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Nel capitolo presentiamo il nido d’infanzia e le altre tipologie di servizi per la fascia di età zero tre anni, a partire da un breve excursus della loro storia ed evoluzione pedagogica e culturale, fino alla loro attualità come componenti del sistema integrato di educazione zero sei. I cambiamenti normativi e culturali in corso sono trattati mettendo in luce le questioni che con il processo di integrazione sono aperte, come la formazione di base e in servizio degli educatori e la qualità delle offerte educative. Nella seconda parte del capitolo, trattiamo l’argomento dei servizi educativi rivolti ai soggetti in età pre-adolescenziale, adolescenziale e giovanile.

Nella società contemporanea la pedagogia deve misurarsi con l’affermazione su larga scala di paradigmi di tipo medico-sanitario. Questi, infatti, da tempo sono penetrati massicciamente anche nei contesti educativi, condizionando gli sguardi e le pratiche che in essi hanno luogo. Tanto la scuola quanto i servizi alla persona sono oggi pervasi da linguaggi e categorie che rispondono a logiche e saperi di tipo psichiatrico che non di rado producono effetti di patologizzazione e normalizzazione dei soggetti (studenti, educandi) che manifestano per diverse ragioni irregolarità della condotta. Gli stessi professionisti dell’educazione (docenti, pedagogisti, formatori, educatori, operatori sociali e socio-sanitari) non sempre sembrano pienamente consapevoli di quanto queste logiche di natura extra-pedagogica incidano in profondità sul lavoro educativo e sui modi attraverso cui i soggetti sono detti, pensati, trattati. Questa tendenza appare ancora più evidente e marcata nei servizi – come, ad esempio, quelli rivolti a persone con problemi di dipendenza e di salute mentale – che ospitano individui considerati “devianti”, “anormali”, “irregolari”. Individui che tradizionalmente sono sottoposti a pratiche di riabilitazione sociale, sanitaria, psichiatrica che incorporano al contempo istanze di cura, di normalizzazione e di controllo sociale. A partire da un’esperienza di supervisione pedagogica realizzata dagli Autori in alcuni servizi per soggetti tossicodipendenti con diagnosi psichiatrica, il paper intende riflettere criticamente sull’inattualità dello sguardo pedagogico e sul ruolo che esso può svolgere nel riorientare linguaggi, logiche e prassi dei servizi, al fine di promuovere in essi una prospettiva specificamente educativa, capace di prevenire derive patologizzanti e di rielaborare e problematizzare gli effetti formativi dei dispositivi in atto.

Muovendo dall’approccio deweyano, il focus del contributo è l’importanza dell’educazione alla cittadinanza democratica (Ecd) come nesso costitutivo tra sviluppo umano, giustizia sociale e ambiente. Si soffermerà poi sul repertorio di competenze per la scuola con un’attenzione al modello di educazione sociale, emotiva, etica e accademica (SEEAE) di Cohen, e si chiude con una ricerca che si focalizza sul riconoscimento/validazione di una proposta Ecd delle competenze nei contesti locali. Building on the deweyan approach, the focus of the paper is the importance of education for democratic citizenship (Ecd) as a constitutive link between human development, social justice and the environment. It will then look at the repertoire of competencies for schooling with a focus on Cohen’s Social, Emotional, Ethical and Academic Education (SEEAE) model, and closes with research that focuses on the recognition/validation of an Ecd proposal competencies in local contexts.

The vocational training project is studied, within the wider life project, towards the end of adolescence. It is identified in the absence of planning, the main cause of the high number of young people who do not study, do not work and are not trained. To encourage a vocational training project by the students, teachers, in carrying out educational activities, should always bear in mind the educational and cultural profile of the young people at the end of high school.

Il contributo presenta alcuni esiti di una ricerca-formazione che ha coinvolto studenti, docenti, genitori di due istituti secondari di II grado e le istituzioni del territorio di Cinisello (MI), con l’obiettivo di esplorare le rappresentazioni e l’immaginario degli attori coinvolti sul gioco e sulla dipendenza nell'ambito di un più ampio progetto della Regione Lombardia. La ricerca, condotta con strumenti qualitativi, in particolare di clinica della formazione, ha evidenziato come l'alleanza tra scuola, famiglia e ragazzi possa promuovere un uso maggiormente consapevole delle tecnologie digitali e una cultura di prevenzione dalle dipendenze da gioco d'azzardo e online.

