89 results on '"Galuppi, A."'
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2. Therapeutic strategies in severe neuropsychiatric systemic lupus erythematosus: experience from a tertiary referral centre
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F. De Leonardis, E. Galuppi, I. Farina, M. Padovan, A. Bortoluzzi, and M. Govoni
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systemic lupus erythematosus, neuropsychiatric manifestations, treatment ,Medicine ,Internal medicine ,RC31-1245 - Abstract
The management of neuropsychiatric systemic lupus erythematosus (NPSLE) still remains empirical and based on clinical experience due to the lack of randomized controlled trials. Objective: to report the experience accumulated in a single tertiary referral centre about treatment of severe cases of NPSLE patients and to discuss therapeutic strategies on the background of EULAR recommendations. Methods: retrospective analysis of all consecutive cases of severe NPSLE treated in our centre since 1990 to 2010, satisfying the 1999 ACR criteria. Results: among 633 SLE patients who consecutively attended our centre, 231 (36%) displayed at least one neuropsychiatric (NP) manifestation for a total of 408 events attributable to SLE. Thirty-one patients (4.8%), 27 females and 4 males, experienced 35 major NP events requiring immunosuppressive therapy (including 3 relapses and 1 new event). An aggressive immunosuppressive strategy was applied to those patients with an immune mediated inflammatory NP event and to those patients with an increased disease activity as judged by ECLAM and SLEDAI scores. Overall at the end of the therapy 74% of the patients reached clinical remission or significant improvement of their symptoms measured by mean SLEDAI (from 10.09±1.09 to 2.04±0.52, PConclusions: the prevalence of NP involvement, described in our case series, is similar to those reported in literature as well as the treatment strategies applied. Nowadays, it is not possible to establish a standardized approach for each single NPSLE manifestation, and different therapeutic strategies must be tailored taking into account the most probable pathogenic mechanism involved, the general disease activity background, the co-morbidities, the type and the stage of the systemic involvement.
- Published
- 2012
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3. La Diavolessa: Die Opern der Welt
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Baldassare Galuppi, Carlo Goldoni
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- 2012
4. Micosi superficiali del cane e del gatto
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Roberta Galuppi and Roberta Galuppi
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Linee guida, ESCCAP, Dermatofiti, Malassezia - Abstract
Le dermatofitosi e le otiti e dermatiti da Malassezia rappresentano le micosi superficiali di maggiore interesse negli animali da compagnia. Sebbene i dermatofiti e i lieviti appartenenti al genere Malassezia§ si sviluppino entrambi nello strato corneo della cute dei mammiferi, ci sono importanti differenze nella epidemiologia, nella patogenesi e nelle conseguenze cliniche dell’infezione. I dermatofiti sono importanti a causa del loro potenziale zoonotico e per la preoccupazione che destano nei proprietari degli animali con malattie infiammatorie cutanee a volte gravi. Essi comprendono funghi filamentosi ecologicamente e filogeneticamente correlati, appartenenti alla famiglia Arthrodermataceae che sono in grado di utilizzare la cheratina come unica fonte di nutrimento. Alcuni di questi organismi sono parassiti; si sviluppano nella pelle e nei peli e causano lesioni cutanee. La malattia è chiamata dermatofitosi o “ringworm” ed è conosciuta come una delle più comuni dermatosi infettive negli animali da compagnia. Dal cane e dal gatto sono state isolate più di 20 specie di dermatofiti. Quelli isolati più frequentemente sono Microsporum canis (specialmente nel gatto), Trichophyton mentagrophytes, Microsporum gypseum e Microsporum (Nannizia) persicolor . I lieviti del genere Malasseza sono normali commensali e patogeni occasionali della pelle in molte specie animali a sangue caldo. La specie non lipido-dipendente Malassezia pachydermatis, è una causa molto frequente di otite esterna e dermatiti pruriginose nel cane, sia in forma primaria che secondariamente a una patologia sottostante. La stesa specie è abitualmente ritrovata dalla cute dei gatti, assieme ad altre specie di Malassezia Queste linee guida hanno lo scopo di dare una visione d’insieme sui dermatofiti e i lieviti del genere Malassezia, sulla loro importanza e, soprattutto, suggerire razionali misure di controllo per trattare i carnivori da compagnia e prevenire l’infezione negli animali e/o nell’uomo..
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- 2019
5. Pseudomicetoma del gatto:una forma atipica di dermatofitosi da non sottovalutare
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Galuppi R. and Galuppi R.
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Pseudomicetoma, gatto, microsporum canis, pseudomycetoma, cat - Abstract
Lo pseudomicetoma è un’infezione granulomatosa causata da dermato ti che coinvolge i tessuti sottocutanei e in certi casi altri tessuti molli. Negli animali è stata descritta prevalen- temente nel gatto, dove è solitamente indotta da Microsporum canis. Più frequentemente sono interessati i gatti persiani, che sembrano particolarmente suscettibili a sviluppare questa dermato tosi atipica. In questa sede viene svolto un breve review sullo pseudo- micetoma che, seppure non frequente, deve comunque essere tenuto in considerazione nell’ambito della diagnostica differenziale in caso di lesioni granulomatose sottocutanee o anche profonde del gatto. Pseudomycetoma is a granulomatous infection caused by dermatophytes that involves subcutaneous tissues and, in some cases, other soft tissues. In animals it has been mainly described in cats, in which it is usually caused by Microsporum canis. Persian cats, which seem particularly susceptible to developing this atypical dermatophytosis, are more frequently affected. Here a brief review of the pseudomycetoma is performed. Although not frequent, it must however be taken into consideration in differential diagnosis in cases of subcutaneous or even deep granulomatous lesions of the cat.
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- 2018
6. Candidosi nel cane: una micosi emergente?
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Galuppi R., Franz S., and Galuppi R., Franz S.
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Candida spp., cane, candidosi - Abstract
Il genere Candida comprende lieviti dimorfi ubiquitari, ampiamente diffusi nell’ambiente, che possono far parte dell’abituale microfl ora commensale di uomini e animali, in particolare a livello di mucose. Quando le difese dell’ospite sono compromesse, possono comportarsi come patogeni opportunisti. Nel cane le candidosi sono solitamente considerate rare, ma negli ultimi anni le segnalazioni in letteratura sono aumentate. Al pari dell’uomo, nel cane il miglioramento delle tecniche medico-chirurgiche e delle terapie può prolungare la vita di soggetti con patologie anche gravi, predisponendoli al contempo a stati immunosoppressivi che li rendono più vulnerabili a contrarre infezioni da opportunisti come Candida spp.. Tratteremo sinteticamente le principali forme di candidosi segnalate nel cane che, seppure poco comuni, dovrebbero essere tenute presenti come possibile complicazione in pazienti critici e considerate nella diagnosi differenziale ogni qual volta il paziente presenti fattori predisponenti, sintomi aspecifi ci e non risponda a terapia antibiotica.
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- 2018
7. POTENZIALE TRASFERIMENTO DI SAPROLEGNIA SPP. DALL’ALLEVAMENTO ALL’AMBIENTE SELVATICO: RISULTATI PRELIMINARI
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Galuppi R., Sandoval-Sierra J. V., Cainero M., Menconi V., Tedesco P., Gustinelli A., Diéguez Uribeondo J., Fioravanti M. L., and Galuppi R., Sandoval-Sierra J.V., Cainero M., Menconi V., Tedesco P., Gustinelli A., Diéguez Uribeondo J., Fioravanti M.L.
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Saprolegnia parasitica, Saprolegnia ferax, salmonidi selvatici, salmonidi allevati, italia - Abstract
La saprolegniosi è considerata un’infezione ubiquitaria all’interno dell’ecosistema dulciacquicolo, con diffusione sia nei fiumi che negli allevamenti (Willoughby & Pickering, 1977). L’agente eziologico, Saprolegnia spp., è considerato un patogeno opportunista facoltativo e molto spesso le condizioni di allevamento possono contribuire a creare situazioni favorenti l’instaurarsi dell’infezione nella popolazione. Allo scopo di valutare il potenziale trasferimento di Saprolegnia spp. dai pesci allevati a quelli selvatici e viceversa è stata effettuata un’indagine in 2 allevamenti di trota iridea (in provincia di Vicenza e di Bolzano), in 2 allevamenti di trota fario e marmorata (in provincia di Udine e Pordenone) e nei sistemi idrici tributari ed effluenti dagli stessi allevamenti. Sono stati effettuati due campionamenti: il primo in autunno/inverno e il secondo in inverno-primavera, periodi di maggiore emergenza della saprolegniosi negli allevamenti di salmonidi. Nel corso di ciascun campionamento, da ogni allevamento sono stati prelevate 10 trote, preferibilmente con lesioni riferibili a Saprolegniosi; quando possibile altrettanti pesci, con o senza lesioni, sono stati prelevati nelle acque libere sia monte che a valle di ciascun allevamento. In ciascun sito di campionamento sono inoltre state collocate 5 trappole di rete metallica contenenti ciascuna 7 porzioni di semi di canapa precedentemente sterilizzate (Seymour, 1970; Johnson et al., 2002), che sono stati lasciate in situ per almeno 10 giorni e poi raccolte. Due frammenti di micelio, per quanto riguarda i pesci con lesioni, un pezzetto di pinna dorsale e di branchia per i pesci senza lesioni, e tutti i semi di canapa recuperati dalle trappole sono stati seminati su glucose-yeast extract agar (Min et al., 1994) addizionato di penicillina (6 mg/l) e acido ossolinico (10/mg/l) (Alderman & Polglase, 1986) (GY+P+OX). Gli isolati ottenuti sono stati inviati al CSIC-RJB, Spagna, per le analisi molecolari volte alla loro identificazione a livello di specie (Sandoval-Sierra et al., 2014). Da 81 pesci campionati negli allevamenti sono stati ottenuti 61 isolati, mentre dai 27 pesci selvatici catturati a monte e dai 45 a valle, quasi tutti senza lesioni, si sono ottenuti rispettivamente 9 e 17 isolati. La specie di oomiceti riscontrata con maggior frequenza è stata Saprolegnia parasitica (78,6%), mentre altre specie sono state trovate più raramente. Dai 463 semi di canapa messe in coltura sono stati ottenuti 415 isolati, con Saprolegnia ferax quale specie più frequente (31,3%). Sebbene la composizione delle specie riscontrata in allevamento, nelle acque a monte e a valle dello stesso e nei pesci senza lesioni, sia risultata simile, nei pesci con lesioni si è osservata una maggiore prevalenza di S. parasitica. In un allevamento della provincia di Bolzano dove la saprolegniosi non veniva ritenuta un problema sanitario, S. parasitica è stata isolata solo da un pesce selvatico senza lesioni catturato a valle dell’impianto, in una zona dove venivano introdotti salmonidi per ripopolamento. Questa pratica potrebbe quindi rappresentare un rischio per la trasmissione di Saprolegnia alle popolazioni selvatiche, come già ipotizzato in altri studi. La genotipizzazione dei ceppi isolati, ancora in corso, sarà utile a chiarire meglio la circolazione di Saprolegnia spp. negli ambienti in studio, permettendo di definire le interazioni esistenti tra popolazioni allevate e selvatiche nella trasmissione di questo oomicete. Il lavoro ha comunque evidenziato come il metodo delle trappole con semi di canapa possa essere utile nell’ambito di studi epidemiologici sulla diffusione di Saprolegnia spp., in quanto permette di evitare o limitare tecniche invasive sui pesci e superare i problemi di campionamento dei pesci selvatici.
