Journal of Biomedical Practitioners - JBP English Abstract Goals Weaning is, in addition to the most strictly nutritional aspects, a delicate and "sensitive" phase of growth and development, able to influence the child's relationship with the adults who care for him and his eating behavior, even in the long term. The aim of the study is to investigate the eating habits and behaviors during early childhood, of subjects affected by Eating Disorders (ED), noting particularly the weaning methods. The results were then compared with a similar study conducted on a group of individuals who did not have a diagnosis of ED (control group). Methods The survey was conducted on two groups of adolescent females aged between 12 and 24 years. The case group consists of 30 subjects followed at the Centro Arianna of Pisa and the Fondazione Stella Maris of Calambrone. The control group is also made up of 30 people recruited in the seaside town of Rosignano Marittimo (Livorno, Italy). For both groups age, birth weight, age of menarche, and in the event of an Eating Disorder, age of onset of the disorder, were assessed. Questionnaire We modified the Test ICAP ‑ (Detecting Problematic Eating Behaviour) “Individuazione Comportamenti Alimentari Problematici” and obtained a questionnaire that was used as a survey method. The questionnaire consists of 35 divided questions in two parts, one about food and one behavioral. FOOD: it relates to the weight trend in the early years, the timing of breastfeeding and weaning. BEHAVIOR: demonstrate the attitude of the child at the table (if he was sitting, if he was distracted, if he was eating fast or slowly) and family meals in general (if they were consumed all together and at the same time). The questionnaire was given to mothers and fathers or other family members of the subjects of both groups. Results One of the questionnaire questions asked whether the child up to 3 years of life was overweight. The results showed a significant difference between the two groups: the overweight is associated with the control group. Regarding breastfeeding, even though there is no significance, about 40% of both groups have not been breastfed despite the fact that the World Health Organization recommends breastfeeding exclusively for the first six months of life as a public health practice for the entire world population. Although there is no significance, one important point to note is that about 40% of both groups have been weaned before six months of life, despite the fact that the European Food Safety Authority suggests that breast milk is sufficient to meet the needs nutrition in most infants up to 6 months. Parents were asked if they re-proposed to their daughter food previously refused, and although the results are not significant, it is important to note that most of the two groups have not re-proposed the foods. The questionnaire investigated the use of the pacifier and there is a significant difference between the two groups, in particular, the use of the pacifier is associated with the control group. A significance trend has been observed associating to the case group who has been forced to eat. In the questionnaire we also investigated the context of family meals, the non-sharing of family meals with patients with Eating Disorders was significant. Finally, we found an association between those who did not eat meals with the family and those who were forced to eat, neglecting that mealtime is one of the most significant aspects of life. Conclusions The results of this study indicate that some behaviours adopted by parents during weaning are significantly present in cases with Eating Disorder diagnosis. Italian Abstract Obiettivo dello studio Lo svezzamento rappresenta, oltre agli aspetti più strettamente nutrizionali, una fase della crescita e dello sviluppo delicata e sensibile, in grado di influenzare la relazione del bambino con gli adulti che lo accudiscono e il suo comportamento alimentare, anche a lungo termine. L’obiettivo di questo studio è indagare le abitudini e i comportamenti alimentari durante la prima infanzia, di soggetti affetti da Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), rilevandone in particolare le modalità di svezzamento. I risultati sono stati poi confrontati con un’indagine analoga condotta su un gruppo di individui che non presentavano una diagnosi di DCA (gruppo di controllo). Metodi L’indagine è stata condotta su due gruppi di adolescenti di genere femminile di età compresa tra i 12 e i 24 anni. Il gruppo casi è composto da 30 soggetti seguiti presso il centro “Arianna” di Pisa e la Fondazione “Stella Maris” di Calambrone (PI). Il gruppo controllo è costituito anch’esso da 30 soggetti reclutati presso il comune di Rosignano Marittimo. Per entrambi i gruppi è stata valutata l’età, il peso alla nascita, l’età del menarca e in caso di DCA l’età di esordio del disturbo. Questionario Come metodo di indagine è stato utilizzato un questionario ricavato modificando in parte il Test ICAP ‑ Individuazione Comportamenti Alimentari Problematici. Il questionario è composto da 35 domande divise in due parti, una alimentare e una comportamentale: PARTE ALIMENTARE: riguarda l’andamento del peso nei primi anni, il timing di allattamento al seno e svezzamento. La PARTE COMPORTAMENTALE: indaga l’atteggiamento del bambino a tavola (se stava seduto, se era distratto, se mangiava velocemente o lentamente) e i pasti della famiglia in generale (se venivano consumati tutti insieme e allo stesso orario). Il questionario è stato somministrato alle madri e ai padri, o ad altri familiari, dei soggetti partecipanti allo studio. Risultati Una delle domande del questionario chiedeva se il bambino fino a 3 anni di vita risultava essere sovrappeso. I risultati hanno dimostrato una differenza significativa tra i due gruppi: il sovrappeso è associato al gruppo controllo. Per quanto riguarda l’allattamento al seno, anche se non è presente una differenza significativa, circa il 40% di entrambi i gruppi non è stato allattato al seno nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità lo raccomandi in modo esclusivo nei primi sei mesi di vita come pratica di salute pubblica per tutta la popolazione mondiale. Un aspetto importante che emerge dall’indagine effettuata, anche se non presente la significatività, è che circa il 40% di entrambi i gruppi è stato svezzato prima dei sei mesi di vita nonostante l’European Food Safety Authority ritenga che il latte materno sia sufficiente a soddisfare le esigenze nutrizionali nella maggior parte dei lattanti sino ai 6 mesi. È stato chiesto ai genitori se riproponevano gli alimenti non graditi alle figlie e, anche se i risultati non sono significativi, è importante notare come buona parte degli intervistati non hanno riproposto gli alimenti. Il questionario indagava l’utilizzo del succhiotto; risulta esserci una differenza significativa tra i due gruppi in particolare l’utilizzo del succhiotto è associato al gruppo controlli. È stato osservato un trend di significatività che associa chi è stato forzato a mangiare al gruppo casi. Dal questionario risulta inoltre in modo significativo come la non condivisione dei pasti in famiglia sia associata allo sviluppo di disturbi alimentari da parte delle pazienti. Infine abbiamo rilevato un’associazione tra chi non consumava i pasti insieme alla famiglia e chi è stato forzato a mangiare, trascurando che il momento del pasto costituisce uno degli aspetti più significativi della vita. Conclusioni I risultati del presente studio indicano che alcuni comportamenti adottati dai genitori durante lo svezzamento sono significativamente presenti nei casi con diagnosi di DCA. Download free Full textwww.ojs.unito.it/index.php/jbp/article/view/2708/2493