Search

Review ofEmanuela Piga Bruni'sLa macchina fragile. L’inconscio artificiale fra letteratura, cinema e televisione., Recensione del libro diEmanuela Piga Bruni, La macchina fragile. L’inconscio artificiale fra letteratura, cinema e televisione.

Questo numero speciale di Scritture migranti (16/2022) intende esplorare la rappresentazione delle narrazioni della migrazione nel medium del fumetto. Il fumetto si è distinto, negli ultimi trent’anni, come mezzo espressivo versatile, capace di raccontare e rappresentare con grande pregnanza vari aspetti della contemporaneità, tra cui la complessità che caratterizza i fenomeni migratori. I contributi inclusi in questo numero speciale muovono da contesti diversi per indagare come diverse narrazioni della migrazione siano veicolate in forma di fumetto, come il materiale d’indagine e le testimonianze vengano raccolti e come il risultato venga narrativizzato nell’opera finale. I saggi conversano tra loro attraverso una serie di approcci analitici provenienti da prospettive disciplinari che si intersecano e si completano, esplorando le varie narrazioni della migrazione in opere contemporanee provenienti da diverse tradizioni fumettistiche e contesti culturali. Essi mettono a fuoco i presupposti che hanno determinato tali migrazioni, analizzano storie di geografie vicine e lontane e abbracciano territori che vanno dal Sudest asiatico al continente americano, passando per l’Europa. Così facendo, questo numero tematico costruisce una rete di indagini diverse che tracciano nuove traiettorie per ulteriori ricerche sull’intersezione tra fumetto e migrazione., Scritture migranti, No. 16 (2022): Crossing Drawn Borders: Comics and Migration

Digital comics that try to maximize the affordances of their medium seem to be condemned to in-betweenness: their strength (leveraging on unusual narrative potentials) often becomes their limit, and authors are hardly able to free themselves from the role of niche experimenters and open up to audience participation. A significant exception, however, is Homestuck, a gigantic webcomic by Andrew Hussie. Strongly connected to videogame culture and the very nature of the internet, Homestuck features animations, sounds, embedded flash games, and so on. The webcomic resulted in various transmedial branches (a videogame spin-off and several friendsims, a multi-volume soundtrack, a book epilogue) and an ongoing intermedial adaptation in book format. It has equally managed, over the years, to consolidate an extremely lively community active both in its interactions with the author (with a constant exchange of ideas and an endless readiness to subsidize his projects), in its interpretation of the canon production, and in providing an amazing extent of fan production. This contribution aims to analyze Homestuck as a possible mediation between the two inclinations (experimental and participated) of digital comics.

Our co-authored book, The Graphic Novel: An Introduction , is the result of a dialectical encounter between historical-cultural criticism and the formal adumbration of discrete sets of medium-specific characteristics. In this brief presentation, we would like to discuss the explicit tensions and dialogues that were an advantage and constraint of this synthetic approach to graphic narrative.

The historical vocation and ambition de vérité of many recent literary works is returning to the fore the debate about dichotomies (critically useful, yet unescapably aporetic) as true/false, factual/fictional, representation and event, personal memory and collective experiences, drawing the attention on the importance of the process of selection (and suppression) of the narrated events, of the form chosen to recount them, of the choice of the point of view. Graphic novels are no exception; on the contrary, being polisemiotic and intermedial, these works multiply the mediations and the combinations between the aforementioned categories. Moreover, part of the legacy of Maus – celebrated graphic memoir set during WWII, and one of the key texts in the passage from comic strips to the graphic novel format – is the recognition of the comics medium as a form particularly suitable to convey factual stories (auto- and heterobiographical, documentary and so on). That is evident considering the success of the contemporary graphic journalism formula and the growing number of graphic novels dealing with history, and especially with the subject of war. If the relationship between comics and war has always been very tight – one may think of the fundamental role of comics in propaganda and post-war ideology, subjects that have already been widely investigated – the passage to the graphic novel format engendered the diffusion of a new, authorial perspective on war. It is easy to find examples of such more complex approaches to the theme amongst the publications of the last few years – one may recount Kubert’s counterfactual holocaust tale Yossel, 1945, Gipi’s unastoria subplot which shapes a WWI story being both directly and allegorically related to the main one, the multi-authored Vie tranchées and its highly interesting use of archival material. In this presentation, I will draw upon two main examples - Emmanuel Guibert’s La guerre d’Alan and Jacques Tardi’s Moi, Rene Tardi, prisonnier de guerre au Stalag IIB - to reread Hirsch’s notion of postmemory, in order to demonstrate the necessity to take into account the medium-specific elements of historical and biographical testimonies.

