37 results on '"Rodeghiero"'
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2. Identificazione e ruolo dell’Esperto in Emostasi e Trombosi nel Sistema Sanitario Nazionale Italiano
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Rodeghiero, Francesco, Morfini, Massimo, Nozzoli, Carlo, Manotti, Cesare, Violi, Francesco, Castaldo, Giuseppe, Pane, Fabrizio, Biasioli, Bruno, and Velati, Claudio
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- 2013
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3. Strumenti e criteri per la lemmatizzazione del franco-italiano: verso la costruzione di un corpus lemmatizzato della 'Geste Francor'
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Rodeghiero, Sira
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Geste Francor ,Lemmatizzazione ,corpus lemmatizzato ,franco-italiano - Published
- 2021
4. REDEMPTUS AB HOSTIBUS
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Andrea Rodeghiero and Andrea Rodeghiero
- Abstract
La ricerca è suddivisa in due parti: nella prima si discute della condizione giuridica in cui versa il cittadino romano riscattato dal nemico (civis redemptus ab hostibus), il quale, in base alle opinioni dei giuristi classici e ai rescritti imperiali, risulta assoggettato al potere del riscattante (qualificato in termini di diritto di pegno) fino alla restituzione del prezzo pagato per il riscatto; nella seconda si discute della condizione giuridica in cui versa lo schiavo riscattato dal nemico (servus redemptus ab hostibus), la cui proprietà spetta al riscattante, invece che all'antico padrone, secondo una costituzione imperiale di incerta datazione (la cd. constitutio de redemptis).
- Published
- 2022
5. Imitatio C. Caesaris, divi fili, nella congiura di Clemente
- Author
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Rodeghiero, Michela Maria
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Greek language and literature. Latin language and literature ,DE1-100 ,History of the Greco-Roman World ,PA - Abstract
The paper’s aim is to demonstrate how, during the so-called conspiracy orchestrated by Clemens (Pseudo Agrippa) against Tiberius, strategies of communication were adapted to assimilate the destabilizing action to the Octavian’s rise. The purpose was to justify an illegal action with the exemplum of the Empire’s founder and probably to suggest a political evolution of the principate in contrast with Tiberius’ one. The recall of the Octavian’s revolutionary rise meant to stray from the political compromise signed by Augustus firstly, and then by his successor, with the conservative senatorial nobility. L’obbiettivo del contributo è quello di dimostrare come, durante la cosiddetta congiura orchestrata contro Tiberio da Clemente (lo pseudo Agrippa), furono adottate strategie di comunicazione atte ad assimilare la sua azione con l’ascesa di Ottaviano. Il fine era quello di giustificare un’azione illegale con l’exemplum del fondatore dell’impero e probabilmente suggerire un’evoluzione del principato in contrasto con quella proposta da Tiberio. Richiamare la rivoluzionaria ascesa di Ottaviano significava allontanarsi dal compromesso siglato da Augusto, prima, e dal successore, poi, con la nobilitas senatoria tradizionalista., HISTORIKA Studi di storia greca e romana, V. 8 (2018)
- Published
- 2019
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6. Una grammatica del Veneto delle Origini
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Garzonio, Jacopo, Rodeghiero, Sira, and Sanfelici, Emanuela
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linguistica storica ,Dialetti veneti ,Dialetti veneti, linguistica storica, corpus sintattico ,corpus sintattico - Published
- 2019
7. Dolore cronico muscolo-scheletrico: percezione, esperienza e valore della cura per i pazienti musulmani.
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Rodeghiero, Lia and Naletto, Carla
- Abstract
Chronic musculoskeletal pain is a multidimensional experience that also involves religious and cultural factors. In many Western countries, there is now a significant prevalence of Muslims who need or will need physiotherapy care, but there is relatively little attention paid to the influence of the spiritual sphere on their conceptions of illness and suffering. Little is also known about the value placed by the Islamic religion on the treatment of physical pain and trust in health professionals. Through a qualitative study, we aimed to investigate the perception and experience of chronic musculoskeletal pain, to explore the meaning of physical suffering and the value of care in the Muslim patient, and to offer some insights for the development of intercultural skills on the part of the physiotherapist. [ABSTRACT FROM AUTHOR]
- Published
- 2021
8. I pronomi soggetto espletivi nelle varietà venete medievali
- Author
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Garzonio, Jacopo, Rodeghiero, Sira, and Silvia, Rossi
- Subjects
Linguistica Storica ,Dialetti ,Pronomi ,Pronomi, Dialetti, Linguistica Storica - Published
- 2018
9. Identification and role of the hemostasis and thrombosis expert in the National Health System
- Author
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Rodeghiero F, Morfini M, Nozzoli C, Manotti C, Violi F, Biasioli B, Velati C., CASTALDO, GIUSEPPE, PANE, FABRIZIO, Rodeghiero, F, Morfini, M, Nozzoli, C, Manotti, C, Violi, F, Castaldo, Giuseppe, Pane, Fabrizio, Biasioli, B, and Velati, C.
- Abstract
Hemorrhagic and thrombotic diseases are very heterogeneous disorders that may affect a relevant part of the population, as in the case of patients taking antithrombotic drugs. The appropriate management of such conditions requires the availability of specific laboratory assays, together with the knowledge of possible clinical syndromes and of their appropriate treatments. This can be achieved only through second level specialized laboratories supervised by trained personnel. This type of diagnostic and therapeutic organization is not widely available in Italy, but it is present in a limited number of major hospitals, having a nationwide excellence. Increasing the availability of such resources would be very relevant for patients and this effort could also be cost-effective for the National Health System. This document, promoted by the Società Italiana per lo Studio dell'Emostasi e della Trombosi and by other major national scientific societies involved in the field is aimed at identifying the level of scientific and professional career required to define a physician as hemostasis and thrombosis expert, graded for the skills required in different clinical settings.