In questo articolo, sono presentati il quadro teorico, le ipotesi, il disegno sperimentale e le fasi di una ricerca appena iniziata in sei scuole superiori di Palermo. Questa ricerca ha lo scopo di ridurre negli studenti il divario tra le conoscenze acquisite alla fine degli studi liceali e quelle richieste all'inizio dei corsi universitari e rafforzare la capacità di formulare il proprio progetto di vita professionale. Si sperimenterà l’azione congiunta di tre tipi di interventi: la scrittura espressiva per prefigurare il proprio futuro formativo-professionale, il colloquio di orientamento per esercitare la propria capacità decisionali e la conduzione di seminari pomeridiani tenuti da un professore universitario e da un insegnante di liceo che insegnano la stessa disciplina. Si intende verificare se la partecipazione a questa iniziativa facilita, negli studenti del liceo, lo sviluppo di tre competenze trasversali che incidono significativamente sul processo di maturazione della scelta formativo-professionale: l'immagine adeguata del «sé» attuale, l’autoefficacia percepita e la e capacità decisionale. In this paper, the theoretical framework, hypotheses, experimental design and phases of a research just begun in six high schools of Palermo are presented. This research is aimed at 1) reducing in the students the gap between the acquired knowledges at the end of high school courses and those required at the beginning of university courses, and 2) strengthing the ability to formulate their own professional life project. The joint action of three types of interventions will experiment: expressive writing to prefigure one’s own educational-professional future, the guidance interview to exercise one’s decision-making skill and the conduction of afternoon teaching workshops held by a university professor and a high school teacher from the same discipline. It intends to verify if the participation in this initiative facilitate, in high school students, the development of three transversal skills that significantly affect the process of maturation of the educational-professional choice: the adequate image of the current «oneself», the perceived self-efficacy and the decision-making skill.

Il fenomeno della presenza di minorenni di origini straniere, privi di adeguati riferimenti adulti in un territorio diverso da quello di nascita, si inserisce nella più ampia dimensione delle migrazioni a livello mondiale e dei processi di globalizzazione che rendono il pianeta e coloro che lo popolano sempre più interconnessi e complementari, pur se – e proprio in ragione –delle disparità e dei disequilibri che li caratterizzano. Si riporta un frammento degli esiti di una ricerca qualitativa realizzata tra febbraio e aprile 2017 che ha raccolto mediante interviste le narrazioni di adulti, professionisti con responsabilità educativa, che operano nel settore dell’accoglienza, della protezione, della progettualità e degli interventi educativi rivolti a minoridi origine straniera e che si trovano privi di adeguati riferimenti adulti nelcontesto di approdo. All’interno della grande ricchezza dei dati raccolti si volge qui l’attenzione ai temi concernenti gli ambiti scolastico e lavorativo. Tutto da sondare è ciò che riguarda le possibilità di scelta deiminori stranieri non accompagnati in merito a percorsi scolastici da intra-prendere e agli ambiti lavorativi cui aspirare ad accedere. Allora, quali possibilità di scelta?

A book of the Indian spiritual master Jddu Krishnamurti (Education and the Significance of life), translated in 1958 by Aldo Visalberghi and published by La Nuova Italia, contained anti-educational and provocative proposals unrelated to the interests of the pedagogists. There was, by the academic world, a timid curiosity about the critical and polemical elements of the Krishnamurtian philosophy, that ignored or misunderstood the new and original conception of the school, that pedagogy can now reconsiders for a critic reflection about the new educational emergencies.

A partire da una riflessione sulle specificità professionali degli educatori e dall'intreccio della dimensione personale con quella professionale nelle professioni educative, Il saggio tratta della necessità di adottare una nuova prospettiva formativa, che consideri l'unità mente-corpo, la dimensione artistica e la riflessività nei processi di apprendimento dei futuri educatori. Esplicita quindi le ragioni di un apprendimento dall'esperienza e sottolinea l'importanza della dimensione di gruppo, approfondendo infine le peculiarità della Danza Movimento terapia e l'efficacia di un percorso laboratoriale che utilizzi le sue metodologie Reflecting about educators professional specificities and about the interweaving of the personal dimension with the professional one in the educational professions, the essay deals with the need to adopt a new formative perspective, which considers the mind-body unity, the artistic dimension and the reflexivity in learning processes. It then explains the importance of learning by experience and underlines the role of the work group; finally deepens the specificities of Dance Movement therapy and the effectiveness of a laboratory path that uses its methodologies

Il contributo presenta gli indicatori usati per valutare gli esiti di un progetto formativo rivolto a 450 insegnanti, frequentanti il corso di specializzazione abilitante all'insegnamento di sostegno nella scuola primaria e dell’infanzia, che si è svolto da settembre 2017 a giugno 2018 presso l’Università di Palermo. L’obiettivo della ricerca è stato quello di analizzare negli insegnanti in formazione la crescita di abilità di pensiero critico, esercitate durante le attività di tirocinio. La verifica della capacità critica è stata condotta con uno strumento di osservazione costruito ad hoc.

