Search

Ces conseils de bonne pratique concernant les indications et les modalités de la corticothérapie en ORL en période d’épidémie COVID-19 ont été rédigés sous l’égide de l’Association française d’otologie et d’oto-neurologie (AFON) et de la Société française d’ORL et de chirurgie cervico-faciale (SFORL). Il n’y pas actuellement de données suggérant un danger ou un bénéfice particulier des corticoïdes dans la COVID-19, et il convient donc, tant que cette question n’est pas tranchée, de limiter leurs indications aux tableaux cliniques les plus sévères et pour lesquels il est bien établi que ce type de traitements a un effet favorable sur l’évolution des symptômes. Dans les paralysies faciales aiguës afrigorede grade V ou VI dans la classification de House Brackmann, une corticothérapie orale d’une semaine est recommandée. Dans les surdités brutales avec un déficit auditif supérieur à 60dB, une corticothérapie est là-aussi conseillée, soit sous la forme d’injections intratympaniques soit en cures orales d’une semaine. En rhinologie, il n’y a pas d’indication à une corticothérapie par voie générale dans le contexte actuel. En revanche, il est conseillé aux patients de poursuivre leur corticothérapie locale en spray nasal ou par inhalation. L’instauration de traitements par sprays nasaux de corticoïdes reste possible s’il n’existe pas d’alternative. Enfin, il n’y aucune indication aux corticothérapies par voie générale ou locale dans les infections ORL bactériennes.

Frequenti e gravi, le fratture della rocca da trauma cranico fanno parte delle fratture della base del cranio. Le loro cause sono principalmente gli incidenti stradali, ma le eziologie si sono evolute nel tempo e sono variabili in base all’età. La gravità delle fratture della rocca è correlata non solo alle lesioni degli elementi sensoriali, nervosi, vascolari e ossei contenuti nell’osso temporale, ma anche alle lesioni regionali e intracraniche associate. La frattura della rocca è sinonimo di trauma cranico grave. I pazienti presentano spesso lesioni multiple di diversa gravità, ed è essenziale non limitarsi alla classificazione della frattura. La prognosi iniziale è neurochirurgica, a causa della presenza di lesioni intracraniche. Una buona valutazione e una gestione adeguata dei pazienti con frattura temporale richiedono una buona cooperazione tra specialisti. Il bilancio clinico oto-rino-laringoiatrico e radiologico mediante tomografia computerizzata ad alta risoluzione delle rocche deve essere quanto più precoce possibile per migliorare l’esito funzionale a lungo termine. La gestione iniziale riguarda le lesioni del nervo faciale, le perdite di liquido cerebrospinale, le lesioni vascolari e le lesioni cocleovestibolari. La qualità di vita del paziente può essere influenzata principalmente in caso di lesione del nervo faciale o dell’organo cocleovestibolare. La prognosi quoad vitam dei pazienti può anche essere impegnata secondariamente da alcune complicanze, tra cui meningiti, meningocele, encefalocele e colesteatomi, giustificando un follow-up a lungo termine di questi pazienti.

L’accesso chirurgico del forame giugulare è complesso. La sua profondità e la sua vicinanza con il nervo faciale e l’arteria carotide interna sono critiche. La presenza, all’interno di questo orifizio, di nervi misti di alta importanza funzionale e di notevole fragilità complica molto il compito del chirurgo. Quella del bulbo giugulare, essenziale per il drenaggio venoso cerebrale e facilmente invaso, è al centro del rischio chirurgico. L’accesso al forame giugulare si può prendere in considerazione attraverso delle vie d’accesso otologiche, di cui la più utilizzata è la via infratemporale tipo A descritta da Ugo Fisch. Questa via ha dimostrato la sua efficacia nel corso del tempo. Il suo inconveniente principale è di sacrificare poco o molto l’udito e di richiedere una deviazione del nervo faciale. Altre vie d’accesso otologiche più rispettose della posizione del canale facciale e dell’orecchio medio sono state descritte più recentemente per la rimozione di tumori di dimensioni da piccole a medie. Tuttavia, il forame giugulare può essere controllato anche attraverso vie d’accesso puramente neurochirurgiche, rispettando la rocca, la posizione del nervo faciale e l’integrità dell’orecchio medio. Questi accessi, descritti per raggiungere il forame magno, sono in grado di portare il chirurgo a delle lesioni che dipendono dal forame giugulare. Lo scopo di questo lavoro è di fare una descrizione quanto più completa possibile di questi due tipi di accessi, precisando le rispettive indicazioni. Sono evocati i problemi posti dai diversi tumori che possono occupare questo spazio. I paragangliomi timpanogiugulari servono da base di descrizione, ma sono anche specificate le particolarità tecniche sollevate dai meningiomi e dai neurinomi.

