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La ricerca si propone di indagare la possibile funzione educativa dei materiali audiovisivi d’animazione e, al contempo, visto il loro ruolo attivo nel produrre significati e percezioni ambientali, incentivarne l’uso come strumento educativo-didattico. I presupposti teorici da cui si muove la ricerca sono quelli dell’ecocriticism (Glotfelty, 1996), linea di pensiero che dimostra come i prodotti culturali di massa (Garrard, 2010; dell’Agnese, 2011) hanno un ruolo attivo nella produzione di idee sull’ambiente e conseguentemente nel condizionare i comportamenti umani nei confronti dello stesso. La crisi ambientale attuale impone un nuovo atteggiamento nei confronti dell’ambiente che ci circonda, richiede dunque un’azione di educazione ambientale e di promozione della consapevolezza di come le idee sull’ambiente derivino anche dai prodotti culturali di massa. La ricerca è stata costruita nell’ambito del PRIN Greening the Visual: an Environmental Atlas of Italian Landscape (2017-0422), che si propone di indagare il modo in cui le rappresentazioni visuali influenzano le idee ambientali della comunità andando a costruire un atlante visuale on-line dei paesaggi italiani. Il progetto Prin in questione ha coinvolto tre unità di lavoro, in particolare l’unità di ricerca dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca, a cui afferisce il suddetto progetto di dottorato, si è dedicata all’analisi delle rappresentazioni relative al paesaggio costiero e marino. I materiali d’animazione sui quali si è lavorato hanno dunque riguardato lo spazio pelagico, attualmente al centro dell’attenzione mediatica e scientifica grazie alla proclamazione da parte delle Nazioni Unite della Decade of Ocean Science for Sustainable Development (2021-2030). Attenzione derivata dal riconoscimento, da parte della comunità scientifica internazionale, del grande ruolo rivestito dallo spazio marino nel mantenimento dell’equilibrio planetario così come lo conosciamo oggi. Una delle principali agenzie, The research aims to investigate the possible educational function of audiovisual animation materials and, at the same time, given their active role in producing environmental meanings and perceptions, to encourage their use as an educational-didactic tool. The theoretical assumptions from which the research moves are those of ecocriticism (Glotfelty, 1996), a line of thought that demonstrates how mass cultural products (Garrard, 2010; dell'Agnese, 2011) play an active role in the production of ideas about the environment and consequently in conditioning human behaviour towards it. The current environmental crisis imposes a new attitude towards the environment that surrounds us, and therefore requires environmental education and the promotion of awareness of how ideas about the environment also derive from mass cultural products. The research was carried out as part of the project Greening the Visual: an Environmental Atlas of Italian Landscapes (PRIN, 2017-0422), which aims to investigate the way in which visual representations influence the community's environmental ideas by constructing an online visual atlas of Italian landscapes that constitutes a repertoire of the ways in which Italian landscapes have been represented and thus communicated. The Prin project in question involved three work units. In particular, the research unit of the University of Milan-Bicocca, to which the PhD project in question relates, dedicated itself to the analysis of representations of the coastal and marine landscape. The animation materials on which the project worked therefore concerned the pelagic space, currently at the centre of media and scientific attention thanks to the proclamation by the United Nations of the Decade of Ocean Science for Sustainable Development (2021-2030). Attention derived from the international scientific community's recognition of the great role played by marine space in maintaining planetary equilibrium as we know it today. One of the main educational