Il contributo mette a fuoco in che modo una concezione comunitaria della scuola offra il contesto all’interno del quale avvengono la crescita ed il cambiamento dei singoli e dell’organizzazione. In particolare si descrive una pratica di lavoro collaborativo realizzata con 195 futuri docenti di sostegno all’interno del corso di Didattica speciale e frequentanti la Scuola di Specializzazione per insegnanti di sostegno nella scuola primaria dell’Università di Palermo. L’apprendimento collaborativo può essere una possibilità per promuovere il processo di cambiamento, in quanto tende a creare un contesto educativo altamente responsabile e aperto alla pluralità, all’interdipendenza e alla reciprocità, che favorisce la comunicazione e la capacità di un pensiero accogliente.

One of the major innovations introduced by Legislative Decree 65/2017 is the affirmation of the basic but not obvious principle that specific professional skills are necessary to scientifically qualify educational interventions in different areas of personal and community services. From this statement follows the recognition of the need for university qualification for childcare services. The value of such an acknowledgment is captured in all its depth if placed in the presence of the age-old social and political devaluation, which has often become invisibility, of care work. Pedagogical reflection, in particular, has long highlighted how there can be no real education without attentive listening to emotions, both of the educator and of the educator. It still remains to ask whether, in the concreteness of many contexts, the rehabilitation of emotions and corporeality is actual. At first glance, our society today seems to give a lot of space to emotions and appears very focused on the care of the body, however it is necessary to ask oneself, above all in a pedagogical and educational perspective, if this enhancement of emotions and body is truly adequate for the full flourishing of the human person. In this perspective, I will carry out my reflections on the philosophy of childhood education, placing myself within the framework of the phenomenological-hermeneutic school of thought. The choice to carry out the reflection in the horizon disclosed by the philosophy of Edmund Husserl appears particularly appropriate to the theme in question because many phenomenologists have dealt with the theme of the body and, therefore, of the emotions which represent the body of the body. In particular, I will make specific reference to some passages of the writings of Maurice Merleau-Ponty which have as their object the infantile emotional experience.

Considerando l’importanza del contributo pedagogico nell’area della salute mentale, il contributo vuole discutere i primi risultati di un progetto di ricerca qualitativa che intende esplorare la pratica dei professionisti educativi nel promuovere benessere e prevenire disagio mentale nei giovani (16-24), con particolare attenzione al mondo scolastico. L’intervento si concentrerà su due contesti scolastici indagati, un centro di formazione professionale e un liceo delle scienze umane siti nell’hinterland milanese, mettendo a tema alcuni nodi emersi durante le interviste coi professionisti.

La contemporaneità pone sfide educative complesse, che sollecitano la scuola, la famiglia e la società civile ad assumere in modo corresponsabile una funzione educativa nei confronti delle giovani generazioni attraverso pratiche di partecipazione democratica e giustizia sociale. Tra limiti e opportunità, un’alleanza pedagogica virtuosa tra scuole-famiglie-territori vede nella partecipazione lo strumento (e non il fine) per la progettazione di esperienze educative cariche di significati realmente condivisi per tutti i soggetti coinvolti, individuali e collettivi.

In che modo la consulenza pedagogica può sostenere la scuola ad affrontare il proprio compito formativo, nonché a interrogare criticamente le emergenze educative della società contemporanea e a rielaborare le attuali forme di disagio che la attraversano, mettendola costantemente in crisi? Muovendo da tali questioni e facendo riferimento a titolo esemplificativo a specifiche situazioni professionali, l’intervento intende proporre un modello di consulenza pedagogica che si avvale del contributo degli approcci riflessivi e di quelli neomaterialisti per ripensare il fare scuola quotidiano.

