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E’ fondamentale riconoscere all’essere umano il bisogno di accedere ad una visione di sé e del cosmo, ripulita dalle rappresentazioni stereotipate e stereotipanti; ed è necessario dare legittimità a questo bisogno attraverso un progetto educativo lo situi in un legame profondo con la natura di cui è parte. Nel riconoscimento dell’unità mente-corpo la dimensione estetica è valorizzata come via per sondare e sperimentare la relazione io-Altro secondo uno spirito religioso che, prima ancora di essere un’ideologia e/o sistema di credenze, si palesa come realtà: il respiro di sé e della vita. L’esperienza contemplativa– nell’esercizio consapevole del silenzio e del respiro – richiama il corpo alla compostezza, l’attenzione alla consapevolezza, l’emozione all’equilibrio e contribuisce a una postura esistenziale aperta al non-conosciuto, a sentire e vivere religiosa-mente.

The proposal presented here refers to the realization of a professional training workshop structured on corporeal-meditative practices – ongoing since a.y. 2010, at the University of Bologna. It aims to explore the transformative breadth of an education through gesture, in the consideration of the mind-body unity. Method, principles and techniques come from the Far Eastern philosophical-experiential disciplines: Qi Gong and Meditation. The method involves the person in its entirety, contributing significantly to the psycho-physical well-being, facilitating access to internal resources, in motivational and decision-making. The joint exercise of body and mind refines the perceptive field and the quality of attention - such as awareness and meta-awareness - promoting transversal skills of decoding and managing the emotional-affective dimension, which are crucial within life skills, with particular regard to relationship and self-actualization.

This contribution is intended to reflect on the value of silence as a condition for critical, creative, aesthetic and contemplative thinking and feeling, and as a matrix of listening that is capable of welcoming a renewed vision of oneself and the world, which is not subject to habit. The question that prompts my reflection is: “towards what end should we promote the exercise of thought, expression and communication?”. At the root of this question lies the consideration of how it is necessary to educate regarding awareness of the movement of one’s own thought – and not only to focus on its contents – and regarding the awareness of the body of words, so that speech effectively becomes creative gesture.

L’emergenza sanitaria che stiamo attraversando è arrivata come un’onda: ha travolto e scaraventato in una realtà sconosciuta. Ha colpito nella sua globalità la sfera esistenziale di ciascuno, con una violenza tale da restituire con acuta immediatezza la rete di interdipendenza in cui la vita si situa. Nell’esperienza individuale si è colta l’unità interdipendente tra corpo-mente-spirito, e nella più ampia rete collettiva si è sperimentato come sia reale la dimensione di interconnessione umana, naturale, sociale. Alla luce di questa realtà – non nuova ad una certa prospettiva filosofico-scientifica, ma fino ad ora, evidentemente, poco considerata – si intende proporre una riflessione in ordine alla questione della capacità di accettare, attraversare e cavalcare (come opportunità) la condizione di dinamica trasformazione come traccia specifica della condizione umana. Riflettere su come meglio caratterizzare l’impegno di un pensiero e di un’azione pedagogica respons-abile ossia capace di sostenere la complessità e rispondere alla trasformazione delle richieste educative con lettura critica e azione efficace. The health emergency that we are going through has come like a wave: it has swept and thrown us into an unknown reality. It has struck in its totality the existential sphere of each person, with such violence that it has returned with acute immediacy the network of interdependence in which life is situated. In the individual experience we have grasped the interdependent unity between body-mind-spirit, and in the wider collective network we have experienced how real is the dimension of human, natural, social interconnection. In the light of this reality - not new to a certain philosophical-scientific perspective, but evidently little considered so far - we intend to propose a reflection on the question of the ability to accept, cross and ride (as an opportunity) the condition of dynamic transformation as a specific trace of the human condition. This issue aim to reflect on how better characterize the commitment of a responsible pedagogical thought and action, in the view of respnsibilty as an ability of sustaining complexity and responding to the transformation of educational demands with a critical reading and an effective action.

L’ascolto: esercizio di conoscenza, sensibilità e dialogo. Esprimersi è un atto creativo di apertura e comunicazione verso di sé e il mondo. E’ possibile farlo attraverso l’idea, la parola e l’azione che sono le dimensioni costitutive della persona, nella pienezza del suo esserci est-etico (Dewey). Dalla prospettiva estetica il pensare, il sentire e l’agire vengono colti nella loro più profonda sinergia e ancor più la persona stessa viene riconosciuta nella sua inalienabile unità di mente-corpo. L’esercizio pieno e libero del pensiero non può situarsi in esperienze separate dalla valorizzazione dell’universo sensoriale e corporeo, che nutrono il mondo delle idee e che concretamente si adoperano affinché l’idea e il pensiero possano prendere corpo nella relazione con gli altri. La relazione può essere pensata in termini dialogali, in cui sia solida, fine e profonda la capacità di ascoltarsi e ascoltare, dove il pensare sia un’azione in cui maturare lo “spazio” per ragionare, riflettere, creare, trasformare (Panikkar). Est-eticamente concepito il pensiero è movimento e forma che richiede attenzione al suo sorgere, al suo essere creativo e generativo di dialogo fecondo. La proposta è di concedere una riflessione sul valore dell’ascolto come disposizione matrice allo sviluppo del pensare e del sentire, del discernimento e della sensibilità; ma soprattutto decifrare l’ascolto come esercizio della capcità di fare spazio per ac-cogliere: disporsi in silenziosa attenzione e apertura al sorgere della domanda, al sorgere dell’incontro, al sorgere del sentire, dell’immaginare, del pensare come fosse per la prima volta (Krishnamurti). Sotto questa luce, la riflessione porta a riconoscere il silenzio come esperienza sensoriale trasversale in grado di esercitare la capacità dell’ascolto a fondamento dello sviluppo del pensiero critico, creativo, premuroso (Montessori). Tenendo presente il contributo dell’approccio olistico all’educazione (Mancini), quello della P4wC (Kohan) e quello dell’educazione attraverso l’arte (Munari) il contributo intende tessere assieme riflessioni interpretative e ipotesi esperienziali per la valorizzazione dell’ascolto come: conoscenza di sé, riconoscimento dell’altro, regolazione dell’attenzione, incontro con lo stupore, rispetto per la vita, consonanza con la natura, apprezzamento della bellezza.

