L'antieuropeismo e l'antiamericanismo sono sentimenti che varcano i confini strettamente geografici dell'Occidente e, giocoforza, trovano rilievo ed una loro precipua collocazione in una dimensione culturale che risente dell'epoca della decolonizzazione, della lotta ideologica, inserita in un contesto si bipolare, ma anche di ambizioni di terza via. Cosi sara in Africa ed in Asia, nelle sue propaggini sud-orientali, indiane, ma anche in uno dei paesi piu dicotomici della parte occidentale di questo continente: l'Iran, nel quale un sentimento inizialmente filo-americano si contrapporra a pulsioni antibritanniche, sino a mutare in un acceso antiamericanismo, che diverra icona e strumento antioccidentale. I livelli di tali sentimenti saranno molteplici, funzionali ora alla dimensione interna, ovvero al consolidamento di un fragile potere uscito dalla Rivoluzione del 1978-79 e messo immediatamente alla prova da un drammatico quanto durissimo conflitto con l'Iraq, ora a quella esterna, nel tentativo di identificare un nemico comune da combattere, per coagulare le varie componenti militanti che avevano condotto alla rovinosa caduta della monarchia Pahlavi. Attraverso l'attento uso della propaganda, i sermoni, gli slogan, poster e murales, il regime cerchera di mantenere vivo questo sentimento. Una costante che caratterizzera parte della narrativa iraniana dell'ultimo sessantennio.