolino (cfr. Autore 1 2016). Per l’occasione verranno discussi etimi notoriamente complessi di lemmi che, spesso per mediazione del romanesco, sono ormai acclimati anche nella lingua comune. Tra questi, jella, per cui è stato possibile rinvenire dati a sostegno di una precedente «ipotesi di lavoro» di Lurati (1998: 134-138); cacchio, che almeno per il valore meridionale di ‘membro virile’ può spiegarsi con capulum ‘manico’ attestato in latino in accezione oscena (e, non, come riportato dalla maggior parte dei repertori lessicografici, per pura deformazione eufemistica di cazzo); e inguacchio, deverbale da inguacchiare spiegababile con un b.lat. *incoaclare, formazione parasintetica da couacla, variante metatetica di lat. cloāca attestata in Consenzio (K V 392,24, Niedermann 1937: 20,23). Accanto a voci come queste, per cui è stato già possibile supportare o proporre interpretazioni a nostro avviso convincenti, ne verranno trattate altre, quali per esempio inghippo o intruglio, per le quali, nonostante l’attenzione dedicata loro in passato da diversi studiosi (cfr. da un lato Alessio 1976, seguito per es. da DELI s.v. e Nocentini s.v.; dall’altro D’Ovidio 1892-1894: 410, Pellegrini 1957: 129-130 e Nocentini 2010, s.v.), una proposta etimologica pienamente soddisfacente ancora manca. Bibliografia e sigle Alessio, Giovanni (1976). Lexicon etymologicon, Napoli, Arte tipografica. Autore 1 (2016). Ricerche etimologiche sul romanesco contemporaneo, in Vocabolario del romanesco contemporaneo. Lettera I, J, a c. di Paolo D’Achille e Claudio Giovanardi, sezione etimologica a c. di Autore 2 e Autore 1, Roma, Aracne, pp. 29-39. D’Ovidio, Francesco (1892-1894). I. scoglio; II. maglia e simili; III. veglia e simili; IV. melo, in «Archivio glottologico italiano» 13, pp. 361-451. ERC: Etimologie del romanesco contemporaneo, estremi anonimizzati per la valutazione del riassunto. K: Grammatici Latini, a c. di Heinrich Keil, Leipzig, Teubner, 1856–1880, 7 voll.; rist. Hildesheim, Olms, 1981. Lurati, Ottavio (1998). Modi di dire: nuovi percorsi interpretativi, Lugano, Fondazione Ticino Nostro. Niedermann, Max (1937). Consentii Ars de barbarismis et metaplasmis. Edition nouvelle suivie d’un fragment inédit de Victorinus De soloecismo et barbarismo, Neuchâtel, Secrétariat de l’Université. Nocentini, Alberto (2010). l’Etimologico. Vocabolario della lingua italiana, con la collaborazione di Alessandro Parenti, Firenze, Le Monnier. Pellegrini, Giovan Battista (1957). La canzone di Auliver, in «Studi mediolatini e volgari» 5, pp. 95-131.

Si tratta di una storia dei tratti salienti, suddivisi per epoche (scienza testuale, scienza visuale, scienza strumentale), della trattatistica scientifica in italiano

Il contributo valuta la trasformazione delle forme brevi della prosa letteraria, dal passaggio tra latino e volgare, con le forme medievali dell'exemplum e della novella toscana, attraverso le loro evoluzioni rinascimentali, fino alla rinascita della novella e alla nascita del frammento di prosa, scelta spesso non narrativa. L'indagine si propone di valutare la rilevanza linguistica di ciascun sottogenere.

Nel contributo si espongono i risultati di un'indagine sulla presenza della terminologia lapidaria nei vocabolari della Crusca, sia nel lemmario che nella documentazione e nelle definizioni. Isolato un insieme tendenzialmente esaustivo di lessemi sulla base delle entrate lessicografiche del TLIO e delle opere mediolatine fonti della trattatistica in volgare sulle virtù delle pietre, in primis i trattati di Marbodo di Rennes e Bartolomeo Anglico, si sono verificati: la distribuzione di ciascun lessema nelle cinque impressioni, la sua presenza nelle definizioni (ad es. 'adamante' indicato come sinonimo nella definizione di diamante o 'smeraldo' citato nella definizione di elitropia in relazione al colore verde della pietra), le attestazioni nella documentazione delle citazioni di altri lemmi (ad es. 'smeraldo' presente nelle citazioni delle voci flavo, iacinto e giacinto, verdore, vistosissimo), la tipologia dei testi citati nelle singole voci e l'apporto eventuale di questo lessico specialistico al lemmario del Vocabolario.