- Published
- 2014
10. L’intelligenza del territorio: riciclare Puerto Saavedra (Cile)
- Author
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PRATALI MAFFEI, SERGIO, Rodeghiero, Benedetta, Valter Fabietti, Carmela Giannino, Marichela Sepe, PRATALI MAFFEI, Sergio, and Rodeghiero, Benedetta
- Subjects
Puerto Saavedra (Cile), tsunami, ricostruzione ,Puerto Saavedra (Cile) ,tsunami ,ricostruzione - Abstract
Il Cile è un territorio sotto costante minaccia di disastro dove convivere con il rischio è condizione per la sopravvivenza futura. Un recente concorso internazionale ha costituito l’opportunità per LEMUR di continuare a riflettere sui criteri e sulle strategie di intervento in caso di catastrofe. La partecipazione a un tavolo di discussione aperto alle istituzioni ed ai finanziatori pubblici e privati e, soprattutto, agli abitanti della zona, è l’opportunità per una ricostruzione consapevole del territorio a partire dalle sue reali possibilità. Il presente paper intende riflettere sul processo in corso e analizzare, attraverso una prospettiva qualitativa, altri casi recenti di ricostruzione caratterizzati da un approccio integrale al problema, dall’inclusione della comunità locale e dall’adattamento alle risorse disponibili.
- Published
- 2013
11. Idee guida per una valorizzazione del patrimonio minerario del metallifero triassico in Lombardia
- Author
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RODEGHIERO, FRANCO, CAVALLO, ALESSANDRO, Agata Patanè - Servizio Attività Museali - Dipartimento per le Attività Bibliotecarie, Documentali e per l’Informazione, Rodeghiero, F, and Cavallo, A
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Lombardia, Metallifero, miniere Pb-Zn, mining heritage, archeologia industriale ,Lombardy, Metalliferous horizon, lead-zinc mines, mining heritage ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Abstract
Un orizzonte di calcari, in parte dolomitici, con intercalazioni bituminose e inquarzamenti massivi, di età Ladinico-Carnica, è ben noto nella letteratura giacimentologica e soprattutto nella tradizione mineraria lombarda come “Metallifero”. Stratigraficamente confinato al passaggio tra una potente sequenza di calcari di piattaforma carbonatica a letto e una sequenza lagunare a dominante silico – clastica a tetto, si estende per circa 80 km in senso O-E, dal Lago di Lecco alla Val Sabbia. Questo livello ospita frequenti corpi minerari a Pb–Zn–F–Ba che, nell’ultimo millennio, hanno dato luogo ad estese ed intensive coltivazioni minerarie. Il bacino estrattivo più noto è quello di Gorno (l.s.) in Val Seriana (BG), dove sono stati estratti complessivamente non meno di 10 Mt di grezzi a blenda, galena e calamine. Sono presenti anche numerosi poli estrattivi minori dove, proprio per la particolare connotazione giacimentologica dell’evento metallogenico (depositi strata-bound con zonalità laterali), si alternano miniere di sole calamine, o di solfuri metallici, oppure esclusivamente di fluorite o di barite. In questi siti minerari non si esercita oggi alcuna attività estrattiva. I corpi minerari sono irregolari e variabili: come loro distribuzione all’interno del Metallifero, come morfologia, giacitura e dimensioni. Ne è conseguita una altrettanto varia tipologia di tecniche di coltivazione mineraria. Infatti le società che si sono succedute almeno negli ultimi due secoli hanno adottato sistemi di coltivazione mineraria tra i più disparati, nel tempo e nelle aree di rispettiva competenza, per livello tecnologico, scelte progettuali, estensione delle concessioni ed entità degli investimenti. I lavori minerari, in superficie e in sottosuolo, sul territorio interessato da questo orizzonte “Metallifero” consentono di disporre di un immenso patrimonio di valenze geologiche, giacimentologiche e tecnologiche di archeologia industriale. Gallerie, che si diramano per qualche centinaio di km da quote fondo valle fino a oltre 2000 m, permettono di osservare aspetti mineralogici, litologici, stratigrafici, strutturali e soprattutto giacimentologici, come alcuni vuoti di coltivazione, sotto una luce particolarmente inusuale e suggestiva, quasi una rappresentazione 3D dal vivo. Ciò che resta degli impianti di trasporto e di trattamento del minerale, come teleferiche, decauville, discariche e laverie, non rappresentano solo un complesso di strutture minerarie degradate da bonificare, ma possiedono valenze ben superiori: esse testimoniano che l’attività estrattiva ha fortemente marcato queste località, andando a costituire nei secoli una inconfondibile fisionomia di “paesaggio minerario”. Il “Metallifero”, dipanandosi attraverso e legando tra loro alcune vallate delle Alpi Lombarde, rappresenta una sorta di filo conduttore di un ideale percorso, allo stesso tempo geologico e di archeologia industriale, storico-culturale ma anche turistico. L’in- 65 sieme delle sue valenze, coniugate in un mosaico armonico, lo pone come un “unicum” che richiede una sua valorizzazione necessariamente unitaria e complessiva, potendosi a pieno titolo denominare “Via del piombo e zinco delle Orobie”. In fase progettuale sono da ricercare quindi offerte diversificate per una ampia gamma di potenziali fruitori. Gli strumenti idonei potrebbero essere una sorta di “Itinerari Turistici Integrati” (ITI), pensati e progettati in modo da permettere al potenziale fruitore di calarsi nei molteplici aspetti, tecnologici, naturali e sociali, che hanno contribuito a creare la personalità di queste valli. Gli ITI faranno conoscere e vivere sia le esperienze in sottosuolo sia i fenomeni naturali all’aperto e permetteranno al visitatore di arricchirsi culturalmente, mediante ricostruzioni didattiche di soggetti storici, geologici o di tecnica mineraria, o di partecipare in prima persona alle visite tramite metodi interattivi. Attualmente sono in corso iniziative, sia da parte della Regione Lombardia, con il supporto di Università, che da parte di Comuni, singoli o raggruppati in consorzio, per la valorizzazione di alcuni siti minerari e per la messa in sicurezza di aspetti riguardanti la Protezione Civile. Tali iniziative soffrono però della tragica situazione attuale di dispersione di tutta la documentazione tecnica o della sua pratica indisponibilità. A tal riguardo si ritiene quindi indispensabile un investimento, anche istituzionale, oggi ancora possibile grazie alla memoria storica di tecnici e ricercatori che, in passato, si trovarono ad operare personalmente nelle miniere ancora in attività. Sarebbe fortemente auspicabile inoltre che i progetti di recupero in atto e futuri su queste miniere rispettino la continuità e unitarietà del tema geo-giacimentologico del “Metallifero” e non siano improntati a privilegiare iniziative troppo locali, se non campanilistiche, e talora aspetti più ludici che culturali. Abstract - A horizon of partly dolomitic limestones, with bituminous intercalations and quartziferous bodies, Ladinian-Carnian in age, is well known in geological literature and Lombard mining tradition as “Metalliferous”. It is