Il contributo analizza i romanzi Galápagos (1985) di Kurt Vonnegut, Terra! (1983) di Stefano Benni, e il primo volume (1979) della Hitchhiker's Guide to the Galaxy di Douglas Adams, come punto d’incontro ed espressione di una serie di istanze sociali: sfiducia nel progresso tecnologico, antimilitarismo, ecologismo, messa in questione dell’antropocentrismo. Si cerca di contestualizzare questi temi alla luce dello sfondo storico; si analizza, infine, come il progetto di queste opere venga portato avanti attraverso lo strumento peculiare dello humour e le pratiche artistiche proprie della sensibilità postmoderna., Between, Vol 5, N° 10 (2015): L’immaginario politico. Impegno, resistenza, ideologia

Il fagiolo ha nel nostro paese una lunga tradizione: accanto alle cultivar commerciali, numerosi sono gli ecotipi locali che, seppur confinate in ristrette aree di coltivazione, stanno attirando sempre più l’attenzione del consumatore e del settore alimentare per diverse ragioni. Studi epidemiologici hanno evidenziato la correlazione tra il consumo di cibi ricchi in polifenoli, la prevenzione di malattie e la protezione dei tessuti dagli stress ossidativi (Scalbert and Williamson, 2000). Tra i polifenoli i flavonoli sono noti per possedere notevoli proprietà antinfiammatorie e antiossidanti (Vinson et al., 1998). Essi vengono sintetizzati nella pianta in risposta a stress biotici e abiotici. Nel fagiolo sono stati identificati alcuni flavonoli (Kucera et al., 2003), prevalentemente presenti a livello dei tegumenti del seme. Il presente lavoro ha avuto lo scopo di caratterizzare il contenuto in flavonoli in diversi ecotipi Italiani di P. vulgaris (fagiolo di Sarconi, fagiolo Zolfino del Pratomagno e fagiolo di Lamon). Inoltre si è proceduto alla analisi dell’espressione genica di un enzima chiave della via biosintetica dei flavonoli, la calcone sintasi (CHS) e in funzione di stress abiotici (trattamento con sali rameici).

Capitolo che introduce i principi alla base dei linguaggi di programmazione.

Da tempo è noto il ruolo “funzionale” svolto dai flavonoidi nel prevenire alterazioni e malattie degenerative dell’uomo. Tali composti sono presenti in quantità significative in diverse leguminose impiegate tradizionalmente nell’alimentazione umana e animale. Le tecniche agronomiche utilizzate per la produzione di leguminose destinate all’alimentazione umana o alla trasformazione industriale sono ben note, ma informazioni relative all’ottimizzazione delle tecniche per aumentare la resa in flavonoidi non sono di facile reperimento. L’obiettivo della presente ricerca è stato quello di valutare gli effetti della concimazione azotata e dell’irrigazione sulla sintesi ed accumulo di flavonoidi nella granella di fagiolo comune.

Negli ultimi anni numerosi studi hanno permesso di classificare i cereali, nel contesto di una dieta bilanciata, come alimenti funzionali in grado di esercitare effetti benefici sulla salute umana. Tale funzione è attribuita al peculiare contenuto in composti fitochimici della granella (Thompson, 1994). Recenti studi sulle proprietà benefiche di questi composti si sono incentrati in modo particolare sull’importanza di introdurre tali sostanze nella dieta attraverso l’utilizzo di granella di “antiche” varietà di frumento tenero. Le varietà di frumento tenero attualmente coltivate, selezionate per venire incontro alle necessità dell'agricoltura intensiva per la quale sono molto importanti il risultato quantitativo e la regolarità della produzione, mancano di alcune delle caratteristiche funzionali delle “antiche” varietà (Adom et al., 2003). Tra i composti funzionali presenti nella granella di frumento, i lignani hanno recentemente attratto l’attenzione da parte del mondo scientifico in quanto posseggono un ampio spettro di attività biologiche (batteriostatiche, anti-micotiche, anti-virali, anti-ossidanti) (Gottlieb e Yoshida, 1989). Tuttavia, ad oggi risultano limitate le conoscenze relative ai profili fitochimici, in particolare dei lignani, delle diverse varietà di frumento tenero (Triticum aestivum L.). Lo scopo della presente ricerca è stato quello di caratterizzate dal punto di vista quali-quantitativo (analisi in elettroforesi capillare con rilevamento in spettrometria di massa-CE-MS) varietà italiane di frumento tenero, di nuova e vecchia costituzione, per quanto riguarda il contenuto in lignani della granella integrale.