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- 2017
8. Radiotherapy and Brachytherapy for Unresectable Cholangiocarcinoma
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Galuppi, A., Morganti, A. G., SILVIA CAMMELLI, Frakulli, R., Galuppi A, Morganti AG, Cammelli S, and Frakulli R
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Cholangiocarcinoma, Brachytherapy - Abstract
Cholangiocarcinoma is a rare cancer arising from the bile ducts and carrying a poor prognosis. Radical surgery is the gold standard treatment and the only potential cure for this cancer but less than half of the tumours are resectable at the time of diagnosis. The role of radiotherapy or chemoradiotherapy remains undefined due to the lack of randomized phase three trials. The only randomized study on chemoradiation versus chemotherapy was a phase II trial comparing chemotherapy (gemcitabine plus oxaliplatin) with chemoradiation (50 Gy plus concurrent 5-fluorouracil plus cisplatin) in locally advanced biliary tract cancer. Unfortunately, the trial was closed before completion due to slow recruitment. Radiation therapy, chemotherapy and/or chemoradiation can be used in patients with non-resectable disease in an attempt to downstage the tumour, palliate symptoms and extend survival. Further studies are needed to better define the role of radiotherapy in the setting of advanced biliary cancers.
- Published
- 2015
9. Cestodosi peritoneale in un cane
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Semprini, G., Venturoli, L., BRESCIANI, FRANCESCA, GALUPPI, ROBERTA, POGLAYEN, GIOVANNI, AAVV, SCIVAC, Semprini, G., Venturoli, L., Bresciani, F., Galuppi, R., and Poglayen, G.
- Subjects
Cestodosi peritoneale, cane - Published
- 2015
10. QUADRI CLINICI DELLE INFEZIONI FUNGINE INVASIVE IN VETERINARIA
- Author
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GALUPPI, ROBERTA, FIMUA, and Galuppi R
- Subjects
Micosi invasive ,ANIMALI ,MEDICINA VETERINARIA - Abstract
La presenza di micosi invasive è stata segnalata più o meno occasionalmente in tutti gli animali vertebrati. Gli stessi agenti fungini che possono dare infezione nell’uomo possono colpire anche gli animali, sia pure con frequenza, incidenza, mortalità, morbilità, fattori di rischio e sintomatologia estremamente variabili a seconda della specie ospite e delle specie fungine coinvolte. In campo umano, Aspergillus spp. per quanto riguarda le muffe e Candida spp. relativamente ai lieviti, sono attualmente considerati i più frequenti agenti di micosi invasive, anche se negli ultimi anni altri miceti filamentosi sono stati sempre più spesso segnalati. Verrà qui presentata una breve disamina di alcuni aspetti clinici legati alle micosi causate da tali agenti in alcune specie animali. In campo veterinario Aspergillus spp. è in grado di provocare patologie ben definite, fra le quali l’aspergillosi aviare (prevalentemente da A. fumigatus) è una patologia invasiva molto diffusa che può coinvolgere sia specie d’allevamento sia selvatiche, anche se la con frequenza più elevata nei soggetti in cattività piuttosto che in quelli a vita libera. A. fumigatus è anche il micete più frequentemente coinvolto nell’aspergillosi rinosinusale del cane. Meno conosciuta è invece l’aspergillosi disseminata del cane che interessa, nella maggior parte dei casi, cani di razza pastore tedesco e riconosce quale agente eziologico prevalentemente A. terreus. Per quanto riguarda le candidosi, nonostante Candida spp. sia descritta come colonizzatore delle mucose animali in senso lato, la presenza di infezioni invasive è più frequente nelle specie aviari rispetto ai mammiferi. Peraltro forme localizzate o generalizzate di candidosi sono state segnalate in particolare in cane, gatto e puledri, come complicanza di patologie debilitanti o in conseguenza di terapie farmacologiche o chirurgiche. Indipendentemente dall’agente fungino, negli ultimi anni l’approccio clinico terapeutico applicato agli animali da affezione ha assunto connotazioni che lo avvicinano sempre più all’ambito umano (lunga sopravvivenza di soggetti diabetici, ricoveri in centri di terapia intensiva veterinaria per patologie gravi e debilitanti, somministrazione di terapie chemioterapiche, antibiotiche, cortisoniche o ciclosporine) prospettando un possibile incremento dell’incidenza di infezioni invasive.
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- 2014
11. CNR-DT 210/2013 - Istruzioni per la Progettazione, l'Esecuzione ed il Controllo delle Strutture di Vetro
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Amadio, Claudio, Badalassi, Massimo, Bedon, Chiara, Biolzi, Luigi, Briccoli Bati, Silvia, Cagnacci, Emanuele, Consolini, Laura, Cuomo, Massimo, Dall'Igna, Roberto, D'este, Alberto, Faggiano, Beatrice, Fagone, Mario, Foraboschi, Paolo, Franco, Annalisa, Galuppi, Laura, Lani, Leonardo, Maceri, Franco, Manara, Giampiero, Mognato, Ennio, Nisticò, Nicola, Orlando, Maurizio, Poggi, Carlo, Ranocchiai, Giovanna, Rigone, Paolo, Royer Carfagni, Gianni, Salvatore, Walter, Silvestri, Mirko, Speranzini, Emanuela, Spinelli, Paolo, Amadio, Claudio, Badalassi, Massimo, Bedon, Chiara, Biolzi, Luigi, Briccoli Bati, Silvia, Cagnacci, Emanuele, Consolini, Laura, Cuomo, Massimo, Dall'Igna, Roberto, D'Este, Alberto, Faggiano, Beatrice, Fagone, Mario, Foraboschi, Paolo, Franco, Annalisa, Galuppi, Laura, Lani, Leonardo, Maceri, Franco, Manara, Giampiero, Mognato, Ennio, Nisticò, Nicola, Orlando, Maurizio, Poggi, Carlo, Ranocchiai, Giovanna, Rigone, Paolo, Royer Carfagni, Gianni, Salvatore, Walter, Silvestri, Mirko, Speranzini, Emanuela, and Spinelli, Paolo
- Subjects
Vetro strutturale ,progettazione ,modelli di calcolo ,Vetro strutturale, modelli di calcolo, progettazione, robustezza, ridondanza ,ridondanza ,robustezza - Abstract
Gli sviluppi tecnologici hanno consentito negli ultimi decenni una strabiliante espansione delle applicazioni del vetro nel settore delle costruzioni. In virtù della sua trasparenza o traslucenza, questo materiale, che caratterizza alcune tendenze dell’architettura moderna, vede moltiplicare le sue applicazioni in forma di pannelli di grande superficie, coperture, solai, scale, pareti, pilastri, parapetti. Gli elementi di vetro, utilizzati inizialmente con semplice funzione di tamponamento o rivestimento, costituiscono oggi strutture vere e proprie che, di conseguenza, devono essere sottoposte a procedure di calcolo, valutazione e controllo, dello stesso tipo di quelle utilizzate per tutti i materiali strutturali. La funzione strutturale è quindi nuova per un materiale antico, ma richiede particolare attenzione nel dimensionamento e nell’impiego. Costruire con il vetro piuttosto che con altri materiali non è né più difficile né più complesso, ma richiede la considerazione di aspetti specifici essenzialmente legati alla sua fragilità intrinseca. Un approccio consapevole alla progettazione può portare a soluzioni tecniche che consentono, in ogni caso, il raggiungimento di livelli di affidabilità e sicurezza analoghi a quelli ottenibili nelle opere di costruzione che utilizzano materiali strutturali più tradizionali, come ad esempio il calcestruzzo o l’acciaio.
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- 2014
12. MAIKI, Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno. La carta archeologica dell'area di Paikuli, obiettivi e metodologie applicate
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Mancini Serenella, Carlo G. Cereti, Insom Camilla, Julian Bogdani, Galuppi Marco, Fusaro Agnese, Kamal Rashid Rahim, Terribili Gianfilippo, Luca Colliva, Labisi Giuseppe, Julian Bogdani, Carlo G. Cereti, Luca Colliva, Agnese Fusaro, Marco Galuppi, Camilla Insom, Giuseppe Labisi, Serenella Mancini, Kamal Rashid Rahim, and Gianfilippo Terribili
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Kurdistan ,Geography ,Paikuli ,sheykh ,CARTA ARCHEOLOGICA ,archaeological map ,pottery ,CERAMICA ,ANTROPOLOGIA DELLE RELIGIONI ,ARCHEOLOGIA ORIENTALE - Abstract
In the fall of 2012 the Italian Archaeological Mission in the Iraqi Kurdistan signed an agreement with the Sulaimaniyah Antiquities Directorate, for creating the Archaeological Map of the area surrounding the Sasanian monument of Paikuli. In the course of the four campaigns, which have been carried out, the team has started to survey the area, has developed a methodology for the classification of ceramic materials and started the preliminary study of the findings. Furthermore, in 2013 MAIKI commenced an ethnographic research aimed at studying the religious heritage of the area.
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- 2014
13. UN CASO DI MUCORMICOSI CANINA
- Author
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CORRADINI, SARA, GIUNTI, MASSIMO, CAPITANI, OMBRETTA, MORINI, MARIA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, GALUPPI, ROBERTA, E. Dannaoui, J. Guillot, FIMUA, S. Corradini, M. Giunti, O. Capitani, M. Morini, E. Dannaoui, J. Guillot, M.P. Tampieri, and R. Galuppi
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Mumicosi ,Cane - Abstract
Le mucormicosi sono infezioni fungine molto invasive e aggressive causate da miceti appartenenti all’ordine Mucorales. In medicina umana colpiscono prevalentemente pazienti con fattori predisponenti quali granulocitopenia, immunosoppressione, diabete mellito e traumi penetranti (Cornely et al., 2014, Clin microbiol infect, 20 (suppl 3) 5-26). Noi riportiamo un caso di un cane maschio meticcio di 9 anni affetto da ipercortisolismo e diabete mellito in cura con trilostano 40mg q24h per via orale (Vetoryl®) ed insulina (Caninsulin®) 12UI q12h per via sottocutanea. Il soggetto è stato presentato presso l’Ospedale Didattico Veterinario dell’Università di Bologna per una tumefazione a livello di regione periorbitale destra insorta da circa un mese. La lesione si presentava ulcerata con gemizio di materiale purulento ed edema perilesionale. Il soggetto presentava inoltre poliuria/polidipsia, polifagia, addome a botte e malattia parodontale grave. In diagnosi differenziale sono state considerate: fistola odontopatica, piodermite secondaria a presenza di corpi estranei e/o trauma, anche se non riportato, o un processo neoplastico. Il protocollo diagnostico ha incluso: esame emocromocitometrico, profilo biochimico, esame delle urine, tamponi cutanei per esame batteriologico con antibiogramma, agoaspirato per valutazione citologica. Gli esami emato-biochimici hanno mostrato alterazioni compatibili con ipercortisolismo e diabete mellito non controllati. L’esame colturale rilevava la presenza di Staphylococcus pseudointermedius, E.coli e Acinetobacter baummanni/calcoaceticus sensibili unicamente ad amikacina ed imipenem. E’ stata dunque intrapresa una terapia antibiotica con amikacina (15 mg/kg q12h per via endovenosa), che ha determinato un miglioramento parziale e transitorio del quadro clinico. L’esame citologico ha messo in evidenza un quadro di infiammazione cronica piogranulomatosa e presenza di ife non settate. Il dato è stato confermato da un esame istologico su biopsie cutanee della lesione periorbitale. L’esame colturale ha condotto all’isolamento di un micete a rapida crescita riconducibile a Mucorales. L’analisi molecolare ha permesso di identificare l’isolato come Rhizopus oryzae. L’approccio terapeutico previsto in medicina umana è multimodale ed include il controllo della patologia sottostante, l’utilizzo di antimicotici e l’eventuale rimozione chirurgica del tessuto necrotico, quando possibile. In medicina umana i principi attivi raccomandati sono le soluzioni liposomiali di amfotericina B e il posaconazolo (Cornely et al, 2014 l.c.). Non essendo stato possibile impiegare queste formulazioni visti gli elevati costi, è stata impostata una terapia antimicotica con itraconazolo 10 mg/kg q24h per via orale e terbinafina 1% (Lamisil®) localmente q12h. Tale terapia si è rilevata efficace inizialmente nel ridurre l’estensione delle lesioni cutanee, tuttavia, tuttavia nei successivi 15 giorni l’aggravamento progressivo delle condizioni cliniche ha indotto a procedere con l’eutanasia del soggetto. In campo umano i pazienti con diabete rappresentano una elevata percentuale dei soggetti con mucormicosi e la localizzazione rino-orbito-cerebrale è fra le più frequenti, come pure R. orizae è l’agente eziologico più frequentemente identificato (Cornely et al., 2014, l.c.). In letteratura non sono invece documentate nel cane infezioni sostenute da Mucorales, in conclusione questo è il primo caso di mucormicosi descritta in un cane che, analogamente a quanto riportato nell’uomo, presentava grave immunodepressione secondaria a diabete mellito, in questo caso associato anche ad ipercortisolismo. L’impossibilità di effettuare un trattamento terapeutico di elezione e la mancanza di casistica in letteratura non consentono di valutare in termini prognostici l’impatto di questa infezione nel cane.