Un ruolo importante nella costruzione dell’immagine ambientale italiana lo svolgono i film d’animazione. Il presente contributo analizza le idee ambientali che emergono da alcuni cortometraggi ambientati in località marine e costiere così da identificarne temi, artifici narrativi e meccanismi discorsivi. Il loro riconoscimento è stato alla base del metodo con cui si sono scelti dei corti d’animazione utilizzati per svolgere attività educative e formative rivolte ad alunni e docenti della scuola primaria. La particolare efficacia del linguaggio dei cartoons ha stimolato il coinvolgimento emotivo degli alunni, capace di promuovere l’appropriazione affettiva degli spazi marini e di portare a una maggiore consapevolezza del ruolo che ciascuno può avere nella salvaguardia dell’ambiente marino. I risultati delle attività di ricerca-azione hanno confermato che l’utilizzo degli strumenti visuali è efficace per esplorare il paesaggio marino e la nostra relazione con esso., Animated films have an important role in the construction of the Italian environmental image. This paper analyses the environmental ideas emerging from some short films, set in marine and coastal sites, in order to identify their themes, narrative artifices and discursive mechanisms. Their recognition formed the basis of the method used to select short animated films used to carry out educational and training activities aimed at primary school students and teachers. The particular power of cartoons’ language stimulated emotional engagement in the young students, promoting affective appropriation of marine spaces and increasing in them the consciousness of their role in preserving the marine environment. The results of the action research activities confirmed that the use of visual tools is efficacious in terms of exploring the seascape and our relationship with it.

Geography and “the visual” are an inseparable duo: a powerful relationship that elicits research and papers in both geographic research and academic geography. Starting from the commentary on Giorda’s book, this short essay proposes a general reflection on the function that visual teaching aids (maps, images) have in producing and reproducing geographical stereotypes and imagery. The commentary specifically focuses on the value that work such as Giorda’s has for those involved in research in the field of geography in education today.

NAVIGATOR is an Italian regional project boosting precision medicine in oncology with the aim of making it more predictive, preventive, and personalised by advancing translational research based on quantitative imaging and integrative omics analyses. The project’s goal is to develop an open imaging biobank for the collection and preservation of a large amount of standardised imaging multimodal datasets, including computed tomography, magnetic resonance imaging, and positron emission tomography data, together with the corresponding patient-related and omics-related relevant information extracted from regional healthcare services using an adapted privacy-preserving model. The project is based on an open-source imaging biobank and an open-science oriented virtual research environment (VRE). Available integrative omics and multi-imaging data of three use cases (prostate cancer, rectal cancer, and gastric cancer) will be collected. All data confined in NAVIGATOR (i.e., standard and novel imaging biomarkers, non-imaging data, health agency data) will be used to create a digital patient model, to support the reliable prediction of the disease phenotype and risk stratification. The VRE that relies on a well-established infrastructure, called D4Science.org, will further provide a multiset infrastructure for processing the integrative omics data, extracting specific radiomic signatures, and for identification and testing of novel imaging biomarkers through big data analytics and artificial intelligence.

Il seguente contributo vuole, in linea con il programma del «Decennio delle scienze del mare per lo sviluppo sostenibile» (2021-2030) e più in generale con l’Ocean Literacy e quindi con lo sforzo conoscitivo e divulgativo riferito all’ambiente marino, proporre l’uso di materiali cinematografici per promuovere l’educazione ambientale marina. Intende altresì riflettere sul ruolo che il visuale, in particolare il cinema d’animazione, può giocare nella didattica della geografia suggerendo alcuni esempi su come utilizzare il potere descrittivo ed evocativo dei film d’animazione in attività di discussione e riflessione con studenti e insegnanti di scuola primaria.

Il seguente contributo descrive una ricerca di dottorato, costruita all’interno del Prin Greening the Visual: an Environmental Atlas of Italian Landscapes2, che intende indagare il ruolo del cinema d’animazione, in particolare dei corti d’animazione, nel plasmare le idee ambientali e di come esse possono essere utilizzate per promuovere un’educazione ambientale marina e l’adozione di un atteggiamento di cittadinanza oceanica all’interno del contesto di scuola primaria. Il progetto di ricerca è volto contemporaneamente a verificare da un lato, il grado di consapevolezza degli insegnanti del ruolo attivo dei materiali d’animazione nel costruire l’idea di natura e del rapporto tra quest’ultima e gli esseri umani, dall’altro, a costruire un’attività di ricerca-azione in grado di rafforzare la consapevolezza dell’importanza degli ambienti naturali e della necessità di prendersene cura utilizzando come strumento educativo le fonti visive: nel contempo, rendere coscienti alunni e insegnanti che le fonti visive hanno un ruolo attivo nella costruzione della nostra idea di natura e di come sollecitino, plasmino e riorientino la percezione di essa. L’attività didattica e di ricerca si concentra in particolare sull’ambiente marino.