stratigraphically confined between a thick sequence of carbonatic platform limestones at the bottom and a siliciclastic lagoon sequence at the top; it extends about 80 km, in an W-E direction, from the Lecco Lake to the Sabbia valley. This horizon hosts several Zn-Pb-F-Ba ore bodies, extensively mined during the last millennium. Gorno is the most important mining field of the Seriana Valley (BG), where about 10 m. raw sphalerite, galena and calamine ores were extracted. There are a lot of minor mining sites as well located where the peculiar type of metallogenic event (strata-bound ore deposits with lateral zoning) produced alternations of calamine ore deposits, or metal sulphides, or exclusively fluorite – or barite – like the Laghetto di Polzone and Cespedosio mines. Today these mining sites are abandoned. The ore bodies have an inhomogeneous distribution inside the “Metalliferous”, and are irregular in shape (lenticular, columnar or stratiform), attitude (from sub-horizontal to sub-vertical) and size (length ranging from 100 m to more than 1 km, thickness from few meters to more than 10 meters). As a consequence, the mining exploitation techniques are varied, and the companies that mined during the last 2 centuries have used different techniques, depending 66 on technology, planning, extension of the mining concession and investments. These mining activities, both at the surface and underground, represent a huge heritage of ore geology and industrial archaeology. Hundreds of kilometres of tunnels – from the valley floor to more than 2000 meters in height – allow detailed mineralogical, lithological, stratigraphical and structural observations (i.e. imposing mining stopes), as a live, evocative 3D representation. The remnants of the ore conveyance and processing plants – like cableways, decauvilles, dumps and washing plants – are not only decayed mining plants to reclaim, but in fact they have a much bigger value: they testify that the mining activities marked this area, moulding in the centuries an unmistakable “mining landscape”. Briefly the “Metalliferous”, winding and binding some valleys of the Lombard Alps, is like a thread of an ideal geological, industrial, historical and tourist route (some mining districts lie inside a Regional Park). These values combined as a whole, make the “Metalliferous” as a “unicum”, requiring comprehensive improvement, because it deserves the qualification of “The Orobic Pb and Zn Route”. During the planning stage it is essential to contemplate different proposals for a wide consumer range (from school-children to universities). The appropriate tools could be a sort of “Supplemented Tourist Routes” (STR), planned for the peculiar technological, natural and social requirements for the different consumers. The STR will be able to create a revival of underground experiences (the suggestion of the darkness and the ore mineral) and open air phenomena (geology, flora, fauna and landscape). The STR will allow cultural enrichment of visitors, through didactic reconstructions of historical, geological or technical aspects, or by guided mineral search and collection. Currently time, there are some initiatives managed and supported by the Lombardy Region and by the municipalities, universities and authorities, in order to improve and to make safe some mining sites. Nevertheless, all these initiatives are penalised by the dispersion or unavailability of the technical documents and records. For this reason, an investment for the recovery of these documents is essential and still possible, thanks to the historical memory of technicians and researchers that worked in the old mines, in order to commence effective recovery projects, without favouring only local or light-hearted aspects.
- Published
- 2011
12. Contributo geo-giacimentologico per la valorizzazione del patrimonio minerario del Metallifero lombardo
- Author
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RODEGHIERO, FRANCO and Rodeghiero, F
- Subjects
Metallifero, Via del Piombo e Zinco delle Orobie, Itinerari Turistici Integrati, Patrimonio Minerario dismesso ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Published
- 2009
13. Assessment of the risk of bleeding in patients undergoing surgery or invasive procedures: Guidelines of the Italian Society for Haemostasis and Thrombosis (SISET)
- Author
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Armando Tripodi, Marco Marietta, Marco Cattaneo, Benilde Cosmi, Maurizio Fusari, Stefania Taddei, Paolo Gresele, Luca Ansaloni, Francesco Rodeghiero, Adriano Alatri, Cosmi B, Alatri A, Cattaneo M, Gresele P, Marietta M, Rodeghiero F, Tripodi A, Ansaloni L, Fusari M, and Taddei S.
- Subjects
Adult ,medicine.medical_specialty ,PREOPERATIVE RISK ASSESSMENT ,Adolescent ,Postoperative Hemorrhage ,Risk Assessment ,COAGULATION TESTS ,Young Adult ,Risk Factors ,Bleeding time ,Preoperative Care ,medicine ,Humans ,Child ,Prothrombin time ,Hemostasis ,medicine.diagnostic_test ,business.industry ,PFA-100 ,Thrombosis ,Retrospective cohort study ,Hematology ,medicine.disease ,Thromboelastography ,Surgery ,BLEEDING ,Surgical Procedures, Operative ,Neurosurgery ,business ,Risk assessment - Abstract
SYNOPSIS OF RECOMMENDATIONS: The Italian Society for Thrombosis and Haemostasis (SISET: Società Italiana per lo Studio dell' Emostasi e della Trombosi) promoted the development of a series of guidelines which would adopt evidence-based medicine methodology on clinically relevant problems in the field of haemostasis and thrombosis. The objective of the present guidelines is to provide recommendations for the pre-operative and pre-procedural assessment of the bleeding risk with the aim of reducing the incidence of preventable bleeding complications and limiting laboratory tests to the those necessary. The predictive value of haemostatic tests for bleeding complications after surgery or invasive procedures has been evaluated in prospective or retrospective cohort studies only. All retrieved studies were of low methodological quality with a high potential for bias because none conducted a blinded outcome assessment. In addition, different criteria for the severity of bleeding events and different reference values of the laboratory tests were adopted. The low methodological quality limits the validity of the results of these studies. Some of the clinical queries proposed by the working group were not addressed by the studies available in the literature. The areas with evidence, although of low quality, are the following: general surgery in adults (for history, PT, APTT, platelet count and bleeding time), neurosurgery in adults (for history, PT, APTT, platelet count), adenotonsillectomy in children (for history, PT, APTT, platelet count and bleeding time), invasive procedures in adults (for PT, APTT, platelet count), dental extractions (for the bleeding time only), cataract extraction (for platelet count). No studies are available in children for major surgery other than adenotonsillectomy, neurosurgery and invasive procedures.