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- 2014
14. La parafilariosi bovina
- Author
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GALUPPI, ROBERTA, AURELI, SARA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, GENTILE, ARCANGELO, Bolcato M., Galuppi R., Bolcato M., Aureli S., Tampieri M.P., and Gentile A.
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PARAFILARIOSI ,PARAFILARIA BOVICOLA ,BOVINI - Abstract
La parafilariosi bovina è una affezione cutanea emorragica di origine parassitaria, causata da Parafilaria bovicola, un nematode descritto per la prima volta da Tobangui nel 1934 in bovini indigeni delle Filippine. Per diverso tempo, si pensò che la parassitosi fosse diffusa solamente in zone a clima tropicale e sub tropicale. In realtà la segnalazione del parassita in vari paesi europei e la sua diffusione in Svezia mostrano che esso è in grado di stabilirsi anche in paesi con clima freddo-temperato. La parassitosi non determina la presenza di sintomatologia generalizzata; l’aspetto clinico è rappresentato dalla comparsa di noduli emorragici sul dorso che possono essere scambiati per traumatismi o punture di insetti e per questo probabilmente sottovalutati. I danni economici maggiori determinati dall’infestazione sono dovuti al deprezzamento delle carcasse a causa delle lesioni determinate dalle migrazioni larvali del parassita, e al deprezzamento delle pelli per le lesioni causate dalle femmine adulte. Recentemente è stata segnalata per la prima volta la presenza di P. bovicola in bovini italiani autoctoni In questo lavoro si intende fornire un quadro generale della parafilariosi bovina al fine di aumentare la consapevolezza della sua possibile presenza sul territorio italiano dove probabilmente è sottodiagnosticata.
- Published
- 2011
15. SPLENITE GRANULOMATOSA DA CRYPTOCOCCUS NEOFORMANS IN UN GATTO
- Author
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SCARPA, FILIPPO, GALUPPI, ROBERTA, DIANA, ALESSIA, GHIOTTO, STEFANO, BETTINI, GIULIANO, Michelon D, ASSOCAZIONE ITALIANA DI PATOLOGIA VETERINARIA, Scarpa F, Galuppi R, Diana A, Michelon D, Ghiotto S, and Bettini G
- Subjects
CRIPTOCOCCOSI ,MICOSI ,CRYPTOCOCCUS NEOFORMANS ,SPLENITE GRANULOMATOSA ,GATTO - Abstract
La criptococcosi è la più frequente micosi sistemica del gatto ed è sostenuta da lieviti capsulati del genere Cryptococcus. L’infezione, che solitamente si verifica attraverso inalazione di basidiospore, interessa principalmente le cavità nasali e può estendersi a sistema nervoso, occhio, linfonodi, cute e meno frequentemente ad altri organi. Viene descritto un inusuale caso di criptococcosi a localizzazione splenica in un gatto europeo maschio castrato di 3 anni. Il soggetto era presentato per disoressia ed episodi di costipazione; la visita clinica e gli esami ematobiochimici evidenziavano esclusivamente dimagrimento e una modica ipertermia (40°C). In seguito al riscontro ecografico di splenopatia diffusa di grado lieve veniva eseguito un prelievo citologico ecoguidato. Nei preparati, colorati con May-Grünwald Giemsa e successivamente con mucicarminio di Mayer, si osservavano numerosi microrganismi lievitiformi circondati da una spessa capsula, con aspetti di gemmazione a base stretta, talora fagocitati da cellule epiteliodi e cellule giganti multinucleate. La diagnosi citologica di splenite granulomatosa a eziologia micotica era successivamente confermata dall’esame istologico condotto su campioni di milza asportata. Nelle sezioni istologiche erano presenti ampi focolai di infiammazione granulomatosa frammisti ad aree di tessuto “rarefatto” per la presenza di numerosi lieviti circondati da un’ampia capsula mucoide otticamente vuota che conferivano il caratteristico aspetto “a bolla di sapone”. I microrganismi erano positivi alle colorazioni istochimiche PAS e Grocott e nei preparati colorati con mucicarminio di Mayer la capsula risultava intensamente colorata in rosa-rosso. L'esame colturale eseguito su Sabouraud dextrose agar addizionato di cloramfenicolo, ha permesso la crescita in purezza a 26°C e 37°C di colonie di lieviti le cui caratteristiche morfologiche, colturali e biochimiche erano indicative per Cryptococcus neoformans. Nonostante la terapia con itraconazolo, a distanza di due mesi il soggetto sviluppava distacco retinico. La terapia a base di cortisone, diuretici e fluconazolo determinava la completa remissione della sintomatologia oculare. A distanza di 18 mesi dalla diagnosi il soggetto, ancora sotto terapia antifungina per la persistenza di un elevato titolo antigenico, non presenta fenomeni di recrudescenza.
- Published
- 2011
16. Api-Bioxal (Acido ossalico) e blocco di covata nel trattamento estivo contro la varroosi
- Author
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Nanetti A., Besana A., Romanelli R., Baracani G., GALUPPI, ROBERTA, Nanetti A., Besana A., Romanelli R., Baracani G., and Galuppi R.
- Subjects
Blocco di covata ,VARROA DESTRUCTOR ,Acido ossalico - Abstract
Un contributo di Ricerca, veterinaria, associazionismo e cooperazione apistici che conferma, una volta di più, l'efficacia dell'acido ossalico, anche nell'apposito preparato Api-Bioxal, per l'utilizzo finalmente riconosciuto come indispensabile per la lotta alla varroa.
- Published
- 2011
17. IL DECLINO DELLE POPOLAZIONI DI ANFIBI: PROBLEMATICHE DI CONTAMINAZIONE E UN PROGETTO IN PROVINCIA DI RAVENNA
- Author
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ZACCARONI, ANNALISA, MORDENTI, OLIVIERO, SCARAVELLI, DINO, GALUPPI, ROBERTA, D. Ghetti, E. Riccardi, TAMPIERI, MARIA PAOLA, A. Zaccaroni, R. Galuppi, D. Ghetti, E. Riccardi, O. Mordenti, M.P. Tampieri, and D. Scaravelli
- Subjects
EMILIA ROMAGNA ,ANFIBI ,CONTAMINANTI - Abstract
Il declino delle popolazioni di Anfibi è un’urgenza planetaria della conservazione. Le specie in pericolo o addirittura estinte stano divenendo un dato di fatto in tutti i continenti. Il contributo si volge a presentare una breve sintesi dei fattori concausanti questo fenomeno e stigmatizzare il ruolo soprattutto dei contaminanti quali fattori di deperimento diretto o fondamentali induttori negli squilibri con parassiti, infezioni e connessioni eco-sistematiche. Un altro ruolo fondamentale in molti ambiti è poi rappresentato dall’ingresso nei fragili ecosistemi acquatici di specie aliene predatrici che squilibrano i rapporti preda-predatore favorendo ulteriormente il crollo dei popolamenti. In questo quadro si presenta inoltre qui un progetto di ricerca relativo alla salute delle popolazioni di alcuni anfibi che la Provincia di Ravenna ha promosso recentemente e che è in carico al Corso di Laurea in Acquacoltura ed Igiene delle Produzioni Ittiche di Cesenatico della Facoltà di Medicina Veterinaria. Lo studio valuta presenze, comunità, struttura dei popolamenti e presenza di parassiti e contaminanti. Una particolare attenzione è naturalmente rivolta al fungo Batrachochytrium dendrobatidis così come ai fattori che ne potrebbero far sviluppare la virulenza. Ogni sito esaminato è caratterizzato in termini di struttura territoriale, caratteristiche dell’area umida e tasso di potenziale predazione da parte di uccelli e di Procambarus clarkii, astacide americano che si è diffuso con ingenti problemi in tutto il bacino padano e non solo. Lo studio parassitologico è focalizzato sulla presenza di organismi intestinali, cutanei ed ematici. I dati ottenuti saranno messi in relazione con la presenza di vari contaminanti (metalli e pesticidi) al fine di valutare se questi ultimi possono o meno influire sul grado di infestazione delle varie popolazioni. I dati complessivi confluiranno in un’analisi che speriamo possa dare indicazioni di piano per la realizzazione futura di azioni di salvaguardia.
- Published
- 2011
18. Parassiti degli animali esotici
- Author
-
GALUPPI, ROBERTA, Manfredi M. T., GARIPPA G., MANFREDI M.T., OTRANTO D., Galuppi R., and Manfredi M.T.
- Subjects
ENDOPARASSITI ,ANIMALI ESOTICI ,PICCIONI ,ECTOPARASSITI - Abstract
Viene descritta la tassonomia, morfologia, ciclo biologico, epidemiologia, sintomatologia e rilievi patologici, diagnosi, controllo e trattamento degli endo ed ectoparassiti degli animali esotici, inclusi i piccioni.
