CALCATERRA, Rosa Maria, R.Audi, M.Capozzi, C.Cellucci, I.Cubeddu, P.D'Angelo, M.De Caro, M.Dell'Utri, M.Dorato, R. Egidi, A.Emiliani, M. Ferrari, L.Formigari, A. G. Gargani, H.Hochberg, A. Janik, R.Lanfredini, E.Lecaldano, E.Lepore, K.Ludwig, D.Marconi, G.Marramao, E Matassi, Brian McGuinness, K.Mulligan, S. Nannini, P.Parrini, C.Penco, E.Picardi, F.Restaino, M.Santambrogio, J.Schulte, A.Stroll, R.M.Calcaterra, and Calcaterra, Rosa Maria
L’articolo muove dalla dichiarata posizione antipsicologista di Peirce per ricostruirne i motivi che più divergono dalla classica formulazione kantiana di antipsicologismo, quale dualismo ontologico fatti/norme. Questi aspetti impediscono una lettura rigidamente dicotomica della classica contrapposizione tra teorie normative e teorie descrittive della conoscenza all’interno dell’elaborazione del filosofo statunitense, mentre aiutano a ricollocare logica e psicologia entro un orizzonte di continuità. L’autrice parte dalla scelta metodologica dell’esternalismo, da Peirce ritenuta epistemicamente più attendibile, per metterne a fuoco l’implicita componente sociale, per altro caratteristica della concezione della logica di Peirce e in questo senso elemento cardine per cogliere i tratti peculiari della discussione peirceana del rapporto tra logica e psicologia. E’ rispetto alla dimensione sociale, infatti, che meglio si riesce a intravedere il profondo intreccio che si delinea nella prospettiva peirceana tra il piano logico-razionale e quello estetico-affettivo; l’emergere di un modello di razionalità che si basa sulla saldatura di logica e semiotica cognitiva e che, abbandonando ogni cartesiana pretesa di fondazione assoluta e certa della conoscenza, riscopre quale suo «rigido requisito» il rimando al valore normativo di certi sentimenti. In questa prospettiva si riconoscono punti di riferimento imprescindibili per il funzionamento della normatività nel long run della prassi e della cooperazione degli individui umani. The essay considers the professed Peirce’s anti-psychologistic perspective and reconstructs the elements which mostly make it different from the classic Kant’s definition of anti-psychologism, namely an ontological dualism between facts and norms. These elements, while not compatible with the Kantian-Peircian dichotomy between normative and descriptive theories of knowledge, result helpful to connect logic and psychology within Peirce’s theory of continuum. The essay moves from Peirce’s externalist methodological perspective and focuses on its implicit social component – sociality being also a fundamental characteristic of Peirce’s logic – as a pivotal aspect which allows to inquiry Peircean discussion about the relation between logic and psychology. Through sociality, in fact, it is possible to foresee the deep tangle of the logical-rational level and the aesthetical-affective one that is outlined in Peirce’s view. A model of rationality grounded in the connection of logic and cognitive semiotic emerges from this analysis: a model that is in contrast with the Cartesian aim to reach absolute and certain grounds of knowledge and regains the normative value of some sentiments as a rigid requisite of logic. In this view praxis and cooperation among human beings in the long run become fundamental benchmarks for normativity’s functioning.