- Published
- 2009
14. La presenza di grandi vuoti sotterranei di coltivazioni minerarie dismesse. Problemi conoscitivi ed indagini mirate
- Author
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Rodeghiero, F., Cavallo, A., Fornaro, Mauro, Giuliani, A., Papini, M., Savoca, D., Rodeghiero, F, Cavallo, A, Fornaro, M, Giuliani, A, Papini, M, and Savoca, D
- Subjects
coltivazioni minerarie dismesse ,vuoti sotterranei ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Abstract
L’abbandono di importanti complessi minerari, attivi fino agli anni ’70, nelle Prealpi Lombarde – ma anche in altre regioni limitrofe alpine – ha lasciato sul territorio pesanti eredità, sia di aspetto socio-economico per le popolazioni locali, sia di natura ambientale, quali infrastrutture ed impianti, discariche e gli stessi vuoti minerari. Questi ultimi rappresentano oggi un serio vincolo, per motivi di sicurezza del soprasuolo, ad una conveniente fruizione territoriale, del quale la pianificazione deve tener conto, anche dal punto di vista urbanistico. Nel caso delle miniere di Gorno (BG), sia l’estensione del bacino, comprendente diverse unità estrattive – operanti su più comuni della provincia bergamasco – sia il diverso livello di conoscenza sulle miniere stesse, oggi posseduto, richiedono un attento esame, caso per caso, delle varie situazioni esistenti: geogiacimentologiche, minerarie e morfologiche dei siti. A tal fine la Regione Lombardia, Direzione Generale alla Qualità dell’Ambiente, ha da tempo promosso indagini conoscitive volte a definire metodologie di studio e di ricerca idonee, fra l’altro, a verificare lo stato delle cose, in alcuni particolari casi di palese criticità e di urgenza, per adeguati interventi di messa in sicurezza dei luoghi. L’Università di Torino e di Milano Bicocca, in collaborazione con il Politecnico di Milano, Polo di Lecco, hanno perciò avviato interessanti indagini metodologiche, anche strumentali, e di carattere geofisico, ma soprattutto di verifica, su base cartografica e topografica, per la individuazione e collocazione di possibili vuoti ipogei, lasciati dalle coltivazioni dei solfuri, in aree peraltro interessate anche da comprovati fenomeni di carsismo naturale. La ricerca ha, ancora una volta, evidenziato le difficoltà spesso derivanti, nelle situazioni congeneri, della attuale carenza di documentazioni tecniche – planimetrie, sezioni ecc. – o da una loro pratica indisponibilità per gli studiosi, sia dovuta alla sopraggiunta, esiziale dispersione degli archivi, sia, al contrario, da una loro ufficiale conservazione ma in forme e con modalità non funzionali ad una necessaria, libera consultazione operativa. A tal riguardo si ritiene quindi indispensabile un investimento, anche istituzionale, oggi ancora possibile grazie alla memoria storica di tecnici e ricercatori che, in passato si trovarono ad operare personalmente nelle miniere in attività.
- Published
- 2008
15. Miniere e cave non più attive in Lombardia: problema o risorsa?
- Author
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RODEGHIERO, FRANCO, Proff. Giuseppe Orombelli, Giuseppe Cassinis, Maurizio Gaetani, and Rodeghiero, F
- Subjects
refurbishment of abandoned mining sites, environmental safety, cultural heritage ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Abstract
Between the sixties and the eighties, several mines and quarries in Lombardy (northern Italy) stopped production, almost never for exhaustion of reserves, and often the mining activities were completely abandoned. Some of these ore and stone deposits were exploited since historical age, and they have had an important influence on the social and economic development of the major valleys of Lombardy. Well known is the supply of rocks used in local buildings and monuments, and of raw materials for the birth and the growth of metallurgic and manufacturing industries. On the other hand, the remnants of all these activities have left a great number of environmental impact factors, for example some surface collapses or landslides above and around the stopes, or as local pollution by toxic waste. But at the same time, the ancient mining technologies represent a very important heritage of industrial archaeology. Moreover, the great chance to have a clear underground sight of the rock bodies (like an “internal” 3D sight) represents for several mining sites a wonderful geological heritage. Just by recovering the technological mining heritage and studying the geological setting, we could choose some of these sites, with the aim of starting and testing recovering and improving initiatives, strictly related to their own peculiarity, and in respect of the locally well-established so called “mining landscape”.
- Published
- 2008
16. Criteri geologici per la valorizzazione delle risorse minerarie della Lombardia
- Author
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RODEGHIERO, FRANCO and Rodeghiero, F
- Subjects
Risorse minerarie, Lombardia, criteri geologici ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Published
- 2004
17. Caratteri giacimentologici dei siti minerari compresi nelle provincie di Lecco, Bergamo e Brescia
- Author
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RODEGHIERO, FRANCO and Rodeghiero, F
- Subjects
siti minerari, provincie Lecco, Bergamo, Brescia ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Abstract