- Published
- 2010
19. Associazioni radio chemioterapiche e tcniche di irradiazione nel carcinoma del canale anale
- Author
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CECCONI, AGNESE, CAMMELLI, SILVIA, BUNKHEILA, FEISAL, NERI, STEFANO, GALUPPI, ANDREA, BARBIERI, ENZA, A. GUIDO, M. MICUCCI, A. PEPE, PROF. ENZA BARBIERI, PROF. UMBERTO RICARDI, PROF. PAOLO MUTO, A.CECCONI, A. GUIDO, S. CAMMELLI, F. BUNKHEILA, M. MICUCCI, A. PEPE, S. NERI, A. GALUPPI, and E. BARBIERI
- Published
- 2009
20. Efficacia di alcuni antimicotici nei confronti di dermatofiti: confronto di due test in vitro
- Author
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GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, OSTANELLO, FABIO, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Gambarara A., AA.VV., SISVET, Galuppi R., Gambarara A., Bonoli C., Ostanello F., and Tampieri M.P.
- Subjects
ANTIMICOTICI ,DERMATOFITI ,TEST IN VITRO - Abstract
L'attività di sette prodotti antimicotici (Econazolo, Enilconazolo, Fluconazolo, Griseofulvina, Itraconazolo, Ketoconazolo e Miconazolo) è stata valutata nei confronti di 36 ceppi di dermatofiti (19 M. canis, 7 T. mentagrophytes, 5 M. gypseum, 2 M. cookei, 1 T. rubrum, 1 T. ajelloi, 1 T. terrestre) isolati da animali, uomo e ambiente. Sono stati comparati due metodi in vitro: un test di micro-diluizione (MD) basato sul metodo CLSI M38-A e un test di disco diffusione (DD). Il Fluconazolo è risultato non efficace in vitro contro i dermatofiti. Econazolo e enilconazolo sono risultati i prodotti più efficaci. Tredici ceppi sono risultati resistenti alla griseofulvina. Il grado di correlazione tra i due metodi è risultato statisticamente significativo per Enilconazolo, Griseofulvina, Itraconazolo e Miconazolo.
- Published
- 2009
21. PREVALENZA DI ANAPLASMA PHAGOCYTOPHIUM IN DAINI (DAMA DAMA) E ZECCHE PROVENIENTI DA UNA RISERVA NATURALISTICA DELL'EMILIA-ROMAGNA
- Author
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Veronesi F., Diaferia M., Piergili Fioretti D., GALUPPI, ROBERTA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, BONOLI, CRISTINA, AAVV, SCAVIA G., BABSA S., SALA M., Veronesi F., Galuppi R., Tampieri M.P., Bonoli C., Diaferia M., and Piergili Fioretti D
- Subjects
DAINI ,EMILIA ROMAGNA ,ZECCHE ,ANAPLASMA PHAGOCYTOPHILUM - Abstract
I sieri di 72 daini sono stati saggiati, mediante IFI, per la ricerca di IgG anti A. phagocytophilum fissando il titolo soglia a 1/80; campioni di sangue in EDTA sono stati sottoposti ad estrazione del DNA ed a NESTED-PCR per l'amplificazione di un frammento del 16S rRNA. Parallelamente sono stati raccolti dal corpo degli animali n. 2 zecche identificate su chiave morfologica e testate per la ricerca del patogeno mediante PCR. I prodotti di amplificazione sono stati sequenziati e le sequenze confrontate con quelle presenti in Genbank. N. 20 animali (27,77%) sono risultati sieropositivi per A. phagocytophilum, con titoli compresi tra 1/80 ed 1/640 ed 11 (15,27%) hanno mostrato positività ematica alla PCR. L'analisi dei prodotti di sequenziamento ha mostrato omologia nucleotidica completa tra gli isolati ed una identità del 99% con isolati di A. phagocytophilum di origine europea. I risultati delle indagini ixodologiche hanno evidenziato una elevata presenza della specie I. ricinus (36/42 esemplari raccolti) ed hanno confermato la suscettibilità di tale specie all'infezione (3/36 positivi). Il sequenziamento degli isolati provenienti dalle zecche è ancora in fase di attuazione. I dati ottenuti supportano l'esistenza e la circolazione del patogeno nel Parco della Mesola. La definizione del ruolo del daino quale serbatoio d'infezione necessita, tuttavia, di ulteriori studi atti a rilevarne la persistente infettività. I risultati rivestono un certo rilievo in quanto rappresentano il terzo contributo scientifico finalizzato allo studio dell'infezione in questa specie animale e concorrono a definire il ruolo delle popolazioni dei selvatici quali sentinelle epidemiologiche dell'Ehrlichiosi Granulocitica nel territorio.
- Published
- 2008
22. Infezione da Saprolegniaceae in gamberi di fiume, Austropotamobius pallipes complex, in un allevamento sperimentale del nord Italia
- Author
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Quaglio F., Capovilla P., Santoro D., Marcer F., Fioretto B., GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Quaglio F., Galuppi R., Capovilla P., Santoro D., Bonoli C., Tampieri M.P., Marcer F., and Fioretto B.
- Subjects
PATOLOGIE DEL GAMBERO ,AUSTROPOTAMOBIUS PALLIPES ,NORD ITALIA ,SAPROLEGNIACEAE - Abstract
In una troticoltura sperimentale in provincia di Belluno, nel periodo compreso tra autunno 2004 e autunno 2005, è stata condotta una prova sperimentale di allevamento intensivo di Austropotamobius pallipes complex. Nell’ottobre del 2004 sono stati pescati 32 gamberi (15 maschi e 17 femmine) nella roggia tributaria dell’allevamento. Gli animali sono stati stabulati prima in una vasca di cemento, poi in una di vetroresina. In aprile le femmine con uova (11 individui), sono state spostate in una vasca californiana. Nel giugno 2005, si è verificata una moria totale dei gamberi nella vasca in vetroresina, che presentava problemi igienici per la permanenza di materiale in decomposizione. In agosto le femmine rimanenti, alla schiusa delle uova, sono state spostate in una vasca simile a quella in cui si è verificata la mortalità. complessivamente 23 gamberi sono stati sottoposti ad indagini sanitarie: 19 ad esame microscopico a fresco, micologico, batteriologico e tutti all’esame istopatologico. All’esame micologico sono state isolate Saprolegniaceae da branchie, arti e addome di tutti i campioni, e Fusarium sp. in un solo esemplare. All’esame istologico si osservava un’abbondante presenza di ife fungine ramificate nelle branchie, nello spessore dei gonopodi, nella porzione ventrale del carapace addominale molle (sternum) e nelle giunzioni delle articolazioni, con gravi lesioni all’ipoderma, reazioni flogistiche e necrosi. La muscolatura e la ghiandola verde talvolta risultavano colonizzate. In alcuni casi le ife si presentavano incapsulate da melanina. La mortalità è stata attribuita ad nfezione da Saprolegniaceae, sviluppatesi in maniera abnorme a causa della mancata rimozione dei residui di alimento.
- Published
- 2008
23. Indagibne sulla presenza di dermatofiti nel cuoio capelluto di bambini di asili della provincia di Bologna
- Author
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GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Minarelli M., Borzellino R., Benni S., AAVV, FIMUA, Galuppi R., Minarelli M., Borzellino R., Benni S., Bonoli C., and Tampieri M.P.
- Subjects
BOLOGNA ,DERMATOFITI ,BAMBINI ,ASILI ,CUOIO CAPELLUTO - Abstract
Si riportano i risultati ottenuti da un’indagine effettuata a scopo diagnostico presso due comunità infantili della provincia di Bologna per la ricerca di dermatofiti a livello di cuoio capelluto, a seguito della segnalazione di casi ricorrenti di Tinea capitis e Tinea corporis nei bambini e Tinea corporis negli operatori. Il primo campionamento è stato svolto in un asilo nido nel giugno 2006 su 35 bambini, tra i 18 mesi e i 3 anni di età, e 10 operatori. Il secondo campionamento è stato eseguito in un altro asilo a febbraio 2007 su 80 bambini, dai 3 ai 5 anni, e 9 operatori. I prelievi sono stati effettuati utilizzando spazzole di plastica che sono state seminate per infissione su Mycosel agar (BBL) ed incubate a 26°C per almeno 15 giorni. Le colonie cresciute sono state identificate sulla base di aspetti morfologici e colturali. Nel primo asilo, è risultato positivo per Microsporum audouinii un bambino di 3 anni senza lesioni a cui l’anno precedente era stata diagnosticata Tinea capitis; nel secondo sono risultati positivi sempre per M. audouinii 18 bambini e 1 operatore. Il maggior grado di colonizzazione lo si è riscontrato in un bambino di 3 anni senza lesioni su cui non era stata segnalata pregressa micosi. Un controllo post trattamento (griseofulvina e ketoconazolo) dopo 3 mesi ha rivelato la persistenza dell’infezione solo su questo soggetto mentre tutti gli altri sono risultati negativi. Una indagine effettuata presso la famiglia del bambino ha mostrato che anche la sorella di 12 anni era positiva pur senza presentare lesioni. Si ribadisce quindi l’importanza dei controlli con esami colturali dopo terapia e l’identificazione del dermatofita responsabile per chiarire la possibile fonte di infezione (uomo, animale o ambiente) e stabilire così le misure più idonee da adottare per limitarne la diffusione in particolare nelle comunità infantili
- Published
- 2008
24. Neospora caninum: osservazioni sierologiche in cani delle province di Bologna, Ferrara e Ravenna
- Author
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GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Signani P., AAVV, SISVET, Galuppi R., Signani P., Bonoli C., and Tampieri M.P.
- Subjects
TEST SIEROLOGICI ,CANI ,mental disorders ,fungi ,parasitic diseases ,NEOSPORA CANINUM - Abstract
A study on 115 dogs to detect anti-Neospora caninum antibodies was carried out using two serological test: a) Direct Agglutination Test (DAT) as screening on 96 blood samples of dogs from Ferrara, Bologna and Ravenna provinces; b) Indirect Fluorescent Antibody Test (IFAT) as confirmation on the samples positive to the first test and furthermore to evaluate the antibodies responses in 19 dogs that lived in bovine farms of Bologna province where cases of abortion due to N. caninum were described. Twenty-five dogs (26%) were positive at DAT screening, while IFAT confirmed only 7.3% of positiveness. Among the dogs from the bovine farms, 10 (52.6%) were positive to IFAT, with title ranging between 1/16 and 1/128. The dogs examined didn’t show clinical symptoms related to neosporosis.
- Published
- 2008
25. Serological and Molecular detection of Anaplasma phagocytophilum in Fallow deers (Dama dama) of an Emilia-Romagna preserve
- Author
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Diaferia M., Veronesi F., Marini C., Piergili Fioretti D., GALUPPI, ROBERTA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, BONOLI, CRISTINA, SOIPA, Diaferia M., Veronesi F., Galuppi R., Tampieri M.P., Bonoli C., Marini C., and Piergili Fioretti D.
- Subjects
FALLOW DEER ,EMILIA ROMAGNA ,ANAPLASMA PHAGOCYTOPHILA - Published
- 2008
26. Malassezia pachydermatis: valutazione di caratteri morfo-biochimici e molecoilari
- Author
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BONOLI, CRISTINA, GALUPPI, ROBERTA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Guardini G., AAVV, FIMUA, Bonoli C., Galuppi R., Guardini G., and Tampieri M.P.