L’interesse della ricerca anche in ambito internazionale converge sempre più sulla necessità di estendere la conoscenza dei fabbisogni formativi e professionali ad un’ampia gamma di competenze trasversali ritenute fondamentali per lo sviluppo personale e professionale del docente. Quali competenze connotano il docente professionista oggi? Quali azioni e dispositivi di autovalutazione possono supportarne lo sviluppo professionale? Il concetto di competenza rimanda ad una serie di conoscenze specialistiche necessarie, ma non più sufficienti per la formazione degli insegnanti: le competenze specialistiche necessitano di essere “orientate e finalizzate da metacompetenze progressivamente affinate da una pratica che fa circolo virtuoso con la teoria. Per diffondere maggiormente una cultura delle competenze, in questa ricerca, abbiamo ritenuto necessario promuovere una maggiore riflessione sulle competenze trasversali legate ad abilità organizzativo-manageriali e comunicative The interest of research also in the international field increasingly converges on the need to extend the knowledge of training and professional needs to a wide range of transversal skills considered fundamental for the personal and professional development of the teacher. What skills do the professional teacher connote today? Which self-assessment actions and devices can support their professional development? The concept of competence refers to a series of specialized knowledge necessary, but no longer sufficient for teacher training: specialized skills need to be "oriented and finalized by metacompetences progressively refined by a practice that makes virtuous circle with the theory. To further spread a skills culture, in this research, we felt it necessary to promote greater reflection on the transversal skills related to organizational, managerial and communication skills.

Lo studio riporta i risultati di un'indagine sui "teacher concerns" di studenti (n 843) di Scienze della Formazione Primaria. L’analisi dei testi scritti (questionari a domande aperte) ha fatto emergere l'identificazione di 11 categorie che illustrano quali capacità siano centrali dal loro punto di vista per la formazione di competenze professionali. Lo scopo conoscitivo è duplice: mettere in evidenza quali siano i significati attribuiti alle competenze “in uscita”, in particolare a quelle che per essere acquisite comportano maggiori difficoltà; rilevare quali esperienze formative siano percepite come adeguate a rispondere alle preoccupazioni che accompagnano lo sviluppo dell’identità professionale.

Scopo del presente articolo è di fare chiarezza sul ruolo che oggi le indagini storiche intorno alle pratiche educative rivestono all’interno della ricerca pedagogica. Se, fino a pochi anni fa era opportuno parlare di passaggio dalla storia della pedagogia alla storia dell’educazione, a ben vedere, le attuali ricerche storiche sembrano più orientate a ripensare un dialogo costruttivo e reciproco con il sapere pedagogico. Tra la ricerca pedagogica e la ricerca storico-educativa sembra esservi una nuova sinergia: nel tempo del presentismo, in cui tutto sembra consumarsi velocemente, il pedagogista pensa e agisce a partire da una coscienza storica che lo rende più consapevole del proprio tempo e rilancia la memoria storica come importante categoria pedagogica. A sua volta lo storico, nel ricostruire le buone pratiche, adotta un paradigma dal doppio versante storiografico e pedagogico, consapevole di non poter rinunciare ad un apparato teorico (fenomenologico-ermeneutico) che lo orienti in senso prospettico, acquisendo così una pienezza di senso e di significato del presente che arricchisce la stessa riflessione pedagogica. This paper analyzes the role of historical investigations around educational practices within pedagogical research. If until two decades ago it was appropriate to talk about the transition from the history of pedagogy to the history of education, now historical research seems to be more oriented toward a constructive dialogue with the pedagogical science. Between pedagogical research and educational-historical research there seems to be a new synergy: in a time of presentism, the pedagogical researcher thinks and acts from a historical perspective that makes him/her more aware of here and now whilst re-launching memory as an important educational concept. At the same time the historian reconstructs past good practices by adopting a double paradigm, historiographical and pedagogical, based on a theoretical framework (phenomenological-hermeneutic) that may offer a wider perspective; so that by following these guidelines he acquires a greater awareness of the present time, thus making his research more relevant.

Il contributo fa riferimento alla ricerca "Dare forma al lavoro educativo, formare al lavoro educativo", realizzata nel 2010 dal Centro Studi Riccardo Massa in collaborazione con la Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS di Milano, e sviluppata attorno a due domande: attraverso quali esperienze gli studenti del Corso di Laurea in Educazione Professionale dell'Università Statale di Milano apprendano a diventare educatori; come, nel contesto socio-economico attuale, la formazione di base sostenga il lavoro educativo nei diversi contesti professionali. in particolare, il contributo sui risultati di ricerca relativi alle rappresentazioni degli studenti e dei "nuovi" educatori e sulle rappresentazioni della proposta didattica del Corso di Laurea in Educazione Professionale. A partire da ciò, il contributo propone un ripensamento critico del "patto formativo" tra vecchie e nuove generazioni di formatori, considerando la problematicità dello scenario socio-culturale attuale.