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Noi la farem vendetta, il titolo emblematico del romanzo, è un verso di una canzone degli anni Venti degli anarchici, Figli dell’officina, che entra quasi inavvertitamente nella vita del narratore-scrittore e diventa parte essenziale dell’intreccio del romanzo: come determinare il confronto con il passato, come rapportarsi a fatti storici che hanno lasciato piaghe incurabili in molta gente. Se da un lato la canzone viene introdotta nell’intreccio “casualmente” (è un “regalo” che il narratore ...

Nel luglio del 1946 la discussione sull’assetto del confine orientale dell’italia è particolarmente accesa. Nella «Fiera letteraria» appare un saggio di Gianfranco Contini (in seguito non ripubblicato) che traccia un panorama sintetico della letteratura triestina e giuliana. Riedizione del saggio con breve introduzione.

Problemi della costituzione delle città-castelli medioevali nella Baviera del Sud. - In: Castelli e strade. - Roma, 1980. - S. 125-127. - (Studi e ricerche / Istituto Italiano dei Castelli ; 3/4)

Il saggio prende le mosse dal senso di incertezza che ho provato quando mi sono trovata a dovere definire il titolo di una giornata di studio dedicata a quattro recenti pubblicazioni esito di altrettante ricerche dottorali dedicate a diversi aspetti degli studi sulla danza1 organizzata dal Dipartimento delle Arti dell’Alma Mater Studiorum-Università di Bologna nell’ambito del calendario di lezioni e incontri offerti ai dottorandi in discipline teatrologiche all’interno del Dottorato di ricerca in Discipline delle Arti, promosso dalla stessa Università di Bologna. Su suggerimento di un collega, Marco De Marinis, ho poi deciso di intitolare la giornata “Nuova coreologia italiana”. Ho quindi voluto raccogliere e affrontare il senso di incertezza nato dal volere parlare di “nuova coreologia italiana” per riflettere sulle sue ragioni, intrecciando una breve ricognizione sugli studi sulla danza in ambito universitario con il più ampio mondo della ricerca attestato da un panorama editoriale sempre più ampio e articolato.

Il saggio riflette intorno all'uso di tre distinti concetti che, rapportati alle disparate e spesso incompatibili realtà del teatro contemporaneo, consentono di segmentarle e connetterle, inquadrandole all'interno d'un sistema di pratiche sostanzialmente unitario. Non si tratta di “nozioni teoriche”, ma di semplici “nozioni d'uso corrente” ricavate dal lessico italiano. Riferite alle pratiche teatrali, queste nozioni ne nominano modalità genetiche e coordinate di svolgimento confermando la vocazione ordinatrice della lingua. Si tratta delle nozioni di “processo”, “prassi” e “progetto”. Nel contesto del teatro contemporaneo, che risulta, rispetto a quello agli anni Sessanta e Settanta, più eclettico che dialettico, più propositivo che polemico, più inclusivo che ideologico, la contrapposizione fra “cultura del processo” e “cultura del prodotto” non descrive più tendenze e “tipi artistici” rivali, piuttosto illustra le polarità fra cui si svolgono molteplici tipologie di esperienze che si riferiscono sia alla libertà del processo che all'artigianalità del prodotto.

à venir

The premise of this chapter is that there exists no Italian national model of childhood, but a plurality of childhoods whose terms of reference are the local and the global. I look at Naples as a ‘case study’ that illuminates issues brought about by globalisation, notably: 1. the blurring of the traditional distinction between the child as a vulnerable, malleable, and ‘becoming’ individual and the complete and stable adult ‘being’. 2. the different effects of globalisation on childhood in Western and Southern societies. Naples permits the coexistence of the new (Western) independent, internet user, consumer child who takes charge of its own development and the (Southern) marginalised and occasionally almost non-human child. I examine a number of Neapolitan narratives from the mid-1990s to today that represent children from the deprived, crime- and drug-ridden Neapolitan peripheries. I contend that Roberto Saviano’s Gomorra (2006) marked a switch from fictional representations of doomed children to children’s own factual self-representations which focus on acquisition of voice and agency by means of self-reflection and storytelling promoted in schools and community projects. My analysis of sample texts identifies a gradual process from creative adaptation to context, to empowerment and the ability to affect the living space and to make life changes.

Maria Taglioni, figura di primo piano del balletto romantico ottocentesco, è autrice, in tarda età, di un diario inedito in cui raccoglie una accurata selezione di eventi, incontri e pratiche appartenenti al proprio passato; Cristina Rizzo, esponente di punta dell'odierno panorama della danza contemporanea, produce, intorno alla propria attività creativa, ampi materiali scritti che riversa, in parte, in un sito internet. Il saggio vuole indagare la fertile relazione che esiste tra corpo danzante e parola scritta attraverso i testi redatti dalle due danzatrici e coreografe italiane, certo lontane per tempi di vita e per esperienze, ma entrambe impegnate nel dare una forma leggibile al proprio fare arte.

The article contests the recent Italian literary debate on the exhaustion of postmodernism as a literary practice and the emergence of new realisms. My contention is that the participants in the debate refer to a narrow literary canon which ignores large areas of the Italian narrative production which have never relinquished a commitment to reality even while adopting postmodern narrative practices. Neapolitan narrative from the early 1990s to the present is an example. The article examines a sample of novels by Michele Serio, Giuseppe Montesano, Marosia Castaldi, Peppe Lanzetta, and Michele Ferrandino, emphasizing: their critical use of Neapolitan classical archetypes rooted in the city’s geophysical characteristics to expose stereotypes and redefine Neapolitan identity; their blend of postmodernist, modernist and realist modes; the ethical and aesthetic productivity of this hybridization of styles and their underlying ideologies; the presence of a renewed engagement with reality well before the appearance of Roberto Saviano’s Gomorra. The article demonstrates against other recent assessments that: postmodern practices can still be fruitfully put to the service of critical representations of contemporary Italy; Saviano’s book is not a harbinger of a new committed writing, but a continuation and point of arrival of trends and processes going as far back as Ermanno Rea’s Mistero napoletano (1994); Naples is used by contemporary writers not only to engage with local problems but also as an allegory of contemporary Italy and of the global world.

Il saggio esamina le interazione fra teatro e giornalismo individuando tre fasi storiche. La prima, egemone negli anni Sessanta e Settanta, connette informazione teatrale, giornalismo miltante e impegno politico. La seconda vede emergere una nuova necessità di confronti civili che si esprime nelle esperienze del 'teatro di narrazione'. La terza, ancora aperta, è contraddistinta da spiazzanti spostamenti di giornalisti e teatranti nei reciproci ambiti.

Il saggio analizza l'interazione fra processo teatrale e composizione testuale nelle drammaturgie italiane degli anni Ottanta e Novanta.