The aim of this article is to analyze how, through an auto-fictional perspective, Natalia Ginzburg proposes, in the short story Summer (1946), an «empathy of the imagination» (Donise, 2019) which, referring to the studies of Martha Nussbaum, insists on connection between narrative imagination and moral intention in literature. In this regard, we will analyze how Ginzburg's tale possesses a double value. Written as a gesture of gratitude towards a friend, the text opens to a meta-literary perspective. The deliberately fictional character of the text, combined with the autobiographical material and an implicit reflection on the civil value of literature, becomes the paradigm of a form of narrative empathy and at the same time capable of communicating with the reader. In fact, through autofiction Ginzburg establishes a dialogic relationship with the reader. The literary field becomes a contribution – to say it with Donise – «to the lexicon and topical of ethics». The creative effort to talk about a suicide attempt and the consequent friendship that healed him therefore, coincides with a phenomenology of real life. With this tale, the reader participates emotionally in Ginzburg's pain and enters into a sympathetic relationship with what for Nussbaum is «the concreteness of the human condition»., Vincere a due «la ripugnanza del cuore» Per un'empatia dell'immaginazione in Estate di Natalia Ginzburg Riassunto Scopo del presente articolo è analizzare come, attraverso una prospettiva auto-finzionale, Natalia Ginzburg proponga, nel racconto Estate (1946), un'«empatia dell'immaginazione» (Donise, 2019) che, rifacendosi agli studi di Martha Nussbaum, insiste sulla connessione esistente tra immaginazione narrativa e intenzione morale in letteratura. A questo proposito, analizzeremo come il racconto della Ginzburg possegga in sé una duplice valenza. Nato come gesto di riconoscenza verso un'amica, il testo apre a una prospettiva meta-letteraria. Il carattere volutamente finzionale del racconto, unito al materiale autobiografico e a un'implicita riflessione sul valore civile della letteratura, diviene paradigma di una forma d'empatia non soltanto raccontata, ma aperta al dialogo con il lettore. In effetti, attraverso l'autofiction Ginzburg permette a quest'ultimo di pensarsi all'interno della sua stessa scrittura, instaurando con lui un rapporto dialogico dove il campo letterario diviene contributoper dirlo con Donise-«al lessico e alla topica dell'etica». Lo sforzo creativo per raccontare del proprio tentativo di suicidio e della conseguente amicizia che lo ha guarito, coincide dunque con una fenomenologia della vita reale. Grazie al racconto, il lettore partecipa emotivamente al dolore della Ginzburg ed entra in una relazione simpatetica con quello che per Nussbaum è «la concretezza della condizione umana».