I depositi di minerali utili che sono distribuiti sul territorio delle tre provincie lombarde di Lecco, Bergamo e Brescia e che hanno dato in passato, e localmente danno ancora, luogo ad attività estrattive, possono essere inquadrati, dal punto di vista giacimentologico, in base alla sostanza minerale o metallo per cui sono stati coltivati, alla loro forma e giacitura e in rapporto alla roccia incassante. Partendo dalle unità geologiche più antiche, cioè dalle rocce metamorfiche del Basamento Cristallino Sudalpino, poste nella fascia settentrionale delle tre provincie, nella zona dell’alto Lario furono attivi numerosi cantieri sia per corpi pegmatitici nei micascisti, con feldspato prevalentemente potassico, sia per filoni pegmatitici ad albite e quarzo prevalenti. A partire dal Lago di Como e dalla Valsassina, lungo una fascia prossima al crinale delle Orobie Valtellinesi, decorrente da Ovest fino alla Val Paisco come estremo nord-orientale e più a Sud anche in Val Trompia, furono coltivati intensamente per il ferro, numerosi corpi soprattutto filoniani a siderite prevalente. Di queste mineralizzazioni sorprende, più che la quantità di minerale estratto, la costante ricorrenza entro litologie ben definite del Basamento Cristallino Sudalpino per un’estensione geografica notevole, di circa un centinaio di chilometri, dal Lago di Como alla Val Camonica. Mineralizzazioni filoniane a prevalenti solfuri polimetallici in ganghe quarzoso - sideritiche, ospitate all’interno del Basamento Sudalpino o nell’immediato intorno Basamento – Copertura Permo-Carbonifera, sono state sfruttate in varie località della Lombardia. Esse sono concentrate nella parte centro-orientale, ad esempio argento in Val Seriana, solfuri misti, rame e bismuto in Val Camonica e di nuovo argento in Val Trompia. Localmente questo tipo di corpi può arricchirsi in modo estremo di ganga, soprattutto fluoritica, dando luogo a giacimenti di notevole tonnellaggio, in cui i solfuri metallici e l’argento costituiscono solo sotto-prodotti, come il caso della miniera di fluorite della Torgola-Graticelle in Val Trompia. Nelle potenti sequenze di rocce vulcano – clastiche della copertura carbonifero-permiana, giacenti sopra le rocce metamorfiche del Basamento Sudalpino, troviamo, distribuite dal Varesotto alla Val Seriana e poi in Val Camonica fino alla Val Trompia, una ricca serie di mineralizzazioni per lo più filoniane che sono state intensamente sfruttate, soprattutto nel 20° secolo. Si tratta prevalentemente di corpi ricchi in barite e/o fluorite, anche se sovente venivano recuperate anche discrete quantità di metalli, presenti come solfuri, come Pb, Zn, Ag; talora prevaleva la siderite e in questo caso venivano coltivati per il ferro. E’ verosimile che le faglie in cui sono ospitati questi depositi siano anche espressione di una vivace vulcano-tettonica attiva nel Permiano e che parte delle mineralizzazioni si sia messa in posto già a quell’epoca per fenomeni idrotermali connessi al magmatismo. Un caso a parte è rappresentato dalle mineralizzazioni ad uranio che, presenti soprattutto nelle rocce ignimbritiche permiane della Formazione di Collio in Val Seriana e al contatto tettonico tra queste e il Basamento Cristallino, sono state cubate e tracciate da gallerie di preparazione ma non sono mai state coltivate. Alla base della Serie Triassica, in rapporti di strettissimo legame con una tipica sequenza sedimentaria di arenarie, siltiti e calcari più o meno fossiliferi, nota come formazione del Servino, troviamo mineralizzazioni stratiformi a siderite. Esse, note da tempo, hanno una notevole estensione e continuità laterale in Lombardia. Intensamente sfruttate, a partire da epoche remote fino alla completa chiusura delle miniere negli anni ’60, favorirono sicuramente la nascita e lo sviluppo di un’industria siderurgica e metallurgica locale. Intervallate ai banchi a siderite del Servino sono state coltivate intensamente anche mineralizzazioni filoniane a barite, soprattutto nelle miniere dell’alta Val di Scalve in provincia di Bergamo e nelle vicinanze di Pisogne in provincia di Brescia. Nelle serie carbonatiche triassiche, in corrispondenza del passaggio stratigrafico Ladinico – Carnico, tradizionalmente denominato “Metallifero”, si trovano, dalla provincia di Lecco a quella di Brescia, corpi lenticolari, colonnari e/o stratiformi con minerali di zinco, piombo, fluorite e barite. Molto noto e importante è stato il distretto delle miniere piombo - zincifere di Gorno-Oneta, in Val del Riso. Infine, soprattutto nella fascia montuosa delle tre provincie più vicina alla pianura, alcune formazioni calcareo-marnose del Trias superiore, del Giurassico, del Cretaceo o del Paleogene hanno fornito e forniscono attualmente materia prima per l’industria del cemento, la cosiddetta marna da cemento. Sebbene propriamente non considerabili come materiali di 1° categoria, anche argille per laterizi, dolomia per uso industriale, gesso da cottura, e calcare per calce vengono prodotti in Lombardia.
- Published
- 2004
18. Parco Geominerario Val Dossana. Studio di fattibilità. Tante memorie comuni. Un progetto condiviso
- Author
-
Castelletti, S, Cian, P, Furia, L, Imberti, M, RODEGHIERO, FRANCO, Castelletti, S, Cian, P, Furia, L, Imberti, M, and Rodeghiero, F
- Subjects
Parco Geominerario, Val Dossana ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Published
- 2004
19. Caratteri giacimentologici dei siti minerari lombardi
- Author
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RODEGHIERO, FRANCO and Rodeghiero, F
- Subjects
giacimenti, miniere, Lombardia ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Published
- 2004
20. La produzione di feldspati in Italia. I risultati di una prospezione mineraria nella zona del Monte Bracco (CN) e le prospettive di utilizzo industriale
- Author
-
Dino,G A, M. Fornaro, M, Martinetto, V, Sandrone, R., RODEGHIERO, FRANCO, Dino, G, M. Fornaro, M, Martinetto, V, Rodeghiero, F, and Sandrone, R
- Subjects
prospezione mineraria, feldspati, Monte Bracco ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Published
- 2002
21. Rilievi della lettiera e del suolo
- Author
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Rodeghiero, M.
- Subjects
Settore AGR/05 - ASSESTAMENTO FORESTALE E SELVICOLTURA - Published
- 2013
22. Carta Geologica d'Italia alla Scala 1:50.000, Foglio 78 Breno. Note Illustrative e Carta Geologica in scala 1:50000
- Author
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Cassinis G., Corazzato C., Corbari D., Bargossi G., Berra F., Gaetani M., Gasparotto G., Gelati R., Gregnanin A., Groppelli G., Jaoul F., Marocchi M., Pagani M., Pilla G., Racchetti S., Rigamonti I., Rodeghiero F., Siletto G.B., and Trombetta G.L.
- Published
- 2012
23. Guerra e beni culturali
- Author
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PRATALI MAFFEI, SERGIO, RODEGHIERO B., Pratali Maffei S., PRATALI MAFFEI, Sergio, and Rodeghiero, B.