- Subjects
MORFOLOGIA ,RAPD ,MALASSEZIA PACHYDERMATIS ,CARATTERI BIOCHIMICI - Abstract
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di determinare e confrontare le caratteristiche morfologiche, colturali, biochimiche e molecolari di ceppi di Malassezia pachydermatis isolati da cani e gatti di varie province del Nord Italia. Per ogni ceppo sono state valutate le caratteristiche di crescita su Sabouraud dextrose agar (SDA), la morfologia microscopica, sono stati effettuati i test dell’esculina e della catalasi, valutata la crescita a 40°C, la sintesi di pigmento su terreno contenente triptofano, la formazione di precipitati su mDixon agar e le prove di assimilazione di Tween 20, 40, 60, 80 e cremophor El. Infine è stata effettuata la RAPD utilizzando il primer FM1. In totale sono stati analizzati 75 campioni. I ceppi hanno mostrato una discreta variabilità di risposta sia da un punto di vista morfologico che biochimico. Ad esempio il 28% dei ceppi cresceva a fatica su SDA, il 44% aveva crescita scarsa o nulla a 40°C; nel 28% non si aveva la produzione di precipitati su mDixon; i test della catalasi e dell’esculina mostravano risposte variabili come pure i pattern di assimilazione delle fonti lipidiche. I profili, ottenuti con la RAPD, sono stati confrontati e il coefficiente di similarità è stato calcolato sulla posizione delle bande utilizzando il coefficiente di Dice. Gli isolati sono stati distinti in 42 genotipi e, applicando un livello di similarità di 0,90, è stato possibile individuare 14 clusters, il maggiore dei quali comprende 18 isolati (24%). Non è stata evidenziata nessuna associazione fra i diversi profili genetici e i caratteri morfo-biochimici. I pattern evidenziati con il primer FM1 non sembrano quindi essere legati alle caratteristiche fenotipiche valutate. Viene ribadita l’elevata variabilità all’interno della specie M. pachydermatis come conseguenza del rapido “orologio molecolare” segnalato da numerosi autori.
- Published
- 2008
27. Esperienze e applicazioni degli oli essenziali in medicina veterinaria
- Author
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GALUPPI, ROBERTA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, AAVV, FIMUA, Galuppi R., and Tampieri M.P.
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TERAPIA ,MICOSI ,OLI ESSENZIALI ,MEDICINA VETERINARIA - Abstract
Nell’ultimo decennio anche in campo veterinario si è assistito ad un sempre maggiore interesse nei confronti della medicina naturale. Nella cura degli animali d’affezione è spesso il proprietario che tende a preferire questo tipo di approccio terapeutico considerato anche il battage pubblicitario e la commercializzazione di estratti vegetali rivolti proprio alla medicina veterinaria. Nel campo della terapia antifungina, in Italia in ambito veterinario sono stati effettuati vari studi in vitro sull’efficacia di diversi oli essenziali nei confronti di dermatofiti, Saprolegniaceae, Candida albicans, Malassezia spp., Aspergillus fumigatus, Ascosphaera apis. Molto spesso gli oli di Timo, Origano e Santoreggia hanno mostrato il maggiore effetto antifungino. Per quanto riguarda l’applicazione in vivo, oltre a considerare che gli animali sono utilizzati quali cavie per la sperimentazione riguardante efficacia e tollerabilità di alcuni oli essenziali, si può evidenziare come in apicoltura l’utilizzo del Timolo, commercializzato per combattere la varroosi, si è dimostrato efficace anche nei confronti di A. apis, ascomicete patogeno per questi insetti. In campo veterinario come in umana, prodotti a base di Melaleuca alternifolia sono frequentemente utilizzati, in purezza o in prodotti ad uso dermatologico, nei confronti delle micosi o parassitosi cutanee. L’idea del “prodotto naturale” non deve però fare dimenticare che questi oli possono avere effetti tossici, caustici o allergizzanti. Sono ad esempio segnalati in letteratura alcuni casi di intossicazione in gatti e cani come conseguenza di un uso improprio di olio di Tea tree con comparsa di sintomi nervosi, ipotermia e disidratazione. L’utilizzo di tali sostanze, non sempre innocue e con diversi gradi di tossicità nelle differenti specie animali, deve quindi avvenire sotto il diretto controllo del veterinario
- Published
- 2008
28. Episodi di mortalità in gamberi d'acqua dolce (Austropotamobius pallipes complex) in tre corsi d'acqua della provincia di Modena
- Author
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Quaglio F., Marcer F., Morolli C., Fioretto B., Bassi S., Lavazza A., Gianaroli M., Malagoli F., GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Quaglio F., Galuppi R., Marcer F., Morolli C., Bonoli C., Fioretto B., Tampieri M.P., Bassi S., Lavazza A., Gianaroli M., and Malagoli F.
- Subjects
MYCOTIC INFECTION ,NORTHERN ITALY ,ENVIRONMENTAL POLLUTION ,AUSTROPOTAMOBIUS PALLIPES COMPLEX ,BACTERIAL INFECTION - Abstract
Vengono descritti 3 gravi episodi di mortalità in Austropotamobius pallipes complex verificatisi in corsi d’acqua dell’Appennino Modenese: nel torrente Rossenna (09/04), Lerna (02/05) e Rio Selve (06/05). Campioni di gamberi appena morti o moribondi, sono stati raccolti e sottoposti ad esame micologico, parassitologico, virologico, batteriologico ed istopatologico. Nei torrenti sono stati valutati l’indice biotico esteso ed i parametri chimico-fisici dell’acqua. Sono stati riscontrati organismi saprofiti ectosimbionti ed ectocommensali. Nessun virus è stato riscontrato. All’esame micologico Fusaruim sp. è stato isolato dai campioni di tutti e tre i torrenti e, in coltura pura, da quelli del Rio Selve. Nei soggetti provenienti dal Rossenna, erano presenti Mucor sp., Penicillium sp. e Dematiaceae; Trichoderma sp., Alternaria sp., Gliocladium sp., Mucor sp., Geotrichum sp. dal Lerna. All’esame batteriologico Hafnia alvei si isolava nei campioni provenienti sia da Rio Selve che dal Lerna ed in quest’ultimo anche Aeromonas hydrophila. All’esame istologico di tutti i campioni si riscontravano ife fungine infiltranti l’esoscheletro che penetravano la cuticola invadendo l’epidermide ed il muscolo sottostante. Tutti i torrenti mostravano segni di inquinamento. Una prolungata esposizione dei gamberi a sostanze tossiche potrebbe avere determinato una riduzione dei meccanismi di difesa dei crostacei rendendoli vulnerabili all’azione di agenti patogeni opportunisti, con conseguente massiva mortalità.
- Published
- 2008
29. Comparazione dui due test in vitro per la valutazione della efficacia di alcuni antimicotici nei confronti dei dermatofiti
- Author
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TAMPIERI, MARIA PAOLA, GALUPPI, ROBERTA, OSTANELLO, FABIO, BONOLI, CRISTINA, Gambarara A., AAVV, FIMUA, Tampieri M.P., Galuppi R., Gambarara A., Ostanello F., and Bonoli C.
- Subjects
ANTIMICOTICI ,DERMATOFITI ,TEST IN VITRO - Abstract
Lo scopo di questo lavoro è stato quello di valutare l’attività in vitro di alcuni antimicotici nei confronti di diverse specie di dermatofiti, utilizzando e confrontando 2 metodi: un test di micro diluizione in vitro (MD) basato sul protocollo CLSI M38-A, e un test di disco diffusione (DD). Sono stati saggiati 36 ceppi di dermatofiti (19 M. canis, 7 T. mentagrophytes, 5 M. gypseum, 2 M. cookei, 1 T. rubrum, 1 T. ajelloi, 1 T. terrestre) nei confronti di 7 antimicotici (Econazolo, Enilconazolo, Fluconazolo, Griseofulvina, Itraconazolo, Ketoconazolo e Miconazolo). Econazolo e Enilconazolo sembrano essere i più efficaci. Il Fluconazolo ha determinato inibizione della crescita alla massima concentrazione saggiata (64 µg/ml) solo su 3 ceppi (1 M.canis e 2 T. mentagrophytes), mentre non ha mostrato nessun effetto su tutti gli altri. Lo stesso dicasi per la disco diffusione dove solo per un ceppo è stato evidenziato un alone di 18 mm. La correlazione fra le due metodiche è risultata statisticamente significativa per Enilconazolo, Griseofulvina, Itraconazolo e Miconazolo. T. ajelloi e T. terrestre sembrano più resistenti ai diversi antimicotici con entrambe le tecniche utilizzate.
- Published
- 2008
30. Indagini parassitologiche in daini (Dama dama) del bosco della mesola (FE)
- Author
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GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Montinaro M., AA.VV., SISVET, Galuppi R., Bonoli C., Montinaro M., and Tampieri M.P.
- Subjects
DERMATOFITI ,ZECCHE ,THEILERIA ,DAINO - Abstract
The aim of this study was to monitor the presence of ectoparasites (arthropoda and mycetes) and piroplasms in fallow deer (Dama dama) of the Mesola Wood (Ferrara, Italy). Ten of the 72 deers examined were positive for yeast, while none for dematophytes. Ticks as Ixodes ricinus and Haemaphysalis concinna were found on the hosts and in the environment. Also ectoparasites as Lipoptena cervi and Trombicula (Neotrombicula) autumnalis were found. Microscopic examination of blood smears were negative, while PCR, performed on 35 blood samples, was positive in 21 (60%) subjects. Enzyme restriction and sequencing revealed that the genus Theileria was diffuse in this population.
- Published
- 2007
31. Preliminary results on the effects of ionizing radiations on maize contaminated by Aspergillus spp. and by aflatoxin B1
- Author
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MARIOTTI, ANDREA, SERRAINO, ANDREA, GALUPPI, ROBERTA, ZIRONI, ELISA, ZAGHINI, ANNA, Mariotti A., Serraino A., Galuppi R., Zironi E., and Zaghini A.
- Published
- 2007
32. Babesiosi dei ruminanti domestici e selvatici in Italia Nord Orientale: rischio zoonosico
- Author
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Cassini R., Vanzetto A., Cestaro F., Frangipane di Regalbono A., GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, AA.VV., DALLA POZZA M., SARTOR A., SCAVIA G., BABSA S., BUSANI L., Cassini R., Galuppi R., Bonoli C., Vanzetto A., Cestaro F., and Frangipane di Regalbono A.
