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In questa scheda si pubblicano, finalmente congiunti, due frammenti lapidei non combacianti di una lastra iscritta databile al 70 a.C. rinvenuta presso l'antica area cultuale di Cittanova, nel Modenese. Il reperto, che commemora la costruzione di un edificio probabilmente connesso con il santuario, è una delle più antiche iscrizioni lapidarie finora attestate nel territorio di Mutina.

Lo studio analizza il rapporto della gens Nonia con la filiera produttiva della lana a Modena e in alcuni centri medio-padani. La presenza di pesi da telaio iscritti e di epigrafi menzionanti componenti di questa gens è una chiara attestazione del loro profondo e duraturo coinvolgimento in un'attività produttiva che ha avuto un ruolo notevole nel'economia di Mutina e di altri centri della pianura padana e della penisola italica. Si è inoltre proceduto a presentare lo status quaestionis sulle problematiche relative al significato delle iscrizioni presenti sui pesi da telaio.

Scheda relativa a nove pesi da telaio inediti provenienti da Marzaglia. Solo su uno di essi è presente una raffigurazione impressa a stampo di cui si è condotta l'analisi iconografica, rilevando affinità con altri esemplari di pesi da telaio distribuiti nell'area medio-padana.

L'approfondimento ripercorre la storia degli studi sull'istituto degli Apollinares di Mutina dal XIX secolo a oggi. In base alle indagini finora condotte, gli Apollinares modenesi, talora associati epigraficamente agli Augustales, vengono per lo più interpretati come addetti al culto e alla propaganda imperiale in ambito civico, in virtù dell'associazione tra il dio Apollo e Ottaviano/Augusto. Anche se non tutti gli Autori sono di questo parere, non si riscontrano al momento elementi decisivi per confutare questa interpretazione. Il presente contributo rappresenta infine l'occasione per illustrare le iscrizioni modenesi degli Apollinares venute alla luce negli ultimi anni, ma propone anche una revisione dei dati relativi alle testimonianze già note in precedenza.

Il saggio presenta il racconto inedito di Calvino "Flirt prima di battersi", tentativo accantonato di narrare l'adesione alla guerra partigiana attraverso la figura di un protagonista dai forti connotati autobiografici. Oltre alla sintonia con gli esperimenti menzionati nella Prefazione 1964 al "Sentiero dei nidi di ragno", spicca la corrispondenza quasi esatta con un passaggio che nel romanzo del 1947 risulta leggermente anomalo, mentre in questo racconto (presumibilmente scritto poco prima) ha una giustificazione stringente. Qui Calvino mette in scena un personaggio che sta bensì diventando adulto sul piano politico, ma che rimane ancora assai immaturo su quello affettivo: come è il caso, a ben vedere, del Milton di "Una questione privata" – ferma restando Fenoglio dà al proprio romanzo un'impronta di tragica fatalità, mentre il racconto di Calvino ha un finale intenzionalmente aperto e interlocutorio.

Nella scheda si pubblica quella che potrebbe essere una delle rarissime iscrizioni lapidarie superstiti del foro di Mutina, purtroppo molto lacunosa.

Nel presente articolo si analizzano iscrizioni di varia natura (prevalentemente epitaffi) provenienti da Roma e da diverse località dell'Impero in cui alcuni individui (26 certi) vengono ricordati per la propria origo da Mutina. Come è ovvio, si tratta quasi esclusivamente di militari (legionari e centurioni di legione, ma anche pretoriani e urbaniciani, in alcuni casi veterani), ai quali si aggiungono il "civile" --- Marcius C. f., mutinense attestato a Florentia, e il gladiatore Glaucus, nato a Mutina e morto a 23 anni nell'Arena di Verona. In base alle testimonianze esaminate, la presenza di Mutinenses in altre città dell'Impero tra cui, ad esempio, Aquileia, potrebbe non essere dovuta unicamente a ragioni di servizio militare né, tantomeno, al caso. Il dato più interessante, tuttavia, emerge dall'analisi dell'onomastica: numerosi militari originari di Mutina portano infatti gentilizi rarissimi, se non addirittura hapax.

