The organization of rural areas in early Middle Ages and its observability through techniques of location taken by notaries is a classic italian subject in the historiography in the second half of the 20th century. The documentation produced in Verona lend to a verify of the ipothesis and to the formulation of guidelines for the interpretation of this formulas as concerning settlement and village territory. The number of documents produced and preserved in Verona between 9th and 12th century, and its homogeneity as institutions which produced and trasmitted them, allows to deal with a complex analysis that must consider several others variables. On the hand of documentation it deals with the possible variety, up to personal practice, of notary’s formulas and uses; these are then linked on to differences on geographic patterns, ownership relations, landlords presence and agrarian practices. The variety of geographical context, equally divided between a hill of significant size, a dry and irrigated high plain and the lowlands subject to flood, is proposed as a positive element to identify different factors in the building of rural settlement, its organization and rapresentations. It is assumed that these formulas are developed into patterns resulting by a dialectic between notary’s culture and perception of the space organization, which should be the resulting in the relationship between human communities and the territory where these act. The aim is highlighting factors which were found to underlie the formation of village territories. This is the level more elusive and less considered by italian historiography that has traditionally focused on the jurisdictional (both landlord and ecclesiastical) or fiscal one and therefore the relationship between power and territory. The comparative reading of location practice as a system of relations between the words – elaborated by a topographic level diachronic as well as synchronous – allows instead to highlight their links with the different practices in the territory: not only through the presence of landlordship, but also the structure of habitat, the forms of solidarity and the access to common resources. L’organizzazione del territorio rurale nel medioevo e la sua conoscibilità attraverso le tecniche ubicatorie utilizzate dai notai costitiscono un tema classico nella storiografia italiana della seconda metà del Novecento. La documentazione prodotta nel territorio veronese ben si presta per una verifica delle ipotesi e la formulazione di alcune linee guida per l’interpretazione delle formule notarili per quanto attiene all’insediamento e alla territorialità di villaggio. Il numero di documenti prodotti e conservati nel Veronese per i secoli IX-XII, e la loro omogeneità quanto a istituzioni che ce li hanno conservati e tramandati, permette di affrontare una complessa analisi che deve considerare diverse variabili. Sul piano documentario si tratta di possibili varietà, al limite dell’individualità, di formulari e di usi notarili; a queste si uniscono differenze geografiche, di assetti proprietari, dello sviluppo di presenze signorili e di pratiche agrarie, oltre che di popolamento che caratterizzano questo territorio. In particolare la varietà del quadro geografico, equamente suddiviso tra una fascia collinare di non disprezzabile estensione, una fascia di pianura asciutta e irrigua e una di bassa pianura soggetta a esondazioni si prospettava come un elemento positivo per identificare i diversi fattori attivi nella costruzione dell’insediamento rurale, la sua organizzazione e rappresentazione. Il presupposto di partenza è che le formule ubicatorie siano articolate in schemi frutto di una dialettica tra cultura notarile da un lato e percezione dell’organizzazione dello spazio dall’altro; quest’ultima a sua volta risultato del rapporto che si instaura tra le comunità umane e il territorio in cui le stesse vengono ad agire. L’intento è quello di evidenziare i molteplici fattori che sono stati ritenuti alla base della formazione dei territori di villaggio. È questo il livello più sfuggente e meno preso in considerazione da una storiografia italiana che ha tradizionalmente privilegiato il piano giurisdizionale (sia signorile che ecclesiastico) o fiscale e dunque il rapporto tra potere e territorio. La lettura comparata delle prassi ubicatorie come sistema di relazioni tra i termini, condotta a livello topografico sia in senso diacronico che sincronico, permette invece di evidenziarne i nessi con le diverse pratiche sul territorio: non solo le presenze fondiarie o signorili, ma anche le strutture dell’habitat, le forme di solidarietà e l’accesso alle risorse comuni.