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Nell’ultimo decennio, il settore pubblico è stato interessato da un significativo processo di innovazione indotto dalla spinta delle riforme di New Public Management. Tali misure hanno coinvolto le innovazioni di prodotto, di servizio e di governo aziendale, interessando lo sviluppo di nuovi processi volti a superare le criticità esistenti e a favorire azioni di miglioramento dell’attività amministrativa, anche attraverso l’avanzamento tecnologico. Similmente, il ricorso all’innovazione digitale può essere circoscritto all’ambito di operatività dell’azienda pubblica ovvero investire le relazioni tra di essa, i cittadini, le imprese private e, più in generale,gli utenti. . L’innovazione di cui si discute, infatti, prende ipicamente forma attraverso il cambiamento delle procedure e delle routine di front e back office, accompagnandosi frequentemente all’introduzione di nuovi servizi e/o al miglioramento della qualità di quelli in essere allo scopo di soddisfare i bisogni degli utenti attraverso l’uso delle tecnologie digitali. Partendo da queste premesse, il capitolo si concentra sul setting delle aziende sanitarie pubbliche e indaga il grado di diffusione dell'e-health. Nonostante la rilevanza del tema in ambito nazionale e l’interesse del legislatore verso l’implementazione dell’e-health, come sottolineato anche dalle recenti riforme legislative, si rileva una scarsità di studi empirici volti ad indagare il grado di diffusione delle soluzioni digitali in sanità. Al fine di contribuire al dibattito su questo tema, è stata condotta una analisi esplorativa di carattere descrittivo su un campione di 108 aziende ospedaliere pubbliche italiane, osservate nell’anno 2016. L’indagine condotta mostra che il grado di diffusione dell’e-health in Italia è soddisfacente ma disomogenea e dipende da una molteplicità di fattori organizzativi e di contesto.

In letteratura è ampiamente riconosciuta la rilevanza delle risorse intangibili del capitale mediante cui le università generano e diffondono conoscenza. La definizione del capitale intellettuale si è evoluta alla luce del nuovo ruolo economico e pubblico che l’università è chiamata a svolgere nei confronti dell’ambiente istituzionale di riferimento. Ciononostante, la creazione di valore del capitale intellettuale nelle tre missioni di didattica, ricerca e territorio risulta tutt’ora poco investigata. Impiegando il framework teorico della publicness e considerando la rilevanza del ruolo economico, pubblico e sociale il presente studio si propone di individuare un modello di public value accounting del capitale intellettuale delle università in grado di coniugare la creazione e la gestione del valore generato nelle tre missioni con gli strumenti di monitoraggio e misurazione delle performance. Il lavoro offre contribuiti al dibattito della letteratura sul capitale intellettuale e suggerisce alcune implicazioni pratiche.

La terza missione (TM) è una tematica emergente nelle università, in virtù della quale le stesse università promuovono nella società l’applicazione dei risultati della ricerca scientifica e della didattica, contribuendo allo sviluppo economico, sociale e culturale del Paese. Le attività di TM rappresentano, infatti, un motore di sviluppo per la società in quanto favoriscono l’incremento di competenze diffuse nei territori in cui le università insistono. Pertanto, la governance delle università ricopre un ruolo centrale nel formulare strategie atte a perseguire obiettivi e performance di TM. Studi recenti (Mazzotta et al., 2020; Galizzi & Siboni, 2016) hanno portato all’attenzione degli studiosi di discipline economico-aziendali l’esistenza di un legame tra strategia e diversità di genere negli organi di governance nelle università. La diversa composizione di genere negli organi di governance potrebbe, dunque, influire sulla capacità delle università di sviluppare le attività di TM. In quest’ottica, il presente lavoro si propone di indagare se e in che misura una composizione di genere femminile degli organi di middle management degli atenei, con particolare riferimento ai direttori di dipartimento, contribuisce al perseguimento degli obiettivi di TM. Il lavoro presenta un inquadramento teorico della TM nelle università, della sua evoluzione e misurazione; l’analisi empirica considera alcuni indicatori di TM, rile-vanti nel caso delle università in Italia, in relazione alla diversa distribuzione di genere dei direttori di dipartimento in 59 università pubbliche ita-liane. L’originalità del lavoro risiede, infatti, nella focalizzazione sulla diversità di genere nelle posizioni di middle-management, analizzata come driver fondamentale per far fronte alle sfide derivanti dal perseguimento della TM nelle università. Il capitolo è strutturato nel modo seguente: il paragrafo 1.2. è volto all’analisi a livello internazionale e in Italia della TM, il paragrafo 1.3. è volto all’analisi della misurazione della TM, il paragrafo 1.4. è volto a riflessioni sulla governance di genere nelle università, il paragrafo 1.5. riguarda l’analisi empirica dell’impatto del genere sulla TM nelle università pubbliche italiane, il paragrafo 1.6 evidenzia il contributo e le implicazioni che emergono dalla ricerca.

