l contributo intende recuperare il volto del maggior umanista bolognese del Quattrocento, Filippo Beroaldo il Vecchio (1453-1505) passando in rassegna, da un lato, i due brevi ritratti 'per verba' lasciatici dai suoi allievi-biografi (il tolosano Jean de Pins e il bolognese Bartolomeo Bianchini), dall’altro, quelli 'per figuras': un ritratto e una fotografia di un ritratto conservati, rispettivamente, presso la biblioteca universitaria di Bologna e la Fondazione Zeri, oltre al busto sepolcrale conservato nella chiesa di San Martino a Bologna. La tradizione pare risalire a due archetipi diversi, su cui agiscono da una parte la tendenza idealizzante tipica della ritrattistica del periodo e, dall’altro, il topos dei Sileni di Alcibiade (il saggio ricco interiormente ma brutto esteriormente). Il volto del Commentatore Bolognese, così, sfuma tra apologia e cliché.