- Subjects
guerra ,beni culturali - Published
- 2000
24. Le mineralizzazioni filoniane a barite e fluorite del Monte San Giorgio (Canton Ticino Meridionale)
- Author
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Oppizzi, P, Camana, G, Neri, P, Rossi, C, Bernasconi, E., RODEGHIERO, FRANCO, Oppizzi, P, Camana, G, Neri, P, Rossi, C, Rodeghiero, F, and Bernasconi, E
- Subjects
barite, fluorite, Monte San Giorgio ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Published
- 1999
25. Lineamenti geologici e giacimentologici del Territorio di Bienno (Val Camonica, Provincia di Brescia)
- Author
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RODEGHIERO, FRANCO, De Donatis, S, Moroni, M., Cucini Tizzoni, C, Tizzoni, M, Rodeghiero, F, De Donatis, S, and Moroni, M
- Subjects
Geologia, giacimenti, Val Camonica ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Published
- 1998
26. Permanenza e Trasformazione in architettura. Gibellina e Salemi: città usate
- Author
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Rodeghiero, Benedetta, Muntañola i Thornberg, Josep, 1940, Universitat Politècnica de Catalunya. Departament de Projectes Arquitectònics, and Muntañola Thornberg, José
- Subjects
Renovació urbana ,Arquitectura [Àrees temàtiques de la UPC] ,Territori catastrofe ,Resiliència ,Morfología ,Catàstrofes naturals -- Itàlia -- Sicília ,Urbanisme -- Itàlia -- Sicília ,Rehabilitació urbana -- Itàlia -- Sicília ,Impacte social ,Paisatge - Abstract
El Objeto de la tesis son las ciudades de Gibellina y Salemi (valle del Belice, Sicilia), destruidas, en su totalidad o en parte, por un violento terremoto en enero de 1968. El objetivo de la tesis es estudiar la relación entre permanencia y transformación en la arquitectura de la ciudad a través del análisis de un caso extremo donde una catástrofe provoca una fractura repentina en la evolución, física y social, de la historia de un lugar. El proceso de reconstrucción evidencia como estos elementos se combinan en el proyecto arquitectónico y en el uso del espacio construido para que la ciudad se mantenga viva. En los últimos 40 años Gibellina y Salemi han sido un laboratorio de la arquitectura y de las ciencias humanas, en una dimensión analizable en un único estudio; el Belice un banco de pruebas para la cultura política y arquitectónica italiana, que no tenía, entonces, herramientas legislativas para actuar al margen de la cultura de la emergencia. Gibellina y Salemi son el sujeto de una investigación histórica que sitúa la mirada en el presente y en el uso. Las dos ciudades, física y social, dialogan: la primera cambia y requiere que lo haga también la segunda. ¿Cómo la historia interrumpida puede seguir su curso? ¿Cómo la conservación y la innovación de los elementos espaciales y culturales de una comunidad garantizan su supervivencia? ¿Cómo la memoria rememorada hace avanzar hacia el futuro? Estas preguntas nacen de unas hipótesis iniciales. La primera es que la construcción de la ciudad sea un proceso continuo donde territorio y sociedad son los términos de un diálogo constante. La segunda concierne al propio mecanismo de la catástrofe el cual no puede leerse solo como acontecimiento luctuoso, sino como portador de un punto de vista nuevo, de la oportunidad de hacer las cosas de manera diferente. La memoria, para acabar, cobra un papel fundamental combinando permanencia y transformación tanto en el proyecto de arquitectura como en el uso de la ciudad. Si el análisis de un caso concreto puede aclarar los mecanismos de producción, transformación y transmisión de la arquitectura en el tiempo, podremos entender, mediante él, cómo se mantiene a lo largo de la historia la conexión entre un territorio y su cultura. La tesis reordena las etapas de la reconstrucción y propone un punto de vista diferente con respecto a mucha literatura sobre Belice, situando el análisis del texto urbano en su específico contexto histórico, geográfico y cultural, sin expresar juicios a posteriori e investigando las razones contingentes de las elecciones llevadas a cabo. La tesis se compone de tres partes según una estructura cronológica clásica. En la primera se analiza el Belice según los parámetros de construcción y resistencia. La teoría del territorio como paisaje construido y culturalizado se refiere a la tradición italiana desde Assunto hasta Natarelli. La lectura de Rossi es fundamental para entender la ciudad como artefacto que evoluciona en el tiempo. La teoría sociogenética de Muntañola relaciona proyecto, territorio y sociedad, mientras que la psicología ambiental, Pol, ayuda a comprender lo urbano desde el punto de vista del sujeto que lo habita. El análisis de la arquitectura en el tiempo se hace a partir de la teoría del tipo como estructura que, en la tradición de Quatremère de Quincy, es releída y actualizada por Caniggia y Muratori en los setenta y, más recientemente, por Martí y Moneo. Para la reflexión sobre forma, figura y símbolo nos referimos a Colquhoun y para el concepto de espacio prototípico en psicología ambiental a Valera. Fuera de la arquitectura, la topología y la teoría psicogenética de Piaget sugieren un interesante punto de vista para entender la evolución del tipo en el tiempo. Con estas bases se identifican y describen los tipos urbanos y arquitectónicos fundamentales del Belice antes 1968. La segunda parte se apoya en los estudios de Muntañola sobre la poética en arquitectura y utiliza la teoría de las catástrofes del matemático René Thom para defender la duplicidad del concepto de catástrofe: como trauma y como solución. El análisis de estos puntos de vista aplicados a la arquitectura hace reflexionar sobre como “regla” y “modelo” intervienen en el proyecto de arquitectura en un contexto de destrucción de la forma urbana y disolución del contexto social al que pertenece. El estudio de los planes para Gibellina y Salemi ha sido hecho de acuerdo con esta nueva orientación. En la tercera parte, la teoría de la memoria de Ricoeur ayuda a entender como resistencia y transformación se entrelazan en los diferentes proyectos de reconstrucción a través de los elementos de topos, tipo y uso. La relación del texto arquitectónico con su contexto histórico y social se cumple en el “habitar reflexivo”., Oggetto della tesi sono le città di Gibellina e Salemi (valle del Belice, Sicilia), distrutte, nella loro totalità o in parte, da un violento terremoto nel gennaio del 1968. Obiettivo della tesi è indagare la relazione tra permanenza e trasformazione nell’architettura della città attraverso l’analisi di un caso estremo in cui una catastrofe opera una frattura repentina nell’evoluzione, fisica e sociale, della storia di un luogo. Il processo di ricostruzione mostra come i due elementi si combinano nel progetto architettonico e nell’uso dello spazio costruito per consentire alla città di mantenersi viva. Durante gli ultimi 40 anni Gibellina e Salemi sono state un laboratório dell’architettura e delle scienze umane, in una dimensione analizzabile in un unico studio; il Belice un banco di prova per la cultura politica e architettonica italiana priva, allora, di strumenti legislativi per operare oltre la cultura dell’emergenza. Gibellina e Salemi sono il soggetto di una ricerca storica, che situa lo sguardo nel presente e sull’uso. Le due città, fisica e sociale, dialogano: la prima si modifica e richiede che lo faccia anche la seconda. Come la storia interrotta prosegue il suo corso? Come la conservazione e il rinnovamento degli elementi spaziali e culturali di una comunità ne garantiscono la sopravvivenza? Come la memoria fa avanzare verso il futuro? Queste domande nascono da alcune ipotesi di partenza. La prima è che la costruzione della città sia un processo continuo in cui territorio