La chirurgia del meato acustico interno appartiene di pieno diritto alla specialità otorinolaringoiatrica (ORL). Le patologie che vi si sviluppano sono dominate dallo schwannoma vestibolare. Tuttavia, le patologie funzionali non sono escluse e la malattia di Menière è una delle principali indicazioni degli accessi a questo sito anatomico. Dopo aver valutato i prerequisiti necessari prima di impegnarsi in questa chirurgia, in particolare in termini di curva di risorse tecniche e di ambiente «paziente», descriveremo le vie di accesso dedicate al suo approccio, insistendo sulla via retrolabirintica allargata, ancora poco descritta in letteratura, e che è venuta ad arricchire il corredo terapeutico costituito fino ad allora dalla via della fossa media, dalla via translabirintica e dalla via retrosigmoidea. Essa offre, in effetti, i vantaggi di una via altamente modulabile, adatta al tempo stesso al trattamento delle patologie funzionali e tumorali del meato acustico interno e dell’angolo pontocerebellare. Dopo una descrizione di ognuna di queste vie saranno valutate le particolarità sollevate dalla neurotomia vestibolare o dalla chirurgia degli schwannomi vestibolari. Tratteremo a parte la strategia di exeresi degli schwannomi vestibolari, poiché essa differisce poco a seconda della via di accesso scelta.

Conclusion As compared to other techniques MRI offers many advantages. It enables one to differentiate the nucleus pulposus within the disc and reveals the discal degeneration. It reveals more precisely the relationships with nervous formations and it is invaluable for the detection and exploration of bone tumors and metastasis, of deformations, of the cervico-occipital junction, of the cervical and dorsal medullar lesions and of infectious processes. As for peripheral joints, it seems to be useful in the study of deposits, infections of bones or joints, osteonecrosis, algodystrophy. It also proves useful in the exploration of the synovialis of inflammatory rheumatism, of metabolic arthropathy, of lesions in the tendons, muscles, menisci or ligaments. It is not quite as interesting for arthritis and chondrocalcinosis but further developments may alter this situation.

Alterations in the p53 tumor suppressor gene are the most frequent genetic abnormalities in human cancers. The p53 protein is present in normal cells, and is assumed to induce G1 arrest or apoptosis in the presence of DNA lesion. The mutant protein lacks this property. Squamous cell carcinomas of the head and neck (SCCHN) are related to carcinogens in tobacco and alcohol, and provide a good model of multiple-step carcinogenesis in association with DNA damage and p53-related tumorigenesis. Stabilization of the mutant p53 protein allows immunohistochemical analyses (IHC) to be routinely used to demonstrate the mutant p53 protein in tissue samples, whereas normal p53 protein is undetectable. Ninety-nine squamous cell carcinomas, 8 in situ carcinomas, 31 preneoplastic lesions and 79 normal carcinogen-exposed mucosas of the head and neck from a total of 107 patients were examined for the expression of p53 tumor suppressor gene protein. Samples were collected before treatment, and stained with p53 specific mono- and polyclonal antibodies (DO-7, Pab 1801 and 240, CM1) using an indirect immunoperoxidase technique. Proliferating cell nuclear antigen (PCNA) provided semiquantitative estimates of proliferation. The main localizations were the pharynx (64/107) and the larynx (21/107). Positive IHC detection of p53 was observed in 9% of normal-appearing carcinogen-exposed mucosas, 37% of hyperplasias, 68% of dysplasias, 75% of in situ carcinomas, and 56/99 (56.5%) of primary tumor samples. Mucosas from 15 control patients under 10 years of age were negative. There was no correlation between p53 IHC and localization, differentiation or TNM staging. We observed a close relationship between PCNA and p53 staining in all steps of carcinogenesis. A significant correlation (p < 0.03) was found between p53 positive staining and complete response to weekly induction chemotherapy in advanced tumors. In conclusion, p53 protein expression seems to be 1) an early event in the carcinogenesis of SSCHN, 2) correlated with progression of carcinogenesis, and 3) correlated with the response to induction chemotherapy.

The retrolabyrinthine approach is classified among the posterior petrosectomies. Its goal is to achieve an enlarged mastoidectomy while sparing the intrapetrous neurotologic structures in order to offer maximal exposure of the posterior cerebellopontine angle compound.

Cette étude porte sur l’indication de la décompression chirurgicale du nerf facial dans les paralysies faciales périphériques (PFP) idiopathiques sévères. Nos objectifs sont d’évaluer l’efficacité de cette prise en charge, de définir les facteurs prédictifs et de proposer un algorithme thérapeutique décisionnel.

Une grande variété de pistons est disponible pour la chirurgie stapédienne dans l’otospongiose. Disponible depuis 2007, le piston Soft-CliP®est une prothèse stapédienne en titane médical. Avec ce nouveau design, son placement devrait être facilité, et la biomécanique de la chaîne ossiculaire mieux conservée. Nos objectifs étaient de comparer le piston Soft-CliP®à un piston de référence dans la chirurgie d’otospongiose.

L’objectif principal de notre étude est d’évaluer les résultats du traitement chirurgical des schwannomes vestibulaires (SV). L’objectif secondaire est de comparer les résultats des voies d’abord rétrosigmoïde (VRS) et translabyrinthique (VTL).

Le spasme hémifacial (SHF) primaire s’exprime par des spasmes tonico-cloniques du territoire moteur du nerf facial dû à un conflit vasculo-nerveux dans l’angle ponto-cérébelleux. Le traitement curatif est la décompression vasculo-nerveuse (DVN) ; le taux de réussite est de 83 à 97 % selon les séries avec un risque d’atteintes faciale et cochléo-vestibulaire. Nos objectifs sont de décrire l’efficacité, la morbidité et l’effet au long terme sur la qualité de vie de la DVN par voie rétro-sigmoïdienne (VRS) chez des patients atteints de SHF.