In questo saggio si declina il concetto di “interesse generale”, fondamento del potere pubblico di realizzare traslazioni coattive dei diritti di proprietà, alla luce della categoria di “efficienza allocativa”. Si sostiene che la definizione paretiana di efficienza implica, sul piano normativo, uno status di assoluta intangibilità per la proprietà privata. L’intervento pubblico trova invece ampia legittimazione nell’ambito dell’approccio di Law & Economics, nell’ipotesi di costi di transazione sufficientemente elevati da ostacolare riallocazioni efficienti della proprietà per via negoziale. Tuttavia, l’utilizzo dello strumento ablatorio deve legittimamente ritenersi funzionale all’interesse generale solo nel caso di holding-out, ossia quando il frazionamento della proprietà del fondo tra un elevato numero di soggetti rende conveniente a costoro l’adozione di strategie negoziali opportunistiche nei confronti dei potenziali acquirenti. Al contrario, quando la proprietà del fondo è concentrata, e la negoziazione è invece ostacolata da un problema di free riding, la strategia ottimale della P.A. consiste in un mix di tassazione (dei potenziali acquirenti) e di contrattazione (con il proprietario del fondo). Pertanto, con riferimento a tali ipotesi, l’assetto normativo dovrebbe escludere la possibilità del ricorso all’istituto dell’esproprio.