The effect of different light quality on photosynthetic performance, leaf anatomy and isoprenoid emission was studied in two different plant systems: a fast-growing crop, tomato (Solanum lycopersicum L.), and a fast-growing tree, oriental plane (Platanus orientalis L.). Both species were subjected to three different light quality regimes: RGB, RB and white light (WL), considered as control. Plants were analyzed for growth, leaf anatomical traits, photosynthesis and emission of key volatile compounds, in order to evaluate the capacity of the two plant models to regulate gas exchanges and optimize functional metabolites and biomass production under different radiation quality. In both species, the growth under RGB and RB light induced a more compact plant size, i.e. the reduction in plant height, biomass and leaf area. In tomato, the RGB and RB growth determined higher values of CO2 assimilation rate (A), stomatal (gs) and mesophyll (gm) conductance than WL; the trend was similar in oriental plane, but only gs significantly increased under RB. The anatomical leaf traits were strongly affected by light quality: in tomato, leaf lamina thickness was significantly reduced in RGB and RB leaves compared to WL ones; in oriental plane the opposite trend was observed. In both species, RB leaves showed higher stomata size than WL and RGB leaves. Light quality also influenced photosynthesis-dependent volatile isoprenoids. In tomato, β-phellandrene was lower under RB and RGB compared to WL. However, RGB and RB treatments stimulated α-pinene, carene and α-terpinene emissions. In oriental planes the isoprene emission was reduced under RGB and more so under RB. Briefly, photosynthesis, leaf anatomy, biomass production, and volatile isoprenoid emission are affected by light quality differently in the two plant model. In both cases, light quality control may have important applications to modulate plant productivity and biosynthesis of useful biochemical compounds.

Crassulacean acid metabolism (CAM) is a photosynthetic pathway typical of plants well adapted to water-limited environments (Guralnick et al., 1984, Plant Physiol, 75: 454-45; Guralnick et al., 1984, Plant Physiol, 76: 643-646). In some species (facultative CAM, C3/CAM cycling), CAM is induced by environmental factors such as water stress (Tin & Hanscom III, 1977, Plant Physiol, 59: 511-514). Portulacaria afra (L.) is a perennial, C3/CAM cycling plant that under prolonged water stress shifts from CAM to CAM-idling characterized by complete stomatal closure and reduced diurnal changes in titratable acidity. This work evaluates CAM activity modulation and the fate of the absorbed light by PSII in plants exposed to a long dry period and re-watering.

La diffusione crescente di laghetti collinari sul nostro territorio ha suggerito la possibilità di avviare un’attività di ricerca volta ad identificare la portata del fenomeno, la sua evoluzione nel tempo e l’incidenza che esso può avere sul bilancio idrologico e sulla stima della risorsa idrica disponibile. Con questo primo lavoro si è iniziato ad indagare i limiti e le potenzialità delle tecniche di elaborazione di dati remoti nell’identificazione degli invasi, di vario tipo, e nella stima della risorsa idrica da essi intercettata. La metodologia, basata sulla classificazione d’immagini multispettrali, è stata esaminata per diverse risoluzioni spaziali ed ha permesso di conseguire una stima plausibile di alcune grandezze significative, mentre si è rivelata meno efficace per altre.

La memoria valuta l’applicabilità dei modelli markoviani a stato nascosto (Hidden state Markov Models) per la simulazione delle portate giornaliere di un corso d’acqua. In questi modelli la variabile osservata è l’emissione di un processo markoviano con un numero discreto di stati, caratterizzato da una matrice di probabilità di transizione, che viene “ricoperto” da una certa funzione densità di probabilità. Il problema della selezione del modello consiste in questo caso nella scelta del numero di stati e del tipo di distribuzione di probabilità di appartenenza ad uno stato. Identificato il modello, la sua calibrazione consiste nella stima delle probabilità di transizione e dei parametri della funzione densità di probabilità e viene effettuata massimizzando la log-verosimiglianza del processo. La procedura è applicata a sette anni di portate giornaliere del fiume Sosio a S.Carlo (90 km2) nel versante meridionale della Sicilia. I risultati sono incoraggianti, per quanto riguarda la distribuzione marginale delle portate e la loro struttura seriale. I confronti tra valori osservati e simulati di alcuni statistici relativi ai picchi ed alle recessioni mettono in evidenza la necessità di incrementare la struttura interna agli stati, anche se con piccoli aggiustamenti la capacità del modello di riprodurre gli statistici osservati migliora considerevolmente.