I libri di testo hanno un ruolo fondamentale nella trasmissione dei saperi a scuola. In occasione del decennio ONU dedicato alle scienze del mare si è voluto analizzare come i libri di testo per la scuola primaria affrontino questo spazio. La visione del mare che è veicolata da questi strumenti è fortemente terracentrica, il mare è prevalentemente descritto come il limite della terra ferma. Dal punto di vista iconografico si riscontrano delle contraddizioni tra testo e immagini, inoltre il mare è prevalentemente rappresentato sulla falsa riga della sua immagine turistica.

Children embrace the sea through Miyazaki’s narration. The contribution below aims to reflect on the role that cinematographic materials can play in the educational context and their validity in promoting knowledge and critical reflection on marine spaces in students, encouraging the adoption of an attitude of Ocean Citizenship. In particular, animated films were considered, a cultural product, popular and appreciated by young students, capable of appealing to the affective-emotional channel, using a language that is easy to understand, which encourages identification with the protagonists, allowing students to relate to the spaces represented through cognitive and affective intelligence. The example on which we will focus will be the animated feature film Ponyo on the Cliff by director Hayao Miyazaki.

PRIMAGE is a European Commission-financed project dealing with medical imaging and artificial intelligence aiming to create an imaging biobank in oncology. The project includes a task dedicated to the interoperability between imaging and standard biobanks. We aim at linking Digital imaging and Communications in Medicine (DICOM) metadata to the Minimum Information About BIobank data Sharing (MIABIS) standard of biobanking. A very first integration model based on the fusion of the two existing standards, MIABIS and DICOM, has been developed. The fundamental method was that of expanding the MIABIS core to the imaging field, adding DICOM metadata derived from CT scans of 18 paediatric patients with neuroblastoma. The model was developed with the relational database management system Structured Query Language. The integration data model has been built as an Entity Relationship Diagram, commonly used to organise data within databases. Five additional entities have been linked to the “Image Collection” subcategory in order to include the imaging metadata more specific to the particular type of data: Body Part Examined, Modality Information, Dataset Type, Image Analysis, and Registration Parameters. The model is a starting point for the expansion of MIABIS with further DICOM metadata, enabling the inclusion of imaging data in biorepositories.

Background & Aims: The ANSWER study reported that long-term albumin administration in patients with cirrhosis and uncomplicated ascites improves survival. During treatment, serum albumin increased within a month and remained stable thereafter. In this post hoc analysis, we aimed to determine whether on-treatment serum albumin levels could guide therapy. Methods: Logistic regression was used to assess the association between baseline serum albumin and mortality, as well as to determine on-treatment factors associated with mortality and to predict the achievement of a given on-treatment serum albumin level. Survival was assessed by Kaplan-Meier estimates and second-order polynomial regression. Patients whose on-treatment serum albumin remained below normal were compared with a subset of patients from the control arm matched by principal score. Results: Baseline serum albumin was closely associated with 18-month mortality in untreated patients; albumin treatment almost effaced this relationship. On-treatment serum albumin and MELD-Na at month 1 were the sole independent variables associated with mortality. Second-order polynomial regression revealed that survival improved in parallel with increased 1-month on-treatment serum albumin. Kaplan-Meier estimations showed that any value of 1-month on-treatment serum albumin (0.1 g/dl intervals) in the range 2.5–4.5 g/dl discriminated patient survival. In the normal range of serum albumin, the best discriminant value was 4.0 g/dl. Compared to untreated patients, survival even improved in patients whose on-treatment serum albumin remained below normal. Conclusion: Baseline serum albumin per se should not guide the decision to start albumin therapy. Conversely, 1-month on-treatment serum albumin levels are strongly associated with outcomes and could guide the use of albumin – 4.0 g/dl being the target threshold. However, even patients whose serum albumin remains below normal benefit from long-term albumin administration. Lay