- Subjects
ITALIA ,BABESIOSI ,ZOONOSI ,RUMINANTI SELVATICI ,RUMINANTI DOMESTICI - Abstract
Negli ultimi anni la babesiosi sta assumendo sempre maggiore importanza come infezione potenzialmente zoonosica. I casi umani segnalati in Europa si riferiscono per la maggior parte a B. divergens. In Italia è stato recentemente segnalato un caso il cui ceppo è stato denominato Babesia “European Union 1” (EU1). Nonostante non sia stata ancora chiarita precisamente l’eziologia e l’epidemiologia della babesiosi umana, è ipotizzabile che ruminanti domestici e selvatici giochino un ruolo importante nel mantenimento dell’infezione. Tra giugno 2005 e marzo 2006 sono stati raccolti campioni di sangue da 116 bovini, 83 ovini, 24 caprini e 81 ruminanti selvatici di diverse specie (49 caprioli, 15 daini, 9 camosci, 5 cervi, 3 mufloni) provenienti dall’Italia nord-orientale. Su tutti i campioni raccolti (ad esclusione di 6 bovini) è stata condotta la PCR per la ricerca di piroplasmi. I campioni positivi sono stati sequenziati e testati verso le sequenze del gene 18S rRNA di Babesia spp. e Theileria spp. presenti nei database GenBank, EMBL e DDBJ, utilizzando BLAST. Solo i campioni bovini sono stati analizzati sierologicamente tramite test IFI commerciale per B. bigemina e B. bovis. Nessun ovi-caprino è risultato positivo, mentre un’alta percentuale di bovini (21/110) e di ruminanti selvatici (29/81) sono risultati positivi alla PCR. Al sequenziamento solo una parte dei positivi è risultata riconducibile a Babesia spp. e in particolare: nei bovini B. microti (1), B. divergens (1) e B. microti-like (15); nei selvatici B. divergens-like (21), Babesia EU1 (1) e Babesia ovis (2). Le positività dei rimanenti campioni sono risultate attribuibili a varie specie del genere Theileria. Le siero-prevalenze riscontrate nei bovini sono risultate del 53,4% (62/116) per B. bovis e del 10,3% (12/116) per B. bigemina, caratterizzate in entrambi i casi da titoli tendenzialmente bassi (1:40-1:320 per B. bovis e 1:80-1:320 per B. bigemina). I risultati della presente indagine evidenziano una circolazione notevole di Babesia spp. quantomeno nelle popolazioni di bovini e di ruminanti selvatici. La definizione delle caratteristiche epidemiologiche e della potenzialità zoonosica dei vari ceppi riscontrati necessita di ulteriori studi, ma il ritrovamento di Babesia EU1 in un capriolo della Provincia di Verona e quello di molti isolati riconducibili ai gruppi B. microti-like e B. divergens-like, entrambi possibili responsabili di zoonosi, suggeriscono che il rischio non debba essere sottovalutato. Il riscontro di positività sierologiche a bassi titoli verso specie di Babesia tipiche del bovino non esclude la presenza di altri ceppi, considerando la tendenza alla cross-reattività del test IFI.
- Published
- 2007
33. Indagine preliminare circa gli effetti del trattamento con radiazioni ionizzanti su mais contaminato da Aspergillus spp e da aflatossina B1
- Author
-
MARIOTTI, ANDREA, SERRAINO, ANDREA, GALUPPI, ROBERTA, ZIRONI, ELISA, ZAGHINI, ANNA, A. Mariotti, A. Serraino, R. Galuppi, E. Zironi, and A. Zaghini
- Published
- 2007
34. La biologia molecolare applicata alle piroplasmosi degli animali selvatici
- Author
-
GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Cassini R., AA.VV., DALLA POZZA M., SARTOR A., SCAVIA G., BABSA S., BUSANI L., Galuppi R., Bonoli C., Cassini R., and Tampieri M.P.
- Subjects
BIOLOGIA MOLECOLARE ,RUMINANTI SELVATICI ,BABESIA ,THEILERIA ,PIROPLASMOSI - Abstract
L’identificazione e la classificazione tradizionale di Babesia spp. è basata sugli aspetti morfologici della forma intraeritrocitaria visibile negli strisci di sangue di animali infetti. Questa analisi, insieme alla specificità dell’ospite, ha portato alla descrizione di più di 100 specie di Babesia, che infettano un’ampia varietà di vertebrati. Si è però visto che specie differenti possono sembrare nello stesso ospite morfologicamente simili e viceversa lo stesso parassita può avere caratteristiche microscopiche differenti in ospiti diversi. Recenti studi molecolari hanno evidenziato come alcune specie di Babesia in grado di infettare differenti ospiti, siano in realtà sinonimi di una stessa specie. In questo lavoro sono riportati i risultati dell’applicazione di metodiche biomolecolari nello studio delle babesiosi degli animali selvatici. E’ stata messa a punto una metodica di PCR su sangue prelevato da animali selvatici (cinghiale, capriolo, daino, cervo, camoscio, muflone, volpe, lepre) in varie zone del nord Italia, amplificando un frammento di circa 800bp del 18S-rRNA. Per questo è stata utilizzata una coppia di primer: il primo genericamente usato per gli apicomplexa (CRYPTO- F), l’altro più specifico per Babesia spp. (RLB-R2). I campioni positivi sono stati sequenziati e sottoposti ad analisi filogenetica, e su una parte degli amplificati sono state effettuate prove per discriminare le diverse specie di emoprotozoi con l’uso di diversi enzimi di restrizione. Sono stati esaminati complessivamente 241 animali. È stata riscontrata una notevole variabilità di specie di piroplasmi: i caprioli sono risultati positivi per B. divergens, Babesia EU1, Babesia MO1, Theileria spp. e un ceppo riconducibile a quello descritto in un cane in Spagna, correlato a B. microti; quest’ultimo è stato riscontrato anche in una volpe. In daini e cinghiali è presente essenzialmente Theileria spp. Il lavoro svolto ha permesso di: 1) ottimizzare la PCR, impostando una temperatura di annealing di 63°C al fine di diminuire la presenza di bande aspecifiche dovute a protozoi ruminali che, specialmente in animali abbattuti, possono contaminare il campione; 2) evidenziare come questo tipo di approccio permetta di conoscere meglio, rispetto agli strisci di sangue, la reale circolazione dei piroplasmi negli animali selvatici; 3) chiarire, grazie al sequenziamento e all’analisi filogenetica, la grande variabilità di specie circolanti nella popolazione; 4) evidenziare la difficoltà di utilizzo della restrizione enzimatica per la tipizzazione dei piroplasmi diffusi negli animali selvatici.
- Published
- 2007
35. Attività 'in vitro' di oli essenziali su Aspergillus Fumigatus
- Author
-
BONOLI, CRISTINA, GALUPPI, ROBERTA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Falcioni L., AAVV, FEDERAZIONE ITALIANA DI MICOPATOLOGIA UMANA E ANIMALE, Bonoli C., Galuppi R., Falcioni L., and Tampieri M.P.
- Subjects
MINIMA CONCENTRAZIONE LETALE ,MINIMA CONCENTRAZIONE INIBENTE ,ASPERGILLUS FUMIGATUS ,ATTIVITÀ IN VITRO ,OLI ESSENZIALI - Abstract
L'azione antimicrobica degli oli essenziali è conosciuta da molti anni e la ricerca di prodotti medicinali naturali ha riportato in auge negli ultimi anni l'aromaterapia. In questo lavoro abbiamo verificato l'efficacia in vitro di 17 oli essenziali nei confronti di un ceppo di Aspergillus fumigatus isolato da un cane con rinosinusite aspergillare Materiali e Metodi: Per la prova è stata utilizzata una tecnica in brodo in agitazione continua (Tampieri e coll, Parassitologia, 44, (suppl.1):178) per favorire il contatto del micelio con l'olio essenziale. Ciascun olio è stato saggiato a 50, 100, 500, 1000, 5000 ppm per valutare la minima concentrazione inibente (MCI) e la minima concentrazione “rallentante la crescita”. Dai flaconi senza crescita apparente sono stati effettuati trapianti, previo lavaggio dell’inoculo in soluzione fisiologica, su piastre di Sabourau Dextrose Agar (BBL) addizionato di 0,05g di Cloramfenicolo per determinare la minima concentrazione letale (MCL). Risultati e conclusioni Tra gli oli essenziali testati, quelli che hanno mostrato la MIC più bassa per A.fumigatus sono stati: Timo Rosso, Origano, Santoreggia, Melissa, Lemongrass, Cannella (500 ppm) la maggior parte di questi oli ha presentato la MCL pari alla MIC, fatta eccezione per Santoreggia, Cannella e Melissa che a 500 ppm sono inibenti, ma solo a 1000 ppm hanno effetto fungicida. Albero del tè, Eucalipto, Lavanda vera, Limone, Pino mugo, Rosmarino, Sandalo e Issopo hanno mostrato i minori effetti sia inibenti che letali (MIC e MLC >= 5000 ppm). L’olio di Menta piperita ha mostrato potere fungistatico (MIC 1000 ppm) ma non fungicida alle concentrazioni prese in esame. Alcuni oli essenziali a concetrazioni più basse delle MIC sono stati in grado di ridurre parzialmente la crescita di micelio, altri sono passati direttamente da una concentrazione non condizionante lo sviluppo del fungo a una inibente la crescita. Confrontando questi dati con quelli ottenuti, con diversa metodica, da Inouye e coll. (2000, Mycoses 43:17-23) si può notare come siano approssimativamente sovrapponibili per gli oli di Albero del te, Lavanda, Lemongrass, mentre c’è notevole discordanza per i risultati di Cannella e Timo, che secondo questi Autori hanno inibito solo lo sviluppo miceliale a una dose di 6300 ppm, senza però causare effetto micocida. I nostri risultati sono in accordo anche con uno studio di Ghfir e coll. (1994, Mycopathologia, 126:163-167), sull’effetto dell’essenza di Isoppo, che ha determinato solo un rallentamento della crescita di A. fumigatus via via maggiore all’aumentare della concentrazione. Questi Autori hanno messo in rapporto la graduale inibizione della crescita fungina con crescenti alterazioni nel contenuto di lipidi del micete, simili a quelle provocate da farmaci antimicotici quali ketoconazolo, imidazolo, triazolo e itraconazolo, gli Autori ipotizzano che il meccanismo di azione dell’essenza di Issopo possa essere analogo a quello delle succitate sostanze antifungine. Poiché la composizione chimica degli oli essenziali è notevolmente variabile, sarebbe necessario approfondire gli studi per valutare quali dei singoli componenti manifestino uno più spiccato potere antimicotico.
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- 2006
36. Valutazione degli effetti dell'acqua elettrolizzata come agente per ridurre la contaminazione fungina sulle granaglie
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GALUPPI, ROBERTA, SERRAINO, ANDREA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Mariotti A., AAVV, FEDERAZIONE ITALIANA MICOPATOLOGIA UMANA E ANIMALE, Galuppi R., Serraino A., Mariotti A., Bonoli C., and Tampieri M.P.
