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Giano Anisio, membre de la génération moyenne de l’académie pontanienne, commença sa carrière poétique à l’ombre de Pontano et de Sannazar, sous la domination espagnole. Parmi les genres poétiques qu’il aborda, il convient de prêter une attention particulière à six églogues incluses dans son recueil intitulé Varia poemata (1531) : elles témoignent d’un mélange particulier d’influences classiques et modernes, de Virgile à ses propres maîtres napolitains, Pontano et Sannazar., Giano Anisio, a member of the Accademia Pontaniana’s “mid-generation’, started his poetic career under Pontano’s and Sannazaro’s shadow, once Naples under Spanish rule. Among the poetic genres and meters he experienced, a particular attention should be paid to six eclogues included in his collection entitled Varia poemata (1531): they testify to a peculiar blending of classical and modern influences ranging from Vergil to his own Neapolitan masters, Pontano and Sannazaro.

Il saggio ricostruisce il profilo di un umanista napoletano del Cinquecento, poeta e filologo, mettendone in luce l'attività svolta a Venezia presso l'editore Manuzio, per il quale curò la pubblicazione di varie opere, tra cui quelle di Lattanzio e le poesie latine di Sannazaro. Fu anche in rapporto con Bembo, al quale fece conoscere le poesie di Garcilaso. Appartenne alla Congregazione Benedettina, stabilendo rapporti con le personalità più in vista del suo ordine e con alcuni esponenti del movimento di riforma della Chiesa.

Attraverso il confronto della varia lectio con altri manoscritti di Vittoria Colonna provvisti di data si propone di datare al 1539 il manoscritto donato a Michelangelo Buonarroti

Edizione con introduzione e commento di un raro incunabulo napoletano, risalente alla fine del 1485, contenente un'esortazione di Ferrante I d'Aragona ai sudditi a ribellarsi contro i baroni congiurati contro di lui.

Edizione di una inedita sestina doppia in lingua siciliana di Giacono Antonio de Nobili, tramandata da un manoscritto della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze.

Il saggio modifica l'interpretazione corrente circa una seconda edizione napoletana dell'Arcadia di Sannazaro (1505 circa), dimostrando la sua inesistenza, trattandosi invece di una ristampa veneziana abusiva.