Avere a cuore la piena fioritura – il totale schiudersi – della persona necessita la coltivazione del ben-essere della dimensione corporea, mentale ed affettiva. Significa porsi la domanda riguardo a ciò che può inibirla, significa abbracciare il coraggio utile ad invertire l’ordine dei valori che generano in ogni società sofferenza e iniquità, condizionamento e omologazione. Significa investigare l’intero movimento del pensiero, e non solo le conoscenze da assimilare. Significa considerare importante il risveglio del cuore, non come vicenda sentimentale e visionaria, ma come capacità di avere a cuore e amare. Significa promuovere una sana cultura del corpo attraverso la conoscenza e l’assunzione di appropriate condotte alimentari e di esercizio, imprescindibili alla costruzione e allo sviluppo di sensibilità e intelligenza nei riguardi della vita.

La visione panikkariana viene impiegata come dispositivo epistemologico per affrontare la relazione, ritenuta fondante, dell’esperienza religiosa con la dimensione dell’arte. Lo sguardo con cui esplorare questo rapporto vuole oltrepassare il confine culturale esclusivamente occidentale per estendersi a considerare significativa anche l’interpretazione della cosmo-visione orientale. Chiariamo fin da principio che nucleo del presente contributo sarà il richiamo all’ARTE nel suo essere idea (ispirazione-aspirazione) e pratica (espressione e realizzazione), dunque modalità dell’esplorare, del conoscere, del creare e plasmare un’esistenza significativa; soprattutto via per sondare la relazione io-Altro. Nell’accezione panikkariana il richiamo alla radice etimologica della parola altro ci consente di riconsiderare in chiave “religiosa” il rapporto intra-soggettivo ed inter-soggettivo, includendo tutte le possibilità esistenti della realtà sinteticamente racchiusa in questo termine

Background: bone metastases are frequent in the pelvis. Historically, the indication for surgery was very limited and is still used in selected cases. Objectives: to analyze surgery and outcome of patients with metastatic carcinoma of the pelvis. Methods: twenty-one patients with metastases of the pelvis, surgically treated between 1985 and 2009, were retrospectively reviewed. Mean age was 56 years. All patients were treated with combined therapies (radiotherapy and/or chemoteraphy and/or embolization) with the exception of one patient treated with surgery only for the inability to perform other treatments because of intercurrent medical problems unrelated with surgery. Surgery included intralesional resection (seven patients), marginal resection (two patients), wide resection (eleven patients), and external hemipelvectomy (one patient). Results: mean follow-up was 27 months (range, 1.5-152 months). Six patients were alive with no evidence of disease, 4 patients were alive with disease, and 11 patients died. The survival rate was 63% at 2 years and 30% at 5 years. Local recurrence rate was 33.3%. Conclusion: multidisciplinary treatment with radio- and chemotherapy is recommended for osseous metastases of the pelvis. Surgery has selected indications, with the aim of improving quality of life and functional outcome.

L’apprendimento dei Kanji richiese percorsi di formazione pluriennali uniti ad uno sforzo sovraumano, dovuti al fatto che, ai tempi, la lingua cinese era del tutto sconosciuta alla maggior parte della popolazione giapponese. I suddetti percorsi di formazione vennero affidati alla prima generazione di docenti di scrittura della storia nipponica, ovvero ai discendenti di immigrati cinesi e coreani di stanza in Giappone detti Fumihito (“scribi”) che per primi si posero come intermediatori linguistici tra la lingua cinese e quella giapponese13. Ai fini della didattica della lingua, gli scribi dovettero creare nuovi percorsi di adattamento degli ideogrammi per fare in modo che le esigenze della nuova scrittura incontrassero quelle del giapponese antico. Fu in quel particolare momento storico che il concetto di modularità dell’apprendimento si rivelò imprescindibile. Al fine di poter interiorizzare la scrittura, infatti, si rese necessario operare in due direzioni: quella della forma e dello stile.

Vengono descritte le diverse caratteristiche morfologiche dei tumori neuroendocrini del pancreas che possono essere identificate con la TC, la TC multislice e la risinanza magnetica.

Si descrivono le indicazioni della chirurgia citoriduttiva e non nei tumori neuriendocrini del pancreas. Si descrivono inoltre le tecniche chirurgiche ed i loro risultati.