e società sono i termini di un dialogo costante. La seconda riguarda il meccanismo stesso della catastrofe che non può essere letta solo come evento luttuoso, ma tale da portare con sè il germe costruttivo di un punto di vista nuovo, della opportunità di fare le cose diversamente. La memoria, infine, ha un ruolo fondamentale nel combinare permanenza e trasformazione tanto nel progetto di architettura come nell’uso della città. Se l’analisi di un caso concreto può far luce sui meccanismi di produzione, trasformazione e trasmissione dell’architettura nel tempo, potremo, per suo tramite, capire come il legame tra un territorio e la sua cultura si mantiene nella storia. La tesi riordina le tappe della ricostruzione e propone un punto di vista diverso rispetto a molta letteratura sul Belice, situando l’analisi del testo urbano all’interno del suo specifico contesto storico, geografico e culturale, senza esprimere giudizi a posteriori e indagando le ragioni contingenti delle scelte operate. La tesi si compone di tre parti secondo una struttura cronologica classica. Nella prima, si analizza il Belice secondo i parametri di costruzione e resistenza. La teoria del territorio come paesaggio costruito e culturalizzato si rifà alla tradizione italiana da R. Assunto fino a E. Natarelli. La lettura di A. Rossi è fondamentale per intendere la città come manufatto che si evolve nel tempo. La teoria sociogenetica di J. Muntañola relaziona progetto, territorio e società, mentre la psicologia ambientale, E. Pol, aiuta nella comprensione dell’urbano dal punto di vista del soggetto che lo abita. L’analisi della resistenza dell’architettura nel tempo viene a fatta a partire dalla teoria del tipo come struttura che, nella tradizione di Quatremère de Quincy, è riletta e aggiornata da G. Caniggia e S. Muratori negli anni ’70 e più recentemente da C. Martì e R. Moneo. Per la riflessione su forma, figura e simbolo ci siamo riferiti ad A. Colquhoun e per il concetto di spazio prototipico in psicologia ambientale a S. Valera. Al di fuori dell’architettura, la topologia e la teoria psicogenetica di J. Piaget suggeriscono un interessante punto di vista per capire l’evoluzione del tipo nel tempo. Su queste basi si identificano e descrivono i tipi urbani ed architettonici fondamentali del Belice prima del 1968. La seconda parte si appoggia agli studi di Muntañola sulla poetica in architettura e utilizza la teoria delle catastrofi del matematico R. Thom per sostenere la duplicità del concetto di catastrofe: come trauma e come soluzione. L’analisi dei due punti di vista applicati all’architettura fa riflettere su come regola e modello intervengono nel progetto di architettura in un contesto di distruzione della forma urbana e di dissoluzione del contesto sociale di appartenenza. Lo studio dei piani per Gibellina e Salemi è fatto a partire da questo nuovo orientamento. Nella terza parte la teoria della memoria di P. Ricoeur ci aiuta a capire come resistenza e trasformazione si declinano nei diversi progetti di ricostruzione mediante i tre elementi di topos, tipo e uso. La relazione del testo architettonico con il suo contesto storico e sociale trova compimento nell’abitare riflessivo., This thesis explores the cities of Gibellina and Salemi (Belice Valley, Sicily), which were entirely or partially destroyed by a major earthquake in January 1968. The aim of the thesis is to study the relationship between permanence and transformation in the architecture of the city by analysing an extreme case in which a disaster causes a sudden fracture in the physical and social evolution of the history of a place. The reconstruction process shows how these elements are combined in the architectural project and use of built-up space in order to keep the city alive. In the last forty years Gibellina and Salemi have been a laboratory for architecture and human sciences on a scale that can be analysed in one study. Belice is a testbed for Italian political and architectural culture which at that time did not possess the legislative means to act outside the emergency culture. Gibellina and Salemi are the subject of historical research focusing on the present and on use. Both cities, physically and socially, maintain a dialogue: the former changes and forces the latter to do so also. How can uninterrupted history continue its course? How do the conservation and innovation of the spatial and cultural elements of a community ensure its survival? How does remembered memory lead us into the future? All of these questions are borne out of initial hypotheses. The first is that the construction of a city is a continual process in which land and society are the terms of ongoing dialogue. The second concerns the mechanism of the disaster itself, which must not be seen merely as a painful event but as the bringer of a new perspective - the chance to do things differently. Finally, memory plays a key role by bringing together permanence and transformation both in the architectural project and in the use of the city. If analysing a specific case can shed light upon the mechanisms of production, transformation and transmission of architecture in time, we shall thereby be able to understand how the connection between a land and its culture is upheld through history. This thesis reorders the reconstruction stages and proposes a fresh point of view with regard to the bulk of the literature on Belice, placing the urban text analysis within its historical, geographical and cultural context without making judgements and exploring the underlying reasons for the choices made. It is split into three parts in the classical chronological structure. Firstly, Belice is analysed in terms of construction and resistance. The theory of territory as a built and culturalized landscape refers to the Italian tradition from Assunto to Natarelli. The reading of Rossi is vital to understanding the city as an artefact that evolves over time. Josep Muntañola’s theory of sociogenetics links project, territory and society, whilst Enric Pol’s work on environmental psychology provides insight into the urban from the perspective of its inhabitants. My analysis of architecture over time is underpinned by the theory of the type as structure which, in the tradition of Quatremère de Quincy, was revisited and updated by Caniggia and Muratori in the 1970’s and, more recently, by Martí and Moneo. I shall refer to Colquhoun on form, figure and symbol, and to Valera on the concept of prototypical space in environmental psychology. Moving beyond the architectural domain, Jean Piaget’s theory of psychogenetics provides a fascinating point of view for understanding the evolution of type in time. These are the underlying principles that have been taken to identify and describe the fundamental urban and architectural types in Belice before 1968. The second section is based on Muntañola’s studies on the poetic in architecture and uses mathematician René Thom’s catastrophe theory to support the twofold nature of the catastrophe concept: as a trauma and as a solution. The analysis of these points of view as applied to architecture leads to a consideration of how ‘rule’ and ‘model’ intervene in the architectural project in a context of destruction of the urban form and breakdown of the social setting to which it belongs. The plans for Gibellina and Salemi have been studied in accordance with this new direction. In the third part, Ricoeur’s memory theory is useful in understanding how resistance and transformation are intertwined in the various reconstruction projects through the three elements topos, types and use. The relationship between the architectural text and its historical and social setting is brought about by “reflexive inhabiting”.