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ACQUA ELETTROLIZZATA ,GRANAGLIE ,CONTAMINAZIONE ,MAIS ,MUFFE - Abstract
Obiettivi: L’acqua elettrolizzata acida (EO-A), che è un prodotto della reazione data dal passaggio di corrente elettrica attraverso una soluzione salina, Contiene acido ipocloroso (HOCl) e rilascia cloro libero che ha un alto potenziale ossidoriduttivo, simile a quello dell’ozono. Diversi studi hanno evidenziato come questa soluzione sia in grado di abbattere la carica microbica superficiale in alimenti di origine animale e vegetale (Kim et al., 2005 Poultry Science 84, 1778-1784., Lin et al, 2005, Int J Food Sci Techn, 40, 495-500) e il suo utilizzo è stato approvato negli USA nei sistemi di processazione degli alimenti. In questo lavoro è stata saggiata l’ attività di un prodotto commerciale denominato “Soluzione 259” nell’abbattere la carica micotica su mais ammuffito. Materiali e Metodi: Per la prova sono stati utilizzati 8 campioni di mais fortemente ammuffiti. E’ stata effettuata la conta totale dei miceti sul prodotto tal quale, dopo immersione per 30'' e 60” in EO-A e per 60''in acqua deionizzata sterile (AD); su due campioni i controlli sono stati effettuati anche dopo immersione per 5 minuti in EO-A e in AD. Un ulteriore campione di mais è stato analizzato tal quale, dopo aspersione a spruzzo con EO-A e dopo aspersione a spruzzo con AD. La determinazione della carica fungina totale, espressa in Unità Formanti Colonia (UFC)/g, è stata effettuata in accordo con la normativa ISO/DIS 7954. Una sospensione di spore di A. flavus, il micete maggiormente contaminante il mais esaminato, è stata posta a contatto con EO-A per un minuto e quindi insemenzata in diluizioni scalari per inglobamento in Cloramphenicol Glucose yeast estract agar È stata inoltre effettuata la titolazione iodometrica del cloro (Christian 1994. Chimica analitica Edizioni Piccin, Padova), indicativa della presenza di sostanze ossidanti disponibili nell’EO, prima e dopo l’utilizzo per il trattamento del mais. Risultati e Conclusioni – Di seguito è riportata la carica fungina media riscontrata nei campioni prima e dopo i diversi trattamenti No trattamento 5 x 106 UFC/g EO-A per 30 '' 2 x 106 UFC/g AD per 60” 1,8 x 106 UFC/g, EO-A per 60” 2,5 x 106 UFC/g AD per 5 minuti 2.2 x 106 UFC/g EO-A per 5 minuti, 1,8 x 106 UFC/g Aspers. con AD 5,1 x 106 UFC/g Aspers. con EO-A 8,5 x 106 UFC/g Il prodotto saggiato con diversi modi e tempi di contatto, non sembra quindi incidere significativamente sulla carica micotica del campione. Viceversa il contatto per un minuto con EO-A delle le sole spore in sospensione ha determinato un evidente effetto fungicida. La titolazione idrometrica ha mostrato un drastico abbattimento delle sostanze ossidanti nell’EO dopo contatto con il mais ammuffito. Con ogni probabilità l’elevato presenza di sostanza organica nel prodotto esaminato determina una drastica riduzione del potere fungicida della soluzione esaminata
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- 2006
37. Elaphostrongylus cervi in una popolazione di cervi (Cervus elaphus) italiana: caratteristiche ultrastrutturali delle larve di primo stadio (L1)
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MORANDI, FEDERICO, BENAZZI, CINZIA, GALUPPI, ROBERTA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, SIMONI, PAOLO, Nicoloso S., Ciuti F., Morandi F., Nicoloso S., Benazzi C., Ciuti F., Galuppi R., Tampieri M.P., and Simoni P.
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ELAPHOSTRONGYLUS CERVI ,CERVUS ELAPHUS ,ULTRASTRUTTURA - Published
- 2006
38. Efficacia di oli essenziali nei confronti di alcuni dermatofiti: test 'in vitro'
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TAMPIERI, MARIA PAOLA, GALUPPI, ROBERTA, Carelle M. S., Arvati A., Tampieri M.P., Galuppi R., Carelle M.S., and Arvati A.
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DERMATOFITI ,MICROSPORUM CANIS ,MICROSPORUM GYPSEUM ,TRICHOPHYTON MENTAGROPHYTES ,OLI ESSENZIALI - Abstract
Diciotto oli essenziali sono stati saggiati in vitro contro 6 ceppi di dermatofiti, utilizzando una tecnica in brodo in agitazione continua, seguita da un passaggio su terreno agarizzato. Sono state così determinate per ciascun olio la minima concentrazione inibente (MCI) e la minima concentrazione letale (MCL) nei confronti dei dermatofiti testati. Gli oli essenziali di Origanum vulgare e Satureja montana hanno mostrato la maggiore efficacia, con MCI di 0,01 %
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- 2006
39. Diagnosi di rogna sarcoptica nei suini al macello
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GALUPPI, ROBERTA, OSTANELLO, FABIO, POGLAYEN, GIOVANNI, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Avenoso A. M., Leotti G., SOCIETA' ITALIANA DELLE SCIENZE VETERINARIE, Galuppi R., Avenoso A.M., Leotti G., Ostanello F., Poglayen G., and Tampieri M.P.
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DIAGNOSI ,ROGNA SARCOPTICA ,MACELLO ,SUINI - Abstract
Sarcoptes scabiei var. suis è l'agente eziologico della rogna sarcoptica dei suini, una delle più importanti cause di perdite economiche nell'allevamento del maiale . La stima della prevalenza di questa parassitosi è spesso difficile per problemi diagnostici. In questo lavoro sono state comparate 4 tecniche (esame microscopico dei raschiati cutanei, Average Dermatitis Score, test ELISA su siero ed estratto di muscolo) per valutare le potenzialità di utilizzo di un monitoraggio alla macellazione ai fini di interpretare lo stato parassitologico degli allevamenti. I campionamenti sono stati effettuati da 380 suini di 9-10 mesi di età presso un macello di Carpi (MO). La correlazione dei risultati delle 4 procedure diagnostiche utilizzate è stata valutata mediante il calcolo del coefficiente di correlazione non parametrico di Spearman. Non è stata evidenziata una correlazione significativa tra lesioni cutanee (ADS) e la presenza di S. scabiei all'esame microscopico e tra quest'ultimo e i test ELISA. Una correlazione al limite della significatività statistica (p=0,055) è stata invece osservata tra ADS e ELISA su siero. I risultati del test ELISA su siero e del test ELISA su MJ sono invece correlati (p
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- 2006
40. Micosi rare in medicina veterinaria
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GALUPPI, ROBERTA, AAVV, FEDERAZIONE ITALIANA DI MICOPATOLOGIA UMANA E ANIMALE, and Galuppi R.
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VETERINARIA ,PSEUDOMICETOMA ,MICOSI SISTEMICHE ,MICOSI RARE ,MICOSI LOCALIZZATE - Abstract
In Medicina Veterinaria le micosi vengono considerate rare o per il tipo di agente eziologico responsabile, o per la localizzazione atipica della patologia che ne deriva, oppure per la specie animale colpita. La veterinaria infatti prende in considerazione soggetti appartenenti a più raggruppamenti zoologici (mammiferi, uccelli, pesci, crostacei e, visto l’aumentato interesse per le specie non convenzionali, anfibi e rettili), ciascuno dei quali diversamente suscettibile ai vari miceti patogeni o potenzialmente tali. Ad esempio infezioni da Candida spp., così frequenti nell’uomo e nelle specie aviarie, si riscontrano solo sporadicamente nei mammiferi domestici. Alcune micosi possono essere considerate rare perché diagnosticate solo occasionalmente in seguito a coincidenze favorevoli che non sempre si verificano in medicina veterinaria. Soprattutto in passato, infatti, la scarsa conoscenza delle patologie da miceti e, in particolare, la non disponibilità del proprietario, non sempre disponibile a far eseguire indagini collaterali o, in casi estremi, un’autopsia, possono aver portato a una sottostima della diffusione di alcune micosi, comunque poco frequenti. Un esempio può essere lo pseudomicetoma, segnalato per la prima volta negli animali nel 1975 da Bourdin e coll. in un gatto. Proprio in questa specie animale, primariamente in soggetti di razza persiana, sono stati segnalati seppure sporadicamente la maggior parte dei casi clinici descritti in letteratura. Dopo la prima segnalazione in Italia (Sanguinetti e coll., 1991) in un gatto europeo, probabilmente a causa della maggiore sensibilizzazione dei colleghi e il diverso atteggiamento dei proprietari, questa patologia viene diagnosticata, più frequentemente di quanto si potesse pensare e risulta inoltre non limitata solo alla specie felina (Abramo e coll., 2001). Da tenere inoltre presente che spesso casi di micosi vengono diagnosticati solo istologicamente su materiale fissato in formalina, per cui l’agente eziologico non viene identificato a livello di specie, facendo mancare così informazioni epidemiologiche. Fra le micosi “rare” segnalate in Italia possiamo illustrare alcuni casi di Phaeoifomicosi in carnivori domestici (Abramo e coll., 2002; 2006; Bomben e col., 2006) e animali acquatici (Galuppi e coll., 2001); una forma di micosi disseminata da Penicillium purpurogenum in un cane (Zanatta e coll., 2006) e, sempre in un cane, un caso di broncopolmonite da Fusarium oxysporum (Gallo e coll., comunicazione personale). I miceti appartenenti a quest’ultimo genere causano sporadicamente infezioni nei mammiferi, viceversa sono segnalati come frequenti agente di patologie anche a carattere enzootico nei crostacei. Ancora Scedosporium apiospermum, forma anamorfa di Pseudoallescheria boydii, che può determinare metrite, aborto e possibile mastite in vacche e cavalli, è stato descritto anche in Italia come agente di micetoma cavitario nel cane (Guglielmini e coll., 1994). Possiamo infine citare casi di localizzazione di Trichosporon ashaii nelle cavità nasali di due cani (Sanguinetti e coll., 1994). Ci sentiamo di concludere che, se le si cercano, varie micosi, anche se rare, possono essere trovate negli animali; non bisogna quindi scartare a priori questa possibilità in ambito di diagnosi differenziale.
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- 2006
41. Progetto di applicazione dell'analisi del rischio alle parassitosi dell'allevamento suino
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POGLAYEN, GIOVANNI, GALUPPI, ROBERTA, Scala A., Giannetto S., Rinaldi R., Manfredi M. T., AAVV, GAIA SCAVIA, CARMEN MARESCA, IVANA PURIFICATO, SUSAN BABSA E LUCA BUSANI, Poglayen G., Scala A., Giannetto S., Rinaldi R., Manfredi M.T., and Galuppi R.
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ANALISI DEL RISCHIO ,ALLEVAMENTO SUINO ,PARASSITOSI - Published
- 2006
42. Le colonie feline come focus di dermatofiti: aggiornamenti nella provincia di Bologna
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TAMPIERI, MARIA PAOLA, GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, Grazia C., Mattioli R., AAVV, FEDERAZIONE ITALIANA MICOPATOLOGIA UMANA E ANIMALE, Tampieri M.P., Galuppi R., Bonoli C., Grazia C., and Mattioli R.