Introduction. Cochlear implantation (CI) was a significant surgical innovation in the 20th century and represented the first artificial sensory organ that was applied in clinical medicine. Currently, CI is still one of the most effective medical procedures. Nonetheless, cochlear implantation in adults and children represents a controversial issue from an economic, clinical and ethical point of view, especially in specific clinical conditions that could compromise the CI outcome and drastically reduce the chance of an acceptable development of perceptual and linguistic capabilities. These conditions should certainly include the presence of inner ear malformations or brain abnormalities. Objectives. The aims of this work were to study the diagnostic value of high resolution computed tomography (HRCT) and magnetic resonance imaging (MRI) in children with sensorineural hearing loss who were candidates for cochlear implants and to analyse the anatomic abnormalities of the ear and brain in patients who underwent cochlear implantation. We analysed the effects of ear malformations and brain anomalies on the CI outcomes. Finally, we described the genetic mutations that we found in the study group. A control study group of implanted patients without ear and brain anomalies was obtained (virtually) from clinical and literature data for statistical purposes. Materials and methods. The present study is a retrospective observational review of cochlear implant outcomes among hearing-impaired children who presented ear and/or brain anomalies at neuroimaging investigations with MRI and HRCT. Furthermore, genetic results from molecular genetic investigations (GJB2/GJB6 and, additionally, in selected cases, SLC26A4 or mitochondrial-DNA mutations) on this study group were herein described. Longitudinal and cross-sectional analysis was conducted using statistical tests. Results. Between 1 January 1996 and 1 April 2012 at the ENT-Audiology Department of the University Hospital of Ferrara, 620 cochlear implantations were performed. There were 426 implanted children at the time of the present study (who were

Tema. Journal of Land Use, Mobility and Environment, Vol 5, N° 1 (2012): Landscapes of Urban Sprawl

Il tema ambientale ha, come noto, importanti implicazioni sull’assetto e sulla gestione della città e del territorio. Se è probabilmente improprio e pericoloso parlare di “sviluppo sostenibile” (per le aspettative che l’espressione ingenera in ordine alla effettiva compatibilità dei consumi e degli usi propri dello sviluppo con il mantenimento degli standard ambientali ante) si devono comunque sempre praticare atteggiamenti culturali e pratiche operative rispettose nei confronti dell’ambiente. Il concetto di “città amica” sembra prezioso in merito perché in esso è contenuto anche l’imperativo al comportamento discreto in merito al rapporto con le risorse. Il tema trova un’importante coniugazione sull’argomento della mobilità, per il quale, se lo si affronta in base a modelli adeguati, già si dispone di metodi, tecniche e politiche efficaci.Le implicazioni urbanistiche della mobilità sono molte e complesse. Andiamo da quelle (tante!) che direttamente sono connesse con l’offerta e la domanda di spostamento di passeggeri e di merci ed ai derivanti potenti meccanismi di localizzazione di funzioni e di interrelazione tra di esse, a quelle di tipo ambientale conseguenti a tale spostamento di gente e di cose oltrechè alle allocazioni ed ai rapporti di causa ed effetto che ne risultano, a quelle ancora di tipo paesistico dovute all’intrusione fisica di mezzi in movimento ed in sosta ed alle relative conseguenze percettive. E’, infatti, nei rapporti con l’ambiente e col paesaggio che il tema della mobilità manifesta la sua alta valenza di fattore della qualità urbana.Partendo da questi presupposti, il contributo riporta un originale ragionamento dell’autore su alcuni tra i temi principali che sostenitori e detrattori del principio di sostenibilità affrontano, che conduce al nuovo concetto di città amica. Tale ragionamento, basato sull’integrazione territorio, mobilità e ambiente, è consapovelmento rivolto a mettere in evidenza gli elementi forti per la rifondazione delle discipline dell’urbanistica e dei trasporti oltrechè per l’elevazione della qualità della vita in città a livelli altrimenti irraggiungibili.La prima parte dell’articolo è dedicata alla correttezza concettuale del principio stesso di sotenibilità e dei suoi esiti applicativi. La seconda parte è dedicata alle modalità di spostamento più consone e discrete quali quella podonale, ribadendo che la città moderna ha fallito ogni volta che si è posta l’obiettivo di essere configurata per la mobilità motorizzata individuale.La terza parte è orientata a definire sinteticamente le azioni di un approccio innovativo al tema della mobilità in ambiente urbano. La quarta parte, infine, pone l’attenzione sulle conseguneze operative e pratiche., Tema. Journal of Land Use, Mobility and Environment, Vol 4, N° 2 (2011): Green Mobility