- Published
- 2008
27. Le mineralizzazioni delle Alpi Bresciane: aspetti geologico-minerari e metallogenici
- Author
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Cassinis, G, Frizzo, P, Moroni, M, RODEGHIERO, FRANCO, Cassinis, G, Frizzo, P, Moroni, M, and Rodeghiero, F
- Subjects
metallogenesi ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI ,Alpi Bresciane - Published
- 1995
28. 'I CARATTERI ORIGINALI DELLA BERGAMASCA': Le risorse naturali: i minerali e le rocce (provincia di Bergamo, Italia)
- Author
-
Chiesa,S, Paganoni,A, Ravagnani, D, RODEGHIERO, FRANCO, Chiesa, S, Paganoni, A, Ravagnani, D, and Rodeghiero, F
- Subjects
Risorse minerarie, Provincia di Bergamo ,GEO/09 - GEORISORSE MINERARIE E APPLICAZIONI MINERALOGICO-PETROGRAFICHE PER L'AMBIENTE E I BENI CULTURALI - Published
- 1994
29. La Produzione di feldspati in Italia: i risultati di una prospezione mineraria nella zona del Monte Bracco (CN) e le prospettive di utilizzo industriale
- Author
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Dino G.A., Fornaro M., Martinetto V., Rodeghiero F., and Sandrone R.
- Published
- 2002
30. Le risorse del Monte Bracco: dalla Quarzite ai minerali industriali. Il caso degli gneiss alterati
- Author
-
Dino, Giovanna Antonella, Martinetto, V., and Rodeghiero, F.
- Subjects
dora maira ,mining prospecting ,feldspar pegmatite ,monte bracco ,quartzinte ,clay - Published
- 2001
31. Anisometria associata a prematurità: nostra esperienza su 350 casi in 6 anni di follow-up
- Author
-
Pinello, Luisa, Zannin, Me, and Rodeghiero, F.
- Published
- 2000
32. Aspetti clinico funzionali ed elettrofisiologici nell’albinismo oculo-cutaneo: nostra esperienza
- Author
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Pinello, Luisa, Zannin, M. E., Suppiej, A., Rodeghiero, F., Stringhetta, N., and Calderoni, P.
- Published
- 1999
33. Lesioni molecolari ricorrenti sono responsabili di difetti funzionali del fattore VII
- Author
-
Pinotti, Mirko, Castaman, G., Gemmati, Donato, Ballerini, G., Lunghi, Barbara, Ruggeri, M., Rodeghiero, F., and Marchetti, Giovanna
- Published
- 1994
34. [Prevention of hemorrhage and dental treatment of patients with congenital or acquired coagulopathies].
- Author
-
Vangelisti R, Pagnacco O, Ristagno G, Ruggeri M, Tosetto A, Castaman G, and Rodeghiero F
- Subjects
- Hemophilia A physiopathology, Humans, von Willebrand Diseases physiopathology, Blood Coagulation Disorders, Dental Care, Oral Hemorrhage prevention & control, Surgery, Oral
- Abstract
The physiopathology of the hemorrhagic blood coagulation disorders caused by genetic or aquired problems is described. Among the former the most frequent ones include the hemophilia of type A-B and the von Willebrand disease, among the latter the use of oral anticoagulant constitutes the most frequent cause. If the are not subjected to an adequate haemostatic prophylaxis, both patients with hemophilia and von Willebrand disease present a serious haemorrhagic risk as a consequence of dental practice. As far as the use of anticoagulants is concerned, a periodical monitoring of the time of prothrombin (PT) is needed to find the right dosage (TP between 20%-30% or INR--international normalized radio between 2 and 3.5). Values over this range cause an increase of the hemorrhagic risk, while lower values involve an increased risk of thrombotic events. According to the authors the patients with the hemorrhagic diathesis show a precise handicap, caused both by his illness and by environmental elements, such as the fear of doctors for the haemorrhagic complications consequent to a therapeutical operation, fear that often leads to neglect important medical measures, in particular dental measures. The specialized dental surgeon has to mantain a strict cooperation with the hematologist in order to arrange an appropriate procedure of the prophylaxis. As far as the hemostatic prophylaxis is concerned, the use of the dermopressin (DDAVP), in patients with hemophilia A and von Willebrand disease, guarantees the realisation of dental practice without hemorrhagic risk. On the contrary, the use of the tranhexanic acid on patients in an anticoagulant oral treatment gives hemostatic security and makes it possible to carry on the therapy and the out-patient treatment.
- Published
- 1997
35. [Essential thrombocythemia: clinical aspects].
- Author
-
Rodeghiero F, Ruggeri M, Tosetto A, and Dini E
- Subjects
- Adult, Age Factors, Aged, Female, Follow-Up Studies, Hemorrhage epidemiology, Hemorrhage etiology, Humans, Incidence, Male, Middle Aged, Platelet Count, Prevalence, Risk Factors, Thrombosis epidemiology, Thrombosis etiology, Thrombocythemia, Essential complications, Thrombocythemia, Essential epidemiology, Thrombocythemia, Essential pathology
- Published
- 1991
36. [Tooth extractions in patients with hemophilia and von Willebrand's disease].
- Author
-
Vangelisti R, Rositani DN, Pagnacco A, Di Bona E, Rodeghiero F, and Castaman GC
- Subjects
- Deamino Arginine Vasopressin therapeutic use, Humans, Oral Hemorrhage prevention & control, Oral Hygiene, Dental Care for Persons with Disabilities, Hemophilia A physiopathology, Tooth Extraction, von Willebrand Diseases physiopathology
- Published
- 1987
37. [Therapy with high-dose intravenous gamma globulin in the newborn infant with thrombocytopenia from passive immunization].
- Author
-
Ronconi GF, Castaman G, Fantuz E, and Rodeghiero F
- Subjects
- Humans, Immunity, Maternally-Acquired, Infant, Newborn, Injections, Intravenous, Thrombocytopenia etiology, Thrombocytopenia immunology, Thrombocytopenia therapy, gamma-Globulins administration & dosage
- Abstract
High doses of gammaglobulin intravenously have been found useful in controlling thrombocytopenia of a neonate born to a mother who developed acute idiopathic thrombocytopenic purpura during pregnancy. Administration of 0.4 gm/kg/day of intact gammaglobulin intravenously for five days was followed by dramatic rise of platelet count without any side-effect. After 1 month the platelet count was still normal. Passively-acquired immune thrombocytopenia of the newborn consequently is another indication for intravenous gammaglobulin therapy.
- Published
- 1985
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