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BOLOGNA ,DERMATOFITI ,GATTI ,COLONIE FELINE ,EPIDEMIOLOGIA - Abstract
Dalla storia del gatto emerge che il suo avvicinamento all’uomo è sempre stato in funzione della ricerca del cibo e, infatti, l’insediamento di gruppi di gatti in ambiente urbano o sub-urbano con formazione delle cosiddette colonie, è risultato essenzialmente in rapporto alla disponibilità più o meno costante di alimenti. I gatti delle colonie sono gatti domestici che hanno assunto caratteristiche ecologiche ed etologiche peculiari caratterizzate da: territorialità, organizzazione sociale, fonti alimentari, rapporto con l’uomo. L’habitat delle colonie feline è il più vario: cortili condominiali, parchi pubblici, ruderi, case abbandonate, adiacenze di fabbriche, di asili, di ospedali, mentre il numero dei gatti presenti è legato alla disponibilità di cibo. Un elevato numero di animali concentrati in uno spazio ristretto può però provocare una serie di inconvenienti legati al loro impatto sull’ambiente quali odori, fecalizzazione ambientale, rumori, abbandono e dispersione di avanzi di cibo e relativi contenitori, carte, ecc. e, non ultimo, malattie trasmissibili all’uomo (antropozoonosi) fra le quali possiamo inserire le dermatofitosi. In questo lavoro viene effettuato un aggiornamento sulla presenza di dermatofiti in colonie feline della provincia di Bologna. Materiali e metodi-Sono state esaminate 45 colonie (11 nell’area territoriale ASL Bologna città e 34 nell’area territoriale Bologna nord). comprendenti un totale di 691 gatti. Tra le colonie dell’area di Bologna città ne sono state scelte alcune che erano già state esaminate in un precedente lavoro (Galuppi e coll., 2000) per effettuare un confronto a distanza di 5 anni. In ciascuna colonia erano presenti da un minimo di 4 a un massimo di 75 gatti. Da 209 animali (87 gatti nell’area territoriale Bologna città e 122 nell’area territoriale Bologna Nord) sono state effettuati prelievi di pelo mediante spazzole che sono state seminate per infissione in capsule Petri contenenti Mycosel agar (BBL), poi incubate per 10 giorni a 26°C (+ 2) L'identificazione dei dermatofiti isolati si è basata sulla osservazione delle caratteristiche macro e microscopiche (Rebell e Taplin, 1974; Campbell et al.,1996; Badillet, 1991, ecc.). Risultati e conclusioni- Microsporum canis è stato isolato in 34 soggetti (16,27%) appartenenti a 8 (15,6%) colonie, in ciascuna delle quali sono risultati positivi dal 10% al 100% degli esaminati. In un soggetto era presente Trichophyton terrestre (dermatofita geofilo solitamente non patogeno) e occasionalmente sono stati osservati rari miceti cheratinofili geofili. M. canis è ancora il dermatofita di più frequente riscontro nel gatto. La prevalenza di colonie positive nell’hinterland bolognese (11,76%) sembra inferiore rispetto all’ambito cittadino (36,4%), ma la differenza non è risultata statisticamente significativa. La cosa che accomuna le due aree è una elevata prevalenza di soggetti positivi nelle colonie più numerose senza particolare predilezione di sesso ed età. La difficoltà concreta di riuscire ad avvicinare tutti i gatti e a disinfettare gli ambienti, in particolare nelle colonie numerose, può spiegare il riscontro di positività in due colonie riesaminate dopo 5 anni dalla precedente indagine
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- 2006
43. Efficacia e diffusione degli interventi di sostegno familiare nei DSM italiani
- Author
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FIORILLO, Andrea, MAGLIANO, Lorenza, DE ROSA C., MALANGONE C., AVINO C., ROSSANO F., DI CERBO E., DE NIGRIS G., DANDREA C., TALLARIDA R., GALUPPI A. M., MANISCALCO R., RE L., PAGANO E., BRANCIFORTI M., DISTEFANO A., DAMBROGIO R., SECCHI G., MAJ M., Fiorillo, Andrea, Magliano, Lorenza, DE ROSA, C., Malangone, C., Avino, C., Rossano, F., DI CERBO, E., DE NIGRIS, G., Dandrea, C., Tallarida, R., Galuppi, A. M., Maniscalco, R., Re, L., Pagano, E., Branciforti, M., Distefano, A., Dambrogio, R., Secchi, G., and Maj, M.
- Published
- 2005
44. Episodi di mortalità in gamberi d’acqua dolce autoctoni (Austropotamobius pallipes) di tre corsi d’acqua della provincia di Modena
- Author
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QUAGLIO, FRANCESCO, GALUPPI, ROBERTA, MARCER, FEDERICA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, SALMOIRAGHI, GIAN PAOLO, SANTORO D., NOBILE L., BASSI S., SOCIETÀ ITALIANA DI PATOLOGIA ITTICA, QUAGLIO F., GALUPPI R., MARCER F., SANTORO D., BONOLI C., TAMPIERI M.P., SALMOIRAGHI G.P., NOBILE L., and BASSI S.
- Abstract
Il gambero di fiume Austropotamobius pallipes, specie indigena europea, è oggetto di tutela in quanto considerato a rischio di estinzione. Questo crostaceo è un bioindicatore molto sensibile a variazioni anche minime dei parametri chimico-fisici dell’acqua, presenta una bassa resistenza agli inquinanti chimici mentre risulta più tollerante a livelli modesti di inquinamento organico. Vengono descritti 3 gravi episodi di mortalità in A. pallipes verificatisi in torrenti dell’Appennino Modenese, rispettivamente nei torrenti: Rossenna (settembre 2004), Lerna (febbraio 2005) e Rio Selve (giugno 2005). Nel torrente Rossenna sono stati prelevati 3 esemplari morti. Il primo presentava lesioni nerastre agli arti, il secondo zone rossastre sul carapace del dorso e addome, il terzo una abbondante infestazione da Branchiobdellidi. Dal torrente Lerna sono stati esaminati 15 campioni di soggetti deceduti senza lesioni apparenti. Nel torrente Rio Selve sono stati raccolti 2 gamberi: uno moribondo che presentava un’ulcera perforata in prossimità del telson, e uno morto senza lesioni apparenti. I campioni raccolti sono stati sottoposti ad esame micologico, parassitologico, virologico, batteriologico ed istopatologico. Dai torrenti sono stati effettuati l’indice biotico esteso (I.B.E.) analisi di parametri chimico-fisici dell’acqua ed indagini di funzionalità fluviale. Nei soggetti provenienti dal torrente Rossenna, all’esame parassitologico, si è osservato: Branchiobdella italica su esoscheletro e branchie e microscopicamente le uova deposte a livello branchiale, Cothurnia sieboldii, protozoo ectocommensale epibionte e, in un soggetto, ife di saprolegniaceae. All’esame micologico sono state isolate diverse specie fungine (Mucor sp., Penicillium sp. e , in un caso, Fusarium sp.). Nei gamberi raccolti nel torrente Lerna l’esame parassitologico ha evidenziato la presenza numerosa di Branchiobdella italica, mentre all’esame micologico sono stati isolati miceti quali Trichoderma sp., Fusarium sp., Alternaria sp., Gliocladium sp., Mucor sp.. All’esame batteriologico Hafnia alvei ed Aeromonas Hydrophila Nel Rio Selve all’esame parassitologico si riscontrava la presenza di branchiobdellidi, Cothurnia sieboldii, Epystilis sp.. Fusarium sp. è stato isolato da tutti i gamberi. Dagli arti del soggetto moribondo è stata isolata inoltre una saprolegniacea e all’esame batteriologico Hafnia alvei. L’esame virologico da tutti i siti è risultato negativo, mentre all’istologico si riscontravano ife fungine infiltranti l’esoscheletro che penetravano la cuticola invadendo l’epidermide ed il muscolo sottostante. Le infezioni sia batteriche che fungine riscontrate si tratta di patogeni opportunisti in grado di manifestare patologie e mortalità in popolazioni di gamberi sottoposte a stress ambientali e perciò immunodepresse. In condizioni sperimentali, Fusarium spp è in grado di determinare mortalità dopo diversi mesi dall’infezione, poichè la malattia ha un decorso lento. La mortalità è da attribuire ad alterazioni fisiologiche per interferenza con la muta, esotossine prodotte dal fungo e disturbi di pressione osmotica e sulle concentrazioni di sodio e cloro nell’emolinfa. Batteri secondari possono contribuire a determinare la morte dei gamberi Altri funghi saprofiti come le saprolegnacae possono causare malattie in gamberi stressati da cattiva qualità dell’acqua o feriti.
- Published
- 2005
45. Sopravvivenza di pazienti con recidiva vaginale di carcinoma endometriale: il ruolo della radioterapia e della chirurgia
- Author
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DE IACO, PIERANDREA, GALUPPI, ANDREA, RICCI BITTI, SILVIA, MASSARI, FRANCESCO, VICENZI, LISA, BARBIERI, ENZA, MARTONI, ANDREA, DE ALOYSIO, DOMENICO, C. Zamagni, G. Tolento, A. Bernardi, P. De Iaco, A. Galuppi, C. Zamagni, S. Ricci Bitti, F. Massari, L. Vicenzi, G. Tolento, A. Bernardi, E. Barbieri, A. Martoni, and D. de Aloysio
- Published
- 2005
46. Fauna parassitaria dell'Hystrix cristata in Italia
- Author
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POGLAYEN, GIOVANNI, Scaravelli D., TAMPIERI, MARIA PAOLA, GALUPPI, ROBERTA, Nuti C., Gaglio G., Abbene S., PRIGIONI C., MERIGGI A., MERLI E., Poglayen G., Scaravelli D., Tampieri M.P., Galuppi R., Nuti C., Gaglio G., and Abbene S.
- Subjects
ITALIA ,PARASSITI ,HYSTRIX CRISTATA ,TRICHURIS OVIS ,ARCHEOSTRONGYLUS ITALICUS - Published
- 2005
47. A case of tumor of the penis: interstitial brachitherapy after conservative surgical therapy
- Author
-
Malizia, M., MARIA NTRETA, Galuppi, A., Brunocilla, E., Bertaccini, A., Palmieri, F., Vitullo, G., Barbieri, E., Martorana, G., Malizia M, Ntreta M, Galuppi A, Brunocilla E, Bertaccini A, Palmieri F, Vitullo G, Barbieri E, and Martorana G.
- Subjects
Male ,Brachytherapy ,Carcinoma, Squamous Cell ,Humans ,Combined Modality Therapy ,Penile Neoplasms ,Aged - Abstract
The neoplasms of the penis are extremely rare and have an incidence of 1400 new cases for year in the United States. Higher is the percentage of incidence in Africa and Asia (10-20%) and in some areas of Brasil where the cancer of the penis constitutes 17% of all the male tumors. In Israel this neoplasm is rare, less than 0.1/100000 menfor year, because in Jewish population men are circumcised prematurely. Recently it has been placed attention to the possible aetiologic role of human papillomavirus (HPV-16 and HPV-18) in penis carcinoma. In fact, in the tumoral cells, DNA of this virus has been found with a percentage that varies from the 30 to 82%. Traditional surgical approach is total or partial penis resection basing on the extension of the disease. This procedure is associated to remarkable psycosessuals problems that greatly affect the quality of life. We bring back a case with organ sparing conservative treatment.
- Published
- 2004
48. Infestazione da Cestodi in allevamenti avicoli
- Author
-
FIORAVANTI, MARIALETIZIA, GALUPPI, ROBERTA, GUSTINELLI, ANDREA, Bernabeo A., Tosi G., SOCIETÀ ITALIANA DELLE SCIENZE VETERINARIE, Fioravanti M.L., Galuppi R., Gustinelli A., Bernabeo A., and Tosi G.
- Published
- 2004
49. Tipizzazione di ceppi di Malassezia spp
- Author
-
TAMPIERI, MARIA PAOLA, GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, Mattiello C., AA VV, VIALE P., LUZZATI R., Tampieri M.P., Galuppi R., Bonoli C., and Mattiello C.
- Subjects
MALASSEZIA SPP ,ANALISI FILOGENETICA ,PROVE BIOCHIMICHE - Published
- 2004
50. Efficacia 'in vitro' di alcuni oli essenziali su Ascosphaera apis
- Author
-
GALUPPI, ROBERTA, BONOLI, CRISTINA, TAMPIERI, MARIA PAOLA, Falcioni L., AA VV, VIALE P., LUZZATI R., Galuppi R., Falcioni L., Bonoli C., and Tampieri M.P.
- Subjects
ASCOSPHAERA APIS ,IN VITRO ,OLI ESSENZIALI - Published
- 2004
Catalog
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