L'approfondimento offre un'inedita chiave di lettura per il ciclo pittorico (episodi del Bellum Mutinense e del II Triumvirato narrati secondo le "Guerre Civili" di Appiano) che Nicolò dell'Abate realizzò nel 1546 per la Sala dei Conservatori, oggi Sala del Fuoco, nel Palazzo Comunale di Modena.

Nei saggi che illustrano la sezione del catalogo della mostra Mvtina splendidissima, dedicata al Seicento e curata da chi scrive, l’indagine sul rapporto fra la Modena del XVII secolo e le sue radici romane prende avvio dall’analisi della nuova situazione politica verificatasi proprio a inizio secolo con il trasferimento della capitale estense da Ferrara a Modena, che impone ai modenesi una vicinanza al potere a cui non erano avvezzi. Vengono presi in esame in parallelo gli atteggiamenti del governo cittadino (la Comunità) e dei duchi regnanti davanti all’antico, che si manifestano da un lato nel progetto di decorazione di una nuova sala di riunione in Palazzo Comunale, e dall’altro nella definizione di spazi cittadini di cui i duchi si appropriano in funzione residenziale ma anche di promozione. Viene dunque condotto lo studio del programma originario e dell’iconografia effettivamente realizzata della Sala detta del Vecchio Consiglio, ispirata all’antico; e delle prime imprese ducali, che si concentrano sul disegno dei giardini, idealmente collegati all’aetas aurea del mito antico e alla capacità riconosciuta ai signori di plasmare la natura. Viene poi studiata la Galleria delle medaglie e dei disegni allestita da Francesco II d’Este a partire dal 1675, presa in esame dal punto di vista dei materiali raccolti e dell’allestimento. Grazie allo studio della documentazione d’archivio (pagamenti; inventario) è stato possibile realizzarne la ricostruzione virtuale in 3D, di cui il saggio chiarisce il procedimento.

Il presente contributo prende in esame i reperti osteologici provenienti da tre distinte aree sepolcrali in uso durante il periodo tardoantico esterne alle mura della città romana di Mutina. Nello specifico sono stati analizzati 101 scheletri: 13 provenienti dalla necropoli rinvenuta all’incrocio tra Via Ciro Menotti e via Bellini nel 2009; 64 dalla necropoli di Piazza Grande messa in luce nel 1988 nella zona retrostante l’abside del duomo e 24 dalla necropoli scoperta nel corso dei lavori per la riqualificazione della piazza XX Settembre effettuati nel 1997. In tutti i casi è stata messa in luce solo parte delle necropoli perché gli scavi sono stati effettuati in circostanza di emergenza . L’analisi antropologica dei resti ha permesso di trarre conclusioni su diversi aspetti quali ad esempio il numero minimo di individui, la distribuzione di sesso ed età all’interno della popolazione, lo stile di vita e le attività lavorative svolte, le abitudini alimentari, la provenienza geografica, il grado di violenza interpersonale. Tutti questi dati hanno permesso di trarre conclusioni, seppur preliminari, circa le comunità che popolavano la citta di Mutina durante il Tardoantico, mettendo un accento sulle loro similitudini o differenze. Ovviamente si tratta solo di interpretazioni basate su dati parziali che dovranno essere messi in relazione con quanto emerso dagli studi delle altre discipline e necessariamente approfonditi ampliando il campione dei reperti sottoposti alle diverse analisi.

L'area sepolcrale rinvenuta in Piazza Grande

Il contributo intende fornire una valutazione della politica linguistica francese degli ultimi anni attraverso un caso emblematico: l'etichettatura dei prodotti alimentari che, in Francia, prevede obbligatoriamente l'elenco degli ingredienti nella lingua nazionale.